Il 5 luglio, arrivò un telegramma da parte di Napoleone III che
si diceva pronto alla mediazione tra Prussia e Austria, che
avrebbe accordato Venezia all’Italia. Una volta al sicuro il
risultato, ora bisognava meritarselo. In un consiglio di guerra
svoltosi a Ferrara, il 14 luglio, si diede maggiore importanza
al settore sud, quello del generale Cialdini, affidandogli
150.000 soldati, in funzione di una profonda penetrazione verso
Venezia. Al nord, La Marmora avrebbe mantenuto il blocco sul
quadrilatero, mentre Garibaldi con i suoi volontari (rinforzati
da una divisione) doveva puntare verso Trento (per assicurarsi
anche il Trentino) Stavolta le vittorie ci furono. Il
generale Cialdini ottenne l’avanzata sperata: passato il Po e
presa Rovigo l'11 luglio, giunse progressivamente fino ad Udine,
raggiunta il 22 luglio. A nord, anche Garibaldi e il Medici
ebbero quelle vittorie (ad esempio, la battaglia di Bezzecca del
21 luglio), che gli permisero di giungere in vista delle mura di
Trento. Il vecchio ammiraglio Persano, venne lanciato dal
governo contro l’isola di Lissa, sulla costa dalmata, dove si
trovava la flotta nemica. Purtroppo, nella battaglia di Lissa
(il 20 luglio), la flotta austriaca, al comando dell'ammiraglio
Tegetthoff, affondò due navi italiane, la Palestro e la
Re d'Italia,
ottenendo la vittoria. Persano fu degradato e rimosso dal
Senato, riunito in alta Corte di Giustizia. L’Armistizio di
Cormons, del 12 agosto 1866, sancì la cessazione delle ostilità,
a cui fece seguito il
trattato di Vienna, il 3 ottobre 1866. Nonostante le
vittorie, giunte alla fine della guerra, le condizioni del
trattato di pace erano già state concordate prima dell’inizio
delle ostilità. All’Italia andava: Mantova, l'intera antica
terraferma veneta (che comprendeva l'attuale Veneto, salvo l'Ampezzano)
e il Friuli occidentale. L’Austria tenne il Trentino, il Friuli
orientale, la Venezia Giulia e la Dalmazia. Il passaggio delle
terre avvenne tramite la Francia. Un plebiscito, che si svolse
il 21 e 22 ottobre, sancì l’annessione, anche se il generale
Leboeuf
(plenipotenziario francese) aveva già fatto la consegna delle
terre, il 19 ottobre, in una stanza dell'hotel Europa sul Canal
Grande. Il 7 novembre 1866, re Vittorio Emanuele II fece visita
solenne alla città lagunare. Successivamente tornarono a Venezia
i corpi dei suoi recenti eroi: i fratelli Bandiera e Domenico
Moro (il 18 giugno 1867), e di Daniele Manin (il 22 marzo 1868).
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