“Ebbi
a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a
mettere d’accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi
dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido,
cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un
apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante,
infaticabile come un innamorato, il quale ha nome: Giuseppe
Mazzini.” (Klemens von Metternich)
Giuseppe
Mazzini nasce a
Genova il 22 giugno del 1805. Suo padre, Giacomo, medico
e professore di anatomia, era una persona politicamente attiva,
già nel periodo della Repubblica Ligure ed in quello
napoleonico. A 15 anni il giovane Giuseppe arriva ad iscriversi,
accettato, all'Università degli Studi di Genova, dove, il 6
aprile del 1827, si laurea in legge. L’anno prima aveva scritto
il suo primo saggio, Dell'amor patrio di Dante
(pubblicato
successivamente nel 1837). Nel 1827 si iscrive anche
nella Carboneria, assumendo il compito di segretario in
Valtellina. Iniziava la sua carriera politica. Se i tentativi
di Mazzini ed i mazziniani, alla fine, si risolsero in
fallimenti, non inutile fu la loro opera e il loro sacrificio.
Risvegliarono, infatti, l'opinione pubblica italiana ed europea,
misero alle strette re e politici, e diffusero quell’ideale di
unità che alla fine si concretizzò davvero. Tuttavia, dopo gli
insuccessi dei moti del 1848 e della Repubblica Romana, a cui
aveva partecipato lo stesso Mazzini, i suoi “discepoli” si
convinsero dell’opportunità di una nuova strada: quella che
passava per l’azione del Regno di Sardegna e di
Camillo Benso conte di Cavour, capace politico. Questo iniziò a
tessere abilmente una trama di alleanze (ad esempio con la
Francia) e piccole guerre, che tra il 1859 e il 1861 portarono,
realmente, all’Unità d’Italia. L'unificazione dell'Italia
che si era avverata, però, era totalmente scissa dalla riforma
sociale e politica invocata da Mazzini e dalla sua stessa idea
repubblicana. Pochi sanno che Mazzini non si arrese e continuò
la sua azione politica all’indomani dell’Unità stessa. Arrestato
nel 1870 fu recluso nel carcere militare di Gaeta e poi
costretto all'esilio. Rientrato in patria sotto il falso nome di
Giorgio Brown, il 7 febbraio del 1872 a Pisa, visse nascosto
nella casa di Pellegrino Rosselli fino alla sua morte, avvenuta
il 10 marzo proprio del 1872. La polizia stava preparando il suo
nuovo arresto. Nonostante fosse considerato una specie di
terrorista, la notizia della sua morte colpì l’intera nazione.
Al suo funerale accorse una folla immensa da tutt’Italia, che
accompagnò la bara fino alla stazione. Il corpo fu tumulato a
Staglieno, in liguria, nel Cimitero Monumentale. Sulla sua tomba
l’iscrizione recita: “Il
corpo a Genova, il nome ai secoli, l'anima all'umanità”.
Le teorie mazziniane, pur facendo parte della sinistra
democratica europea, presentano diverse differenze con le
successive teorie marxiste. Innanzi tutto egli rifiuta la lotta
di classe. Questa dividerebbe e indebolirebbe, secondo Mazzini,
l’azione popolare per l’ottenimento dell’unità repubblicana, che
egli vede come primo obiettivo da raggiungere e ragione
sufficiente per motivare le popolazioni. Ottenuta l’unità, ci si
sarebbe rivolti alla soluzione della questione sociale, intesa
in quel periodo come questione contadina. Più che abolendo la
proprietà privata, egli punta sul lavoro cooperativo e sul
superamento del capitalismo imprenditoriale classico attraverso
l’associazionismo fra i produttori, anticipando le teorie
distribuzioniste e le odierne dottrine che si basano proprio sul
valore dell'associazione imprenditoriale. Ma questa non è
l’unica profezia di Mazzini della realtà attuale.
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