Ai firmatari dell’Appello per un “Protocollo per il ripudio sovrano della guerra e la difesa dell’integrità della Terra”

Cari Amici,

mentre l’Italia sta rotolando verso le elezioni del 25 settembre i maggiori protagonisti della vita internazionale stanno prendendo le loro posizioni in vista del grande confronto planetario che stanno predisponendo per i prossimi decenni. E mentre Putin enuncia a Vladivostok la banale regola dell’economia di mercato secondo la quale senza pagarne il prezzo non si può acquistare un prodotto, e perciò se l’Occidente non vuole pagare il gas russo, di quel gas deve fare a meno, l’ineffabile Ursula Von Der Leyen Presidente della Commissione Europea grida al ricatto e dice che Putin ci ha abituato alle sue sfide e quindi non bisogna neanche starlo a sentire, come se Putin non fosse il capo di un Paese che si estende dalle frontiere occidentali a Vladivostok, ma un capitano reggente della repubblica di San Marino. Intanto la Russia perfeziona le sue alleanze con la Cina e le potenze asiatiche, gli Stati Uniti stringono i legami atlantici con l’Europa e il Giappone, e la Turchia rivendica un’improbabile funzione demiurgica di arbitro tra le due orripilanti fazioni.

Dovremo impiegare le migliori energie per capire il senso di tutto ciò, per estrarne la residua eventuale razionalità, per capire la logica rovesciata di chi programma una lunga guerra mondiale con l’idea insensata secondo cui le armi nucleari rimarranno chiuse nei loro arsenali e non verranno a inquinare le carneficine diversamente prodotte in tutto il mondo per dominare sulle superstiti rovine.

Sembrano anni luce da quando la guerra fredda finì, e dobbiamo perfino rimpiangerla guardando i geni da cui oggi il mondo è governato. Ha il sapore di una nemesi doverlo fare nel momento in cui muore Michail Gorbaciov, che fu l’ultimo Capo dell’Unione Sovietica, la grande antagonista di allora. Si temeva l’apocalisse nucleare che avrebbe concluso quel conflitto, e invece venne fuori la proposta da lui formulata insieme al premier indiano Rajiv Gandhi a Nuova Delhi, di “un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento”. Era il 27 novembre 1986 e i due leader rivendicando di rappresentare oltre un miliardo di uomini, donne e bambini dei loro due Paesi,  “che insieme fanno un quinto dell’umanità intera”, scrissero che “la vita umana è il valore supremo”, che “il mondo è uno e la sua sicurezza indivisibile” e che “Est ed Ovest, Nord e Sud, indipendentemente dai sistemi sociali, dalle ideologie, dalle religioni e dalle razze” dovevano “essere uniti nella fedeltà al disarmo e allo sviluppo”,  garantire  giustizia economica e rinunciare  agli stereotipi “di chi vede un nemico in altri Paesi e popoli”.: una proposta politica di una lungimiranza senza precedenti, che però non fu degnata nemmeno di una informazione dai grandi giornali d’Occidente (fu pubblicata invece dalla rivista “Bozze 87”).

Tre anni dopo, a conferma di questa dichiarazione, Gorbaciov fece aprire il muro di Berlino, che non cadde per nessuna insurrezione popolare ma per una decisione politica che il leader sovietico, interpellato dai dirigenti tedeschi, comunicò loro per telefono, mentre Andreotti salutava l’evento con la celebre battuta secondo cui amava tanto la Germania da preferire che ce ne fossero due invece di una sola felicemente riunificata.

Inutilmente Gorbaciov tentò di negoziare con l’Occidente una transizione pacifica a un mondo ricostruito sulle basi di un’altra etica e di un’opposta cultura politica. I grandi principi di democrazia, di libertà, di rispetto di tutti i Paesi, “grandi e piccoli” in nome dei quali si era giocata la grande partita ideologica della guerra fredda furono traditi, e Gorbaciov commise l’errore di fidarsi dell’Occidente che gli aveva anche assicurato che, sciolto il Patto di Varsavia, la NATO non si sarebbe allargata ad Est “neanche di un pollice” per tener conto degli interessi di sicurezza russi. Tutte le delegazioni occidentali reduci dai negoziati con Gorbaciov registrarono nei loro resoconti questo impegno di cui però si trascurò di dare atto per iscritto in un documento formale.

Gorbaciov pagò il suo errore con la sua sconfitta personale e con la dissoluzione dell’URSS, la quale non fu l’inizio di un mondo nuovo dove trionfasse il bene. Papa Giovanni Paolo II ne fu molto deluso, mentre l’Occidente (in Italia toccò al ministro degli esteri De Michelis) gridò ai quattro venti che la guerra fredda era finita e che l’Occidente l’aveva vinta.

Per questo siamo oggi qui a contemplare le rovine di questo mondo nuovo, e non possiamo che tornare alla lotta politica per un’alternativa reale. Perciò abbiamo lanciato l’iniziativa di un Protocollo da allegare ai trattati internazionali esistenti e allo Statuto dell’ONU perché il ripudio italiano della guerra e la difesa dell’integrità della Terra siano fatti propri da tutti i Paesi, cominciando dal superamento delle alleanze militari e dalla riduzione delle spese per gli armamenti.

Siamo grati a tutti gli elettori, Associazioni e gruppi che hanno sottoscritto questo appello e ai candidati che si sono impegnati, se eletti, a promuovere questa iniziativa nel futuro Parlamento;  siamo grati in particolare a Luigi de Magistris e ai maggiori esponenti della lista “Unione Popolare con De Magistris”, a partire da Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista e a molti candidati dell’Alleanza Sinistra-Verdi per avere tra i primi preso questo impegno, ed esortiamo tutti gli altri a farlo, in vista di ulteriori azioni popolari da compiere.

Con i più cordiali saluti,
Raniero La Valle,
Felice Scalia,
Giuliana Martirani,
Nino Mantineo,
“Costituente della Terra”,
“Laudatosì”, 
“Chiesa di tutti chiesa dei poveri”, 
“Rete per la pace e il disarmo”,
“Sbilanciamoci”,
“Noi siamo Chiesa”,
“Pax Christi”,
Comitati Dossetti per la Costituzione,
ACLI,
Piccola Comunità Nuovi Orizzonti,
Tenda della Pace,
ANPI,
Messina Accomuna,
CGIL,
CISL,
UIL.

L’ANPI Provinciale di Messina condanna lo sfregio alla lapide posta nel Giardino Tina Anselmi a Torino

Giuseppe Martino, Presidente Comitato Provinciale Anpi Messina, trasmette il seguente comunicato per esortare a mantenere saldi valori e principi di democrazia e libertà, «perché il fascismo non ritorni sotto mentite spoglie».

A Torino è stata sfregiata la lapide intitolata a Tina Anselmi, partigiana e prima donna ad avere ricoperto la carica di ministro nella Repubblica Italiana. È stata tracciata una svastica con uno spray di vernice nera. Bisogna essere malvagi e ignoranti per imbrattare con il simbolo del male assoluto la targa a Mirafiori Nord in memoria di una donna mite e coraggiosa come Tina Anselmi. E’ grazie a persone come lei, partigiana e madre costituente, che l’Italia oggi è un Paese libero. Anche per i mentecatti neofascisti o neonazisti che hanno cercato inutilmente di offendere il suo ricordo.

Su questi valori e principi di democrazia e libertà dobbiamo vigilare ogni giorno perché il fascismo non ritorni sotto mentite spoglie.

La svastica sopra la targa che ricorda Tina Anselmi non offende in nessun modo una donna straordinaria che ha servito il Paese come Partigiana prima e poi come parlamentare nelle istituzioni.

A lei si deve la legge 833, che istituì il Sistema Sanitario Nazionale, lo stesso sistema sanitario prezioso durante la pandemia da Covid e prezioso ogni giorno, occupandosi della tutela della salute degli italiani. Tina Anselmi è stata anche Presidente della commissione parlamentare d’inchiesta che chiese lo scioglimento della P2 pubblicando i nomi dei suoi affiliati.

Siamo sicuri come ANPI che il Comune di Torino riparerà a questa offesa restituendo alla targa di Tina Anselmi la condizione primitiva e la dignità che merita.

Diamo una possibilità alla pace

Riecheggiando il “Give peace a chance” di John Lennon, un gruppo di persone e associazioni hanno organizzato un evento cittadino dal significativo titolo di “Diamo una possibilità alla pace”. Gli interrogativi su questi tempi assurdi di guerra e sterminio degli “scarti” umani sono tanti e profondi. Pensando di interpretare i desideri della gente comune che nella sua maggioranza, anche nella nostra Italia e in città, vuole assolutamente la pace, si è costituito un insieme di promotori di “Dialoghi disarmati”, una serie di incontri intesi a riflettere sulle ragioni della pace e per un mondo senza guerre.

Una prima tappa del percorso è l’evento cittadino “Diamo una possibilità alla Pace” per superare l’appiattimento quasi generalizzato al pensiero unico della ineluttabilità di questa guerra che giustifica migliaia di morti, milioni di profughi, sperpero di risorse, effetti devastanti nel mondo intero, minaccia di guerra planetaria.

Quindi è stato chiesto al sen. Raniero La Valle di venire a Messina per cercare insieme delle risposte.

L’incontro è previsto per giovedì 30 giugno, alle ore 18, al Palazzo della Cultura di viale Boccetta. Porterà i saluti Nino Mantineo e introdurrà Caterina Pastura.

L’evento non prevede solo la relazione del sen. La Valle, ma la possibilità di porgere domande da parte delle associazioni promotrici e ci sarà spazio per altri interrogativi dei partecipanti.

Quale senso può avere oggi una guerra che procura vittime in maggioranza civili? Un protagonista di queste guerre, Gino Strada, diceva che su 10 feriti da lui curati in luoghi di guerra, 9 erano civili, compresi donne e bambini.

Cosa mai nella storia ha risolto la guerra?

Si può dire oggi che abbiamo guerre difensive mentre si teorizza la necessità di una guerra preventiva e infinita?

I gruppi e i cittadini che hanno promosso l’evento sono: Piccola Comunità Nuovi Orizzonti, Anpi, Salvo Trimarchi, Emergency, Caritas Messina, Italia Nostra, Mesogea Editrice, Tenda della Pace, Azione Cattolica, Cisl, Cgil, Uil, Migrantes, Azione cattolica diocesana, Meic Messina, Anolf-Cisl, Comunità islamica di Messina.

È prevista infine la possibile sottoscrizione di un documento finale dell’incontro.

Raccuja celebra il centenario di Giovanni Raccuia, partigiano

Aveva solo 21 anni nel 1943 e l’8 settembre, il giorno dell’armistizio e della fuga del re e degli alti comandi militari e politici, dovette decidere da che parte stare.

Giovanni Raccuia, nativo di Raccuja, non ebbe dubbi: dalla parte dell’antifascismo e della Resistenza. La domanda se la posero in milioni gli italiani dopo due anni e mezzo di guerra, fossero in divisa o meno. Molti di loro scelsero di “andare in montagna”, di unirsi alle formazioni partigiane. Raccuia lo fece sul fronte orientale, dove si trovava, e si unì alle Brigate Garibaldi, pronto a combattere insieme ai partigiani jugoslavi. Con loro e con i suoi compagni italiani andò a liberare Lubiana dai nazi-fascisti.

Sabato 25 giugno la sezione dell’Anpi – l’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia – celebrerà a Raccuja il centenario della nascita con l’iniziativa “Giovanni Raccuia partigiano – nel centenario della nascita 1922-2022 – un raccujese nella lotta di Liberazione partigiana”, che si svolgerà al Castello Branciforti alle ore 18.

A introdurre l’incontro saranno Adelina Bertilone, Presidente Anpi Sezione di Raccuja, e Giuseppe Martino, Presidente provinciale Anpi Messina.

Seguiranno i relatori Elina Gugliuzzo, Prof. Associata Università Pegaso Napoli, su “Resistenza italiana, Resistenza europea”; Giuseppe Restifo, Ricercatore indipendente, su “La partecipazione dei meridionali alla Resistenza” e Antonino Teramo, Dottore di ricerca in Storia, su “Non solo un rito: le rievocazioni della Resistenza”.

Sono previsti interventi programmati di Anita Carmela Cugno, Docente, che porterà “Una testimonianza diretta su Giovanni Raccuia” e di Giuseppe Cugno per l’Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra.

Si chiuderà con gli interventi del pubblico.

Nel quadro dell’iniziativa è prevista anche l’apposizione di una targa ricordo di Giovanni Raccuia sulla casa dove nacque cent’anni fa.

“Mostrava evidenti segni di nervosismo…”

Piena solidarietà a Claudio Risitano: è quanto dichiarano i firmatari di questo documento pubblico, dopo che giorno 30 pomeriggio è stato sottoposto a perquisizione personale e della propria auto. Gli agenti della Polizia erano alla ricerca di “armi, esplosivi o strumenti di effrazione”, ma Claudio, davanti al bar Spadaro del Muricello, ovviamente non aveva niente di tutto questo. Così pure non ne nascondeva nella sua automobile in via Torrente Trapani. Ma egualmente la perquisizione “è stata eseguita – si legge nel verbale della Polizia – poiché la persona indicata in oggetto all’atto del controllo mostrava evidenti segni di nervosismo”.

Il fatto suscita indignazione e riprovazione: ne prendano atto Questore e Prefetto. Ma soprattutto si presenta come una lesione dei diritti costituzionali del cittadino, in questo caso Claudio Risitano, ma domani potrebbe riguardare ognuno di noi. La violazione è avallata da decisioni politiche e da indirizzi di livello molto più alto di quello locale. A 150 metri dal Muricello, in piazza Casa Pia, quel pomeriggio del 30, c’era uno dei leader politici nazionali che hanno stracciato letteralmente l’art. 11 della Costituzione, facendo dell’Italia un Paese cobelligerante nei fatti.

In questo anno 2022 è cresciuta in noi la preoccupazione per la tenuta democratica del Paese, visto che vengono violate costantemente prerogative del Parlamento, che la crisi economica attinge e colpisce già i ceti popolari, mentre si assiste a una forte crescita della diseguaglianza sociale, che diritti storicamente conquistati vengono fortemente messi in discussione. È chiaro che episodi come quello del 30 pomeriggio al Muricello non si debbono ripetere e la vigilanza democratica non si deve abbassare, anche rispetto a fatti apparentemente “minori” ma esemplificativi di una situazione in corso di deterioramento democratico a cui occorre opporre un argine.

Enzo Bertuccelli

Santino Bonfiglio

Angela Cacciola

Tonino Cafeo

Patrizia Caminiti

Sostine Cannata

Floriana Castiglia

Lucio Costa

Antonio Currò

Lucia Di Pietro

Rosario Duca

Paola Fazio

Angela Flocco

Francesca Fusco

Concetta Giunta

Orazio Grimaldi

Alessandro Grussu

Giacomo Gugliandolo

Elina Gugliuzzo

Antonino Gussio

Daniele Ialacqua

Giulia La Fauci

Tina Luppino

Egidio Maio

Federico Martino

Giuseppe Martino

Riccardo Orioles

Daniele Pompejano

Maria Raccuia Barone

Giuseppe Restifo

Ivana Risitano

Angela Rizzo

Liboria Nuccia Romano

Alessandro Solano

Gino Sturniolo

Giovanni Tomasello

Margot Villari

IMMAGINE DI APERTURA di OpenClipart-Vectors su sfondo di  Miguel Á. Padriñán (da Pixabay)