Gerace, un borgo storico d’inestimabile valore artistico e culturale, tra i più belli d’Italia

PRS Impresa Sociale, nata a Torino con l’obiettivo di promuovere l’arte e la creatività emergente, e punto di riferimento a livello nazionale per la valorizzazione di talenti fuori dai circuiti istituzionali – con progetti come Paratissima e Liquida Photofestival – organizza, su incarico del Comune di Gerace, due workshop residenziali nel borgo storico calabrese nell’ambito del progetto “Gerace Porta del Sole”, finanziato dal PNRR (Misura M1C3 – Borghi Storici, Linea A).

PRS Impresa Sociale presenta:
BEST ARTIST IN GERACE
Aperta la call per partecipare a due workshop residenziali di arte contemporanea nel borgo storico di Gerace in Calabria.​

Gerace, incastonata tra le colline dell’Aspromonte e affacciata sul Mar Ionio, è un borgo storico di inestimabile valore artistico e culturale, riconosciuto tra i più belli d’Italia. La ricchezza del suo patrimonio architettonico e artistico la rende da sempre una meta privilegiata per progetti culturali di vario genere. Un luogo in cui il patrimonio storico è pronto a diventare contesto attivo per la sperimentazione artistica e la produzione di nuovi immaginari. 

È proprio con l’obiettivo di promuovere il linguaggio dell’arte contemporanea e il coinvolgimento attivo degli artisti nella valorizzazione del borgo che, all’interno del progetto “Gerace Porta del Sole” – il programma di rigenerazione culturale e sociale finanziato dal PNRR e dedicato specificamente al territorio di Gerace – è stato previsto un focus mirato sull’arte e la creatività: “ARTINBORGO – Best Artist in Gerace/Gerace Porta del Sole”Due workshop residenziali nel cuore del centro storico, pensati per offrire agli artisti l’opportunità di lavorare all’incrocio tra il passato (il patrimonio storico-architettonico e artistico di Gerace), il presente (la comunità locale) e le visioni future che emergeranno attraverso le pratiche contemporanee sviluppate durante la residenza

La call è ufficialmente aperta: artisti e artiste, in possesso di un interesse verso pratiche come la Land Art, le installazioni site-specific, le sculture ambientali, l’arte pubblica, la street-art e la fotografia, sono invitati a candidarsi entro il 22 luglio 2025, attraverso il modulo presente online sul sito: www.paratissima.it/best-artist-in-gerace-open-call.

Si tratta di una doppia opportunità: due workshop residenziali, intitolati “Best Artist in Gerace: Radici Vive” e “Best Artist in Gerace: Visioni Millenarie”, entrambi della durata di 15 giorni ciascuno (8 in modalità online e 7 in presenza a Gerace), pensati come piattaforme di attivazione sociale per promuovere consapevolezza, riappropriazione e rigenerazione degli spazi urbani.

Il primo workshop, “Best Artist in Gerace: Radici Vive”, invita gli artisti a confrontarsi con i saperi e le pratiche tradizionali del territorio – gli antichi mestieri, il respiro della natura, il gusto e le forme della memoria – con l’obiettivo di produrre opere capaci di attivare nuovi immaginari turistico-culturali. Tra ricerca e immersione, i partecipanti saranno guidati da Alessandra Carloni, pittrice e street-artist romana, attiva nel panorama nazionale e internazionale. La sua poetica si muove tra narrazione pittorica e intervento urbano, con opere realizzate in numerosi borghi italiani e metropoli europee. Ha esposto in gallerie e sedi istituzionali come Palazzo Merulana, la Biennale MArteLive e la Galleria SpazioCima, partecipando inoltre a progetti di arte pubblica in Italia, Portogallo, Francia, Belgio e Germania.

Il secondo workshop, “Best Artist in Gerace: Visioni Millenarie”, propone una riflessione sull’identità profonda del borgo attraverso la rilettura artistica della sua storia, delle sue architetture sacre, dei miti e delle leggende che lo attraversano. A guidare il percorso sarà Ahmad Nejad, artista e ricercatore visivo nato in Iran e attivo tra Parigi e Torino. Pittore, scultore, fotografo e videomaker, Nejad è conosciuto per un linguaggio personale che fonde spiritualità e materia, memoria e simbolo. Ha esposto in istituzioni come il Grand Palais di Parigi, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il MAXXI di Roma e il Castello di Rivara, oltre che in numerose gallerie tra Francia, Italia e Iran.

A chiudere idealmente il cerchio tra i due percorsi sarà il lavoro di Giuseppe Gallace, artista visivo nato a Soverato e attivo a Torino, la cui ricerca mette in dialogo arte e territori, immagini e silenzi, in una costante sospensione tra visibile e non detto. Il suo ruolo sarà quello di tessere una relazione tra le due esperienze, favorendo un dialogo creativo tra la dimensione narrativa di “Radici Vive” e quella simbolica di “Visioni Millenarie”.

I tutor seguiranno gli artisti partecipanti nella produzione di progetti site-specific e contribuiranno con un proprio intervento artistico, offrendo strumenti, visioni e dialogo. Gli incontri in presenza si svolgeranno in luoghi storici selezionati della città di Gerace, appositamente messi a disposizione per le attività progettuali. Al termine di ciascun workshop è prevista una restituzione pubblica delle opere realizzate, pensate per intrecciarsi con il tessuto architettonico, sociale e simbolico del borgo.

La selezione degli artisti sarà a cura di una giuria composta da referenti del territorio e rappresentanti di Paratissima, i cui nomi verranno comunicati successivamente. A ciascun artista selezionato verrà garantito un contributo economico a titolo di rimborso spese, differenziato in base alla residenza, oltre alla copertura delle spese di ospitalità durante il periodo in loco.

“Best Artist in Gerace” è un progetto del Comune di Gerace affidato a PRS Impresa Sociale, finanziato dal Piano NextGenerationEU, Progetto PNRR M1C3 “Attrattività dei Borghi”, per il progetto “Gerace Porta del Sole” – Intervento 9 “Artinborgo e Festival Il Borgo Incantato” – Lotto 2 – Best Artist in Gerace. 

Tutte le informazioni per partecipare alla call presenti sul sito: 


CONTATTI:
www.paratissima.it
www.comune.gerace.rc.it

UFFICIO STAMPA:

Daccapo Comunicazione

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+39 339 7050840 / + 39 340 8288293
Da Daccapo Comunicazione <info@daccapocomunicazione.it>

Una retrospettiva per celebrare il 170° anniversario della fondazione

Una mostra per celebrare il 170° anniversario della fondazione della ditta Fratelli Toso: una retrospettiva inedita sulla sua produzione più rappresentativa del Novecento, capace di coniugare tradizione e innovazione, artigianato e design. Attraverso opere in vetro, murrine, schizzi originali, bozzetti, fotografie e documenti d’archivio custoditi dalla famiglia, il percorso espositivo narra un’evoluzione stilistica e tecnica che ha saputo rinnovarsi di generazione in generazione.

Fratelli Toso. Storie di fabbriche. Storie di famiglie
dal 12 luglio al 24 novembre 2025

Museo del Vetro, Murano
A cura di Chiara Squarcina e Caterina Toso

Fratelli Toso. Storie di fabbriche. Storie di famiglie, a cura di Chiara Squarcina e Caterina Toso, rappresenta il nuovo capitolo che il Museo del Vetro dedica alla riscoperta e valorizzazione delle grandi famiglie muranesi del vetro, che hanno saputo unire arte, impresa e innovazione proseguendo il racconto avviato con Cento anni di NasonMoretti. Storia di una famiglia del vetro muranese (2023–2024) e Donazione Carlo e Giovanni Moretti 1958–2013 (2024–2025).

Oltre 250 pezzi in mostra per ripercorrere la straordinaria vicenda artistica e imprenditoriale della storica vetreria Fratelli Toso: fondata nel 1854, fu la prima fornace artistica ad avviarsi nuovamente dopo la lunga e grave crisi che aveva colpito l’isola nel primo Ottocento – nei decenni tra la caduta della Serenissima e la dominazione asburgica – e attiva sull’isola di Murano fino agli anni Ottanta. Un’impresa familiare che ha attraversato epoche e stili, lasciando un segno indelebile nella storia del vetro artistico. 

Questa mostra nasce da un percorso che affonda profondamente le sue radici nella storia della mia famiglia, e in particolare nell’archivio Fratelli Toso, custodito e tramandato di generazione in generazione. Oggi, curando questa mostra, riparto dal rigore della ricerca per trasformarlo in racconto visivo, affiancando a questa preziosa eredità nuove chiavi interpretative, approfondimenti e storie ancora inedite, in un dialogo continuo tra passato e presente Caterina Toso, co curatrice della mostra

Profondamente radicata nel territorio e già attiva da generazioni nel settore, poco dopo la metà del XIX secolo, la famiglia Toso raccoglie l’eredità spezzata della tradizione muranese e inaugura un nuovo percorso: l’attività iniziale della fornace si basa, principalmente, sulla replica e sull’imitazione degli stili dei secoli precedenti, rievocando i fasti del Rinascimento e del Barocco, sulla scia del diffuso spirito revivalistico dell’arte di fine Ottocento. 

La prima partecipazione pubblica di rilievo della fornace, nel 1864, è in occasione della Prima Esposizione Vetraria Muranese, allestita proprio al Museo del Vetro di Murano, lo stesso che oggi ospita questa mostra. Per quell’occasione la fornace realizza un monumentale lampadario — oggi parte delle collezioni del museo — simbolo della volontà di riaffermare l’eccellenza muranese attraverso opere di grande impatto formale e tecnico. Vince l’unica medaglia d’oro assegnata e riceve un diploma d’onore.

Fino alla Prima guerra mondiale, la produzione si concentra su modelli in Stile Antico e Stile Moderno, e sulle celebri serie Fenicio e Floreali, senza dimenticare le collaborazioni con artisti internazionali come Hans Stoltenberg Lerche, appassionato di arti applicate e profondamente influenzato dallo spirito dell’Art Nouveau nordico. Con l’inizio degli anni Venti si apre una fase segnata da un’estetica più sobria e sofisticata: vetri soffiati leggeri, essenziali nelle forme e raffinati nelle decorazioni, in sintonia con il gusto déco allora emergente. Tra questi spiccano alcuni modelli disegnati da Guido Cadorin e, nel decennio successivo, da Vittorio Zecchin che realizza per la Fratelli Toso i calici sottilissimi, caratterizzati da steli allungati e minuscole foglie stilizzate applicate ai lati, presentati alla XXI Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nel 1938.

La fornace è presente anche alla Biennale successiva, quella del 1940, con una serie di oggetti soffiati dalle forme naturalistiche che colpiscono per la loro leggerezza estrema e il forte impatto poetico, testimoniando la continua ricerca di equilibrio tra natura, forma e trasparenza. 

Nel frattempo, intorno al 1930, entrano a far parte della produzione anche vetri meno eterei e più materici, come i pulegosi, gli incamiciati e le paste vitree mentre, parallelamente, torna a intensificarsi la sperimentazione sul tema della murrina, che evolve oltre la consueta ricerca di ordine e simmetria. Tra i risultati più originali si distinguono i Mutras e i Marmorini, nuove tipologie che rompono volutamente con la composizione tradizionale per esplorare effetti scultorei, accostamenti irregolari e stratificazioni cromatiche di forte impatto visivo.

Negli anni del dopoguerra, con la direzione artistica di Ermanno Toso, la vetreria rinnova la tecnica della murrina in chiave moderna, creando opere di grande forza espressiva. Accanto a lui, Pollio Perelda, con il suo linguaggio pittorico, e Rosanna Toso, unica donna in ruoli dirigenziali nella storia della ditta, firmano pezzi eleganti e contemporanei, capaci di interpretare anche il minimalismo degli anni Settanta.

A partire dagli anni Sessanta, con Giusto e Renato Toso, la produzione si apre al design per l’arredo e l’illuminazione, con largo impiego di vetro cristallo e monocromatico, trasformando gli oggetti in vere e proprie sculture di luce.

Questa mostra si inserisce all’interno di un programma scientifico dedicato allo studio e alla valorizzazione delle principali dinastie muranesi del vetro. Attraverso una lettura storico-critica dei patrimoni materiali e immateriali conservati, il museo intende restituire la complessità culturale e produttiva di realtà che hanno segnato profondamente l’identità di Murano. La Fratelli Toso è un caso emblematico: una manifattura che, nel corso di oltre un secolo e mezzo, ha saputo coniugare innovazione tecnica, progettualità formale e continuità familiare, contribuendo in modo significativo alla storia del vetro contemporaneo Chiara Squarcina, Direttrice Scientifica di Fondazione Musei Civici di Venezia e responsabile del Museo del Vetro di Murano.  


Informazioni utili 
Museo del Vetro 
Fondamenta Giustinian 8, 
30121 Murano

Aperto tutti i giorni, dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso ore 17.00)
SPECIALI APERTURE SERALI: fino al 30 settembre 2025, ogni venerdì e sabato apertura fino alle 20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)

Informazioni per la stampa
Fondazione Musei Civici di Venezia
Chiara Vedovetto
con Alessandra Abbate
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
Con il supporto di
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net
Simone Raddi simone@studioesseci.net
Da Studio ESSECI <segreteria@studioesseci.net> 

Goffredo Fofi, ha intrecciato pensiero e azione, sempre dalla parte degli ultimi

Con la scomparsa di Goffredo Fofi si chiude una delle pagine più vitali e combattive della cultura italiana del secondo dopoguerra. Intellettuale irregolare, pedagogo militante, critico appassionato e creatore instancabile di riviste, Fofi ha attraversato oltre mezzo secolo di storia italiana intrecciando pensiero e azione, sempre dalla parte degli ultimi. La sua è stata una voce fuori dal coro, capace di unire rigore morale, curiosità intellettuale e impegno civile in una forma rara di coerenza e generosità.

Son nato scemo e morirò cretino. Scritti 1956-2021
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Dalle baraccopoli siciliane alla Torino industriale del boom economico, dal fervore del Sessantotto alla disillusione degli anni Ottanta, fino alle battaglie sociali degli anni Novanta, Goffredo Fofi ha attraversato decenni cruciali del Novecento e ha continuato a interrogare il presente nel nuovo millennio, con uno sguardo limpido e un impegno costante. Instancabile promotore di riviste, autore prolifico, iniziatore di progetti culturali, scopritore di talenti, critico senza timori reverenziali, è stato una fonte inesausta di idee e di confronti, capace di mettere in discussione anche sé stesso. Questa raccolta di scritti, riorganizzata con coerenza e profondità, ripercorre la traiettoria di un intellettuale autentico, dal dialogo serrato con grandi figure del Novecento – come Fellini, Bene, Morante, Calvino – alla riscoperta di voci trascurate, fino all’analisi acuta della cultura popolare più viva, spesso colta ben prima che lo facesse il mondo accademico.

Con la morte di Goffredo Fofi, scomparso l’11 luglio 2025 all’età di 88 anni, si chiude davvero un’epoca. Non è un’espressione di circostanza. Con lui scompare uno degli ultimi grandi intellettuali italiani che abbiano saputo coniugare militanza culturale, impegno sociale e spirito critico in modo radicale, scomodo, ma sempre coerente. Fofi non è stato solo critico cinematografico o animatore di riviste, ma una figura-mondo, un testimone attivo dei fermenti, delle contraddizioni e delle delusioni del dopoguerra italiano. Ha attraversato decenni di battaglie culturali con l’ostinazione del pedagogo popolare, sempre dalla parte degli ultimi, degli emarginati, dei non ascoltati. Un uomo di passioni forti, amicizie sincere, entusiasmi contagiosi e rabbie mai del tutto pacificate.

Un’infanzia tra guerra e cinema

Goffredo Fofi nasce a Gubbio il 13 aprile 1937, ma viene registrato all’anagrafe due giorni dopo, il 15. I genitori sono contadini e artigiani: il padre, riparatore di biciclette, emigra presto in Francia con la famiglia in cerca di lavoro. È a Parigi che il giovane Goffredo conosce gli orrori della guerra – testimone bambino di una strage nazista – e al tempo stesso si innamora del cinema, passione che lo accompagnerà per tutta la vita.

Questo doppio imprinting – la violenza della storia e la potenza dell’immaginazione – segna profondamente la sua traiettoria. A diciassette anni, dopo il diploma magistrale, parte per la Sicilia, attratto dall’utopia concreta di Danilo Dolci, il “Gandhi italiano”. A Partinico, nel cuore della Sicilia contadina e mafiosa, partecipa agli “scioperi alla rovescia” con i disoccupati, finendo con l’essere espulso con un “foglio di via”. Quella stagione di lotta segnerà l’inizio di un lungo cammino tra le periferie d’Italia.

L’impegno radicale: tra i poveri, i matti, gli esclusi

Fofi si immerge in un’attività sociale intensissima: lavora in Calabria con i bambini negli ospizi e negli ospedali psichiatrici, dove si trova a dover accompagnare un piccolo paziente a un elettrochoc, esperienza che lo segnerà profondamente. Si trasferisce poi a Roma, entra in contatto con figure fondamentali dell’intellettualità critica del tempo: da Aldo Capitini a Ernesto De Martino, da Norberto Bobbio a Manlio Rossi-Doria. L’incontro più folgorante sarà forse quello con Elsa Morante, che considerava la sua “rabdomante zingaresca”, e con la sua cerchia di giovani amici.

Negli anni successivi, si sposta a Napoli e contribuisce all’attività della Mensa dei bambini proletari. La sua militanza è tutta sul campo, mai solo teorica. Lavora con immigrati, malati, carcerati, rom e disabili. Dove c’è un margine, lì c’è Fofi. E non come osservatore esterno, ma come parte attiva. Il suo metodo è quello della presenza, dell’ascolto, dell’intervento diretto.

Le riviste: luoghi di pensiero e contaminazione

Ma Fofi è anche e soprattutto un creatore di riviste. Dopo l’esperienza fondativa dei «Quaderni piacentini» negli anni Sessanta, autentico laboratorio della sinistra intellettuale indipendente, ne seguiranno altre, ciascuna con una propria identità ma unite da un medesimo spirito aperto e antidogmatico: «Ombre rosse», «Linea d’ombra», «La terra vista dalla luna», «Lo straniero», «Gli asini». Queste riviste non erano solo strumenti editoriali: erano comunità mobili, spazi di incontro e confronto, crocevia tra vecchie e nuove generazioni, tra politica e cultura, tra teoria e pratica.

Nel 2001, quando «Lo straniero» diventa un mensile, Fofi sintetizza così il senso del suo lavoro: ritrovarsi a discutere con insegnanti, scrittori, operatori del terzo settore, cineasti, fumettisti, anche in disaccordo, perché la curiosità è una forma di speranza, nonostante le delusioni. Una delle più grandi, confessò, fu la mancata saldatura tra le energie della cultura libera di sinistra e una forza politica capace di cambiare le cose davvero, negli anni Novanta.

Un mondo controcorrente

Fofi è stato sempre un intellettuale controcorrente. Ammiratore di Camus e Orwell, di Silone, Carlo Levi, Adriano Olivetti e dei teologi “disobbedienti”, ha incarnato un pensiero libertario e un’etica dell’impegno fortemente radicata nella realtà concreta. Si opponeva all’ideologia del progresso cieco e al consumismo, come pure a ogni forma di omologazione. Non mancavano in lui tratti pasoliniani, sebbene con molti dubbi verso l’antimodernismo di Pasolini stesso. Criticava la cultura “come oppio dei popoli”, denunciava il degrado intellettuale come una forma di stupidità organizzata, senza indulgere mai nel cinismo.

I suoi scritti lo dimostrano: da Zone grigie a Non mangio niente che abbia gli occhi (sintesi della sua etica vegetariana), fino a Sono nato scemo e morirò cretino, antologia di articoli che avrebbe voluto come ironico titolo per la sua autobiografia mai scritta. La sua voce ha trovato spazio nelle pagine de l’Unità, del manifesto, del Sole 24 Ore, di Internazionale, Avvenire, Panorama, a dimostrazione di una capacità di dialogo trasversale, senza perdere mai il rigore delle proprie convinzioni.

Il maestro di molti

Accanto alla critica e all’intervento, Fofi è stato anche un talent scout instancabile. Ha scoperto e sostenuto autori oggi centrali nella letteratura italiana, da Alessandro Leogrande a Niccolò Ammaniti, da Elena Ferrante a Giuseppe Genna, da Benni a Lagioia, da Atzeni a Ermanno Rea. Ha scritto con entusiasmo precoce su Vinicio Capossela, ha sostenuto i film di Ciprì e Maresco, ha promosso il lavoro teatrale di Emma Dante e quello cinematografico di Alice Rohrwacher. Era capace di scovare voci e volti fuori dai radar, con l’occhio attento del pedagogo e il gusto del rabdomante.

Il suo lavoro editoriale è stato altrettanto influente: per decenni consulente di case editrici, ha introdotto in Italia autori francesi, nordamericani e latinoamericani poco conosciuti. È rimasta celebre la bocciatura, da parte della casa editrice Einaudi, della sua Inchiesta sugli immigrati meridionali a Torino (1962), che provocò una rottura interna e fu poi pubblicata da Feltrinelli.

L’eredità di un uomo “ostinato e geniale”

Come scrisse Sandro Ferri, editore di e/o, all’indomani della sua morte, Fofi è stato “ostinato e geniale”, capace di creare luoghi di confronto veri, di tenere insieme il pensiero critico e l’impegno concreto. Ha attraversato il secondo dopoguerra italiano come protagonista di un’intellettualità viva, mobile, irregolare, che non ha mai accettato compromessi con il potere, né si è lasciata sedurre dalla fama.

Amava la solidarietà come forma di rivolta. Credeva che la cultura dovesse servire a trasformare la realtà, non a celebrarla. Ha speso la sua vita accanto agli esclusi, non per carità, ma per giustizia. E proprio per questo lascia un vuoto difficilmente colmabile in un tempo che sembra aver smarrito il senso dell’impegno e della responsabilità. La sua voce, ruvida e limpida, continua a interrogarci. E a ricordarci che pensare, per davvero, è un atto di rivolta.


“SIAMO TUTTI UNO”: un momento storico a Murano

In un momento in cui il mondo è alla ricerca di nuovi significati e ponti tra le persone, l’arte diventa la voce più dolce – e più potente. La scultura “SIAMO TUTTI UNO” dell’artista Jelena Borovčanin non è soltanto un’opera in vetro di Murano – è un’impronta energetica, un simbolo di equilibrio tra spirito e materia, e un momento storico nel mondo dell’arte.
Prima scultura nella storia del vetro di Murano ad avere una moneta incastonata, unisce due culture, due linguaggi della luce e un unico sentimento universale – l’appartenenza.

Creata in collaborazione con la rinomata New Murano Gallery, e attualmente esposta presso Atelier Muranese – Galleria di Arte Contemporanea e Design da Collezione, l’opera “Siamo Tutti Uno” fonde la maestria muranese con una visione contemporanea e valori universali.
Grazie alla collaborazione con il leggendario Maestro Mario Furlan, è nata una scultura che irradia luce, precisione ed emozione. È una storia di arte che supera i confini, di creazione che trascende la forma, e del coraggio di ascoltare la tradizione – e elevarla.

La scultura “Siamo Tutti Uno” unisce tutto. In questo dialogo tra l’artista e il maestro, scopriamo la nascita di un’opera che non si limita a parlare – vibra.

di M. Ferraro

The First Sculpture in Murano Featuring an Original Coin — “WE ARE ALL ONE” — A Sculpture Bridging Centuries of Murano Tradition and the Light of an Artistic Impulse

La prima scultura a Murano con una moneta originale — “SIAMO TUTTI UNO” — Una scultura che unisce secoli di tradizione muranese e la luce di un impulso artistico

1. Cosa ti ha ispirata a creare la scultura “Siamo Tutti Uno”?

La scultura “Siamo Tutti Uno” è nata da un profondo senso di connessione tra le persone, la natura e l’energia invisibile che ci lega. Ho sempre creduto che l’arte abbia il potere di unire mondi diversi, trasmettendo un messaggio di unità ed equilibrio tra il mondo spirituale e quello materiale. Questa idea di connessione universale ha guidato ogni dettaglio dell’opera.

2. Questa scultura è storica – la prima in vetro di Murano con una moneta incastonata. Come è nata questa idea?

La moneta nella scultura non è solo un elemento estetico o innovativo – ha un profondo significato simbolico. Rappresenta il valore, la memoria, l’origine e l’unità. È una fusione tra tradizione e linguaggio contemporaneo, ma anche un legame personale tra me e il Maestro di Murano. Incastonando una moneta serba nel vetro veneziano, abbiamo unito due culture e due energie in un unico insieme.

3. Come descriveresti la collaborazione con i maestri muranesi?

Lavorare con il Maestro Mario Furlan e con tutto il team è stato un incontro di anime. È stato molto più di un processo tecnico – è stato un incontro tra persone che credono nell’arte come ponte tra mondi. La loro dedizione alla tradizione e la mia ricerca di nuove forme hanno creato una sinergia perfetta.

4. La scultura irradia luce ed energia. Come hai scelto i materiali e la forma?

Il vetro è il mio materiale preferito perché riflette la luce – e quindi l’emozione. Ho scelto il vetro di Murano perché è vivo – cambia con la luce, con lo spazio, con la presenza dell’osservatore. La forma della scultura simboleggia il flusso dell’energia, i cerchi di connessione umana e anche le ali – come il sostegno che riceviamo quando agiamo con il cuore.

5. Quale messaggio desideri che il pubblico percepisca di fronte alla scultura?

Di fermarsi, respirare e riconoscere una parte di sé nell’opera. Di capire che non siamo isolati, ma parte di una rete energetica più grande, delicata e potente. La scultura invita a credere nella vibrazione delle buone intenzioni, nella forza dell’arte e nella bellezza dell’unità.

6. Come si è svolto il processo di realizzazione – dall’idea all’esposizione?

Il processo è durato più di un anno. Dai primi schizzi, attraverso le sfide tecniche della creazione del mosaico in vetro, fino all’inserimento della moneta – ogni fase è stata una nuova esperienza e una lezione. Il momento più significativo è stato quando ho completato l’ultimo mosaico a mano a Murano – è stato lì che ho sentito davvero che l’idea aveva preso forma fisica.

7. Qual è stato il momento più emozionante di questo viaggio per te?

Il completamento della scultura, quando per la prima volta è stata toccata dalla luce del sole nella galleria di Murano. In quel momento, è diventata viva. E quando ho sentito le prime reazioni delle persone – che mi dicevano di sentire pace, forza e calore – ho capito che il messaggio era arrivato ai cuori giusti.

8. Come vedi il futuro di questa scultura e del tuo percorso artistico?

“Siamo Tutti Uno” è solo l’inizio di un ciclo artistico più grande. Voglio continuare a unire culture, materiali e messaggi attraverso l’arte. Questa scultura è destinata a viaggiare – ad essere esposta in luoghi dove potrà toccare le persone e portare il suo messaggio. Credo che l’arte possa cambiare il mondo, un cuore alla volta.

9. Cosa significa per te personalmente “Siamo Tutti Uno”?

Per me, “Siamo Tutti Uno” non è solo il nome di una scultura – è un messaggio, una verità e un sentimento che porto dentro di me. È una profonda convinzione che siamo tutti connessi da fili invisibili di energia, emozione e luce. Ogni persona, ogni elemento della natura, ogni istante – è parte di un tutto più grande. Quando creo, sento questa connessione. Questa scultura è la mia risposta al mondo – un promemoria che essere aperti, vulnerabili, gentili… non è debolezza, ma una forza che unisce. Credo che proprio attraverso l’arte possiamo tornare a riconoscerci gli uni negli altri. E sentire davvero – che siamo tutti uno.

10. Maestro, come descriverebbe la sua collaborazione con l’artista Jelena Borovčanin nella realizzazione della scultura “Siamo tutti Uno”?

Vorrei dire innanzitutto che fin da subito, dal primo momento che ho ricevuto la proposta di realizzare la collaborazione, ho provato una bella sensazione, mi sentivo felice per questa opportunità creativa . Quando ho potuto visionare il progetto, ho intuito che la realizzazione completa dell’opera avrebbe richiesto tanto impegno ed in effetti è stato così. Prima di arrivare all’esecuzione in fornace è trascorso molto tempo durante il quale ho avuto modo di conoscere l’entusiasmo di Jelena e il suo forte desiderio di dare vita a questa unione creativa. Durante i giorni della realizzazione a Murano eravamo  tutti molto affiatati e carichi d’entusiasmo, proprio in quei momenti ha preso vita la scultura “Siamo tutti Uno” carica del suo messaggio di unione spirituale. Direi che è stata una bella esperienza, piena di buone sensazioni e nuovi stimoli creativi.

11. Cosa significa per lei il fatto che sia la prima scultura nella storia di Murano con una moneta incastonata?

Inserire dei metalli all’interno del vetro caldo è sempre stata una sfida per i maestri di Murano. Il metallo più nobile che permette di fare questo senza problemi è l’oro. Le monete hanno sempre creato dei problemi di compatibilità con il vetro e non permettono di inserirle dentro il vetro fuso. Ma per Jelena era molto importante questo inserimento della moneta, perciò ho dovuto trovare un modo che ci permettesse di sigillare nel vetro la moneta, in effetti le monete sono due e rappresentano la nostra unione creativa. È stato entusiasmante il momento in cui abbiamo unito le due monete e le abbiamo sigillate nel vetro. Sono molto soddisfatto per come siamo riusciti a realizzare questa nuova idea di inserire due monete della Serbia all’interno del vetro di Murano, una vera novità anche perché le due monete dovevano essere a stretto contatto tra di loro.

12. Può raccontarci qualcosa in più sul processo di creazione della scultura e sulla sua complessità tecnica?

La realizzazione ha richiesto l’utilizzo della lavorazione del vetro soffiato ed anche della lavorazione del vetro pieno. Per me era inoltre molto importante fare in modo che Jelena potesse partecipare attivamente alla creazione della scultura, così è stata al mio fianco durante la lavorazione in fornace ed è stata lei a selezionare i colori in vetro macinato che sono stati usati nell’opera. Altra idea che volevo realizzare era quella di permettere a Jelena di completare l’opera con un suo intervento diretto, così ho trovato il modo di far realizzare a lei la rappresentazione del globo terrestre che era uno degli elementi chiave di tutta l’opera. Per realizzare il suo intervento Jelena ha utilizzato suoi frammenti di vetro che spesso usa nelle opere. Tecnicamente la realizzazione della scultura è stata molto complessa ed ha richiesto molte ore di lavoro, sia nella lavorazione a caldo in fornace dove tutti gli elementi dovevano rispettare le misure prestabilite per poter essere poi composti all’interno della cupola in vetro soffiato, dove è stato poi rappresentato il globo terrestre. Molto tempo è stato necessario anche durante la lavorazione di Moleria, per assemblare tutti gli elementi, in particolare per fare sì che le mani potessero sostenere in modo stabile e sicura il globo soffiato in cima al quale andava posto l’elemento con le monete incastonate. È stata per me una bella opportunità per unire la tradizionale lavorazione muranese a nuove tecniche sperimentali. Sono sicuro che quest’opera darà il via a nuove realizzazioni cariche di entusiasmo e creatività.



Galleria Atelier Muranese — SIAMO TUTTI UNO
Autrice: Jelena Borovčanin
jelenaborovcanin87@gmail.com,
www.jelenaborovcanin.com
Da Jelena Borovcanin <jelenaborovcanin87@gmail.com> 

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Proiezioni e Masterclass nella nuova Rassegna di Gruppo Matches sul mare di Roma

Prenderà il via il prossimo 24 luglio la nuova rassegna cinematografica gratuita dedicata al cinema breveideata e promossa da Gruppo Matches attraverso la sua nuova divisione cinematografica, la GM Production, con il sostegno del MiC – Ministero della Cultura e di SIAE – Società Italiana Autori ed Editori, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”. Un prestigioso appuntamento estivo per tutti gli amanti del cinema.

Porto Turistico di Roma (Lungomare Duca degli Abruzzi 84) 24/27 luglio 2025 con ingresso libero:
ore 18.30 Masterclass | ore 21.30 Proiezioni

Il Porto Turistico di Roma, bene in confisca che vanta un progetto di riqualificazione sociale e territoriale del quale l’agenzia di comunicazione GRUPPO MATCHES è tra i più attivi operatori, diventa una volta di più luogo di aggregazione culturale e di ispirazione.  Ostia IN Corto – Short Film Fest proporrà al pubblico opere innovative e originali, cortometraggi capaci di riflettere nuove tendenze, tematiche e prospettive del cinema indipendente nazionale e internazionale. Sarà, inoltre, una rassegna ricca di ospiti e di incontri, grazie anche a quattro Masterclass, guidate da altrettanti registi, che approfondiranno temi importanti sul mondo dell’audiovisivo oggi, e che ogni sera, alle 18.30, anticiperanno le proiezioni delle 21.30.

La direzione generale di Ostia IN Corto è di Andrea CICINI Ceo di Gruppo Matches, che dal 2017 segue gli eventi e la comunicazione del Porto Turistico di Roma, con una ventennale esperienza nel mondo dei grandi eventi e delle Kermesse cinematografiche internazionali. “In un territorio che trasuda cinema, quale è Ostia, — ha detto Cicini – è per noi motivo di orgoglio lanciare questo nuovo Festival del cinema breve, complice una surreale arena sospesa tra terra e mare. Un nuovo progetto per il territorio, per condividere cultura senza confini attraverso le emozioni che solo la pellicola sa offrire, soprattutto raccontata dallo sguardo di giovani registi e sceneggiatori”.

La direzione artistica del Festival è invece è affidata ad Alberto DE ANGELIS, professionista di settore, affiancato da Cristina BORSATTI, responsabile di GM Production.

Giovedì 24 luglio – serata iniziale del Festival – sarà la volta di Xin Alessandro Zheng, regista classe 1997, in concorso nel 2020 alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia con il cortometraggio Where the leaves fall. Titolo dell’incontro: La procrastinazione dell’artista. Sbloccare l’artista. Un’inedita Masterclass dedicata al lato psicologico della creazione, al rapporto con il proprio lato creativo, al blocco dello scrittore.

Venerdì 25 luglio, il regista Lorenzo Pallotta, autore di alcuni apprezzati lungometraggi documentari (Sacro Profano, presentato nel 2021 ad Alice nella Città e Terra Nova, il paese delle ombre lunghe, selezionato nel 2023 al Torino Film Festival) guiderà l’incontro Sguardi nel tempo. Cinema e memoria. Una masterclass pensata per chi vuole interrogarsi sulle forme nuove, spesso incontrollate, attraverso cui il cinema continua a reinventarsi. 

Il regista Matteo De Liberato, autore di fortunati cortometraggi e direttore artistico di Allegorie Distribution, a partire dalle esperienze del suo ultimo documentario lungo Cento – Assalto al moro, introdurrà, sabato 26 luglio, Raccontare l’Altro, trovare l’Universale. Storie da culture diverse, Masterclass dedicata a tutti coloro che vogliono affrontare con consapevolezza e profondità la messa in scena di storie ambientate in un contesto culturale e nazionale differente dal proprio.

A chiudere la carrellata di Masterclass sarà il regista Gianluca Santoni, quest’anno candidato alla cinquina David come Miglior Esordio alla Regia con la sua opera prima di lungometraggio Io e il secco. Domenica 27 luglio il regista proporrà l’incontro Supereroi in incognito. Dirigere attori professionisti e non professionisti, che esplorerà l’affascinante tema della compresenza e della direzione di attori professionisti e non professionisti nella composizione del casting di un’opera.  

Durante la manifestazione, i registi coinvolti nelle Masterclass presenteranno alcuni tra i loro più apprezzati cortometraggi, a partire da Where The Leaves Fall di Xin Alessandro Zheng, profonda riflessione sul tema dello sradicamento, attraverso la storia di Giacomo, un giovane italo-cinese di seconda generazione, guidato dal nonno nel contesto rituale della cultura d’origine. Di Lorenzo Pallotta verrà proiettato l’intenso cortometraggio Luis, in cui tra esitazioni e paure due fratelli condividono gli ultimi momenti insieme e devono superare la loro prima separazione. Matteo De Liberato presenterà I giorni delle arance, una storia di amore materno e di sacrificio ambientata in una Romania sotto il regime di Ceausescu. Qui, all’interno di una cella, Daiana, riceve poco prima di essere condannata a morte la visita di un giovane prete, attraverso il quale la donna scopre di avere ancora molto da perdere. Di Gianluca Santoni, infine, verrà proiettato il cortometraggio Indimenticabile, un toccante e insolito racconto d’innamoramento, tra una giovane donna disabile alla sua prima esperienza di intimità e di un ragazzo che di professione fa l’escort.

 “Territori IN Corto, la serata dedicata a lavori capaci di esaltare le specificità di un luogo e occasione per presentare i corti provenienti dalla CALL FOR STUDENTS, che in questa prima edizione ha per tema I giovani e il loro territorio, quello di Ostia, rivolta a studenti delle scuole secondarie di secondo grado del Municipio X di Roma.

La seconda serata, Nuovi linguaggi IN Corto“, sarà dedicata ad opere che sperimentano nel cinema nuove forme espressive.

Una terza serata, “Animazioni IN Corto“, sarà incentrata sul cinema breve d’animazione.

A chiudere il festival, Circuiti IN Corto“. Saranno proiettati alcuni tra i migliori corti del panorama cinematografico italiano.


Info e contatti           
GM Production
e-mail: gm_production@gruppomatches.com
Segreteria organizzativa: Alessandra Borghesi
e-mail: a.borghesi@gruppomatches.com
T. 06 70495090 
Ufficio stampa: Diana Daneluz
e-mail: media@gruppomatches.com
https://www.ostiaincorto.it/il-festival/
Da Media Gruppo Matches <media@gruppomatches.com> 
Da Cristina Borsatti <crisborsatti@gmail.com> 

Un percorso espositivo di sorprendente intensità emotiva

“Chagall, testimone del suo tempo”

Al Palazzo dei Diamanti di Ferrara arriva una grande mostra su Marc Chagall,
uno dei più importanti e amati maestri dell’arte del Novecento.


11 ottobre 2025 – 8 febbraio 2026
Palazzo dei Diamanti, Ferrara

Palazzo dei Diamanti di Ferrara ospita dall’11 ottobre 2025 all’8 febbraio 2026 la grande mostra Chagall, testimone del suo tempo, un percorso espositivo di sorprendente intensità emotiva che invita il pubblico a immergersi nell’universo poetico di uno dei più importanti e amati maestri dell’arte del Novecento.

Un viaggio straordinario che rivela come Marc Chagall (Vitebsk, 1887 – Saint-Paul de Vence, 1985), universalmente noto per le figure fluttuanti e le colorate atmosfere incantate, abbia saputo mantenere viva la memoria della sua terra natale, della tradizione e degli affetti, proiettandoli sempre verso nuovi orizzonti espressivi.

Attraverso 200 opere, tra dipinti, disegni e incisioni, e due sale immersive che consentono di ammirare alcune creazioni monumentali in una dimensione coinvolgente e spettacolare, la mostra evidenzia la profonda umanità dell’opera di Chagall, artista plurale, visionario e testimone del suo tempo, cantore della bellezza e custode della memoria. Volti scissi, profili che si moltiplicano, ritratti che si specchiano: attraverso il tema del doppio egli rivela la sua straordinaria capacità di cogliere la dualità dell’esistenza umana. E ancora amanti volanti, animali parlanti, bouquet esplosivi, diventano, trascendendo il visibile, metafore universali. Attraverso il suo sguardo poetico, Chagall trasforma l’esperienza personale in riflessione condivisa, svelando come dietro l’apparente semplicità delle sue creazioni si celino temi che toccano ogni essere umano: l’identità, l’esilio, la spiritualità e la gioia di vivere.

In un’epoca di frammentazione, egli ci ricorda che l’arte può essere ponte tra mondi diversi, sintesi di tradizioni apparentemente inconciliabili, specchio fedele delle aspirazioni e delle contraddizioni dell’umanità. La sua opera celebra quella verità emotiva che rende tangibili i sentimenti più profondi dell’animo umano, elevando lo spirito verso una bellezza capace di trovare, anche negli orrori del tempo, barlumi di pace e comprensione.

La mostra è organizzata da Fondazione Ferrara Arte e Arthemisia ed è curata da Paul Schneiter e Francesca Villanti.


Informazioni
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La Puglia protagonistaper stile di vita e sviluppo sostenibile

Nella sede della Stampa Estera a Palazzo Grazioli l’attività della Puglia sarà analizzata da qualificati esperti a livello internazionale insieme ad alcuni dei protagonisti della legislatura regionale che volge al termine. In anteprima verrà presentato il portale “Tutta la Puglia che c’è” che comunica gli impatti e il valore generato dall’azione regionale

“PUGLIA A WAY OF LIFE” | V° Edizione | Martedì 8 luglio ore 16 | Roma – Sede della Stampa Estera in Italia 

Turismo, sviluppo economico, attrazione investimenti, attività culturali, crescita dell’occupazione, sono solo alcuni degli andamenti positivi che caratterizzano gli ultimi anni della Puglia. Un modello virtuoso di progresso economico e sociale di una regione che si è affermata come brand riconoscibile a livello nazionale e internazionale.
Questo paradigma sarà al centro della quinta edizione del workshop “Puglia, a way of life” che si terrà martedì 8 luglio alle 16:00, nella sala conferenze della Stampa Estera, a Palazzo Grazioli (via del Plebiscito, 102) a Roma.

“Puglia, a way of life” è un evento per far ragionare su un modello integrato di valorizzazione della qualità della vita e sviluppo sostenibile che riguarda le persone e le comunità, attraverso pratiche che trovano il loro fondamento nel patrimonio materiale e immateriale della regione.

I lavori saranno avviati da Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia.

In qualità di “Special guest” interverrà Cetti Lauteta, partner di The European House – Ambrosetti e responsabile della Practice Scenario Sud di TEHA Group. In questo ruolo è project leader delle principali piattaforme di competitività e attrattività territoriale dedicate alle Regioni meridionali, tra cui “Verso Sud”. Inoltre lavora nell’ambito di progetti di alta direzione, strategia e innovazione per grandi e medie aziende e istituzioni.

Cristiana Rogate, presidente di “Refe – Strategie di sviluppo sostenibile” ed esperta di sostenibilità, accountability e partecipazione, presenterà in anteprima l’OpenReport “Tutta la Puglia che c’è”, la piattaforma digitale che ha adottato Regione Puglia per restituire in modo innovativo, chiaro e accessibile – anche ai non addetti ai lavori – il senso e il valore dell’azione regionale nel corso della XI Legislatura. Il percorso partecipato di analisi ha coinvolto i Dipartimenti e le Agenzie regionali in nove mesi di lavoro per verificare come gli impegni di governo si sono tradotti in agire concreto e misurare il valore generato, tramite un set di oltre 1.000 indicatori.

Il workshop proseguirà con un talk condotto dal direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis.  Vedrà la partecipazione di Antonio Romano, architetto e designer di chiara fama, nonché fondatore del network internazionale Inarea e di alcuni dei protagonisti dell’attività e della programmazione Puglia. Parteciperanno Raffaele Piemontese, vice presidente regionale e assessore alla sanità, Gianna Elisa Berlingerio, direttrice dipartimento sviluppo economico e Aldo Patruno, direttore dipartimento turismo, economia della cultura.

Le considerazioni conclusive saranno affidate a Rocco De Franchi, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Puglia.



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Una mostra prodotta e organizzata da Arthemisia e da Feuerman Sculture Foundation

Dal 4 luglio al 21 settembre 2025Palazzo Bonaparte di Roma ospita CAROLE A. FEUERMAN. La voce del corpo, la prima grande mostra antologica in Italia dell’artista americana Carole A. Feuerman, una delle protagoniste più sorprendenti del superrealismo pop contemporaneo, capace di plasmare il corpo umano in un racconto potente, vivo e profondamente emotivo.

La prima grande mostra di una delle più note ed incredibili artiste contemporanee:
Carole A. Feuerman.

Dal 4 luglio al 21 settembre 2025, Palazzo Bonaparte a Roma ospita, per la prima volta in Europa, una mostra antologica della Feuerman, con oltre 50 opere, dalle prime degli anni ’70 a quelle più recenti, percorrendo tutto il suo percorso artistico.

Prodotta e organizzata da Arthemisia e da Feuerman Sculture Foundation, la mostra è a cura di Demetrio Paparoni.

Una mostra intensa e sorprendente dove il corpo non è solo un oggetto da contemplare ma diventa racconto, emozione, presenza viva.

Nota soprattutto per le sue sculture di forte impatto realistico che rappresentano bagnanti, nuotatori, atleti, ballerini e nudi, Feuerman ha posto la rappresentazione del corpo al centro della sua arte. Crea figure che sembrano vivere, sospese tra realtà e immaginazione, capaci di commuovere, interrogare e affascinare; opere con le quali il corpo umano si fa linguaggio universale, parla di emozioni profonde, racconta battaglie interiori, riflette le contraddizioni della società contemporanea. È un corpo che sente, che vibra, che guarda il mondo attraverso la lente dei sensi, e che si fa simbolo di una condizione umana fragile e potentissima insieme.

La mostra raccoglie un ampio nucleo di lavori degli anni Settanta che raffigurano frammenti di corpo prevalentemente femminile, in più casi carichi di implicazioni erotiche, connessi alle dinamiche del postmodernismo e alle rivendicazioni femministe.
Le creazioni dei decenni successivi, attraverso piccoli dettagli e molteplici espressioni – dalla pelle bagnata alle manifestazioni più intime – trasformano la scultura in una forma di racconto che va oltre l’immagine statica. Ogni opera è un piccolo universo che parla di bellezza, identità, memoria e trasformazione.
La sua tecnica combina materiali come resina, bronzo, silicone, acciaio inossidabile e vernice, che sembrano quasi pronte a muoversi o a raccontare una storia.

A Palazzo Bonaparte viene presentata la prima e più completa monografica dell’artista in Italia, che copre oltre cinque decenni del suo lavoro, portando a scoprire e seguire l’evoluzione della sua pratica e tecnica.
In mostra oltre 50 opere tra sculture, disegni, fotografie e un’installazione site specific, realizzata appositamente per un percorso antologico che racconta tutta la straordinaria carriera di Feuerman, dai disegni giovanili fino agli ultimissimi lavori, dai primi altorilievi carichi di eros fino alle sculture a grandezza naturale e disegni mai esposti al pubblico.
Le sculture di Feuerman sono più di semplici rappresentazioni: sono manifestazioni visive che parlano di forza, sopravvivenza ed equilibrio, dove il soggetto prediletto è la figura umana, spesso una donna in un momento introspettivo di esuberante consapevolezza di sé. Ogni dettaglio – una goccia d’acqua, una piega della pelle, uno sguardo – è un invito ad ascoltare il silenzioso grido del corpo, a percepirne la voce.
Attraverso la rappresentazione del corpo – dai frammenti di corpo di inizio carriera ai più recenti corpi tatuati – l’artista articola il suo dialogo più profondo con la condizione umana contemporanea, trasformando la superficie della pelle in una mappa complessa di significati che vanno ben oltre la mera rappresentazione fisica.

“Per Feuerman il corpo – come evidenzia il curatore Demetrio Paparoni  ha una voce: esprime stati interiori, racconta storie, veicola le sue battaglie, commenta la società e riflette la condizione umana. Comunica temi universali di forza, sopravvivenza, bellezza e transitorietà. Ma è anche un corpo che sente, che fa esperienza del mondo attraverso l’immediatezza dei sensi riuscendo a cogliere aspetti della realtà che sfuggono all’analisi razionale.”

È per noi un onore ospitare la prima grande mostra europea di Carole Feuerman – dice Iole Siena, Presidente di Arthemisia – una delle artiste più incredibili ed emozionanti che abbia mai incrociato.  Palazzo Bonaparte, ormai sede di riferimento per le grandi mostre in Italia, ha da tempo avviato un percorso rilevante anche sull’arte contemporanea, proponendo ogni anno artisti di grande spessore. In questo contesto la Feuerman ci onora della sua presenza e sono certa che lascerà un segno importante”.

CAROLE A. FEUERMAN. La voce del corpo è un’esperienza coinvolgente che invita a guardare il corpo umano sotto una nuova luce, fatta di sensibilità, forza e sorprendente presenza. Una mostra imperdibile per scoprire come il superrealismo pop possa trasformare la scultura in un linguaggio capace di emozionare e stupire.

La mostra, curata da Demetrio Paparoni, è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Feuerman Sculture Foundation.
La mostra vede come sponsorThe Medici Museum of Art- Warren (Ohio), Kai Feuerman (New York,)Carol and Arnold Wolowitz 5. 5. Foundation- Haupppaugue (New York) e ⁠Karin and Peter McKinnell Leidel (California, New York, Texas), mobility partnerFrecciarossa Treno Ufficiale e sponsor tecnicoFerrari Trento.
Il catalogo edito da Moebius.

La mostra di Roma è il primo degli appuntamenti internazionali che vedranno prossimamente protagoniste le opere della Feuerman anche al Michigan Avenue Public Outdoor Exhibition di Chicago e al Heydar Aliyev Center di Baku.

Carole A. Feuerman (1945) è una scultrice superrealista americana la cui prolifica carriera si estende per cinque decenni. Attualmente vive e lavora a New York.
Alla fine degli anni Sessanta, Feuerman realizzava illustrazioni 3D per copertine di riviste e libri di tour mondiali, con opere dedicate a rockstar come i Rolling Stones e Alice Cooper. Nel 1975, ha realizzato il suo primo calco dal vero per la copertina della rivista National Lampoon. Nel 1976, ha iniziato a creare opere sensuali e frammentate, aggiungendo una nuova dimensione di complessità controversa alla sua arte. Ha continuato a lavorare con frammenti fino ai primi anni 2000. Influenzata dal pensiero postmodernista, ha abbandonato il frammento per dedicarsi alla creazione di sculture realistiche a figura intera.
Ha realizzato dipinti a olio, stampe, fotografie, videoarte e opere in bronzo fuso con sabbia. È particolarmente conosciuta per le sue sculture di nuotatrici, realizzate sia per ambienti interni che esterni.
Nel 2011, ha fondato la Carole A. Feuerman Sculpture Foundation per sostenere artisti sottorappresentati attraverso mostre, tirocini, residenze, borse di studio educative e iniziative archivistiche. Più recentemente, ha donato due sculture monumentali per contribuire alla creazione di un parco di sculture presso il Medici Museum di Warren, in Ohio.


Informazioni e prenotazioni
T +39 06 87 15 111
www.arthemisia.it
www.mostrepalazzobonaparte.it
info@arthemisia.it

Hashtag ufficiale
#ErwittBonaparte

Biglietti
Open € 17,00
Intero € 15,00
Ridotto € 14,00

Ufficio Stampa Arthemisia

Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332
Da UFFICIO STAMPA ARTHEMISIA <press@arthemisia.it> 

CULTURA: Il mito dei Templari ad Alessandria FESTIVAL INTERNAZIONALE DEI TEMPLARI 

Dopo il successo delle precedenti edizioni, torna l’innovativo ‘Festival internazionale dei Templari’ (4-5-6 luglio), diretto dalla storica e saggista Simonetta Cerrini e da Gian Piero Alloisio, drammaturgo e cantautore. 

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEI TEMPLARI
Alessandria, 4, 5 e 6 luglio 2025
 
Quinta edizione
 
Il mito dei Templari:
da Napoleone a Umberto Eco, da Gerusalemme a Hollywood
 
www.visitalessandria.it

DUE CONFERENZE-SPETTACOLO 

Venerdì 4 e sabato 5 luglio ore 21, piazza Santa Maria di Castello,

I Templari trovarono l’Arca dell’Alleanza? I potenti frati-cavalieri furono i custodi del Santo Graal? Dove si trova il loro tesoro? Chi sono gli eredi dei famosi monaci-guerrieri? Napoleone fu un templare? Protagonisti di innumerevoli romanzi – tra cui il celebre Il Pendolo di Foucauld dell’alessandrino Umberto Eco – fumetti, film e videogiochi, i cavalieri Templari, nati a Gerusalemme nel 1120, erano davvero maghi, eredi della sapienza di Salomone, al centro di complotti che hanno attraversato i secoli? 

Ad Alessandria, nella suggestiva Piazza Santa Maria di Castello, storici e artisti illustreranno a un largo pubblico il caleidoscopico e affascinante mito dei Templari.

Tra i relatori, oltre a  Simonetta Cerrini, Arnaud Baudin (Directeur adjoint des archives et du patrimoine de l’Aube), la storica e scrittrice Barbara Frale (Archivio Apostolico Vaticano), il giornalista e scrittore Stefano Priarone, don Stefano Tessaglia, esperto dei rapporti tra religione e società (Università del Piemonte Orientale), lo storico estone Kristjan Toomaspoeg specialista degli Ordini Militari (Università del Salento) e, in video, Philippe Josserand (Università di Nantes) e Helen Nicholson (emerita Università di Cardiff).

Tra gli artisti, oltre a Gian Piero Alloisio, la cantante e pianista Elisabetta Gagliardi, Gianni Martini, già chitarrista di Giorgio Gaber, lo stuntman e rievocatore Walter Siccardi (Custodes Viarum), la giovanissima voce soprano Chiara Sorce e il pianista Rodrigo Leal. Saranno inoltre presenti i rievocatori Roberto Colla, nei panni di Napoleone, e Maria Cristina Preti nei panni dell’imperatrice Giuseppina Beauharnais, (Associazione “Les Grognards de l’Armée d’Italie”).

UNA TAVOLA ROTONDA

Sabato 5 luglio alle ore 16, Sala del Museo di Palazzo Cuttica

Tavola Rotonda sui Templari e Presentazione di libri, tra cui I Templari, la guerra e la santità, con un Aggiornamento bibliografico 2000-2025, a cura di Simonetta Cerrini, Rimini, Il Cerchio, 2025 e Lorenzo Mercuri, L’Enclos du Temple. Topografia e forme di un’assenza della Parigi medievale, Roma, Res Aedificatoria Medii Aevi Europae, 2025.

LA GIORNATA TREF (Templars Heritage Route European Federation)

Domenica 6 luglio alle ore 16, Sala Conferenze del ‘Broletto’ di Palatium Vetus

Alla scoperta del patrimonio templare italiano ed europeo.

Presentazione della TREF; Video con gli interventi di Alessandro Barbero, Franco Cardini, Damien Carraz, Francesco Guccini, Nikolas Jaspert, Philippe Josserand, Benjamin Kedar, Dacia Maraini, Helen Nicholson, Gian Luca Potestà, André Vauchez; presentazione di tre iconici luoghi templari: la cappella di Santa Maria Isana di Livorno Ferraris (Vercelli), la chiesa di San Bevignate di Perugia, e lo scomparso Tempio di Parigi.

Con Simonetta Cerrini, Valéry Denis (Presidente della Templars Heritage Route European Federation TREF), lo storico dell’arte Lorenzo Mercuri (Università di Salerno) e lo storico dell’arte Mirko Santanicchia (Università di Perugia).

Per un Festival in chiave pop che si propone di raccontare a un largo pubblico sia la vera storia dei Templari, sia la storia della loro leggenda. 

L’ingresso è gratuito.

Il Festival è prodotto da ATID con la compartecipazione della Città di Alessandria, in collaborazione con CulturAle – ASM Costruire Insieme, Alexala, Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, ha il patrocinio dell’Università del Piemonte Orientale e fa parte della TREF.


Il 27 marzo 2025, presso il Consiglio dipartimentale dell’Aube, ha avuto luogo l’inaugurazione ufficiale della mostra “Un patrimonio condiviso: l’Europa dei Templari”, sostenuta dalla Strada Europea del Patrimonio Templare (TREF).

Presentata nella sua forma originale di adesivi per finestre – elementi visivi di grande formato applicati direttamente sulle vetrate della sala ricevimenti dell’Hôtel du Département – la mostra invita a una scoperta visiva e simbolica della memoria templare in Europa. Mette in evidenza, in modo accessibile e conciso, i principali elementi caratterizzanti del patrimonio templare: la sua influenza geografica, i suoi luoghi emblematici e la sua eredità sempre viva.
Presentazione dell’inaugurazione da parte del Consiglio dipartimentale dell’Aube
In occasione dell’inaugurazione, Valéry Denis, Presidente del TREF, e Daniel Dermy, Presidente del Museo Hugues de Payns, hanno ricordato che questa mostra si inserisce nella dinamica di strutturazione della rete TREF e nel processo di riconoscimento come Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, la cui candidatura è prevista per il 2026.

Una mostra destinata a viaggiare

Concepita come strumento di promozione comune per i membri della Strada, questa mostra è destinata a circolare in tutta Europa. I 40 membri del TREF, distribuiti in una dozzina di paesi, potranno a loro volta accoglierlo nei loro siti storici, musei, uffici turistici, biblioteche o festival.
Mettendo in luce le radici storiche comuni e la ricchezza del patrimonio templare su scala europea, questa mostra contribuisce pienamente agli obiettivi della Strada: unire, trasmettere e promuovere.


Per info:
Pagina FB Festival internazionale dei Templari
Profilo Instagram @festivaldeitemplari
E-Mail: festivaldeitemplari@gmail.com
Da melina cavallaro free trade <melina@freetrade.it>