Poche sono le notizie
biografiche su Cosimo Amidei. Di lui si conosce la paternità (
figlio di Domenico Amidei di Peccioli (Pisa) dottore in
giurisprudenza) e che nel 1739, per le cattive condizioni
economiche della famiglia chiese ed ottenne un posto gratuito al
Collegio di Sapienza a Pisa, dove si laureò in Giurisprudenza
nel 1746. Svolse attività di magistrato, "notaro criminale",
(così definito in una lettera di Alessandro Verri al fratello
Pietro). Conobbe Cesare Beccaria con cui fu in corrispondenza
già a partire dal 1766. Da quest'ultimo, che ammirava
grandemente, prese spunto dal paragrafo XXXIV del "Dei delitti e
delle pene", per sviluppare il suo "Discorso filosofico-politico
sopra la carcere de' debitori" scritto nel 1770. Il testo è uno
dei pochi attribuibili con sicurezza. Lo scritto "La Chiesa e la
Repubblica dentro i loro limiti", uscito anonimo nel 1768 gli
viene attribuito anche se mancano elementi per rendere sicura
tale attribuzione, solo attestata da alcuni cataloghi di
biblioteche. Il testo "Discorso filosofico-politico sopra la
carcere de' debitori" ebbe un grande successo. Fu stampato più
volte anche con testo bilingue italiano-francese. Trovò eco
favorevole dal "Novelle letterarie" di Firenze, e dal "Journal
encyclopédique". L'opera di Amidei rientra nella critica alla
legislazione romana dell'illuminismo toscano di quegl'anni, ma
va oltre trovando riferimenti all'opera di Rousseau ( gli spunti
egualitari del filosofo francese) che gli sono di supporto nel
testo per ottenere la ragione teorica per l'abolizione della
pena detentiva per i debitori. Il "Discorso filosofico-politico
sopra la carcere de' debitori" può essere definito uno dei più
importanti delle teorie riformistiche e dell'umanitarismo
settecentesco. Lo scritto di Amidei va oltre il dibattito
culturale essendo stato sicuramente causa e ispirazione per il
ministro Francesco Maria Gianni e la riforma leopoldina del 1776
in cui fu abolita la carcerazione per debiti (un'analoga riforma
fu promulgata anche in Russia). La ristampa del Discorso nel
1783 a Firenze fa supporre ancora in vita Cosimo Amidei. Si
disconosce la parte conclusiva della sua vita, essendo le
ulteriori notizie poco certe nell'attribuzione.
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