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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

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  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

La fortuna per Bernardino Tomitano fu quella di nascere direttamente a Padova, anche se la famiglia era originaria di Feltre. Nell’università della sua città portò avanti gli studi in filosofia e medicina. A diciassette anni, nel 1535, si laureò nelle due discipline. Il Senato Veneto, nel 1539, lo scelse per leggere l'Organon di Aristotele alla "Scuola di logica" dell'Università stessa, compito che conservò per quattro anni. Sempre a Padova, tra i maggiori centri culturali del tempo, ebbe la possibilità di conoscere i massimi esponenti del tempo. Fece parte, anche, dell'Accademia degli Infiammati, che portava avanti il proposito di raggiungere una compiuta lingua italiana. Sull’argomento Tomitano scrisse i Quattro libri de la lingua thoscana, oltre a testi di matematica (Moisè-Geometria, del 1550) e di geometria astronomica, quest’ultimo legato alla cosmografia tolemaica (Introductio Cosmographiae , del 1551).


L’incidente di cui fu vittima e che modificò la sua vita avvenne nel 1554. A Venezia era stato pubblicato a suo nome nel 1547 il trattato Espositione letterale del testo di Mattheo Evangelista, che era una traduzione della parafrasi di Erasmo da Rotterdam al Vangelo secondo Matteo. Il Santo Uffizio veneto, appunto nel 1554, lo accusò d’eresia. Riuscì a dimostrare di non essere l’autore del testo, pubblicato  a sua insaputa da un "nobile signore N., con cui era assai famigliare". Alla fine pur essendo discolpato, lo scontro con il Santo Uffizio lo portò ad essere maggiormente controllato e copnformista.

Nel 1563, non avendo ottenuto la cattedra di "ordinaria filosofia" all’università, lasciò Padova per trasferirsi a Venezia. Qui si dedicò alla professione medica. Non smise, però, la sua attività pubblicistica. Scrisse il De morbo gallico in due libri, e il carme encomiastico Thetis. Quest’ultimo fu da lui dedicato al re francese Enrico III, divenuto, nel 1573, anche re di Polonia.

   
   
   
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