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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  3/3  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 


Abbiamo già detto come il Patrizi aderisse a posizioni neoplatoniche (e presocratiche) in aperta polemica con quelle aristoteliche. Egli criticava ad Aristotele d’essersi basato sulle teorie dei filosofi precedenti criticandole aggressivamente, senza nessuna gratitudine. Patrizi, in particolare, oppone alla teoria aristotelica che le cose originano dal loro contrario, l’osservazione che, piuttosto, ogni cosa è generata da una simile. Questa posizione, osservava, era già presente nel pensiero naturalistico presocratico.

Il suo stile di scrittura a metà tra lo sfoggio di erudizione e quello di retorica, non piacque a Giordano Bruno che lo qualificò "sterco di pedanti". Lo stesso, invece, apprezzò il trattato Nova de Universis philosophia, del 1591, esattamente quello di Patrizi che andò all’Indice della Sacra Inquisizione. Lo scritto, evidentemente particolare, riportava aggiunte degli oracoli di Zoroastro, Ermete Trismegisto, Asclepio, e della Teologia Aristotelis  (nel 1519 fu pubblicata in una stampa romana).

Il testo in questione è diviso in quattro sezioni: la prima, la "Panaugia" o della luce; la seconda, la "Panarchia" o del fondamento delle cose; la terza, la "Pampsichya" o dell'anima; la quarta, la "Pancosmia" o del mondo. La sua teoria della luce, di cui è fonte Dio, sostiene che «semplicissima tra le cose, non è duplice, sicché in essa vi è forma e materia. Unica, è a se stessa materia e forma». Partendo dalla luce che si propaga con il suo calore e la materia fluida per tutto lo spazio, quest’ultimo, similmente ad essa, deve essere infinito, perché se la luce è infinita, anche lo spazio deve essere tale, e così il mondo stesso.  «…se lo spazio contiene tutto e così pure il mondo, mondo e spazio saranno lo stesso per capacità e determinazione locale. Dunque lo spazio è infinito sicché anche il mondo sarà infinito».

Anche Patrizi, come molti altri filosofi, cerca di far incontrare il pensiero dell’antica Grecia con la religione cristiana. Esso, quindi, fu propugnatore della similitudine tra filosofia platonica e teologia, secondo esso già presente nel pensiero di Plotino. Egli rileva, in particolare, come i Padri del Cristianesimo «vedendo che con pochi mutamenti i platonici potevano divenire facilmente cristiani, anteposero Platone e i platonici a ogni altro e nominarono Aristotele solo con infamia. Ma quasi quattrocento anni fa i teologi scolastici si sono comportati in modo opposto fondando la fede sull’empietà aristotelica. Li scusiamo, perché non poterono conoscere i platonici, non conoscendo il greco, ma non li scusiamo per aver cercato di fondare la fede sull’empietà».

   
   
   
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