Se le malattie
flagellavano l'Europa da secoli, l'ignoranza in campo medico
regnava sovrana. L’uso della quarantena per le merci e i marinai
provenienti da altri continenti era l'unico modo per combattere
la peste e le altre malattie infettive. La tradizione e le
vecchie credenze si tramandavano pedissequamente.
Alla fine del '400 a Firenze
Antonio Benivieni (1443-1502) che aveva
realizzato diverse autopsie accludendo nello scritto la causa di
morte; il suo libro era intitolato "De
abditis morborum causis"
(le cause nascoste delle malattie).
Oggi
sappiamo che spetta a Leonardo da Vinci l'essere andato oltre
per amore della conoscenza con i suoi studi di anatomia. I suoi
disegni, tra arte e scienza, disvelano i meccanismi reali del
corpo umano. Purtroppo le sue ricerche, ottenute con la
dissezione dei cadaveri (allora vietate), rimasero del tutto
sconosciute per lungo tempo, considerate passibili di pena dall'
inquisizione che imperava in quei secoli. Tuttavia è proprio nel
Cinquecento che inizia il superamento storico del Galenismo.
Andrea Vesalio, prima, e gli studi di fisiologia poi da parte di
R. Colombo, di A. Cesalpino e, più tardi (1628) di G. Harvey
iniziarono ad illuminare il buio pesto dell'ignoranza. Tra i
primi risultati che si ottennero, vi fu la scoperta del preciso
meccanismo della circolazione sanguigna, del tutto erronea nelle
teorie di Galeno. Lo stesso Harvey venne chiamato a
insegnare in una delle Università più antiche d'Italia, quella
di Padova, dove fu professore anche Galileo Galilei. Questo
aspetto della diffusione delle prime conoscenze non va
sottovalutato, tenendo in conto che la stessa invenzione della
stampa, e quindi della circolazione dei primi testi scientifici,
produsse un grande effetto in funzione della compartecipazione
delle conoscenze mediche. Esempio ne è la pubblicazione nel
'600 della raccolta della materia medico-legale esistente da
parte di P. Zacchia, che ottenne un grande riscontro, tanto da
affermarsi per circa due secoli. Tra i mezzi utili a
diffondere le conoscenze anatomiche si affermò con il tempo
anche quello visuale delle cere anatomiche, prodotte
inizialmente soprattutto a Firenze si diffusero poi in tutta
Europa (grandi collezioni si trovavano a Firenze e a Vienna).
Nel Seicento l'applicazione della nuova metodologia
sperimentare e dell'invenzione di nuove strumentazioni, quale,
per esempio, del microscopio, costituirono la base di partenza
per il progressivo sviluppo scientifico e medico. L'utilizzo
del microscopio portò alle prime affermazioni delle scienze
biologiche. Tra gli scienziati possiamo citare: A. van
Leenwenhoek getta le prime basi della microbiologia; M. Malpighi
quelle della istologia; F. Redi della parassitologia e della
biologia sperimentale. L'anatomia e in fisiologia ottengono
nuovi successi come la scoperta dei vasi chiliferi da parte di
G. Aselli. Iniziano a gettarsi le basi per un più attento studio
delle malattie stesse e la ricerca delle nuove profilassi: in
terapia vi è l'impiego dell’ipecacuana, della corteccia di
china, della digitale; in igiene si assiste al perfezionamento
delle disposizioni legislative per la profilassi delle malattie
contagiose.
Tra i trattati pubblicati nel tardo 600 c'è il "Sepulcretum"
di Theophile Bonet (1620-1689),
in cui erano descritte diverse dissezioni di cadaveri. E' del
tutto assente la correlazione tra storia clinica e reperto
anatomo-patologico. |
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