Iginio Ugo Tarchetti
Tra gli scapigliati più
importanti vi è senz’altro Iginio Ugo Tarchetti. Il suo
capolavoro è il romanzo Fosca,
pubblicato, però,
postumo e concluso dall’amico
Salvatore
Farina. Fu, comunque un autore prolifico, lasciandoci numerose
opere tra romanzi, racconti e poesie. Tra queste vi si trovano
opere di critica sociale e, ispirato dalla letteratura di Poe e
Hoffmann, opere di gusto macabro. Nato a San Salvatore
Monferrato (in provincia di Alessandria) nel 1839, si
arruolò molto giovane. Nel
1865 a Parma conobbe una certa Carolina, malata di
epilessia, che alcuni critici sostengono fonte d’ispirazione per
la stesura del romanzo
Fosca. Nel
1865 Tarchetti, abbandonato il servizio militare, si
trasferì a Milano. Scrittore attratto dal patologico (come altri
della Scapigliatura), morì, purtroppo, per tisi a trent’anni
(nel 1869).
Cletto Arrighi
Cletto Arrighi, alias
Carlo Righetti, non solo
fu tra i massimi esponenti della corrente della Scapigliatura,
ma fu anche un fervente patriota. Iniziò partecipando
alle cinque giornate di Milano nel 1848 e alla successiva prima
guerra di indipendenza.
Dopo di che, come volontario, fu protagonista nelle guerre tra
il 1859 e il 1861. Questo gli valse l’elezione a deputato nel
gruppo radicale (d’ispirazione mazziniana e
garibaldina).
Al centro della diffusione e del dibattito
scapigliato è il giornale Cronaca grigia,
da lui fondato nel 1860 e che continuerà le pubblicazioni fino
al 1872. In esso fu riportato anche lo sviluppo della
problematica che darà
origine al movimento del Verismo. Il suo libro più
conosciuto, La Scapigliatura ed il 6 febbraio,
del 1862, è l’origine della denominazione del movimento a cui la
sua opera si legava. In esso egli individua proprio quel gruppo
di inquieti e ribelli milanesi, che operarono nel clima,
sociale e politico, immediatamente successivo all’Unità
italiana. D’altra parte, la sua stessa vita, come quella di
Emilio Praga, così disordinata, inquieta e sofferente, può
essere considerata il manifesto stesso della Scapigliatura.
Dedito al gioco d’azzardo, dove perse grandi somme di denaro,
finì per concludere la sua vita, nel 1906, lasciato da tutti,
povero e solo.
Dopo il suo primo romanzo, di gusto
popolare, ne scrisse molti altri, da storici ad avventurosi,
sempre con una trama e una conclusione misteriosa. Verso la fine
del secolo XIX, la grande diffusione dell’opera dello scrittore
francese Émile Zola, lo spinse a
comporre Nanà a Milano (del 1880), La
canaglia felice (romanzo sociale del 1885) e Il ventre di
Milano. Fisiologia della capitale morale (opera collettiva
del 1888). Gli scrittori di quest’ultimo furono ispirati dal
famoso romanzo di Zola, il Ventre di Parigi, come d’altra
parte capitò a Matilde Serao, che scrisse il suo Ventre di
Napoli.
L’attaccamento alla città di Milano di
Righetti fu tale da
fargli scrivere ben 39 commedie in dialetto milanese,
rivestendo, anche, la carica di direttore amministrativo della
compagnia del Teatro Milanese. Il suo amore per la propria città
lo portò a comporre un Dizionario milanese-italiano,
pubblicato tra i Manuali Hoepli, nel 1896.
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