Ancona: presentato il libro “La Via degli Angeli” di Fernando Frezzotti 

La Biblioteca del Consiglio Regionale delle Marche, per la rassegna “Libri FuoriTeca”, ha presentato il 27 giugno scorso ad Ancora, al Palazzo degli Anziani, il libro “La Via degli Angeli – La traslazione delle Pietre della Santa Casa”. Il volume contiene la ricostruzione storica della traslazione delle Sante Pietre con il ruolo avutovi dagli Angiò, dai Gran Maestri del Tempio, dagli Angelo-Comneno Despoti dell’Epiro e della Tessaglia e, soprattutto, la rilettura delle biografie dei papi committenti Gregorio X e Celestino V, il Papa del “gran rifiuto”, insieme alle decisive conferme iconografiche che costituiscono la novità del testo. 

Il volume nella rassegna “Libri FuoriTeca” del Consiglio Regionale delle Marche

Presentato ad Ancona “La Via degli Angeli”: un libro e un possibile itinerario culturale, storico, religioso. Che attraversa le Marche.
 
Il volume di Fernando Frezzotti nella rassegna “Libri FuoriTeca” 
del Consiglio Regionale delle Marche

Presenti, con i rappresentanti del Consiglio Regionale delle Marche e gli altri illustri ospiti, l’Autore, Fernando Frezzotti, l’editore Giorgio Mangani, e il co-editore Alessio Ferrari Angelo-Comneno di Tessaglia ed Epiro. Frezzotti ha illustrato lo straordinario coinvolgimento della Regione Marche, di cui Loreto è al centro, nell’ambito della vicenda storica del trasporto della S. Casa. Ad aprire i lavori proprio i saluti istituzionali del Presidente del Consiglio Regionale delle Marche, Dino Latini. “Il volume, attraverso la minuziosa ricostruzione proposta dell’Autore, contribuisce a mantenere e a rafforzare l’identità delle Marche, la sua cultura, la sua storia. Lo studio, attraverso una dettagliata analisi geo-politica, fa luce sulla vicenda storica del più importante luogo di culto e di attrazione turistico-religiosa della nostra Regione, la S. Casa di Loreto, capace di attirare costantemente migliaia di persone. La storia della Basilica lauretana viene progressivamente svelata, quasi come in una concreta riscoperta e, con essa, è la storia stessa delle Marche della prima età moderna a uscirne profondamente modificata, ma pur sempre nel segno della sua tradizione”. 

Gli ha fatto eco Marco Ausili, Consigliere della Regione Marche, cogliendo l’occasione per complimentarsi per il lavoro dell’Autore e per l’attività più che quarantennale dell’Editore. “Il testo è necessario – ha detto – perché sul tema si è parlato molto, ma non era mai stato approfondito con indagini oltre confine. Esso potrà senz’altro essere di riferimento per il futuro, perché ha a che fare con la nostra identità e con il nostro passato che continua a sopravvivere dentro di noi e non va mai relegato o, peggio, obliato. Una identità costruita affondando le radici nel proprio passato consente alla comunità di guardare al futuro su basi più solide, di conoscere meglio quanto abbiamo intorno a noi. Guardare con occhi diversi questi luoghi, come il libro invita a fare, ci aiuta ad avere maggiore rispetto e sensibilità e ci permette di trasmettere valori non effimeri ai nostri figli. Per questo – ha aggiunto – la Regione è a disposizione per sostenere, a partire da questo lavoro, progetti che siano di valore per la comunità”.

Ha voluto sottolineare l’importanza del Palazzo degli Anziani che ha ospitato la conferenza, peraltro in una delle sale più belle normalmente non destinate ad incontri, Paola Sturba, Direttrice della Biblioteca del Consiglio regionale. Un tempo sede di una delle Magistrature del libero comune, oggi sede del Consiglio comunale, ospita provvisoriamente anche gli uffici della Biblioteca comunale, la cui sede (nel non lontano Palazzo Mengoni-Ferretti) è attualmente in ristrutturazione. Il Porto, che è alla base dell’edificio, è peraltro parte integrante della storia del culto lauretano in quanto, così come riportato nel volume, è stato il punto d’approdo del convoglio navale della S. Casa. 

L’editore, Giorgio Mangani, quale docente di geografia culturale, ha sottolineato come l’insieme dei risultati proposti dall’Autore, confermati dalle numerose testimonianze iconografiche, pur non attingendo a documenti inediti, riportino esattamente alle circostanze, ai tempi, ai luoghi e ai protagonisti individuati dalla narrazione del libro. Ha poi ricordato il ruolo di Sisto V che, nell’affermazione del suo programma politico di chiara matrice controriformista (che non gli riuscì di portare a termine per la brevità del suo pontificato), avrebbe favorito la diffusione la leggenda del trasporto “metastorico” della S. Casa. Egli, infatti, mirava a ricostituire, all’interno dello Stato Pontificio, i luoghi-simbolo del cristianesimo, facendone una forma di nuova Terrasanta: uno di questi luoghi era appunto quello dell’Annunciazione, ovvero Loreto. 

Il co-editore, Alessio F. Angelo-Comneno di Tessaglia, ha riscostruito sinteticamente la storia della IV Crociata ed il Sacco di Costantinopoli del 1204 subito dagli Angelo-Comneno, del Regno Latino in Oriente e il trasferimento della sua famiglia ad Arta, capitale del nuovo Regno d’Epiro (Despotato); la storia di Ithamar/Margherita, figlia di Niceforo, Despota d’Epiro, che, nel 1294, andava sposa a Napoli con Filippo d’Angiò portando in dote la Santa Casa. Evidenzia il ruolo di Celestino V, il quale venuto a conoscenza delle intenzioni di Carlo II d’Angiò (re di Napoli, padre dello sposo), di destinare, in virtù del matrimonio, a Napoli la S. Casa, anziché alla Basilica di Collemaggio dell’Aquila, voluta e realizzata dallo stesso Celestino V quando era ancora l’eremita Pietro del Morrone, decise di far deporre le Sacre Pietre a Loreto su un terreno di proprietà della Santa Sede. Fa cenno, infine, alla Storia della Sua famiglia e di quando per un fatto di sangue intervenuto tra parenti a danno di Don Fabrizio “Abate Nullius” di San Benedetto a Capua nel 1600 costrinse tutta la famiglia, privata di ogni bene dopo un importante ed annoso processo, a fuggire in varie parti dell’Italia ed in particolare nelle Marche, a Colli di Torricchio, ove avevano già delle terre, prima di fare ritorno a Roma oltre due secoli dopo, nel 1860.

L’intervento del Console Onorario greco in Ancona, Dimitris Beligiannis, ha ribadito l’importanza della tradizione della S. Casa come ponte tra l’Oriente e l’Occidente. “I Consoli – ha detto – devono promuovere attività storiche, turistiche e religiose oltre che occuparsi di rappresentare i propri Paesi”, dichiarandosi disponibile ad appoggiare l’importante progetto di un itinerario nelle Marche dedicato ai luoghi del viaggio della S. Casa e alle iniziative di rilevanza storica che si vorranno portare avanti, come l’ottimo spunto del libro suggerisce. 

All’Autore, Fernando Frezzotti, dopo aver ascoltato i vari interventi, il compito di chiudere la presentazione. Al termine, dopo aver illustrato i contenuti principali della pubblicazione, rivelava una scoperta recente, ovvero di essere discendente diretto, da parte di madre, dello Stampatore di S. Casa Nicolò Bellelli con sede ad Ancona e attivo per buona parte del ‘700. Ha ricordato la sua sorpresa nell’apprendere “in corso d’opera”, ovvero nella storia che andava ricostruendo, nel volume di cui è autore, poteva riconoscere anche una parte di storia della propria famiglia. “La ricerca prosegue – ha detto ancora Frezzotti – avendo trovato nuovi decisivi capitoli di indagine da pubblicare e altri che meritano di essere ulteriormente sviluppati”. Fin qui, ha detto ancora Frezzotti, “La Via degli Angeli è un’indagine storico-geopolitica sulla Traslazione della S. Casa, l’operazione che ha consentito il suo salvataggio da Nazareth, ma anche il suo, non programmato, arrivo a Loreto. L’analisi, se da un lato ha confermato l’autenticità della reliquia (ponendo così fine alla cosiddetta “questione lauretana”), dall’altro, mettendo capillarmente in evidenza committenza, governo, esecuzione, custodia, relativi contesti storici, itinerari e soste, ha consentito di individuare i veri protagonisti nei loro rispettivi ruoli: gli Angelo-Comneno di Tessaglia ed Epiro, due fra i più noti Grandi Maestri templari e due Papi: Gregorio X e Celestino V.  Per quest’ultimo non appare affatto azzardato postulare una completa riformulazione del giudizio storico su vissuto e pontificato. L’indagine, nella sua ultima fase, ha riguardato anche gli aspetti iconografici della Traslazione, con numerose e sorprendenti conferme del quadro storico emerso, riscontrate in numerose realizzazioni pittoriche e persino nel ciclo di affreschi all’interno della S. Casa”. 

Sulla base delle ricerche eseguite negli anni è stata tracciata la cd. “Via degli Angeli”: l’itinerario percorso dalla S. Casa nelle Marche prima di essere definitivamente deposta a Loreto su disposizione di Celestino V, ma anche l’itinerario seguito da Ithamar/Margherita. Le pietre della S. Casa facevano parte della sua dote nuziale. Resasi conto che le pietre non l’avrebbero seguita, se ne separò, ma il suo passaggio attraverso le Marche ha lasciato tracce indelebili. “La Via degli Angeli” non si ferma qui. È anche la ricostruzione del contesto storico che rese necessaria una parziale deposizione a S. Firmano di Montelupone e la scoperta del linguaggio giunto fino a noi per comunicarcelo, così come la scoperta del legame che, nel segno della Traslazione e del suo committente Celestino V, unisce la località di “Angeli di Varano” (AN) a Pacentro (AQ) e alla sua plurisecolare “Corsa degli Zingari”. La “Via degli Angeli” è quindi un insieme di percorsi culturali, storici e religiosi dedicati a tutti gli interessati a conoscere la storia e le circostanze del trasporto della Santa Reliquia Mariana. Inoltre, un percorso che collegherà le Marche, con la vicina Grecia, perché qui la S. Casa venne custodita e difesa dagli Angelo Comneno d’Epiro e Tessaglia, ma anche con Cipro, dove la reliquia, su commissione del piacentino Gregorio X, il papa nominato fuori conclave al termine della più lunga Sede Vacante della storia mentre si trovava ad Acri in Terrasanta, venne trasportata dai Templari per salvarla dalla furia islamica e, infine, con la Terrasanta, rinvigorendo l’antica vocazione di Ancona quale porta d’Oriente.


Comunicazione
“La Via degli Angeli” 
Da D.D.    

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* Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria: KLIMT. Le tre età

Con la mostra dedicata al capolavoro di Gustav Klimt, Le tre età (1905), concesso straordinariamente in prestito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, si inaugura un nuovo ciclo espositivo della Galleria Nazionale dell’Umbria: Un capolavoro a Perugia.

MUSEI NAZIONALI DI PERUGIA – DIREZIONE REGIONALE MUSEI NAZIONALI UMBRIA
in collaborazione con
GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI ROMA
 
UN CAPOLAVORO A PERUGIA
KLIMT
Le tre età
 
28 giugno – 15 settembre 2024
Galleria Nazionale dell’Umbria

Durante l’estate il museo offre al suo pubblico la possibilità di ammirare e conoscere in profondità un’opera di particolare importanza nel percorso di un celebre artista, al quale è affiancata una selezione di opere di altri autori suoi contemporanei, allo scopo di illustrare l’epoca della sua creazione, il contesto storico culturale e i temi affrontati. Nel caso di Klimt, ad introdurlo sarà Galileo Chini, di cui sono esposti alcuni disegni, dipinti e ceramiche ispirate allo stile del maestro viennese.

All’inizio della mostra, ci si potrà immergere nel mondo di Klimt grazie ad una sala virtuale – realizzata con il contributo della Fondazione Perugia – dove sono illustrati i maggiori dipinti dell’artista e viene descritto nei minimi particolari Le tre età, prima di poterlo osservare dal vero.

L’allestimento della mostra rimanda al gusto della Secessione viennese di cui Gustav Klimt fu uno dei fondatori. Il volume stereometrico bianco del portale con decorazioni geometriche, le pareti con il motivo a losanghe, la zoccolatura scura che disegna i contorni delle vetrine sono riferimenti al padiglione austriaco di Josef Hoffman per l’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Roma del 1911, mentre l’uso dell’inconfondibile carattere tipografico curvilineo dorato richiama VER SACRUM, la rivista secessionista il cui iconico titolo è riportato in caratteri dorati all’ingresso del palazzo della Secessione di Olbrich a Vienna.

Varcare il portale equivale quindi ad attraversare un ideale stargate che porta il visitatore ad ammirare l’opera di Klimt in un “ambiente analogo” per atmosfera e suggestioni a quello della Biennale di Venezia del 1910, in cui veniva esposto proprio il capolavoro Le tre età, e dell’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 che consacrò anche in Italia la fama imperitura di Klimt.

È arricchita dall’ascolto in sottofondo del brano Verklärte Nacht (Notte trasfigurata), composto dal viennese Arnold Schoenberg.

Il tema delle tre età ricorre spesso nella storia dell’arte, ma si concentra soprattutto sull’uomo. Giorgione, Tiziano, Van Dyck, Friedrich sono soltanto alcuni dei maestri che si cimentano con questo soggetto, dimostrando la loro capacità di restituire con precisione le fisionomie e i corpi di bambini, giovani e anziani, nel tentativo di rappresentare l’ineluttabilità del tempo che passa. È molto raro che a illustrare questo destino siano dei soggetti femminili, laddove il rapporto tra giovani e anziane nella pittura del passato si è concentrato sull’accostamento della Vergine Maria e Sant’Anna.

Klimt affronta questo tema da un punto di vista laico, facendone un omaggio alla complessità del corpo femminile, che cambia aspetto nel corso degli anni, ma soprattutto accompagna un diverso atteggiamento nei confronti della vita. Le tre donne di questo capolavoro diventano anche la metafora di una civiltà, che all’inizio del Novecento sta lasciando dietro di sé una visione classica del mondo per immergersi nelle inquietudini del XX secolo, sollecitate dai nuovi studi psicoanalitici e dai rapporti politici sempre più esacerbati. In questa visione problematica della storia, Klimt esordisce con uno stile elegante, complesso ed estremamente innovativo, che riscuoterà un successo clamoroso, ancora oggi condiviso dal grande pubblico.

Tre corpi femminili stretti tra due ali di pioggia cristallina, che cade da una superficie nera compatta. Dietro di loro si accendono segni che contribuiscono ad esaltare l’emozione definita dal loro aspetto. La donna più anziana, inerme, disperata, possiede un corpo dal volume deciso, che si impone con le sue ombre portate all’altezza del ventre, della schiena e del collo, mentre esplora lo spazio con i piedi dipinti in perfetta prospettiva. La giovane madre ha un corpo quasi a due dimensioni, bianco, diafano, alleggerito dall’assenza dei piedi, ma Klimt concentra la nostra attenzione piuttosto sul suo viso, immerso in una chioma bionda – come quella della Venere di Botticelli – sparsa di fiori che germogliano da nuclei che alludono al suo potere generatore. S’è addormentata con sua figlia in braccio, ritratta in posizione speculare rispetto all’anziana, con la quale chiude il cerchio della vita.

L’accesso alla mostra è incluso nel biglietto di ingresso della Galleria, che permette la visita anche a Fulvio Roiter. Umbria, una storia d’amore.

Radio Monte Carlo è la radio ufficiale delle mostre della Galleria Nazionale dell’Umbria.

La mostra fa parte del calendario de La Sottile Linea d’Umbria, il nuovo progetto della Direzione Generale Musei del MIC, Musei Nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei nazionali Umbria e della Regione Umbria, con il contribuito della Consulta delle Fondazioni Casse di Risparmio Umbre e la collaborazione di Radio Subasio: la manifestazione si arricchisce, inoltre, di un biglietto unico di 15 euro, con il quale dal 15 giugno per quattro mesi, per la prima volta, sarà possibile visitare per circa quattro mesi i quattordici musei nazionali dell’Umbria.


Quella di Galileo Chini (Firenze, 1873-1956) è una personalità imprendibile: tra la fine del XIX e l’esordio del XX secolo sfugge alla seduzione delle avanguardie per costruire un percorso personale che si impone sulla scena nazionale e internazionale per la sua straordinaria originalità. Sensibile al fascino dei modi neorinascimentali che persistono in tutto l’Ottocento, riesce a trovare una chiave per smarcarsi dall’accademismo ormai sterile ed elaborare un linguaggio capace di assorbire anche le proposte più eccentriche, come quelle delle secessioni mitteleuropee e, in particolare, di Klimt. Nel 1896 Chini fonda l’Arte della Ceramica, una ditta nella quale si ritaglia il ruolo di ideatore dei motivi – per lo più preraffaelliti e art nouveau – dei vasi, delle piastrelle e degli elementi decorativi che rivestiranno case, chiese e luoghi pubblici. Il successo dell’impresa lo spinge a creare nel 1906 le Fornaci San Lorenzo, insieme al fratello Chino, con il quale si avventura anche in sperimentazioni tecniche e di design più coraggiose. Il suo segno, a metà tra un decorativismo bizantino e una linea organica ispirata alle più eleganti forme della natura, raggiungerà la maturità in occasione delle partecipazioni alla Biennale di Venezia. Fondamentale sarà il soggiorno in Siam (attuale Thailandia) tra il 1911 e il 1913, quando il suo immaginario si tingerà di fisionomie, segni e atmosfere orientali, che Chini riesce a fondere con il proprio repertorio europeo, come ben si nota nel Nudo di donna presente in mostra. Nel corso del tempo, il suo lavoro lo porterà a realizzare grandi cicli decorativi, ai quali appartiene la figura femminile in forma di cariatide qui accanto, che segnala il suo profondo e consapevole debito all’opera di Klimt.

Caratterizzati da una grande immediatezza e da una straordinaria velocità di esecuzione, i disegni di Klimt mostrano, con pochi tratti sintetici e discontinui, le linee essenziali delle composizioni e delle figure, alle quali l’artista non manca di infondere vitalità. Disegnatore prolifico, l’artista considera questa tecnica il momento della ricerca e della preliminare progettazione delle opere pittoriche; agli studi dei ritratti si affiancano così quelli per le composizioni più articolate, per le quali realizza diverse serie dedicate all’elaborazione di figure singole o in gruppi, come avviene per i disegni in prestito dalla Galleria Nazionale di Roma, nei quali è possibile individuare le pose della fanciulla e dell’anziana che, dai Quadri delle facoltà al Fregio di Beethoven, ricorrono anche ne Le tre età. I disegni del Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, frutto dell’incessante ricerca e dell’interesse di Klimt nei confronti del corpo femminile, sono caratterizzati da un’estrema eleganza e sensualità; all’armonia della posa del Nudo femminile di schiena si contrappone lo sguardo diretto e malizioso, pieno di vita, della bellissima Figura femminile nuda seduta.

All’inizio del Novecento, le rassegne internazionali d’arte sono, sia per gli artisti sia per il pubblico, appuntamenti immancabili per avere una panoramica, la più aggiornata possibile, su stili e movimenti di tendenza. Nel 1907 Galileo Chini viene incaricato della decorazione della Sala del Sogno alla Biennale di Venezia; due anni dopo, l’artista realizza la grande impresa decorativa della cupola ottagona del Salone centrale del Palazzo dei Giardini, sede dell’esposizione internazionale. L’indiscusso protagonista della IX Biennale del 1910 è invece Gustav Klimt, al quale è dedicata una mostra personale con ventidue dipinti, tra i quali un posto d’onore è riservato a Giuditta Il, di lì a poco acquistato per la Galleria internazionale d’Arte di Venezia, e Le tre età.

Quest’ultima opera viene acquistata dallo Stato italiano in seguito al successo ottenuto da Klimt nel 1911 all’Esposizione internazionale di Belle Arti di Roma dove, nel padiglione austriaco progettato dall’architetto Josef Hoffman, espone disegni e dipinti, tra cui Il Bacio, che sanciranno la sua definitiva consacrazione.

Nel catalogo della Biennale di Venezia del 1910, l’opera compare con il titolo Le tre età. Solo di recente è stata intitolata Le tre età della donna. Tre corpi femminili stretti tra due ali di pioggia cristallina, che cade da una superficie nera compatta. Dietro di loro si accendono segni che contribuiscono ad esaltare l’emozione definita dal loro aspetto. La donna più anziana, inerme, disperata, possiede un corpo dal volume deciso, che si impone con le sue ombre portate all’altezza del ventre, della schiena e del collo, mentre esplora lo spazio con i piedi dipinti in perfetta prospettiva. La giovane madre ha un corpo quasi a due dimensioni, bianco, diafano, alleggerito dall’assenza dei piedi, ma Klimt concentra la nostra attenzione piuttosto sul suo viso, immerso in una chioma bionda – come quella della Venere di Botticelli – sparsa di fiori che germogliano da nuclei che alludono al suo potere generatore. Si è addormentata con sua figlia in braccio, ritratta in posizione speculare rispetto all’anziana, con la quale si chiude il cerchio della vita.

L’opera è accompagnata dall’ascolto del brano Verklarte Nacht (Notte trasfigurata), composto dal viennese Arnold Schonberg nel 1899, eseguito per la prima volta nel 1902, pubblicato nel 1905 circa e trascritto per orchestra ed archi nel 1917.


Un capolavoro a Perugia. Klimt Le tre età
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria (corso Pietro Vannucci, 19)
28 giugno – 15 settembre 2024
Informazioni: T +39 075 58668436; gan-umb@cultura.gov.it
Sito internet: www.gallerianazionaledellumbria.it

Ufficio Promozione e Comunicazione Musei nazionali di Perugia-Direzione regionale Musei nazionali Umbria
Ilaria Batassa ilaria.batassa@cultura.gov.it
 
Facebook @GalleriaUmbriaPerugia
Instagram @gallerianazionaledellumbria
 
Ufficio stampa Musei nazionali di Perugia-Direzione regionale Musei nazionali Umbria
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | clara.cervia@clp1968.it | www.clp1968.it
T +39 02 36755700

A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini.
Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti.
Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.

* I Musei Civici di Bologna si raccontano sotto le stelle in Piazza Maggiore

I Musei Civici di Bologna si raccontano sotto le stelle in Piazza Maggiore dal 1 luglio al 9 agosto 2024. I sei appuntamenti serali Musei sotto le stelle precederanno i film della rassegna Sotto le stelle del Cinema, grazie alla collaborazione tra il Settore Musei Civici Bologna e la Fondazione Cineteca di Bologna.

Musei sotto le stelle

I Musei Civici di Bologna si raccontano sotto le stelle in Piazza Maggiore dal 1 luglio al 9 agosto 2024 in collaborazione con Fondazione Cineteca di Bologna

I Musei Civici di Bologna si raccontano sotto le stelle in Piazza Maggiore dal 1 luglio al 9 agosto 2024. Sono sei gli appuntamenti serali con Musei sotto le stelle che, grazie alla collaborazione tra il Settore Musei Civici Bologna e la Fondazione Cineteca di Bologna, alle ore 21.30 nel mese di luglio e alle 21.15 in agosto, precederanno le proiezioni gratuite dei film in programma nel cartellone Sotto le stelle del Cinema

Eva Degl’Innocenti, direttrice Settore Musei Civici Bologna, dichiara: “Siamo molto felici di questa collaborazione tra il nostro Settore Musei Civici Bologna e la Fondazione Cineteca di Bologna, di cui i sei appuntamenti di Musei sotto le stelle sono soltanto la piccola parte di una collaborazione culturale che vedrà uniti i nostri musei e la Cineteca per la realizzazione e la promozione di progetti, attività culturali, eventi, nonché per la partecipazione congiunta a bandi, con particolare attenzione al rapporto tra patrimonio culturale, musei e cinema”.

Durante uno dei riti più amati dai cittadini bolognesi, dai cinefili di tutto il mondo e dai tanti turisti che affollano la città in estate, i volti e le voci di coloro che dirigono e lavorano nei Musei Civici si alterneranno per raccontare in prima persona le storie e i patrimoni culturali museali attraverso varie e differenti trame narrative di percorsi espositivi permanenti, mostre, progetti in corso. I musei escono dai propri confini materiali e dialogano con il grande pubblico che vive la magia del cinema all’aperto più bello del mondo.

La manifestazione Sotto le stelle del Cinema è promossa da Cineteca di Bologna e Comune di Bologna con il sostegno di Ministero della Cultura e Regione Emilia-Romagna. Main sponsor Gruppo Hera.

Fa inoltre parte di Bologna Estate 2024, il cartellone di attività promosso da Comune di Bologna e Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.

CALENDARIO

Lunedì 1 luglio 2024 ore 21.30
Lorenzo Balbi (direttore MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna) e Marinella Paderni (curatrice e docente)

Robert Kuśmirowski. P E R S O [A] N O M A L I A
In occasione del 44° anniversario della strage di Ustica, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna presenta fino al 29 settembre 2024, nello spazio della Sala delle Ciminiere, P E R S O [A] N O M A L I A, una grande mostra dell’artista polacco Robert Kuśmirowski
a cura di Lorenzo Balbi e Marinella Paderni, realizzata con il contributo di Istituto Polacco di Roma, Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica Polacca, Adam Mickiewicz Institute e con il supporto di Foksal Gallery Foundation.
L’esposizione, facendo eco al tragico evento del 27 giugno 1980, affida al linguaggio dell’arte contemporanea una riflessione sulla memoria collettiva in un particolare momento di ripiegamento della storia su se stessa. Sul filo di questa evocazione, Kuśmirowski esplora la complessità del ricordo e dell’oblio attraverso installazioni in cui si combinano elementi visivi, sonori e sensoriali. La serie di ambienti, di diversa natura e per la maggior parte inediti, dialogano tra loro creando un ponte tra passato e presente che genera una palpabile atmosfera sospesa ed enigmatica.
Info: 
www.museibologna.it/mambo
A seguire il film Omicidio a luci rosse (USA/1984) di Brian De Palma (114′)

Domenica 7 luglio 2024 ore 21.30
Silvia Battistini (direttrice Musei Civici d’Arte Antica)
Conoscenza e Libertà. Arte islamica al Museo Civico Medievale di Bologna

Il Museo Civico Medievale conserva un
 prezioso nucleo di manufatti islamici che riflette l’interesse collezionistico di illustri personaggi bolognesi verso l’arte orientale fin dalla seconda metà del XVIII secolo.

Fino al 15 settembre 2024, la mostra Conoscenza e Libertà. Arte islamica al Museo Civico Medievale di Bologna consente di riscoprire vicende e percorsi che, da secoli, costituiscono una parte significativa della storia culturale della città attraverso una selezione di manufatti di altissima qualità – tra metalli, ceramiche, maioliche, vetri e manoscritti – realizzati dall’inizio del XIII al XVIII secolo.
L’obiettivo della curatrice Anna Contadini è quello di mettere in evidenza l’influenza che le culture materiali di produzione islamica hanno avuto sull’arte e sul pensiero occidentali, in particolare nella trasmissione di saperi scientifici e tecniche di manifattura e decorazione diventate parte di un vocabolario artistico globale.
La mostra nasce da una collaborazione scientifica internazionale tra Musei Civici d’Arte Antica di Bologna e SOAS University of London ed è realizzata in collaborazione con Museo di Palazzo Poggi | SMA – Sistema Museale di Ateneo e Dipartimento di Storia Culture e Civiltà | Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.
Info: 
www.museibologna.it/medievale
A seguire il film Deriva a Tokyo (Gia/1966) di Seijun Suzuki (82′)

Giovedì 18 luglio 2024 ore 21.30
Anna Dore (curatrice della Sezione Etrusca, fase villanoviana Museo Civico Archeologico)
Il dolio delle meraviglie. Un nuovo allestimento per il Ripostiglio di San Francesco

Il Museo Civico Archeologico continua ad aggiornarsi, in una dialettica proficua fra rispetto degli allestimenti storicizzati e moderne esigenze di fruizione. Con questo spirito è stata recentemente interessata da un accurato restyling con nuovi apparati multimediali una delle sale che 
più incuriosiscono il pubblico: quella dedicata al
 Ripostiglio di San Francesco, eccezionale rinvenimento riferibile all’inizio del VII sec. a.C.

Si tratta probabilmente del deposito di una fonderia, costituito da un grande vaso (dolio) riempito con più di 14.000 oggetti in bronzo, che ci svelano informazioni sulle 
dinamiche economiche e sociali della Bologna etrusca. Oltre al numero, eccezionale risulta la varietà dei pezzi presenti, tra i quali figurano quasi tutte le categorie di manufatti in uso nella Prima Età del Ferro: armi, oggetti di ornamento e di prestigio, utensili e attrezzi si affiancano a frammenti di vasellame, lamine ritagliate, verghette, pani metallici di varie dimensioni, scarti di fusione e scorie. Numerosi in particolare gli strumenti da lavoro, preziosi per ricostruire le principali attività artigianali e di sussistenza della comunità villanoviana.

Il riallestimento, curato da Laura Bentini, è stato realizzato anche grazie al sostegno di Settore Patrimonio Culturale – Regione Emilia-Romagna, Fondazione Luigi Rovati e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Info: 
www.museibologna.it/archeologico
A seguire il film Dune (USA, 2021) di Denis Villeneuve (155′)

Mercoledì 7 agosto 2024 ore 21.15
Alessio Zoeddu (funzionario Museo del Patrimonio Industriale)
L’antica Bologna dell’acqua e della seta

Fin dal XII secolo Bologna si dota di un complesso sistema idraulico artificiale composto da chiuse, canali e chiaviche che distribuiscono a rete l’acqua, prevalentemente utilizzata come fonte di energia per il funzionamento di numerosi opifici.
Tra questi spicca il mulino da seta “alla bolognese”, di cui in museo è presente un modello in scala 1:2 funzionante, utilizzato per la torcitura del filo di seta al fine di ottenere il velo, prodotto che rende celebre Bologna per oltre quattro secoli, ampiamente commercializzato in tutta Europa e spesso riprodotto nell’iconografia occidentale.
L’abbondanza della risorsa idrica, unita all’alta tecnologia raggiunta dai mulini da seta, permette così ad una città, non dotata di significativi corsi d’acqua naturali, né di uno sbocco sul mare, di recitare un ruolo da protagonista nel panorama della proto-industria europea e del grande commercio internazionale fino alla fine del XVIII secolo.
Info: 
www.museibologna.it/patrimonioindustriale
A seguire il film Divorzio all’italiana (Ita/1961) di Pietro Germi (105′)

Giovedì 8 agosto 2024 ore 21.15
Marco Ballestri (curatore)
Wandrè La chitarra del futuro

In occasione dei 20 anni dall’apertura, il Museo internazionale e biblioteca della musica presenta l’esposizione Wandrè La chitarradel futuro, promossa in collaborazione con Regione Emilia-Romagna – Assessorato alla Cultura e Paesaggio e la sponsorship tecnica di Assimusica (Cremona), visitabile con ingresso gratuito fino all’8 settembre 2024.
Antonio Vandrè Pioli (Cavriago, 1926 – 2004), in arte Wandrè, ha fondato negli anni Cinquanta la prima fabbrica di chitarre elettriche in Italia e inventato negli anni Sessanta e Settanta alcuni dei modelli più innovativi e sperimentali nella storia mondiale di questo strumento. Le sue “sculture sonore”, distanti dai modelli convenzionali dell’epoca, sono vere e proprie opere d’arte pop intrise di futurismo, surrealismo, metafisica e astrattismo, ancora oggi tra le più ricercate dai collezionisti di tutto il mondo.
Il curatore dell’esposizione Marco Ballestri, membro del collettivo I Partigiani di Wandrè, introduce il pubblico a questa figura leggendaria accompagnato da una clip del documentario Wandrè. Utopia elettrica (2024/23,30′), un progetto di Regione Emilia-Romagna – Assessorato alla Cultura e Paesaggio realizzato da 3D Produzioni, integralmente visibile in mostra.
Info: 
www.museibologna.it/musica
A seguire il film I Compagni (Ita/1963) di Mario Monicelli (128′)

Venerdì 9 agosto 2024 ore 21.15
Roberto Martorelli (referente per la valorizzazione culturale del Cimitero Monumentale della Certosa per il Museo civico del Risorgimento)
Le forme del passato, la scoperta del presente. La Certosa, museo a cielo aperto
Sepolcreto etrusco, monastero certosino, cimitero. La Certosa di Bologna testimonia 2500 anni di trasformazioni del territorio, ma soprattutto, con la sua estensione su 25 ettari, è il più 
grande museo cittadino
, dove si intrecciano storia, arte, cultura e costume. Un luogo straordinario creato da chi ci ha preceduto per riflettere sul passato, il presente e il futuro.

Un modo insolito e suggestivo per scoprirlo è con la rassegna Certosa di Bologna. Calendario estivo che propone un ricco programma di attività al tramonto e di sera: per dare voce alle memorie custodite nella sale, nelle gallerie e sotto i portici del cimitero monumentale, alla scoperta di storie di vita grandi e piccole tra incantevoli architetture, pitture e sculture.
Info: 
www.museibologna.it/risorgimento
A seguire Matrimonio all’italiana (Ita/1964) di Vittorio De Sica (102′)

Settore Musei Civici Bologna
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Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti.
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Blues In Villa 2024 – tre giorni di musica di qualità per tutti i gusti

Lo storico Blues&Jazz Festival della provincia di Pordenone si moltiplica
e si espande: 3 date a luglio tra jazz, rock, blues e suoni latineggianti.

BLUES IN VILLA 2024:
TRE GIORNATE DI MUSICA DI QUALITA’ PER TUTTI  I GUSTI

È sempre l’ora giusta per dell’ottimo blues. 

Continua l’intensa stagione di eventi di Associazione Culturale Blues In Villa APS, che si appresta a inaugurare la 26° edizione del suo Festival omonimo.

L’Associazione, che ha da poco concluso con grande successo l’edizione pordenonese di Jazzinsieme, è pronta a dare il benvenuto al pubblico del suo Festival storico, Blues In Villa – Blues&Jazz Festival, che quest’anno esce dalla sua sede originaria di Brugnera per sconfinare in provincia di Pordenone, nei comuni di San Quirino e Porcia prima di rientrare al Parco di Villa Varda

Il calendario dei concerti inizierà a San Quirinogiovedì 4 luglio alle ore 21:15 presso il Centro di Archiviazione dei Magredi. Si parte dal jazz, con il Piero Odorici & Roberto Gatto Quartet.  Oltre ai due leader, rispettivamente al sax e alla batteria, conosciuti in tutto il mondo la band è completata da Alfonso Santimone al pianoforte e Stefano Senni al contrabbasso. Un quartetto che incanta il pubblico con la sua abilità improvvisativa e la perfetta sincronia, in cui ogni membro contribuisce con la propria maestria, creando un’esperienza musicale coinvolgente. 

Ingresso libero.

Ritmi latini invece venerdì 12 luglio nel centro storico di Porcia, quando alle 21:15 si esibirà la cantante Josmil Neris con il suo progetto “Quiero el Sur”, in cui l’artista racconta le proprie origini spagnole e afro caraibiche, ricercando la bellezza di quella musica che ancora oggi costituisce parte integrante di un prezioso bagaglio culturale. Bolero, son, flamenco sono solo alcuni stili inclusi in questo ricco mosaico di ricordi, frammentati ma ben distinti, che rimandano alla peculiare impronta del popolo latinoamericano in centro/sud America e nel mondo. Nel 2022, proprio in occasione di un concerto organizzato da Blues In Villa APS, Quiero el Sur è diventato un album live che potete ascoltare sulle piattaforme di streaming. Il concerto, a ingresso libero, si terrà presso Piazza L. Remigi nel centro storico di Porcia. 

In caso di pioggia, l’evento si terrà presso il Parco di Villa Correre Dolfin.

Gran finale venerdì 26 luglio a partire dalle ore 20:00, con una serata indimenticabile a tutto blues e rock in quel di Brugnera. Il Parco di Villa Varda sarà infatti il palcoscenico di un doppio concerto da capogiro con opening act: sul palco il grande chitarrista americano Chris Cain, i toscani T.R.E.S. e il bluesman giuliano Franco Toro. Cresciuto a San Josè da genitori appassionati di musica, Chris Cain vede per la prima volta B.B. King a 3 anni, imbraccia la chitarra a 8 e non la molla più. Proprio il Re si è espresso in ammirazione dello stile e delle capacità di Chris Cain, assieme a Joe Bonamassa, Robben Ford e molti altri: un vero e proprio attestato di stima da decine di colleghi illustri. 

Roberto Luti, Simone Luti e Rolando Cappanera sono i T.R.E.S. RADIO EXPRESS SERVICE, e il palco è il loro habitat naturale da più di 30 anni. Nei loro concerti questi tre leggendari “fratelli in musica” conosciuti in tutto il mondo fondono blues, rock, funk, psichedelia in un’esperienza esplosiva. 

A scaldare l’atmosfera una colonna portante della scena Blues giuliana e italiana: Franco Toro. Da 40 anni sui palchi di mezza Europa, Toro studia il blues prebellico e il folk americano riproponendoli e rimescolandoli con personalità, scegliendo pezzi che abbiano la storia e la scintilla da far rivivere per il pubblico di oggi. Ingresso intero € 15,00. Ingresso ridotto € 12,00.  

Biglietti in vendita la sera e sul luogo dell’evento. 

In caso di pioggia l’evento si terrà presso la Sala Congressi dell’Hotel Ca’Brugnera.

Blues In Villa – Blues&Jazz Festival 2024 è realizzato dall’Associazione Culturale Blues In Villa APS con la collaborazione ed il supporto di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, i Comuni di San Quirino, Porcia e Brugnera, e importanti partner privati quali OESSE, Ricci Group, Banca 360 FVG e Salvadori Arte. 

Con il sostegno di

  • Comune di San Quirino
  • Comune di Porcia
  • Comune di Brugnera
  • Regione Friuli Venezia Giulia
  • Oesse
  • SalvadoriArte
  • Banca360FVG
  • Ricci Group srl 

Ufficio Stampa A-Z Press
info@a-zpress.com

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In Sicilia “Libera Talenti Librino” entra nel vivo con i suoi spazi aggregativi di comunità

Ritmi africani in piazza dell’Elefante, a Librino, nel quartiere periferico catanese. Con il laboratorio di Dun Dun Dance – organizzato da Associazione Musicale Etnea e diretto dal maestro Mohamed Camarà – con quest’arte esplosiva dove si suonano percussioni e si balla contemporaneamente, inizia a prendere forma (e musica) il progetto “Libera Talenti Librino“, promosso da Talità kum ETS, vincitore del bando “Spazi aggregativi di prossimità” indetto dall’Impresa “Con i Bambini”.

In Sicilia “Libera Talenti Librino” entra nel vivo con i suoi spazi aggregativi di comunità

Ogni lunedì e giovedì (a partire dalle ore 18) bacchette e tamburi per tutti quei giovani che, gratuitamente, vogliono sperimentare nuove forme di condivisione e vivere la comunità attraverso molteplici iniziative messe in campo grazie al finanziamento di 825mila euro – rivolto a un target di 700 minori –  nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa. Un fondo che servirà, da un lato, per la messa in opera di interventi strutturali (la nascita di un Centro Aggregativo Giovanile / CAG in viale San Teodoro 3 e la ristrutturazione dei campi sportivi dell’Oratorio Giovanni Paolo II in Viale Grimaldi) e di un’area outdoor con attrezzature per Skate e Calisthenics; dall’altro, per mettere in campo tantissime attività dedicate agli under17, con il supporto degli organi di gestione comunitaria appositamente promossi da facilitatori.

«Grazie ai molteplici partner coinvolti nel progetto, che conoscono bene il territorio e lo vivono quotidianamente insieme a noi – spiega Giuliana Gianino, presidente Talità kum, associazione nata in seno alla Caritas diocesana di Catania – avremo un calendario ricchissimo per i giovani e le loro famiglie. Abbiamo già organizzato, insieme a MusicaInsieme a Librino, un open day per promuovere la banda del quartiere e aprirla a nuovi ragazzi che vorranno farne parte e che potranno seguire i corsi avviati con Libera Talenti Librino. Durante la dimostrazione i ragazzi hanno potuto conoscere gli strumenti a fiato, provarli e assistere a una esibizione finale. Sono dunque già stati avviati i corsi a cui si potrà partecipare gratuitamente e dove l’associazione si farà carico di fornire lo strumento musicale a fiato scelto».

Venerdì 28 giugno, inoltre, si concluderanno i lavori di ristrutturazione della sede del nuovo CAG, «dove saranno i ragazzi i veri protagonisti – continua Gianino – inizieremo a progettare e creare con loro i murales di decoro all’interno della struttura e l’arredamento degli spazi che vivranno ogni giorno. Il progetto prevede inoltre il potenziamento del centro aggregativo Giovanni Paolo II in viale Grimaldi, dove sono iniziati i corsi di pattinaggio promossi dall’Istituto Maria Ausiliatrice. Invito gli abitanti del quartiere e tutti i catanesi a visitare la pagina facebook Libera Talenti Librino dove poter guardare tutti gli aggiornamenti e conoscere le molteplici attività che pian piano stiamo avviando, aperte a tutta la città».

Partner del progetto: Fondazione Laureus Sport For Good Italia Onlus; Confraternita Misericordia Librino; Ente Collegio Maria Ausiliatrice (Oratorio Giovanni Paolo II); Co.P.E. Cooperazione Paesi Emergenti; Associazione MusicainsiemeLibrino; Associazione Musicale Etnea; Istituto Comprensivo Rita Atria; Università̀ degli Studi di Catania, Comune di Catania; Asp di Catania; LAMA Development and Coopera Fon Agency Soc. Coop. a r.l.


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