La conquista musulmana apportò dei cambiamenti di radicale
importanza nelle abitudini di coltivazione, derivate dal latifondo romano, dei siciliani.
Gli arabi interruppero la monocoltura cerealicola, applicando nuovi sistemi di
sfruttamento delle risorse, come l'utilizzazione razionale delle acque, l'introduzione di
nuove colture arboree e di nuovi prodotti alimentari. Argomento che ci interessa da vicino
è la pasta alimentare: maccheroni (tipici nella pasta con le sarde, con passolina, pinoli
e lo zafferano), ma anche capellini, spaghetti, lasagne e pasta corta, formati di pasta
utilizzati anche nelle minestre in brodo. Chi non ha mai assaggiato un buon piatto di
spaghetti spezzettati nel brodo di legumi: fagioli, ceci, fave.
Alcuni studiosi sostengono che i maccheroni siano nati in Sicilia
tra la caduta dell'impero romano e l'avvento degli arabi, basandosi sull'etimologia di
maccherone. Il termine deriverebbe dalla parola "maccus" da cui in siciliano maccari,
in italiano ammaccare, schiacciare e dal fatto che in Sicilia sono sempre esistiti gli
elementi per fare la pasta: grano duro e clima adatto. Il termine "maccaruni",
con cui ancora oggi si definisce questo tipo di alimento, potrebbe avere un'altra
etimologia di origine araba "mu-karana (tun)" (mettere in parallelo), di cui
"makruna" significa mettere in fila ed indica un'azione ripetuta, questo farebbe
credere ad un'origine siculo-araba.
Diverso il discorso per i capellini di cui si ha testimonianza
storica: lo storico arabo Idrisi nell'opera Kitab-Rugiar (Libro di Ruggiero)
del 1154 parla della "ytria" una specie di capellino molto sottile. Ancora oggi
in Sicilia è comune chiamare i capellini tria. Idrisi, geografo arabo che descrisse la
Sicilia, in un suo passo precisa: a ponente di Termini Imerese vi è l'abitato
di Trabia, sito incantevole, ricco di acque perenni e mulini, con una bella pianura
e vasti poderi nei quali si fabbricano vermicelli in quantità tale da
approvigionare, oltre ai paesi della Calabria, quelli dei territori musulmani e
cristiani, dove se ne spediscono consistenti carichi.
Si presume che Idrisi nell'adoperare il vocabolo ytria si
riferisse ad un tipo di pasta conosciuto nel proprio paese di origine. I siciliani
probabilmente nell'inventare gli spaghetti si ispirarono all'ytria, conducendo comunque ad
un prodotto nuovo. Da questi due tipi di paste si hanno diversi piatti tipici. Uno di
questi, con sicure discendenze di tradizione araba o comunque orientale, è la pasta
fritta croccante di capellini, appunto tria, lessati e cosparsi di miele e cannella. Che
gli arabi conoscessero i capellini e fuori di dubbio, per i loro contatti con
loriente, tenendo presente che i cinesi da millenni cucinavano i famosi capellini di
soia.
Con il tempo non sono mancati scrittori che volevano attribuire
l'invenzione dei maccheroni ai napoletani, come Matilde Serao nel suo Leggende
napoletane, Roma 1895. Al contrario, Benedetto Croce, traducendo in italiano, dal
seicentesco napoletano, Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basíle,
elencando casatelli, ravioli, pastiere, polpette e stufati del favoloso banchetto di
Cenerentola, testimonia che a quel tempo i napoletani erano considerati
"mangiafoglie" e non "mangiamaccheroni" come più tardi sarebbero
stati chiamati. La leggenda napoletana è stata smentita da vari storici della
gastronomia, come Alberini, che chiama la Sicilia "terra dei maccheroni" nel suo Storia del pranzo all'italiana, Rizzoli 1966; oppure Stefanile e Consiglio che
nella prefazione del libro di M. Riveccio Zaniboni dicono: < ... Fu verso la fine del
seicento che i napoletani scoprirono i maccheroni e subito divennero maestri nell'arte di
fabbricarli ... >.
Dalluso dei maccheroni alla pasta da utilizzare nelle
minestre il passo è breve. Un buon piatto caldo ristora il corpo. I siciliani amano
condire riccamente ed inforaggiare le pietanze di pasta corta, che comincia con la piccola
cuscusu, per diventare più grandicella trasformandosi in curadduzzu, avimmarie e
patrinostri (come grani di rosario); e poi sterline, ditali, conchiglie, e via enumerando.
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