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Sommario

 
 

 GASTRONOMIA SICILIANA

  

 

   LE MINESTRE

 
 Introduzione

  

 Il contributo greco

  

 La presenza araba

  

 Il macco

  

 Il cuscus
 
 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
   



 

 
 
Chi non ha mai assaggiato un buon piatto di spaghetti spezzettati nel brodo di legumi: fagioli, ceci, fave... Osserviamo come anche il modo di mangiare cambia.
 
 
Gastronomia - Le minestre e le zuppe
di Carmen Vento

 

 

 

La conquista musulmana apportò dei cambiamenti di radicale importanza nelle abitudini di coltivazione, derivate dal latifondo romano, dei siciliani. Gli arabi interruppero la monocoltura cerealicola, applicando nuovi sistemi di sfruttamento delle risorse, come l'utilizzazione razionale delle acque, l'introduzione di nuove colture arboree e di nuovi prodotti alimentari. Argomento che ci interessa da vicino è la pasta alimentare: maccheroni (tipici nella pasta con le sarde, con passolina, pinoli e lo zafferano), ma anche capellini, spaghetti, lasagne e pasta corta, formati di pasta utilizzati anche nelle minestre in brodo. Chi non ha mai assaggiato un buon piatto di spaghetti spezzettati nel brodo di legumi: fagioli, ceci, fave.

Alcuni studiosi sostengono che i maccheroni siano nati in Sicilia tra la caduta dell'impero romano e l'avvento degli arabi, basandosi sull'etimologia di maccherone. Il termine deriverebbe dalla parola "maccus" da cui in siciliano maccari, in italiano ammaccare, schiacciare e dal fatto che in Sicilia sono sempre esistiti gli elementi per fare la pasta: grano duro e clima adatto. Il termine "maccaruni", con cui ancora oggi si definisce questo tipo di alimento, potrebbe avere un'altra etimologia di origine araba "mu-karana (tun)" (mettere in parallelo), di cui "makruna" significa mettere in fila ed indica un'azione ripetuta, questo farebbe credere ad un'origine siculo-araba.

Diverso il discorso per i capellini di cui si ha testimonianza storica: lo storico arabo Idrisi nell'opera Kitab-Rugiar (Libro di Ruggiero) del 1154 parla della "ytria" una specie di capellino molto sottile. Ancora oggi in Sicilia è comune chiamare i capellini tria. Idrisi, geografo arabo che descrisse la Sicilia, in un suo passo precisa: a ponente di Termini Imerese vi è l'abitato di Trabia, sito incantevole, ricco di acque perenni e mulini, con una bella pianura e vasti poderi nei quali si fabbricano vermicelli in quantità tale da approvigionare, oltre ai paesi della Calabria, quelli dei territori musulmani e cristiani, dove se ne spediscono consistenti carichi.

Si presume che Idrisi nell'adoperare il vocabolo ytria si riferisse ad un tipo di pasta conosciuto nel proprio paese di origine. I siciliani probabilmente nell'inventare gli spaghetti si ispirarono all'ytria, conducendo comunque ad un prodotto nuovo. Da questi due tipi di paste si hanno diversi piatti tipici. Uno di questi, con sicure discendenze di tradizione araba o comunque orientale, è la pasta fritta croccante di capellini, appunto tria, lessati e cosparsi di miele e cannella. Che gli arabi conoscessero i capellini e fuori di dubbio, per i loro contatti con l’oriente, tenendo presente che i cinesi da millenni cucinavano i famosi capellini di soia.

Con il tempo non sono mancati scrittori che volevano attribuire l'invenzione dei maccheroni ai napoletani, come Matilde Serao nel suo Leggende napoletane, Roma 1895. Al contrario, Benedetto Croce, traducendo in italiano, dal seicentesco napoletano, Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basíle, elencando casatelli, ravioli, pastiere, polpette e stufati del favoloso banchetto di Cenerentola, testimonia che a quel tempo i napoletani erano considerati "mangiafoglie" e non "mangiamaccheroni" come più tardi sarebbero stati chiamati. La leggenda napoletana è stata smentita da vari storici della gastronomia, come Alberini, che chiama la Sicilia "terra dei maccheroni" nel suo Storia del pranzo all'italiana, Rizzoli 1966; oppure Stefanile e Consiglio che nella prefazione del libro di M. Riveccio Zaniboni dicono: < ... Fu verso la fine del seicento che i napoletani scoprirono i maccheroni e subito divennero maestri nell'arte di fabbricarli ... >.

Dall’uso dei maccheroni alla pasta da utilizzare nelle minestre il passo è breve. Un buon piatto caldo ristora il corpo. I siciliani amano condire riccamente ed inforaggiare le pietanze di pasta corta, che comincia con la piccola cuscusu, per diventare più grandicella trasformandosi in curadduzzu, avimmarie e patrinostri (come grani di rosario); e poi sterline, ditali, conchiglie, e via enumerando.

 

   
 
   
   
 
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