Le radici della presenza greca possono essere collocate già nella
prima metà del V secolo a.C. (475-450), i cui contenuti sono descritti in alcune
interessanti opere letterarie in versi che sono giunte fino a noi; mentre altre in prosa
di cui si ha notizia sono andate perdute. Famosi erano i cuochi siciliani nell'antica
Grecia, il poeta Cratino dice, nell'entrare negli ambienti dove si preparano i cibi, "all'odor
che si sente o c'è chi vende incenso o un cuoco di Sicilia". In Sicilia
diversi filosofi dissertavano sull'arte del condire i cibi e molti cominciarono a scrivere
di arte gastronomica: non c'è da meravigliarsi che in questa isola si trovino le tracce
più cospicue dell'arte culinaria greca, di cui il ricettario per eccellenza è quello del
siciliano Archestrato.
Uomo di grande cultura, poeta e scrittore, Ateneo, un greco
d'Egitto vissuto tra il Il e il IIl secolo d.c., ci tramanda un poema di Archestrato, dal
titolo incerto di oltre 300 versi; l'opera si lascia datare intorno al 330 a.c. ed un
poemetto di un altro scrittore di gastronomia: Matrone, intitolato Il banchetto.
In Archestrato troviamo soprattutto una descrizione tecnico-artistica delle pietanze,
come un gourme moderno. Dal punto di vista letterario è frutto di un'arte
raffinata; scientificamente è un precursore della dietetica, con risvolti ecologici ed
ambientalisti. Divenne infatti punto di riferimento per quanti dopo di lui si occuparono
di gastronomia; il già citato Matrone come esempio. Egli nella sua opera Il Banchetto è
essenzialmente un poema parodico. Matrone non è un poeta raffinato come Archestrato,
poichè si rivolgeva ad un pubblico differente. La loro presenza e fama è comunque giunta
fino a noi più per l'opera gastronomica che per le loro capacità letterarie.
Archestrato e Matrone sono, come li defnisce Enzo Degani,
professore di letteratura greca all'Università di Bologna e studioso di gastronomia,
"le due anime della poesia gastronomica: quella precettiva e quella descrittiva;
definita come uno dei generi minori, per lo più ignorati dalle storie della
letteratura, ebbe lo stesso in Grecia un'armpia diffusione e fu un tipico prodotto
d'intrattenimento". Il tema gastronomico era adatto allo spirito comico: i poeti
seri, a cominciare da Omero, se ne tenevano lontano, perché parlare di legumi, pesci,
pennuti, trattandosi appunto di ghiottonerie era materia troppo bassa rispetto alle
imprese degli eroi e degli dei.
Di conseguenza avevano (ed hanno continuato ad avere sino al primi
anni di questo secolo) una pessima vita gli scrittori di arte culinaria, al punto che Artusi,
un grande della cucina nazionale italiana, prima di veder riprodotto in innumerevoli
tirature il suo famoso libro di cucina, dovette stamparne a proprie spese la prima
edizione. Oggi attraverso questo genere letterario considerato minore possiamo conoscere i
più interessanti aspetti della gastronomia greca e quindi di quella siciliana: perché la
Sicilia della Magna Grecia ne era parte integrante. |
|