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Ma ciò che sopra ogn'altro
adorna questo foro, si è la fonte marmorea inalzata nel 1551,
opera incomparabile dell'immortale fra Gio. Angelo fiorentino,
tenuta dagli intendenti per una delle cose segnalate del mondo
(10). La sua figura è dodecagona, ed in ogn'angolo avvi scolpita
una cariatide nuda sino a' fianchi, che ne sostiene col capo
l'orlo del bacino. Quattro di questi lati rientrano, e
racchiudono nel vano una vasca marmorea, che riceve l'acqua,
dalle bocche di due delfini, su de' quali sono scolpiti de'
Tritoni, ed altre maritime deità, e da' quattro fiumi, cioè dal
Tevere, dal Nilo, dall'Ebro, e dal Camaro rappresentati da
quattro statue colossali nude giacenti.
Posano questi fiumi
sulle loro basi, nelle quali, con ammirabile artificio vi
espresse in bassi-rilievi varj simboli alludenti alle statue
sovraposte; cioè sotto il Tevere la Lupa che allatta i due
gemelli fondatori di Roma. Sotto il Nilo le sfingi, le piramidi,
le palme, ed altri emblemi del misterioso Egitto. Così sotto
l'Ebro vi scolpì fra gli altri l'aquila, che porta le colonne
d'Ercole, e finalmente sotto il Camaro, Zancla in atto di
coronare quel fiume. Nella. parte superiore di quei
bassi-rilievi sono scolpiti li seguenti elegantissimi versi
parto sublime del nostro abbate Francesco Maurolico indivisibile
amico, e compagno del frate. Sotto il Tevere adunque si legge,
il seguente distico:
Ob meritum antiquæ fidei, Messana, perennes Fundit aquas, magni Tybridis urna tibi.
E sotto il Nilo
Nilus ego, ignotum, septena per ostia fessus, Hic caput in gremio, Zancla repono tuo.
E sotto
l'Ebro
Hesperidum venio regnator Iberus aquarum, Nec regio in Siculis gratior ulla fuit.
E sotto il
Camaro
Sum patriæ famulus, cameris exortus aquosis, Officio manant flumina tanta meo.
Nelli restanti otto
lati poi in altrettanti quadri vi sono espresse con tutta la
poetica eleganza a bassorilievo le seguente favole: 1. cioè,
Polifemo in atto di scagliare il funesto sasso allo sventurato
Aci, che unito a Galatea cerca nascondersi nel mare; 2. la madre
Terra, e l'Oceano stretti in vicendevoli abbracciamenti; 3.
Diana colle ninfe in atto di bagnarsi, con Atteone trasformato
in cervo; 4. Narciso, che si specchia nel fonte; 5. Il caval
Pegaso, che fa scaturire un fonte di sotto i suoi piedi; 6.
Giove trasformato in Toro, che rapisce la sbigottita figlia di
Agenore; 7. Dedalo volante, mentre Icaro malaccorto è in atto di
naufragarsi nel mare; 8. e finalmente Elle e Frisso che
trapassano il Bosforo a cavallo al famoso montone. Fan basamento
a tutto questo gran fonte tre gradini di marmo, che tutto
intorno il circondano; su de' quali riposano otto mostri marini
divinamente scolpiti in marmo nero.
Nel mezzo di questa
prima conca s'inalza un gruppo di quattro Tritoni, i quali colle
baccia inalzate sulla testa sostengono il sovraposto
spaziosissimo bacile ricco di finissimi intagli, su del quale
posano quattro Ninfe, che mollemente abbracciandosi, ed
intrecciando in vaghi modi le braccia, sostengono una seconda
tazza, nel cui mezzo sorgono quattro putti che sorreggiono un
globo sul quale sta ritto Orione col suo fedel cane di lato
(11). Io tralascio di descrivere tutte le altre sculture, che
adornano questa impareggiabile fonte, poiché sempre è poco tutto
quello, che dir se ne potrebbe. Una più distinta descrizione può
leggersi nella vita del Frate scritta dal Vasari, e nella
Messina del Bonfiglio, sebbene l'una, e l'altra imperfetta.
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