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Poco discosta da S.
M. della Scala è la chiesa e convento di San Francesco di
Assisi, edificati nel 1264, avendone ottenuto il terreno sotto
il pontificato di Gregorio IX. Nel 1721, per istolti restauri,
fu devastata la chiesa, essendosi sostituito il pieno centro al
sesto acuto degli archi, aggiunta una brutta cornice ed
annientato generalmente qualche vestigio, della prima struttura.
È una delle più
spaziose chiese della città, e vi si conservano molti marmorei
sepolcri di antiche illustri famiglie, taluni forse distrutti
dal tempo. Ne esistono ancora altri tra cui quello di Federico
III nella tribuna maggiore, di rozza esecuzione, eretto da
Elisabetta sua madre. Altro sarcofago di greco scarpello posato
sul pavimento, rappresenta il ratto di Proserpina. In esso vi
sono racchiuse le ceneri di Elisabetta e dei due figli Guglielmo
e Giovanni duca di Randazzo, come si rileva da una lapide di
marmo collocata lateralmente. Altro ricchissimo sepolcro trovasi
nella stanza retrostante alla terza cappella tutto di bronzo
dorato, eretto nel 1618 da Giovanni Lancia alla sua consorte
contessa Cibo, morta nella fresca età di anni quindici. Le gemme
che lo adornavano furono in parte tolte ed impiegate per ornare
il serto della Vergine, le altre involate.
Il quadro
rappresentante San Francesco che riceve la stimmatizzazione è di
Salvatore di Antonio, padre del famoso Antonello, dipinto a
tempra prima che suo figlio introducesse in Italia la maniera di
dipingere ad olio. È degna anche di essere osservata una statua
della Vergine col bambino tra le braccia del Gajmo. Il convento
in cui oggi vi sono gli uffici dell'Intendenza di Finanza, è un
grandioso edifizio la cui facciata è rimasta spiacevolmente
incompleta. |