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Ne’ tempi
antichissimi de’ Mamertini, de’ Romani, e Romano-Greci, Messina
fu tra le principali città che diè soccorso con la fabbricazione
delle armate marittime (74). Nel 400 ne porse all’Imperatore
Arcadio (75), per il che ottenne la Croce d’oro divisa oggi
della città; ne diè a tutto il regno di Sicilia nelle guerre
impegnate contro i francesi.
Giulio Cesare
anch’egli ricorda il nostro arsenale che era a guisa di molti
(76). «Lucius Nasidius ab Gn, Pompeio cum classe Navium XV L.
Tomitio, Massiliensibusque subsidio missis, freto Siciliae,
imprudente, atque inopinante Curione, provebitur. Appulsisque
Messanam navibus, atque inde Principum, ac Senatus fuga facta ex
Navalibus eorum unam deducit».
Era desso
prossimo a Castellammare nel quartiere che conserva tuttavia il
nome Tarsanà o Darsena: ne’ tempi più bassi fu contiguo
all’antico palazzo Reale presso al lido avanti il piano
Terranova, e riparava esso il porto dall’ira possente dello
scirocco. In seguito a’ tumulti del 48 venne con tutti i
fabbricati e col palazzo Reale insieme a cadere. Vari diplomi e
rescritti ne fan menzione, e in quello del Re Lodovico dato il
1347, più diffusamente il tutto si raccoglie (77). Oggi,
manchiamo di Arsenale, e nella riviera presso il Ringo,
rincontro il convento di Porto-Salvo, abbiamo solo l’industre
artefice che travagliasi alla costruzione di navigli mercantili.
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