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Dicembre 2010 |
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INIZIAMO UN PERCORSO TRA LE MOSTRE IN ITALIA:
TRA CULTURA, INNOVAZIONE E CURIOSITA' TANTI
BUONI MOTIVI PER VISITARLE. |
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Ferrara - Chardin,
il pittore del silenzio
Palazzo dei Diamanti
di Ferrara
dal 17
ottobre 2010 al 30 gennaio 2011 |
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A Ferrara si sta svolgendo la prima
mostra in Italia su Jean-Baptiste Siméon Chardin
(1699-1779),
pittore francese del Settecento, tra i più
sorprendenti di ogni epoca. La mostra
curata da Pierre
Rosenberg, massimo conoscitore dell’artista,
membro dell’Académie Française e già direttore del
Musée du Louvre, sarà ospitata, dopo Ferrara, dal
Museo del Prado di Madrid, con cui è stata
organizzata in collaborazione. La mostra
percorre la vita artistica del pittore francese,
dalle nature morte dei suoi inizi, alle
raffigurazioni intimistiche della maturità, fino
alle composizioni senili, che ne completano il
percorso, rivelandone tutta la grandezza. La
Mostra è stata realizzata grazie ad
un’attenta raccolta di opere proveniente da musei
e collezioni pubbliche e private sparse in tutto
il mondo.
BREVI
NOTE BIOGRAFICHE Se
Chardin può essere considerato il vero erede di
Vermeer, la sua predilezione per gli oggetti di
uso quotidiano e per i gesti delle persone comuni,
al contempo, lo differenzia dai suoi
contemporanei, così attenti alla classicità e alla
mitologia. La sua opera è, infatti, tra le
più originali del secolo dei Lumi in Francia,
tant’è che ha finito per influenzare l’arte
moderna, come, ad esempio, quella di
Cézanne, Matisse, Braque e Morandi. Egli
usava dire: “Noi usiamo i colori ma quello con cui
dipingiamo è il sentimento”, contrapponendosi di
fatto alle regole della pittura accademica del suo
tempo. Se nel 1728 viene accolto dall’Académie
Royale de Peinture et de Sculpture come pittore di
frutta e di animali, la sua ricerca interiore lo
porterà in seguito a preferire le emozioni degli
ambienti interni alla casa, dove persone umili,
nello svolgimento delle comuni mansioni
quotidiane,
si contrappongono
ai borghesi del tempo. Egli crea capolavori come
Il garzone d’osteria, La governante o Il giovane
disegnatore, al cui fianco si pongono dipinti che
riguardano il gioco dei ragazzi, come le Bolle di
sapone, la Bambina che gioca col volano o il
Bambino con la trottola.
Con la variazione degli
effetti di luce sugli oggetti e sulle persone, con
un rapporto tra tono e colore sorprendente,
Chardin comunica all’osservatore le proprie
emozioni provate di fronte al soggetto dipinto.
La naturalezza dei temi pittorici di Chardin
sono alla base del successo di pubblico riscosso
già a partire dal Salon del 1737, quando iniziò ad
esporre le sue tele. Tra gli entusiasti della sua
arte vi fu, ad esempio,
Denis
Diderot, che ebbe a lodare, nel 1763, proprio le
sue celebri nature morte. Ma tra i suoi maggiori
estimatori vi fu lo stesso Re Luigi XV, a cui
Chardin donò diverse opere, tanto che il monarca,
nel 1757, con gratitudine gli permise di abitare
e lavorare al Louvre. Verso la fine della sua
vita, Chardin abbandonò gradualmente la pittura ad
olio, limitandosi a comporre ritratti a pastello.
L’attaccamento ai temi comuni della vita del
pittore, ne fanno un artista-scienziato che con la
sua opera ha cercato sempre di penetrare e
conoscere la realtà circostante. Il suo sguardo
attento dei particolari e meditativo anche di
semplici composizioni di oggetti, ne fa un poeta
in cui i sentimenti e le emozioni si rivelano
sempre in un grande silenzio spirituale, dove non
è importante cosa raffiguri, ma come lo descrivi.
E’, a tutti gli effetti, un vero poeta della
quotidianità comune a tutti noi.
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IL CATALOGO DELLA MOSTRA |
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APPROFONDIMENTI SU
Jean-Baptiste Siméon Chardin |
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