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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  2/4  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

Nel medioevo lo scontro tra platonici e aristotelici non è da poco. Non si tratta solo di scegliere tra due filosofie antiche, ma della visione del mondo. Aristotele, infatti, riteneva l’uomo un sinolo, cioè un complesso indivisibile di materia e forma, di corpo e anima. Da qui Alessandro di Afrodisia, massimo studioso dell’antichità della filosofia di Aristotele, ne aveva dedotto che il maestro ritenesse, attraverso quella teoria, che l’anima fosse mortale, insieme al corpo. Platone, invece, precedentemente, aveva diviso anima e corpo in due diverse entità, in due sostanze, e quindi differenziando il destino del corpo da quello dell’anima, riconoscendo all’anima una vita autonoma e separata. Con il Cristianesimo, sostenitore dell’immortalità dell’anima, la differenza tra i due filosofi era sostanziale.
E’ per questo che Marsilio Ficino (e tutti i filosofi neoplatonici), filosoficamente e teologicamente propendevano nettamente per Platone. Ficino, a maggior ragione con la sua visione della “pia filosofia”, cioè la continuità tra le teorie platoniche e la Rivelazione Cristiana, dove il platonismo era stato propedeutico alla stessa fede cristiana, così scriveva all’inizio del Theologia platonica o De immortalitate animarum:
« Liberiamoci in fretta, spiriti celesti desiderosi della patria celeste, dai lacci delle cose terrene, per volare con ali platoniche e con la guida di Dio, alla sede celeste dove contempleremo beati l’eccellenza del genere nostro. »

Anche la fisionomia dell’universo mutava, mutando i filosofi. Infatti, sul gradino inferiore dell’universo era posta la materia. Secondo Averroè essa era vista come pura “quantità”, che non poteva autogenerarsi dandosi una forma. Secondo Avicebron era vero il contrario, cioè la forma derivava dalla materia stessa.
Alla materia “quantità” Averroè univa la “qualità”: il principio formale che plasma le realtà fisiche.
Questo spirito incorporeo è l’anima «che genera la vita e il senso della vita anche dal fango non vivente».
Sopra le anime umane e il loro intelletto («mobile e parte interrotto e dubbio»), erano posti gli angeli con il loro intelletto («stabile tutto, continuo e certissimo»).
Sopra tutte le cose era posto Dio, visto come unità, bontà e verità assoluta. E’ atto e vita assoluta. Tramite Dio «tutte le cose son fatte, e però Iddio si trova in tutte le cose e tutte le cose si veggono in lui... Iddio è principio, perché da lui ogni cosa procede; Iddio è fine, perché a lui ogni cosa ritorna, Iddio è vita e intelligenza, perché per lui vivono le anime e le menti intendono».

Il destino dell’anima è quello di incarnarsi nella materia, unendo lo spirito e la corporeità. Questa azione unificatrice si realizza attraverso l’amore, che si diffonde nel mondo grazie a Dio, produce gli uomini che a loro volta guardano e aspirano a ricongiungersi a Dio, in un movimento circolare infinito. Per Ficino l’amore è l'eros di Platone, tramite tra mondo sensibile e mondo intelligibile. All’eros platoniano, Ficino, da cristiano, associa all’amore umano l’amore di Dio.

Filosofia e religione, secondo il pensiero di Ficino, sono, quindi, connettendo tutti gli ambiti del reale, reciprocamente complementari, tanto che egli usa formule come «pia philosophia», o «teologia platonica». Congiuntamente platonismo e neoplatonismo per lui non differiscono, poiché sopra tutto vi sono le Idee, che trascendono e vanno oltre qualunque percorso storico.

   
   
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