Lo scultore per eccellenza del Cinquecento è
Michelangelo. Lo scultore del Settecento è Antonio Canova(1757-1822).
La sua arte è così legata al suo tempo e astrattamente
neoclassica, così perfetta e in linea con il gusto comune, che
l'artista è chiamato ovunque in Europa e la sua produzione
artistica ingente. Egli accetta le teorie del Winckelmann e
imita la purezza dell' arte classica, la ricerca e la fa
propria. Canova studia a fondo i modelli classici per
raggiungere una “assoluta perfezione formale” e il “bello
ideale” . Anch'egli si contrappone al passato: se il barocco
aveva cercato il movimento e l'emotivo, egli cerca una fredda
immobilità. La mancanza di espressività e calore, quindi, non è
un difetto, ma l'obiettivo finale ricercato e trovato.
Winckelmann detta di non raffigurare mai le passioni; Canova
materializza l'astratto assoluto. il suo linguaggio si basa su
di una assoluta perfezione delle forme, ma questo ideale
assoluto diventa impersonale tecnica. Le sue opere, infatti,
vengono completate da tecnici del suo studio. Argan scrive:
“voleva che le sue sculture diventassero fredde e quasi
impersonali passando attraverso una esecuzione non emozionata”
Innegabile caposcuola del neoclassicismo in pittura è
Jacques-Louis David (1748-1825). A Parigi, egli inizia in
periodo prerivoluzionario, dipingendo su temi di rievocazione
storica, ma è con la rivoluzione che egli s'impone, raffigurando
i nuovi eroi, ricchi di ideali e virtù civili, essi sono
disposti ad immolarsi per il bene del popolo e della
rivoluzione. Chiara è l'ispirazione classica. Nel “Giuramento
degli Orazi” del 1784 e nella “La morte di Marat” , riflettono
lampi drammatici colti dalla Pietà di Michelangelo, o la
Deposizione del Cristo di Caravaggio. Marat, il medico
rivoluzionario ucciso con l'inganno, è morto raffigurato con una
lettera interrotta in mano scritta per la rivoluzione, che ne
esalta la figura morale ed eroica. David si lega alla
rivoluzione, tanto da divenire seguace di Robespierre. Diventa
il cantore della grandezza rivoluzionaria. Pochi anni dopo
divenne il pittore ufficiale dell'impero napoleonico. Da Marat
si passa all'”Incoronazione di Napoleone” del 1807. Nel periodo
napoleonico la sua arte conosce una nuova fase con forme più
retoriche e legate alla figura di Napoleone.
Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867), allievo di
David, non essendo interessato alla politica si concentrò sulla
sua pittura che concepiva come pura forma. Attento alla lezione
del suo maestro David e del grande Canova, pur essendo
interessato dal “bello ideale” di quest'ultimo, in lui non
troviamo nè tendenze rivoluzionarie (David) nè conservatrici (Canova).
La sua innovazione si basa sui valori lineari e di superficie
(colori chiari, i contorni, le sfumature) pervasi da una luce
tenue, sfumata, egli tende ad un bello in senso assoluto. A
differenza di Canova, Ingres non si concentra sulle figure dei
personaggi femminili, ma cerca di rispecchiare la bellezza di
queste sull'ambiente che le circonda. La bellezza è
nell'insieme, nella composizione come nei particolari, nella
luce che pervade il tutto. Argan scrive: “si genera dal rapporto
del colore leggermente caldo e dorato della pelle con i grigi
freddi dei piani del fondo”. Il gusto Neoclassico in Ingres
si stempera nella forma, si fa più libero, ma ancora “legata
alla realtà, alla singolarità della cosa; era quello che si
vede... con chiarezza assoluta” (Argan). Pittore vissuto in un
epoca di transizione, Ingres sarà di ispirazione, alla metà del
secolo XIX, al giovane Edouard Manet, il quale porterà la
pittura alla grande stagione dell'Impressionismo di fine secolo.
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