La Teoria politica
Rousseau
affermava che lo stato di natura, aggravato in una condizione
animalesca priva di legge o etica, obbligò l'umanità a fornirsi
di istituzioni o a sparire. In questa fase vi fu reciproca
concorrenza e necessaria dipendenza, un duplice attrito che
minacciava sia la sua sopravvivenza che la sua libertà. E',
con la stesura di un Contratto Sociale, che possono risolversi i
dissidi. Solo così gli individui possono mantenere se stessi e
contemporaneamente restare liberi. Sottomettendosi all'autorità
della volontà generale del popolo, in quanto entità unitaria di
riferimento, ci si assicura che gli individui seguiranno le
leggi di cui saranno autori collettivi essi stessi. Se la
sovranità è possesso del popolo, Rousseau distingue nettamente
tra sovranità e governo. Il governo è formato da un piccolo
gruppo di cittadini, chiamati "magistrati", che ha il compito di
far eseguire e di far rispettare le leggi come volontà generale
del popolo. La maggior parte delle polemiche che si sono
susseguite sull'opera di Rousseau, riguardano il disaccordo
sulla sua teoria che i cittadini siano liberi in quanto
costretti a obbedire alla volontà generale. Infatti, Rousseau
era contrario all'idea che il popolo potesse esercitare la
propria potestà tramite l'elezione di un'assemblea
rappresentativa.
L'Eredità di Rousseau
Nonostante il pensiero di
Rousseau venga legato alla Rivoluzione Francese, non si può
affermare che in essa abbia trovato realizzazione la sua
filosofia sociale. La sovranità non fu esercitata direttamente
dal popolo ma dai suoi rappresentanti, che ne diedero una
applicazione anche negativa, come nel periodo del Terrore.
Rousseau desiderava dei politici "santi e puri" , moralmente
ineccepibili, alla maniera in cui Platone immaginava i reggenti
della polis di Atene. Principio fondamentale della sua teoria
era quello etico: essere irreprensibile, come politico, e creare
individui altrettanto “perfetti”. Non può essere diviso l'ambito
prettamente politico da quello morale. Uno Stato (un governo)
che non riesca ad operare in modo morale, fallisce nella sua
caratteristica e funzione primaria e di maggiore importanza.
Il secondo principio, dopo quello morale, era la libertà
dell'individuo, che lo Stato deve difendere a ogni costo. La sua
“libertà” non è quella liberale, né quella dai valori oscillanti
e soggetti alle mode della maggioranza. La sua è una libertà
morale e interiore. Lo Stato ha il dovere di "costringere a
essere liberi" i cittadini riluttanti a seguire la volontà
generale. A causa della sua opposizione all'istituzione della
proprietà privata, a causa del suo modello statale, molti vedono
un rapporto con le ideologie socialiste e comuniste (ma anche
alle tirannie del XX secolo). Lo stesso Marx, tuttavia,
raramente cita apertamente Rousseau nelle sue opere. Per
Rousseau, invece, lo scopo del governo era garantire libertà,
uguaglianza e giustizia per tutti i cittadini. Rousseau
identifica la natura con lo stato primitivo dell'uomo selvaggio.
Natura significa qui interiorità e integrità, contro la
prigionia e la schiavitù, che la società impone nel nome di una
distorta emancipazione. Tornare alla natura significa per lui
porsi al di fuori dei pregiudizî e dell'oppressione della
civiltà. Questi concetti lo fanno precursore del Romanticismo,
sostanzialmente opposto all'Illuminismo, anche se, per altri
versi, ne faceva parte. |
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