Contrariamente a quanto si pensa
l’Encyclopedie di Diderot e D'Alembert
non è la prima enciclopedia in assoluto, ma rappresenta il punto
di arrivo di diversi tentativi precedenti. Pubblicata nel
XVIII secolo, in lingua francese, l’Encyclopedie rappresenta,
piuttosto, il punto di partenza per tutte le successive, avendo
goduto di un notevole successo editoriale. Al tentativo francese
è legato il lavoro di parecchi intellettuali, diretti da Diderot
e D'Alembert, che insieme realizzarono una sintesi universale
del sapere. L'Enciclopedia, infatti, portava come sottotitolo
“Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri”.
Come si legge nel Discorso Preliminare dell’opera, alla
base dell’impresa vi era il pensiero illuminista, filosofia che
scese nella realtà materiale, tant’è, che l’intento manifesto fu
quello di modificare la società, la cultura ed influire sul modo
stesso di pensare.
L’Enciclopedia di Diderot e
D’Alembert rappresenta il punto d’arrivo di qualcosa iniziato
già nel Seicento. A metà del Settecento si giunge a
completamento di quelle ricerche. L’Enciclopedia, come lo è
tuttora, cerca di raggiungere la massima raccolta sistematica di
tutte le conoscenze umane e rappresenta, nel metodo e nella
sostanza il movimento filosofico e di pensiero, come detto,
dell’Illuminismo settecentesco. L'intero universo del sapere
si lega, altresì, alla lingua in cui è scritto (il francese)
realizzando la raccolta complessiva a livello nazionale, ne è la
sua identità. L'ordinamento rigoroso degli argomenti e la lingua
in cui è scritto, rappresentano le caratteristiche alla base di
una ricerca enciclopedica, in qualsiasi opera di tal genere,
anche attualmente.
Nella maturazione del pensiero, la
realizzazione di un opera enciclopedica era già nell’aria tra
Sei e Settecento. Infatti, il primo che affrontò l’arduo compito
di redarne una fu l’italiano Vincenzo Maria Coronelli,
cartografo veneziano appartenente ai Francescani minoriti. Già
nel 1701, egli iniziò la pubblicazione di un enciclopedia, che
doveva svilupparsi in 45 volumi e possedere ben trecentomila
voci. L’opera si intitolava Biblioteca universale
sacro-profana,ed era redatta, naturalmente in italiano.
L’impresa era ingente per un uomo solo, tanto che, nel 1706, fu
abbandonata. Videro la luce solo sette volumi con 32.000 voci
complessive. Se a Coronelli non andò bene, riuscì
nell’intento l’inglese Ephraim Chambers. Egli pubblicò a Londra,
nel 1728, la sua Cyclopaedia, or an Universal Dictionary of
Art and Sciences (la cui traduzione è: Cyclopaedia, o
il dizionario universale delle arti e delle scienze). L’opera
era stata realizzate in soli due volumi.
Non vi erano né voci biografiche e non comprendeva né
Storia, né Geografia. Ciononostante il tentativo era andato a
buon fine per la prima volta. Nelle sue dimensioni alquanto
ristrette era un lavoro molto accurato e, soprattutto,
attendibile. Ebbe un grande successo e in molti paesi europei si
iniziò a considerare o di tradurre semplicemente il testo o di
realizzare un sapere enciclopedico nazionale con una propria
edizione.
Anche in Francia l’opera innovativa fu ben
soppesata in loco, tanto che si cercò perlomeno di tradurla ed
integrarla, anche con tavole disegnate. Il tentativo fu condotto
da John Mills, letterato inglese, che già aveva all’attivo
diverse pubblicazioni, e dal professore tedesco Gottfried
Sellius. Ambedue si erano trasferiti a Parigi ed avevano una
buona conoscenza del francese. Ebbero, tuttavia, problemi a
livello di stampa con l’editore André Le Breton (se prima o dopo
la traduzione non è chiaro). Il tutto nacque da un problema sui
diritti editoriali dell’opera inglese, che Le Breton chiese a
suo nome, invece, che a quello dei due studiosi. Né scaturì una
feroce polemica, che portò l’editore e Mills prima alle mani e
poi in tribunale. Vinse la causa l’editore francese, che aveva,
a nome suo, tutti i diritti d’autore. Ebbe, inoltre,
l'annullamento del contratto di Mills. A questo punto, l’inglese
tornò in Inghilterra, mentre il tedesco continuò il suo lavoro
di traduttore a Parigi. Rotti tutti i ponti, Le Breton
affidò, nel 1745, a Jean Paul de Gua de Malves, abate e
matematico il compito di curare la correzione e l’aggiornamento
dell’opera di Mills. L’abate prevedeva una grande integrazione
al testo originale, ma, anche lui, litigò con Le Breton,
lasciando incompleto il lavoro nel 1747. Tra il 1748 e il
1749, mentre in Francia continuavano i tentativi di traduzione
della Cyclopaedia, in Italia si giunse a concludere il
lavoro. A Venezia vide la luce la nostra opera di trasposizione
linguistica dell’Enciclopedia inglese, che fu pubblicata in nove
volumi.
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