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Aldilà della collocazione artistica, se cioè può far parte o no di una letteratura di “gusto verista”, indubbiamente la sua tradizionale vicinanza alla cultura napoletana, fa di Di Giacomo uno scrittore considerabile “regionalista”.
Nato a Napoli nel 1860, si occupò di poesia, drammaturgia e saggistica. Ma il suo nome è legato indissolubilmente all’epoca d’oro della canzone napoletana. Molti sono i pezzi musicali che hanno origine da sue composizioni liriche. Certamente il suo lavoro fu molto facilitato e sorretto da grandi musicisti. Come
Ernesto Murolo, Libero Bovio, E. A. Mario e Rocco Avarista, è stato tra i massimi artefici che hanno dato vita a questo genere musicale, ormai mitico. Tra le sue canzoni più note Marechiaro, Era de maggio, Luna Nova, Oilì oilà, Palomma 'e notte, Carulì, Lariulà e la celeberrima 'E spingule francese.
Tutto ha inizio nel 1882, quando la Ricordi, famosa casa discografica, stipulò un contratto con Di Giacomo, e fece pubblicare Nannì e E ghiammoncenne me', scoprendo un talento nascosto dello scrittore. In Marechiaro, del 1885, Di Giacomo, in collaborazione con il compositore abruzzese Francesco Paolo Tosti, tratteggia un bozzetto di Carolina, una bella ragazza, che si affaccia a Posillipo alla sua finestra adornata da garofani. In Luna Nova, invece, una coppia di giovani innamorati ricordano un giardino colmo di rose profumate. Quest’ultima canzone fu, invece, composta dallo scrittore insieme al  musicista tarantino-napoletano Mario Pasquale Costa.

Pensare che Di Giacomo era stato avviato agli studi di Medicina. Purtroppo il suo mestiere futuro naufragò, nel 1886, di fronte ad un’autopsia su di un cadavere: abbandonò la Facoltà, orientandosi verso altro. Come per Matilde Serao, Di Giacomo sviluppò, invece, un’attenzione particolare verso il giornalismo. Iniziò le sue collaborazioni dapprima con il
Corriere del Mattino, poi il Pungolo, il Corriere di Napoli, il Pro Patria e con la  Gazzetta.
Alla sua attività di novelliere fa riscontro quella di drammaturgo. Opere teatrali famosissime come Assunta Spina, 'O mese mariano e 'O voto, e Quand l'amour meurt, sono state sceneggiate da altrettante sue novelle. L’opera  A "San Francisco", invece, deriva dalla sua omonima collana di sonetti. Le sue opere drammatiche hanno riscosso grande successo dal pubblico e sono state interpretate da attori celeberrimi, una per tutte, l'interpretazione di Titina De Filippo de 'O mese mariano in televisione.
Dal 1893, Di Giacomo rivestì l’incarico di bibliotecario, passando da un’istituzione all’altra. Le biblioteche in cui operò furono tra le altre: la Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Maiella, la Biblioteca universitaria e la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III
. In quest’ultima la carriera lo portò prima ad essere direttore della Sezione autonoma Lucchesi-Palli, e poi, dal 1925 al 1932, ne divenne bibliotecario capo.
Durante il Ventennio fascista, aderì, nel 1925
, al Manifesto degli intellettuali fascisti e nel 1929 fu nominato Accademico d'Italia. Morì nel 1934.

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