Il legno di Cuneo: dagli oggetti d’uso quotidiano al mobile d’arte

La maggior concentrazione di aziende del legno nella provincia di Cuneo, si trova in Valle Varaita, valle che annovera circa 90 aziende attive nella produzione di arredi e serramenti, ma anche di giocattoli e strumenti musicali. La produzione del mobile, che si consolida tra gli anni ’50 e ’70 con lo stile rustico “Valle Varaita”, conosce momenti di grande sviluppo: negli anni ’60 ogni mese autotreni carichi di mobili erano diretti in Valle Susa, Valle d’Aosta, Svizzera e Tirolo. Occorre menzionare alcuni maestri artigiani, come Boerio, Beoletto, Bessone che, percorrendo i decenni della crescita del settore ligneo, apportarono modifiche allo stile alpino che reggerà fino agli anni ’80.

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IL LEGNO DI CUNEO

Riduzione del consumo di suolo e patrimonio paesaggistico ed ambientale

dell’Arch. Andrea Donsì                                                                           
Delegato distrettuale Service Tutela del paesaggio e rispetto dell’ambiente

Il Distretto Lions 108 Yb Sicilia promuove un evento sul tema ”Riduzione del consumo di suolo e patrimonio paesaggistico ed ambientale” che avrà luogo venerdì 12 aprile 2019 a Messina. L’evento è accreditato presso gli Ordini provinciali (Ingegneri, Architetti, Geologi, Agronomi) ed è gemellato con l’evento Progetto Comfort 2019 EcoMed, Fiera del Mediterraneo dell’Ambiente che si svolgerà dall’11 al 13 aprile presso Le Ciminiere di Catania.

Finalità dell’evento proposto
Lo scopo dell’iniziativa consiste nell’avviare una interlocuzione operativa a livello regionale sul tema della riduzione del consumo di suolo in Sicilia coinvolgendo le associazioni ambientaliste, gli ordini professionali, le istituzioni preposte per imbastire una piattaforma logistica (tavolo tecnico qualificato – laboratorio progettuale) finalizzata alla redazione di una proposta di legge condivisa nell’ambito della riforma urbanistica regionale. Il metodo immaginato per avviare questo percorso intende concentrare l’attenzione soprattutto sui passaggi necessari per costruire una consapevolezza “dal basso” come motore propulsivo utile a favorire processi di crescita sociale proiettati in modo costruttivo nell’ambito dell’attività parlamentare.

Percorso finalizzato alla costituzione di un tavolo regionale permanente sull’ambiente
Per l’avvio del percorso sono state invitate le associazioni ambientaliste a livello regionale (Legambiente, FAI, WWF, Italia Nostra, Slow Food, CAI, SIGEA, INBAR, Centro Educazione Ambientale, IBAS, Fondazione UNESCO, Forum “Salviamo il paesaggio”, Compagnia delle Opere, Amici della Terra, Marevivo, Fare Verde, Wilderness) e le Consulte Regionali degli Ordini professionali (Ingegneri, Architetti, Geologi, Agronomi). Ai soggetti coinvolti è stato chiesto di produrre un contributo propositivo in materia di consumo di suolo ed i contenuti prodotti saranno messi a disposizione in occasione di un incontro preparatorio che avrà luogo venerdì 29 marzo 2019 presso la Sala Ovale di Palazzo Zanca alle 17,30, in prossimità quindi dell’evento programmato, nel corso del quale sarà avviato il confronto preliminare finalizzato alla individuazione dei punti condivisi su cui impostare il percorso propositivo che sarà presentato proprio in occasione del convegno del 12 aprile 2019. L’intento, ovviamente, consiste nel determinare le condizioni per l’avvio di una dialettica costruttiva con

l’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente anche attraverso la costituzione di un TAVOLO REGIONALE PERMANENTE SULL’AMBIENTE proprio per individuare i meccanismi ed i passaggi necessari utili a favorire questa interlocuzione nell’ottica di una elaborazione concettuale, strategica ed operativa capace di strutturare positivamente il percorso immaginato. Il progetto che si intende attuare prevede la ratifica di un protocollo di intesa con l’Assessorato al Territorio e Ambiente che contempli le modalità di costituzione del tavolo tecnico ed i meccanismi di interlocuzione con l’Assessorato ed i Dipartimenti.

Aceto Balsamico di Modena: cultura e storia di una città

A Modena sono sempre esistiti diversi tipi di aceto ottenuti col mosto di uva, in relazione allo sviluppo nella storia di diverse ricette, di diversi metodi di preparazione e di invecchiamento. L’origine di questi prodotti risale alla tradizione degli antichi Romani.
Il termine balsamico invece è relativamente giovane, usato per la prima volta nei registri degli inventari ducali della Reggia Estense di Modena nel 1747 e probabilmente il nome stesso nasceva dall’uso terapeutico che allora se ne faceva.
Con la nascita dello Stato Italiano, i mercati destarono sempre più interesse riguardo al balsamico, sviluppando anche notevoli ricerche storiche e bibliografiche attorno a questo prodotto che, uscendo timidamente dalla segretezza e dalla ritualità delle acetaie, riscuoteva tanto successo.
Nel 1839 il conte Giorgio Gallesio fermatosi in visita presso la residenza dell’amico Conte Salimbeni di Nonantola per studiare le varietà delle uve e dei vini nel modenese, rimase così colpito e incuriosito dall’acetaia famigliare dell’amico, che dedicò vari giorni allo studio delle tecniche di produzione.

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ACETO BALSAMICO DI MODENA

Le Fisarmoniche di Castelfidardo: sfidano i nuovi gusti musicali

L’antenato della fisarmonica fu lo “tcheng” o “sheng”, un antichissimo strumento cinese e degli altri paesi del sud-est asiatico risalente addirittura a 4500 anni fa. Fu lo “tcheng”, infatti, a utilizzare per primo l’ancia libera, principio sul quale si basa anche la fisarmonica. Il deposito del brevetto della fisarmonica risale al 1829 a opera di Cyrill Demian a Vienna, ma il fondamentale rimaneggiamento avvenne in Italia nella seconda metà dell’Ottocento. A Castelfidardo infatti, nel 1860, la sconfitta dell’esercito pontificio a opera delle truppe piemontesi segnò un traguardo fondamentale nell’unificazione italiana con l’annessione dei territori delle Marche e dell’Umbria al Regno Italico. Questo territorio fu la culla che vide nascere i primi “organetti” o “fisarmoniche”, strumenti conosciuti grazie alle truppe francesi al servizio dello Stato Pontificio e poi perfezionati e adattati ai gusti etno-musicali.

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LE FISARMONICHE DI CASTELFIDARDO