Dalla via Primo Settembre e
propriamente dalle Quattro Fontane, ha principio la via Cardines.
Salendo, a destra trovasi una lapide che ricorda essere stata ivi un
tempo la Zecca.
Sono noti i privilegi che aveva
Messina di batter moneta. L'edifizio della Zecca fu ampliato dal
Municipio nel 1625; nel 1734 fu battuta dai tedeschi la moneta coll'oro
trovato nelle miniere di Fiumedinisi colla seguente iscrizione: eX
VIs ber IbV s MeIs. hae C. f. Vn DIIVr, le cui lettere segnate danno
la cifra dell'anno MDCCXXXIV.
A sinistra continuando s'incontra il
Convitto La Farina.
Questo Istituto fu fondato nel 1615,
sotto il nome di Convitto dei Dispersi, e in esso gli orfani vengono
educati a morali e civili ammaestramenti.
A pochi passi a destra, sorge la
bellissima Chiesa di S. Filippo Neri.
Fu fondata al 1618 e l'interno di
essa è grande e spazioso. È divisa in tre navate, da due file di
pilastri rozzi e pesanti. Nella prima cappella è un bellissimo
quadro del Tuccari, rappresentante una Immacolata. La Vergine con S.
Filippo Neri all'altare maggiore e il quadro della Pietà sono opere
del Barbalonga. Il quadro del Beato Valfrè, che vedesi nel primo
altare a sinistra, è del Rodriguez. I quadri rappresentanti la
Resurrezione di Lazzaro e la vedova di Nain che stanno a fianco
dell'altare maggiore sono opere del Filocamo. Nella sagrestia vedesi
un magnifico quadro del P. Francesco Alberti, che fu il fondatore di
questo tempio ed è dipinto del Barbalonga, che gli era nipote.
Nell'ex convento trovansi ora gl'Istituti Tecnico e Nautico.
Proseguendo per la stessa via,
s'incontra la Piazza della Giudecca.
Da questa piazza scendendo per il
vico S. Mercurio si giunge ad un'altra, in mezzo alla quale vedesi
una fonte, costruita da recente sopra un'altra antica. A fianco
sorge la chiesa di S. Andrea o Confraternita dei pescatori, ricca
un tempo di splendidissimi quadri che oggi veggonsi nel Museo,
restando ad osservarsi soltanto una copia di quello di S. Andrea
(l'originale del quale è opera del Comandè) fatto dal Panebianco.
Nella stessa via Cardines, a poca distanza
della piazza della Giudecca, e passato il piccolo ponte che cavalca
il torrente Portalegni, si vedono due chiese l'una dirimpetto
all'altra.
La prima è quella di N. Donna
dell'Indirizzo, ricca di bellissime pitture del Bova, che oggi sono
guaste. Il quadro di S. Giacomo è di ignoto autore, ma della scuola
di Raffaello. Il quadro all'altare maggiore e quello della Vergine
con S. Placido sono del Catalano.
L'altra è quella della Madonna di
Lampedusa, la quale si presenta con un vago sacrato, tutto adorno di
fiori. L'interno della Chiesa fu dipinto dal Paladino.
Più avanti trovasi: l'Ospedale
Militare, oggi in via di completamento e la chiesa della Maddalena.
Questa chiesa fu eretta nel 1086 ed
erano ivi i Cavalieri Templari; questi in seguito la cessero ai
Monaci Cassinesi. L'interno di essa è spazioso e diviso in tre
grandi navate. L'adornano varie pitture degne di ammirazione, fra le
quali meritano special menzione, il quadro dell'altare a destra
rappresentante la Decollazione di S. Giovanni Battista ch'è opera
del Fulco, il Martirio di S. Placido ed il Transito di S. Benedetto
del Bova, la tavola di S. Giovanni del Vasari e la gran tela della
Maddalena del Subba. Lasciata la chiesa della Maddalena la via
Cardines viene a convergere con quella denominata di Porta
Imperiale.
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