Laddove l’espressione dell’artista prevale sull’impressione che scaturisce dalla realtà
Come tutte le avanguardie artistiche avviate alla fine dell’Ottocento, l’Espressionismo nasce dalla consapevolezza dell’arbitrarietà di ogni forma artistica. Per questo motivo, si colloca tra gli innovativi movimenti del Novecento, come il Fauvismo, il Futurismo e il Surrealismo. Alcuni studiosi collocano la nascita dell’Espressionismo nel 1910, in relazione alla pubblicazione delle riviste Der Sturm (La tempesta) e Die Aktion (L’azione). Tuttavia, già nel 1905 a Dresda si formava il gruppo di artisti noto come Die Brücke (Il ponte), e nel 1907 Kokoschka scriveva il dramma Mörder, Hoffnung der Frauen (Asassinio, speranza delle donne). Proprio per questa indecisione nel determinare delle origini certe, gli artisti che in seguito si identificarono come espressionisti inizialmente furono conosciuti con altri nomi: neopatetici, astrattisti, eternisti, futuristi, attivisti. Originariamente, una confusione del genere si manifesta anche tra i teorici del movimento: per esempio, le idee nei manifesti elaborati da Edschmid mostrano somiglianze con il futurismo; Braque, Derain e Vlaminck sono considerati espressionisti a Berlino e Fauve a Parigi.
Il movimento Espressionista ha segnato l’arte europea modernista dall’inizio del XX secolo fino al 1940. È noto principalmente per la poesia e la pittura, ma ha trovato espressione anche nell’architettura, nella musica, letteratura, teatro, cinema.
L’Espressionismo – con il suo nome derivato dal latino expressio (“esprimere”) – rappresenta una protesta vivace contro una visione edonistica e superficiale della vita, contrapposta alla serena e naturalistica tranquillità dell’Impressionismo, di cui costituisce la perfetta antitesi. Per questo motivo, l’artista cerca di comunicare i propri sentimenti o esperienze attraverso una distorsione intenzionale della realtà. L’Espressionismo, dunque, si focalizza sulla risposta personale e subconscia dell’artista all’ambiente circostante. Ne consegue che il legame con la realtà si affievolisce fino a scomparire, permettendo l’emergere di forme nuove e inaspettate. I due principi cardine dell’Espressionismo sono l’assenza di leggi imposte e la libertà artistica totale.
Gli espressionisti, spesso coinvolti anche politicamente e socialmente, esprimono una visione del mondo che risulta per lo più tormentata, tragica e cupa. In una Germania conservatrice e guglielmina, l’arte espressionista assumeva un carattere rivoluzionario, sia politico che filosofico. Politico, perché spesso questi artisti supportavano i lavoratori e le loro lotte, e filosofico, poiché molti esponenti, come Munch, si rifacevano ai concetti esistenziali di Kierkegaard.
Il movimento prende forma all’inizio del secolo in Germania, Belgio e Norvegia. Fra la comunità di pittori nota come Die Brücke (Il Ponte) lo scopo è superare l’imitazione della realtà, concentrandosi su scene di vita quotidiana, riscoprire il valore del lavoro manuale artistico e dare importanza alla grafica e alla xilografia. Questa comunità includeva artisti come Emil Nolde, Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff. In altre nazioni come in Austria troviamo personalità quali Egon Schiele, Oskar Kokoschka oppure James Ensor in Belgio.
L’Espressionismo è stato in parte influenzato dalla pittura metafisica di Arnold Böcklin e dalle tecniche innovative di Van Gogh. Spesso, questo movimento esibiva una deformazione aggressiva della realtà, come nelle opere di Nolde. Diversamente, l’Espressionismo austriaco, meno violento, sembra presagire la malinconia di un’epoca al tramonto. Da Gustav Klimt e dall’erotismo crepuscolare di Schiele, Oskar Kokoschka trae una ricerca critica che rifiuta le leggi della prospettiva e della realtà per abbracciare espressioni di gioia o dolore straziante. Libertario e anarchico, Kokoschka vede la realtà come caotica e passionale, con quadri composti da colori vivaci che sembrano animarsi sulla tela. La sua pittura ha riscosso grande successo in Europa, specialmente dopo la Prima guerra mondiale.
Tra le opere più celebri dell’Espressionismo ricordiamo L’Urlo (in varie versioni) di Edvard Munch, Marcella di Ernst Ludwig Kirchner e I fiori di Emil Nolde. Il gruppo Die Brücke si sciolse nel 1913, alla vigilia della guerra, quando i valori sociali del movimento furono travolti dalla violenza irrazionale del conflitto imminente.
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