Chi non conosce la Gioconda. E’
il ritratto più famoso nel mondo e tra i
dipinti uno dei più conosciuti. Realizzato
da Leonardo da Vinci, tra il 1503 e il
1514 circa, è preziosamente conservato a
Parigi nel Museo del Louvre. Ci si
aspetterebbe, data la fama, un dipinto
molto grande, invece si tratta di una
tavola, in legno di pioppo, che misura
77x53 cm. Ma è così conosciuta da
rappresentare una tappa obbligata per chi
si reca nella capitale francese. Nella
grande sala, in cui è esposta, si
affollano i visitatori, tenuti a distanza
da un cordone. E poiché fu oggetto di un
rocambolesco furto, la sicurezza intorno
ad essa, attualmente, è al massimo.
La Gioconda, detta anche Monna
Lisa, è da sempre oggetto di citazioni
pittoriche, anche ironiche. Non solo. Il
dipinto racchiude in sè alcuni misteri ed
enigmi, che la rendono ancor più attraente
e curiosa. Il suo famoso sorriso
emblematico, appena accennato, le dona un
aura di mistero, ironia e sensualità. Su
di esso sono stati gettati fiumi
d’inchiostro da parte dei critici d’arte,
ma anche (sembrerà assurdo) vere e proprie
analisi psicoanalitiche. In genere si
parla della Gioconda, quando, invece,
bisognerebbe dire “le Gioconde”. I raggi
X, infatti, hanno rilevato l’esistenza di
ben tre redazioni, sotto quella attuale. I
continui rimaneggiamenti del ritratto di
Leonardo giunsero a fine solo con la sua
morte. Lo dimostra la descrizione che ne
fa Vasari, completamente diversa dalla
Monna Lisa che conosciamo.
Essa
rappresenta un’icona della pittura
mondiale e di qualunque epoca storica od
artistica.
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