Dal febbraio
del 2012 le Gioconde sono diventate due.
Il Museo del Prado, infatti, ha presentato
ed esposto una copia risalente all’epoca
di Leonardo. A realizzarla, per la tecnica
usata, molto simile a quella del maestro,
si ipotizza sia stato uno degli allievi,
italiani (come abbiamo accennato) o
d’origine spagnola. Essendo stata
restaurata, oltretutto, questa offre un
paesaggio retrostante dai colori più
chiari. Si presuppone che anche
l’originale avesse colori simili nel
Cinquecento.
Ma è proprio nello
sfondo del capolavoro, che si accentra un
altro mistero. E’ quello originale? Alcuni
critici, infatti, sottolineano come il
paesaggio sulla destra non sia omogeneo a
quello sulla sinistra, posto più in basso.
E ancora, le due colonnine visibili nel
panorama retrostante facevano parte di un
più completo belvedere? Il quadro è stato
mutilato? Da una copia del Seicento
sembrerebbe esistere un belvedere più
completo, forse presente nell’originale.
Al di là di questi dubbi
sull’integrità dell’opera, il dibattito
tocca il problema dell’esistenza di quel
panama. Tenendo conto del fatto che la
Gioconda è uno dei primi dipinti che
presentano sullo sfondo un panorama
naturale, questo è reale oppure
immaginario? La maggior parte dei critici
propende per quest’ultima opzione. Alcuni,
tuttavia, ritengono che
l’artista-scienziato non potesse non
rappresentare il vero. E sembrano aver
individuato una zona della Toscana
compatibile con il capolavoro. Alle
spalle del ritratto, sulla destra, si vede
un corso d’acqua ed un ponte che lo
scavalca, con arcate e a schiena d’asino.
La zona individuata è quella di Arezzo. Il
fiume è l’Arno che incontra le acque del
Chiana, dell’omonima valle. Anche il ponte
esiste. E’ il ponte a Buriano, in stile
romanico, costruito a metà del XIII
secolo. Su di esso passava l'antica via
Cassia, che da Roma giunge a Firenze,
passando per Chiusi e, appunto, Arezzo.
Risalendo il fiume Chiana si giunge ad una
strettoia: la Gola di Prato Antico.
Proprio nel panorama della Gioconda, ma
stavolta sulla sinistra, appare una
stretta gola. Sempre sulla sinistra sono
raffigurate delle montagne rocciose ed
affilate. Ed è proprio continuando sulla
Cassia, nelle vicinanza si incontrano i
calanchi, strane formazioni rocciose,
corrose dagli elementi naturali.
Lavorando, inoltre, sul punto di
prospettiva, i ricercatori hanno
individuato il probabile centro di
osservazione. Questo coincide con il
castello del borgo di Quarata,
oggi, purtroppo, scomparso.
Leonardo
conosceva molto bene questa zona. Tra il
1502 e il 1503, infatti, operò nella Val
di Chiana. Qui redasse alcuni schizzi,
conservati ora in Inghilterra, nella Royal
Library di Windsor. Nei disegni appare il
citato ponte a Buriano. Nei suoi
rilievi sul posto, Leonardo deve esserne
rimasto colpito. Il ponte, la confluenza
delle acque, quelle montagne frastagliate,
erose dalla pioggia e probabilmente
antiche, tutto è particolarmente
suggestivo. Questo tipo di natura, d’altra
parte, è presente in diverse composizioni
del maestro, come: la Madonna dei Fusi,
il Cartone di sant'Anna e la
Vergine delle Rocce.
Nel
dibattito sullo sfondo della Monna Lisa,
altri critici lo individuano nell’area di
Lecco, nel panorama prealpino , oppure in
quello delle Paludi Pontine. La
maggioranza dei critici, tuttavia, ritiene
che, pur ispirato da zone realmente
esistenti, presenti nell’esperienza e nei
viaggi del pittore, il panorama
leonardesco sia idealizzato, fantastico e
simbolico. Il ritratto e lo sfondo della
Gioconda, insomma, vivono in uno spazio
senza tempo e per questo fortemente
iconico.
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