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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
Pagine 240
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences Srl
 

Costo Brossura:
Euro 16,00

  1/5  
  LA FILOSOFIA IN ITALIANO
 
 
 

 

 

Se Vincenzo Gioberti fu cresciuto nella prospettiva del sacerdozio, dopo aver studiato presso i padri dell'Oratorio di San Filippo Neri e ordinato nel 1825, il suo interesse si volse verso i temi dell’attualità, soprattutto politica. Influenzato dalle idee del Mazzini, venne nella convinzione della necessità dell’unione italiana, convinto della supremazia italiana e della supremazia stessa del papato.  
Conosciuto il re Carlo Alberto di Savoia, fu nominato da questi  suo cappellano. La sua personalità preponderante e l’influenza stessa conquistata a corte gli creò non poche inimicizie. Rinunciato al suo incarico nel 1833, si ritirò a vita privata. Ciononostante, accusato di cospirazione, fu arrestato e incarcerato. Dopo aver subito quattro mesi di carcere, fu espulso dal Regno di Sardegna. A Parigi iniziò il suo esilio, per poi trasferirsi a Bruxelles, dove rimase fino al 1845. Qui insegnò filosofia e realizzò sull’argomento diversi importanti trattati, mai dimenticando, tuttavia, riferimenti  all’Italia e alla sua situazione politica.
Nel 1846 a Parigi lo raggiunse la notizia dell’amnistia dichiarata da Carlo Alberto. Pur potendo rientrare in Italia, rimase a Parigi fino alla primavera del 1848. Tornato in Piemonte il 29 aprile, fu accolto con grande benevolenza ed entusiasmo. Il Re gli offerse la nomina a senatore del Regno, Giobertì preferì  l’ingresso nella Camera dei deputati, a rappresentanza della sua città natale. Immediatamente fu eletto al suo interno presidente, divenendo il primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna. Nel frattempo fondò e diresse la  Società nazionale per la confederazione italiana.
Essendo caduto il governo il 16 dicembre 1848, fu nominato da Carlo Alberto presidente del Consiglio, ma il suo governò durò appena fino al 21 febbraio 1849. Con l’abdicazione di Carlo Alberto e la salita al trono di Vittorio Emanuele, la sua vita di politico giunse, praticamente, al termine. Dopo aver fatto parte del nuovo governo, con la carica di ministro senza portafogli, per insanabili divergenze, gli fu affidato un compito diplomatico a Parigi: Gioberti riprese la via del nuovo esilio. Non tornò più in Italia, rifiutando persino la pensione accordatagli o qualsivoglia promozione ecclesiastica. In povertà, ma con grande dignità, visse i suoi ultimi anni. Morì a Bruxelles per un infarto il 26 ottobre 1852.

   
   
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