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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  1/5  
  IL SETTECENTO
 
 
 

 

 

Berkley (Dysert, 12 marzo 1685 – Oxford, 14 gennaio 1753) è stato un filosofo e un teologo irlandese, legato all'empirismo inglese con John Locke e David Hume.
Laureatosi a Dublino nel 1707, poco dopo dava alle stampe Saggio di una nuova teoria della visione (1709) e il Trattato sui principi della conoscenza umana (1710). In questi due scritti egli formulò il principio fondamentale della sua metafisica: l'immaterialismo.

Secondo Berkley, la filosofia ha un unica motivazione: confermare e avvalorare la visione della religione: infatti, l'unica causa della realtà naturale è Dio. Per avvalorare questa teoria, egli sostiene l'inesistenza delle idee generali e delle teorie universali a loro associate. Le idee, concepite come segni, idee particolari, a volte associate in piccoli gruppi di idee affini. Gli oggetti, si rivelano come materiali, sono, invece, astrazione ingiustificate; gli oggetti corporei non esistono, essi sono soltanto collezioni di idee che ci danno una falsa sensazione di materialità e fondatezza globale. La formula che riassume la sua filosofia è “l'essere è essere-percepito” («Esse est percipi»). Un oggetto comincia ad esistere quando un essere umano lo percepisce, e nient'altro. La realtà delle cose si risolve solo in idee che, per essere considerate esistenti, hanno bisogno di uno spirito umano. E' lo spirito infinito di Dio, che ci fa avvertire sotto forma di cose e fatti la globalità delle sue idee calate nella realtà “materiale”. Idee "umanizzate", e in quanto tali "percepibili" dagli esseri umani. In virtù di questi principi Berkley nega l'esistenza assoluta delle cose.

Il teologo irlandese sostiene che ciò che esiste è o idea o spirito, poiché le cose esistono solo quando vengono percepite, le cose non sono altro che le idee. All'interno dello stesso empirismo britannico esistono delle differenziazioni: ad esempio Berkley nega la differenziazione di Locke tra qualità primarie e secondarie (“tutte le qualità sono secondarie, cioè soggettive”), o anche il concetto di substrato, e cioè la materia, in quanto limite alla perfezione divina.
Berkley contesta, proprio nel suo periodo storico in cui la scienza sta impiantando le sue basi, la ricerca di Newton. La scienza è una mera ipotesi, che ci porta a programmare il futuro, ma che non può riferirsi al mondo materiale, perchè non solo questo non è conoscibile, ma non esiste affatto. L'unica realtà veramente esistente è la Mente Infinita di Dio, dove le idee vengono impresse nell'uomo e in cui esiste la realtà materiale, anche quando non viene percepita dallo spirito di un essere umano. Egli nega l'esistenza di una sostanza materiale, dell'impossibilità dell'esperienza, di qualsiasi rapporto tra idee e realtà esterna.

L'empirismo di Locke, viene portato alle sue estreme conseguenze, toccando in parte lo scetticismo di David Hume. Da quest'ultimo si stacca, poiché egli sostiene la presenza spirituale di Dio, che spiega la genesi delle idee, rendendocele vive e presenti, sebbene vuote di una base oggettiva.

   
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