Berkley (Dysert, 12 marzo 1685 – Oxford, 14 gennaio
1753) è stato un filosofo e un teologo irlandese, legato
all'empirismo inglese con John Locke e David Hume. Laureatosi
a Dublino nel 1707, poco dopo dava alle stampe Saggio di una
nuova teoria della visione (1709) e il Trattato sui
principi della conoscenza umana (1710). In questi due
scritti egli formulò il principio fondamentale della sua
metafisica: l'immaterialismo.
Secondo Berkley, la
filosofia ha un unica motivazione: confermare e avvalorare la
visione della religione: infatti, l'unica causa della realtà
naturale è Dio. Per avvalorare questa teoria, egli sostiene
l'inesistenza delle idee generali e delle teorie universali a
loro associate. Le idee, concepite come segni, idee particolari,
a volte associate in piccoli gruppi di idee affini. Gli oggetti,
si rivelano come materiali, sono, invece, astrazione
ingiustificate; gli oggetti corporei non esistono, essi sono
soltanto collezioni di idee che ci danno una falsa
sensazione di materialità e fondatezza globale. La formula che
riassume la sua filosofia è “l'essere è essere-percepito” («Esse
est percipi»). Un oggetto comincia ad esistere quando un essere
umano lo percepisce, e nient'altro. La realtà delle cose si
risolve solo in idee che, per essere considerate esistenti,
hanno bisogno di uno spirito umano. E' lo spirito infinito di
Dio, che ci fa avvertire sotto forma di cose e fatti la
globalità delle sue idee calate nella realtà “materiale”. Idee
"umanizzate", e in quanto tali "percepibili" dagli esseri umani.
In virtù di questi principi Berkley nega l'esistenza assoluta
delle cose.
Il teologo irlandese sostiene che ciò che
esiste è o idea o spirito, poiché le cose esistono solo quando
vengono percepite, le cose non sono altro che le idee.
All'interno dello stesso empirismo britannico esistono delle
differenziazioni: ad esempio Berkley nega la differenziazione di
Locke tra qualità primarie e secondarie (“tutte le qualità sono
secondarie, cioè soggettive”), o anche il concetto di
substrato, e cioè la materia, in quanto limite alla
perfezione divina. Berkley contesta, proprio nel suo periodo
storico in cui la scienza sta impiantando le sue basi, la
ricerca di Newton. La scienza è una mera ipotesi, che ci porta a
programmare il futuro, ma che non può riferirsi al mondo
materiale, perchè non solo questo non è conoscibile, ma non
esiste affatto. L'unica realtà veramente esistente è la Mente
Infinita di Dio, dove le idee vengono impresse nell'uomo e in
cui esiste la realtà materiale, anche quando non viene percepita
dallo spirito di un essere umano. Egli nega l'esistenza di una
sostanza materiale, dell'impossibilità dell'esperienza, di
qualsiasi rapporto tra idee e realtà esterna.
L'empirismo
di Locke, viene portato alle sue estreme conseguenze, toccando
in parte lo scetticismo di David Hume. Da quest'ultimo si
stacca, poiché egli sostiene la presenza spirituale di Dio, che
spiega la genesi delle idee, rendendocele vive e presenti,
sebbene vuote di una base oggettiva.
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