Gottfried Wilhelm von Leibniz
(Lipsia, 21 giugno 1646 – Hannover, 14 novembre 1716) è stato un
filosofo, uno scienziato e matematico. A lui si deve il concetto
di "funzione" (1694) che (insieme alle intuizioni di Isaac
Newton) ha aperto la porta del calcolo infinitesimale. A lui si
deve l'invenzione della prima calcolatrice meccanica.
Venne ripresa nel 1820 daXavier Thomas de Colmar e costituì la
base di quasi tutte le calcolatrici meccaniche a quattro
operazioni realizzate successivamente. A lui si deve
l'introduzione del sistema numerico binario, utilizzato
attualmente in informatica, ripreso e sviluppato nell'800 da
George Boole. Che ci troviamo di fronte ad un genio è palese.
Già dai primi anni di vita lo dimostra: a sei anni aveva già
imparato il latino, a quindici entrò all'Università di Lipsia, a
diciassette si laureò in filosofia, a venti prese un dottorato
in legge.
Tra i suoi contributi più importanti c'è quello
in filosofia, basato sulla Monadologia. Il problema
dell'interazione tra mente e materia, che nasce dalle teorie di
Cartesio, era stato precedentemente abbozzato da Baruch
Spinoza, il quale sul problema dell'individuo lo definisce come
semplice modificazione accidentale di un'unica sostanza. Questo
punto era dimostrato da Spinoza dall'imperfezione del mondo,
che, tuttavia, asseriva Leibniz: "Quello in cui viviamo è il
migliore dei mondi possibili" Leibniz introduce il concetto
di "monadi" come "forme sostanziali dell'essere". Ogni
individuo è un atomo spirituale non divisibile, che segue delle
leggi proprie, non interagisce con le altre monadi, e rispecchia
l'armonia prestabilita dell'intero universo così come lo ha
creato Dio. Se esse differiscono tra di loro, ciò è dovuto per
la diversa quantità di coscienza di se stesso e di Dio. Con
questa affermazione egli sostiene “a priori”, che, il mondo è
perfetto sin dall'inizio, essendo una creazione di Dio,
risolvendo, così, il male a priori.
Kant, partendo dalle teorie di Leibniz, argomenterà
l'immortalità dell'anima, introducendo un premio a
posteriori da Dio. La "soluzione a posteriori" è una verità di
fatto (una ragion pratica), la soluzione "a priori" è una
verità di ragione (una ragion pura), a cui è legato il filosofo.
La critica di Voltaire resta filosofica perché si spinge
sul lato pratico dell'esistenza e non su un piano metafisico, ma
il lato pratico dimostra tutta la sua debolezza (come notava lo
stesso Leibniz). Ecco perchè Leibniz, in filosofia, rimane nel
campo della metafisica. Tuttavia, Leibniz non può ignorare i
passi nuovi della scienza, tanto da regalare a questa due
innovazioni: la matematica dei limiti e il principio degli
indiscernibili, tuttora applicati. Quest'ultimo afferma che se
due cose appaiono uguali (e la ragione non trova differenze)
sono uguali. Da ciò crea il “principio di ragion sufficiente”
per il quale ogni cosa che è, ha una causa. Ed è, quindi,
inutile cercare differenze a tutti i costi se la ragione non ne
trova. Il “principio di ragion sufficiente” lo porta, davanti ai
mali del mondo a trovarvi una spiegazione evidente, senza
negarla a priori, come altri filosofi.
Dalla frase "Viviamo nel migliore dei mondi possibili"
e dalla critica divertita che ne fa Voltaire nel suo Candide
(Il personaggio del Dottor Pangloss vi sostiene questa
teoria) nasce il termine panglossismo, che si riferisce a
persone che sostengono di vivere nel miglior mondo possibile.
Le teorie del filosofo, inoltre, si scontrano apertamente con
quelle di Newton, che sosteneva la casualità dell'interazione
fra particelle legate fra loro secondo la sola legge di gravità.
A Newton, che ipotizza il continuo intervento, in questa realtà,
dell'”Orologiaio”, Leibniz suggerisce di notare anche la
presenza di strutture organizzate e della vita nell'universo,
strutture inevitatamente costruite “a priori”. Tra i tanti
meriti addebitabili a Leibniz, vi è quello di aver creato il
concetto di “retroazione”, che risulta utile in diversi campi di
studio per spiegarvi molti fenomeni.
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