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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
 
Volume 1
Pagine 240
Versione Brossura
Formato 15x21
Editrice - Experiences Srl

Costo Brossura:
Euro 16,00

 
  3/4  
Speciale San Raineri
IL BRACCIO DI SAN RAINERI
 
 
 

 

 

 

STORIA DI UN PELLEGRINO PENITENTE
   E DEL SUO MIRACOLO POSTUMO.

   COMPARE IN UN AFFRESCO DEL CAMPO SANTO
   MONUMENTALE DI PISA ED ATTESTA
   IL TOPONIMO DELL’AREA FALCATA DI MESSINA

 
   

   
  SPECIALE MOSTRA DE LINGUA PHARI 
           
    Comunicato stampa della Mostra sulla
Storia del Braccio di San Raineri di Messina.
da I VESPRI

A Messina la mostra «de Lingua Phari»

ripercorre la storia del Braccio di San Raineri
Il manifesto della Mostra       
               
           
   

The “de lingua Phari – St. Raineri’s arm history”

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San Raineri di Pisa
       
         
  SPECIALE SAN RAINERI     
 
  Comunicato stampa La biografia di
San Raineri
Il Santo e Messina Il Santo e Messina /2
         
 
   
   
  Ex Aqua,
il braccio di San Raineri

 

 Il saggio di Sergio Bertolami e Rosa Manuli è il frutto di una ricerca che vuole richiamare l’attenzione sull’area falcata, partendo dal recupero della sua identità storica. Il percorso delineato tende a spiegare da dove scaturisca il toponimo di “braccio di San Raineri”, chi lo abbia imposto e perché questa denominazione sia rimasta da secoli nell’uso quotidiano.

Uno dei testi più importanti della storia messinese è l’Iconologia (1644) del gesuita Placido Samperi, che riferisce una versione attinta dalla tradizione orale, alla quale gli storiografi locali delle generazioni future hanno fatto riferimento. Il dotto messinese afferma che la denominazione della penisola è dovuta alla «costantissima fama» di un certo Romitello di nome Rainerio, che faceva vita solitaria vivendo «in una capannuccia sotto un'antica, e rovinosa fabrica». Gaetano La Corte Cailler, accettando sia il racconto dell’eremita sia l’ipotesi della sepoltura in un un luogo imprecisato della penisola, indica giorno ed anno della scomparsa: 17 giugno 1161. Attribuisce, inoltre, il nome “braccio di San Raineri” alla presenza di una cappella devozionale dedicata al santo, di cui anche Caio Domenico Gallo conferma l’esistenza «nel braccio del Santissimo Salvatore nella Lingua del Faro».

Francesco Maurolico, scenziato eccezionale e di ben più alto spessore storiografico, nel suo Martyrologium redatto nel 1568 secondo Santa Romana Chiesa, riporta, dopo la conclusione del concilio tridentino, la prima indicazione ufficiale che registra un santo di nome Ranieri. L’abate messinese attesta un «Ranerij Pisis. 17 Iunij».  Alla data del 17 giugno ne tratteggia la figura: nato a Pisa, nobile, convertitosi visitò come pellegrino Gerusalemme, morì famoso per la sua religiosità nell’anno 1161. I resti del santo sono conservati nella cattedrale di Pisa, dove dal 1633 è celebrato come «patronus» della città. Ciò dimostra che la realtà storica è ben delineata nei tempi e nei fatti. A Messina, invece, siamo dinanzi ad una palese amnesia storica, una progressiva perdita di memoria affievolitasi con il tempo fino a scomparire del tutto.

L’inconsistenza della leggenda riportata da Samperi, è dimostrata nel 1927 anche da Domenico Puzzolo Sigillo. Infatti, il racconto dell’eremita preoccupato di mantenere acceso il fuoco notturno per evitare pericoli ai naviganti nelle notti tempestose, va documentalmente ricondotto alla presenza nella penisola di una comunità dell'ordine dei Continenti, primo nucleo del francescanesimo in Sicilia. Questi frati vivono nell’osservanza della povertà, dell'obbedienza e della castità, dimorano nella Torre di San Raineri e sono impegnati ad alimentare l’illuminazione notturna dello Stretto, ponendo un fanale proprio in cima alla Torre.

In realtà fino agli inizi del Settecento il riferimento al Ranieri pisano è dimostrato anche dal gesuita Benedetto Chiarello, che nel suo libro di memorie sacre di Messina cerca di conciliare fra loro due opposte tesi. La prima è quella dell’eremita di Samperi; la seconda tesi è sostenuta da uomini di valente cultura come Gio. Pietro Villadicani, nobile messinese, amico di Maurolico. «Vogliono questi esser appunto il Santo, di cui parlamo, S. Rainero Pisano, simile al soprallegato, nell’aver egli per qualche tempo nell’antidetto luogo esercitata l’opera mentovata di carità a i legni passeggeri nello scuro delle notti tempestose». Questa tesi è, in parte,  negata dalle fonti storiche, poiché Ranieri pisano non ha mai soggiornato a Messina.

La domanda da porsi non è se Ranieri, di passaggio, si sia o meno fermato a Messina, ma perché intitolargli addirittura l’intera area del porto, anziché la sola e semplice chiesa di cui parla Gallo negli Annali, elevata dalla comunità pisana, che per ragioni commerciali, ha stabilito la propria presenza in città.


 

   
   
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