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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
 
Volume 1
Pagine 240   
Versione Brossura
Formato 15x21
Editrice - Experiences Srl

Costo Brossura:
Euro 16,00

 
  4/4  
Speciale San Raineri
IL BRACCIO DI SAN RAINERI
 
 
 

 

 

 

STORIA DI UN PELLEGRINO PENITENTE
   E DEL SUO MIRACOLO POSTUMO.

   COMPARE IN UN AFFRESCO DEL CAMPO SANTO
   MONUMENTALE DI PISA ED ATTESTA
   IL TOPONIMO DELL’AREA FALCATA DI MESSINA

 
   

   
  SPECIALE MOSTRA DE LINGUA PHARI 
           
    Comunicato stampa della Mostra sulla
Storia del Braccio di San Raineri di Messina.
da I VESPRI

A Messina la mostra «de Lingua Phari»

ripercorre la storia del Braccio di San Raineri
Il manifesto della Mostra       
               
           
   

The “de lingua Phari – St. Raineri’s arm history”

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San Raineri di Pisa
       
         
  SPECIALE SAN RAINERI     
 
  Comunicato stampa La biografia di
San Raineri
Il Santo e Messina Il Santo e Messina /2
         
 
   
   
  Ex Aqua,
il braccio di San Raineri /2

 

Per comprendere i reali contorni di questa vicenda legata al toponimo di San Raineri a Messina gli autori del saggio hanno indagato sul concetto di religiosità medievale, esaminando le testimonianze che la storia ci ha consegnato. In maggior numero sono fonti scritte, ma quella più singolare è una fonte iconografica. Raffigura la vita del santo negli affreschi del Campo Santo monumentale di Pisa e narra di un evento miracoloso compiuto a Messina. Il legame fra le due città è, quindi, più stretto di quanto finora ritenuto, ma occorre operare un giusto raccordo fra i documenti disponibili. Il ciclo di Ranieri a Pisa viene dipinto tra il 1376 e il 1386, prima dal fiorentino Andrea di Bonaiuto, poi, alla sua morte, da Antonio Veneziano. L’opera è stata recuperata dopo i danni causati da un incendio nel 1944, quando uno spezzone provocato dallo scoppio di una granata manda in fiamme il tetto ligneo del Campo Santo. Nel 2010, in occasione delle celebrazioni per l'850° anniversario della morte del santo patrono di Pisa, quattro delle sei scene, sono state restaurate e di nuovo collocate al loro posto. Fra queste vi è il «Ritorno a Pisa di san Ranieri», nel quale è rappresentato l’episodio del miracolo di Messina.

Fatto particolare è che l’evento dipinto, non è stato mai descritto nella Vita che Benincasa, amico di Ranieri, ha riportato nell’unica agiografia conosciuta, né di conseguenza è narrato dagli storici successivi.  Sarebbe, però, un errore considerare questo episodio miracoloso come una interpolazione, poiché l’intero ciclo pittorico rispecchia un piano di rappresentazione attentamente predisposto dalla committenza, cioè l’Opera della Primaziale Pisana, preposta alla edificazione ed alla manutenzione dei monumenti della cosiddetta Piazza dei Miracoli. Nel medioevo, di fatto, il valore educativo costituito dalle immagini dipinte o scolpite, è predominante sul valore puramente estetico.

La spiegazione si trova nei documenti storici di area toscana. Pur non essendo mai stato canonizzato, la fama di Ranieri, santo miracoloso, si è diffusa anche fuori dagli ambiti della città e della provincia. È l’anno 1372 quando la regina Giovanna di Napoli chede ai consoli pisani «una reliquia dell'inclito confessore san Ranieri». Estratta una costola del santo, viene spedita con due galee della Repubblica a Messina, dove è posta con gran venerazione nella cappella dei pisani ubicata in quell’area del porto che in memoria dell’avvenimento sarà denominata «Braccio di S. Ranieri».

Il dipinto di Antonio Veneziano vuole in realtà celebrare un “miracolo” che si è prodotto a Messina, compiuto da san Ranieri, ma non durante la sua esistenza, bensì nella seconda metà del secolo XIV. Il dono sacro suggella, difatti, un evento grandioso. Nel 1372 con l’adesione al trattato di Avignone, proposto da Gregorio XI ed accettato dall’aragonese Federico IV e dall’angioina Giovanna di Napoli, si conclude l’interminabile guerra iniziata con il Vespro nel 1282 e che va sotto il nome di “Guerra dei novant’anni”.

Sulla base di queste notizie, l’affresco raffigurante il miracolo di Ranieri compiuto a Messina può essere letto in modo chiaro ed esauriente. Il dipinto in questione ha due piani di lettura. Nel primo Ranieri si fa versare da un oste del vino in seno alla schiavina da pellegrino. Il vino gocciola a terra e dall’acqua (ex aqua) che rimane alla vista dei presenti è possibile accertare il comportamento disonesto del commerciante. Ma il concetto da mettere in evidenza è quello simbolico del secondo piano di lettura, laddove la “separazione del vino” per mezzo dell’acqua, è allegoria di un «regno Sicilie tam ultra quam citra Pharum». La terra degli antichi siculi, è divisa in due parti, di qua e di là del Faro, dall’acqua (ex aqua) dello Stretto di Messina. L’isola prenderà nome di Trinacria e negli anni a venire sarà autonoma dal regno di Napoli.

A questo punto, non rimane che considerare la ragione per cui ciò che è chiaro a Francesco Maurolico non lo è più per Placido Samperi, meno di ottanta anni dopo. È facile comprendere come, in tutto ciò, sia stata messa in gioco «la memoria dei posteri». La nebbia calata su san Ranieri è graduale a partire dal Settecento. Molto influirà la successiva militarizzazione della penisola, prima con il forte S. Salvatore, infine con la costruzione della Real Cittadella, eretta dopo la rivolta antispagnola, più per controllo della città che dello Stretto di Messina.


 

   
   
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