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Sergio Bertolami
e Rosa Manuli -
EX AQUA -
Il braccio di San Raineri
 
Volume 1
Pagine 240
Versione Brossura
Formato 15x21
Editrice - Experiences Srl

Costo Brossura:
Euro 16,00

 
  2/3
Speciale Mostra
DE LINGUA PHARI
STORIA DEL BRACCIO DI SAN RAINERI
Messina, dal 24 settembre al 21 novembre
 
 
Testo di Pietro Frazzica
 

 

IN OCCASIONE DELLE GIORNATE EUROPEE
   DEL PATRIMONIO 2011,

   ECCO LA MOSTRA CHE, PARTENDO DAL TOPONIMO,
   NARRA LE VICENDE  CHE HANNO RIGUARDATO
   L'AREA FALCATA DI MESSINA E LA NATURALE
   DISPOSIZIONE DEL SUO PORTO.
   

   
  SPECIALE MOSTRA DE LINGUA PHARI 
           
    Comunicato stampa della Mostra sulla
Storia del Braccio di San Raineri di Messina.
da I VESPRI

A Messina la mostra «de Lingua Phari»

ripercorre la storia del Braccio di San Raineri
Il manifesto della Mostra       
               
           
   

The “de lingua Phari – St. Raineri’s arm history”

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San Raineri di Pisa
       
 
    SPECIALE SAN RAINERI 
 
  Comunicato stampa La biografia di
San Raineri
Il Santo e Messina Il Santo e Messina /2
         
 
   
   
 

A Messina la mostra «de Lingua Phari»

ripercorre la storia del Braccio di San Raineri
da I VESPRI
n 38 del 08/10/2011
   
 

«Dapprima il nome della città era Zankle, come era stata chiamata dai Siculi, perché il luogo ha la forma simile a quella di una falce, e i Siculi chiamano la falce zanclon». Così Tucidide descrive gli albori di Messina, identificata con la penisola ricurva che contorna il porto, dall’antichità uno degli scali commerciali più importanti del Mediterraneo. La mostra «de Lingua Phari» descrive la storia della Falce in modo piano, sintetico, diretto. Da Falce legata al mito di Crono a grande struttura portuale nelle idealità post-risorgimentali e del primo Novecento legate al progresso. Nelle bacheche troviamo i libri di una moltitudine di autori: dai classici – come Diodoro siculo, Erodoto, Esiodo, Pausania, Strabone, Callimaco – ai moderni studiosi delle Università siciliane e calabresi. Una mostra rivolta anzitutto ai giovani, come gli studenti dell’Ateneo messinese, visto che ad allestirla è stata proprio la Biblioteca Regionale Universitaria di Messina “Giacomo Longo” con Experiences, società di promozione culturale. Ha preso l’avvio in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2011, ma che si protrarrà oltre, fino al 21 di novembre. Una tematica particolarmente sentita nella città dello Stretto, quella dell’area falcata, negli ultimi anni sempre più marginalizzata, ma che dovrà tornare a valorizzare la propria esistenza, perché cuore dell’identità storica di Messina. Oggi questa lingua di terra cerca il suo nuovo volto.

La mostra, dunque, ne ripercorre l’evoluzione, attraverso il riferimento ai resti archeologici, alla monetazione, ai culti precristiani e cristiani, alle presenze fisiche espresse dalle costruzioni che ne hanno caratterizzato precipui momenti storici. Presenze che si leggono attraverso le carte che arricchiscono i pannelli espositivi. Il monastero del SS. Salvatore, espressione della classicità greca tramandata nei codici che la Biblioteca ancora conserva. Il Forte nato sui resti del cenobio basiliano e che ne tramanda il nome. L’arsenale per la costruzione di vascelli da opporre al nemico ottomano. Il Lazzaretto e la miriade di piccole chiese e sontuosi conventi a testimonianza della precarietà dell’esistenza, fra pestilenze e carestie. Infine la possente Cittadella spagnola elevata «ad eterno freno dei malcontenti» che avevano osato la rivolta contro il governo spagnolo.

 
   
   
   

Questa mostra non si limita solo a riproporre storie che i libri pubblicati nel corso del tempo hanno già raccontato. Ne individua di nuove, a dimostrazione che la ricerca prosegue il suo corso. Maria Teresa Rodriquez, una dei due curatori, traduce un brano inedito dal manoscritto greco 29 in mostra, scritto con meticolosa cura d’amanuense dal monaco Daniele. Dalle sue parole è possibile scoprire che il fondatore del SS. Salvatore non è l’abate Luca, ma San Bartolomeo di Simeri, che, celebrando la sua ultima messa prima di essere giustiziato, è fulcro di una manifestazione prodigiosa, fra schiere di angeli. «Subito brivido e stupore prese tutti quanti e, alla notizia, tutta la città dei Messinesi fu turbata e tutti, uomini e donne, vecchi e giovani, schiavi e liberi, e gente di ogni età si gettarono di un sol animo ai piedi del santo, chiedendogli grazia». Il re Ruggero da allora lo considerò come un padre, dicendogli: «Nel presente luogo fu accesa una pira contro di te. Disponi cosa dovrà esserci qui». E San Bartolomeo vi fondò quello che sarà il più grande, ricco e potente monastero edificato dal re normanno in Sicilia.

Una sostanziale rilettura dalla tradizione letteraria locale la propone Sergio Bertolami, l’altro curatore della mostra e autore con Rosa Manuli del libro “ex Aqua”. È anche questo un evento miracoloso. Soprattutto è un avvenimento politico di portata europea, grazie al quale la penisola ha stabilmente assunto la denominazione di «Braccio di San Raineri». È raffigurato nella sezione che ha luogo nella chiesa dell’antico seminario di Mons. Paino ubicata, come la Biblioteca, nel palazzo arcivescovile. L’esposizione riproduce suggestivi dipinti concessi dall’Arcidiocesi di Pisa e dall’Opera della Primaziale Pisana. Sono le ottocentesche acqueforti di Carlo e Gian Paolo Lasinio che raffigurano gli affreschi medievali del Campo Santo monumentale sulla vita di San Ranieri. Perché è proprio il santo protettore della prestigiosa città toscana che ha dato nome all’area falcata, con “il Miracolo di Messina”. Un miracolo post mortem, compiuto per riconciliare angioini ed aragonesi a conclusione della lunga guerra dei novant’anni, iniziata con il Vespro del 1282. Con il trattato di Avignone del 1372 la Sicilia conquistava, infatti, l’ambita autonomia dal regno di Napoli. Due Stati distinti dall’acqua (ex aqua) dello Stretto e, per garantire la pace, la reliquia del santo pisano posta sull’area falcata sacralizzata.
 
 
di Pietro Frazzica

 

   
   
 
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