Un sogno premonitore
di Gio Bonaventura
Accade che, all’improvviso, la vita appaia sotto un altro profilo e tu comprenda ciò che è grande attraverso le cose da nulla. Soprattutto le cose da nulla, come l’altra notte, quando ho fatto un sogno. Avevo lasciato dormire mia moglie nella stanza d’albergo ed ero sceso per fare due passi mattutini.
All’angolo della strada ecco una piazzetta. Fino a poco tempo prima spiccavano alcune case cadenti abbarbicate a un rudere. Ora, una riqualificazione urbana come tante, senza alcun pregio, aveva portato un beneficio alla bell’e meglio. Tutto mi lasciava credere di conoscere quel luogo. In effetti era così, perché fa parte di un paese mai visto di cui sogno di tanto in tanto angoli diversi. Ne percorro le strade, mi soffermo negli slarghi. Quando chiedo dove mi trovo, nessuno sa darmi risposta. Chissà per quale motivo, l’altra notte pensavo che quelle vecchie costruzioni potessero trovarsi nell’hinterland parigino. Uno sproposito, perché l’ambiente aveva piuttosto tratti meridionali e lo sapevo bene, per la ragione che conoscevo già ogni recesso. Se la porta di una delle case si fosse aperta, non mi sarei sorpreso della partizione interna.
Una volta sveglio, ho trascorso la solita giornata senza pensarci più. In serata ricevo una telefonata del tutto inattesa. «C’est bon d’avoir de tes nouvelles, Marcel». Avevo quasi perso i contatti con lui. Chiamava da Parigi, e il caso rievocò lo strano sogno. Marcel ricordava di esserci conosciuti oltre vent’anni fa, forse qualcosa in più, quando avevo restaurato l’abitazione del nonno. Un villino di famiglia costruito a cavallo della guerra franco-prussiana del 1870-1871. Ora Marcel ventilava l’idea di ammodernarlo per andarci a vivere intervallandolo all’appartamento di Parigi e mi chiedeva di interessarmene. In verità, pensare di riprendere a viaggiare avanti e indietro, alla mia età, mi sconcerta davvero. Ma quella casa è affascinante.
All’epoca del restauro – dal carattere chiaramente conservativo, per volontà comune – il nonno di Marcel mi fornì una documentazione eccezionale. Non solo disegni architettonici ed esecutivi del cantiere originario, ma persino la corrispondenza privata, varie annotazioni e un particolare diario. Informazioni eterogenee che avrebbero potuto costituire l’impianto per sviluppare una storia di questa casa, sullo sfondo del pesante armistizio subito dai francesi. Così, mentre sto pensando cosa rispondere al mio amico Marcel, ho di nuovo preso in mano quegli scartafacci conservati nell’archivio di studio.
Uno dei fascicoli del faldone – con pochi fogli manoscritti e qualche scarabocchio – l’avevo contrassegnato col titolo di “Natura della luce e delle ombre”, per una vaga assonanza con le teorie di geometria descrittiva sulla rappresentazione dei solidi. In particolare, pensavo che quel titolo potesse sintetizzare bene la realtà di un progetto iniziato dapprima con fervore, interrotto repentinamente per la guerra, infine portato a termine dalla famiglia di Marcel, che ne acquistò la proprietà. Una «tranche de vie». Mi piacerebbe narrare questa storia sopita. Con tutta calma.
Intanto, però, ciò che mi pare più importante è come non deludere Marcel. Perché il vero nodo è se continuare a mettermi ancora in gioco, assentendo a ciò che mi propone con incitamento. Come se anche io, parimenti a lui, avessi ancora il frizzante perlage di uno champagne d’annata. >>> Segue >>>
A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini.
Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore). Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.