Acquario Civico di Milano: Presentazione della mostra “THE LAST DROP”

Fabrizio Spucches
Serie ‘Donne e bambini Ucraina’ – 01
2022
fotografia digitale
©Fabrizio Spucche

THE LAST DROP.
Fabrizio Spucches per Fondazione CESVI
5 novembre – 11 dicembre 2022
Acquario Civico di Milano, Giardino d’Inverno

Fabrizio Spucches e Fondazione CESVI
presentano THE LAST DROP
la mostra fotografica che, attraverso oltre 100 scatti, racconta i drammi e i conflitti sociali del nostro tempo.
All’Acquario Civico di Milano dal 5 novembre all’11 dicembre 2022.

Venerdì 4 novembre 2022
Acquario Civico di Milano
Sala Auditorium
Viale Gerolamo Gadio, 2 – Milano

Ore 11.00
conferenza stampa
(per ragioni di sicurezza l’accredito è obbligatorio)

Intervengono
Comune di Milano
Domenico Piraina, Direttore Acquario Civico di Milano
Gloria Zavatta, Presidente CESVI
Caterina Sarfatti, Direttore Inclusive Climate Action – C40
Valeria Emmi, Networking and Advocacy CESVI
Nicolas Ballario, curatore della mostra
Fabrizio Spucches, fotografo

Modera
Nello Scavo, inviato speciale di Avvenire

SEGUE VISITA ALLA MOSTRA

Fondazione CESVI e il fotografo Fabrizio Spucches, dal prossimo 5 novembre presentano all’Acquario Civico di Milano la mostra dal titolo THE LAST DROP a cura di Nicolas Ballario, un racconto emozionale e sfrontato che fa emergere due delle più grandi problematiche sociali dei nostri giorni: la guerra e la carestia.
La mostra è promossa dal Comune Milano Cultura e dall’Acquario – Civica Stazione Idrobiologica.

Una narrazione che, attraverso oltre 100 scatti inediti, vede insieme Spucches e Fondazione CESVI in Ucraina e nel Corno d’Africa, dove l’artista ha visitato i progetti di CESVI e incontrato le persone aiutate, per fotografare chi è stato colpito direttamente dalla guerra e chi – seppur lontano e in un altro continente – sta vivendo analoghe condizioni di fragilità date dall’emergenza climatica, dalla carestia e, indirettamente, anche dal conflitto.

THE LAST DROP, attraverso lo sguardo di Fabrizio Spucches, mostra la contemporaneità da un punto di vista completamente nuovo; un presente che è incomprensibile e catastrofico allo stesso tempo, che ci dice che l’ultima goccia della disperazione africana è anche una guerra che si combatte dall’altra parte del mondo.
Un’ultima goccia che è allegoria amara, perché versata su una terra che quella goccia la brama.

La mostra THE LAST DROP. Fabrizio Spucches per Fondazione CESVI è curata da Nicolas Ballario e vede come media partner Factanza.
In occasione dell’inaugurazione della mostra sarà presentato l’Indice Globale della Fame 2022 (Global Hunger Index – GHI), uno dei principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, curato da CESVI per l’edizione italiana e disponibile a Questo link .


Ufficio Stampa
Salvatore Macaluso
salvatore_macaluso@hotmail.com

Messina, Mondadori Bookstore: “Quello che resta” di Laura Martines, a cura di Mariateresa Zagone

Laura Martines, Quello che resta

Sabato 5 Novembre alle ore 18,30, presso i locali della Mondadori Bookstore di Via Consolato del Mare, 35 a Messina,verrà inaugurata la mostra “Quello che resta” di Laura Martines, a cura di Mariateresa Zagone.

La mostra in oggetto, costituita da una quindicina di opere di piccolo formato, rappresenta la volontà dell’artista di fermare le tracce che ricordi, legami, relazioni e sentimenti hanno lasciato nell’anima. Per questa confessione risultava necessario e naturale parlare sottovoce, nello spazio protetto e silenzioso di formati molto ridotti rispetto a quelli a lei consueti e procedere per sottrazione. Non c’è pittura, infatti, se non nei pigmenti naturali con i quali sono colorate le carte artigianali che si sovrappongono o si accostano, nei lavori più grandi, a frammenti di tela dalla trama sgranata e a grovigli di fili. Il non-colore dominante è il grigio che vive lungo la sottile linea fra la luce (bianco) e l’assenza di essa (nero). Come sempre l’arte di Laura non ha bisogno di mimesis, al contrario si incammina lungo la via della metafora e si articola sull’equilibrio politissimo della composizione.

La mostra è visitabile dal lunedì al sabato dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 20,00

Teresa Lazzaro ci ha lasciato – Cantarono per lei i blue-jay e aleggiarono le farfalle: verde era il bosco dove passò

Teresa Lazzaro

«Non capivi il mondo e le sue scorie
l’eternità e il confine del dolore
la mortalità che ha avvolto
gli amici di un tempo tanto cari».

Teresa Lazzaro

Domattina staremo per l’ultima volta insieme a Maresa e pregheremo per lei. Ognuno prega come sa farlo. Maresa che amava la poesia si chiedeva in uno dei suoi versi: «Come pregano i poeti spesso la gente si chiede». E rispondeva: con un Silenzio orante, mentre rimani a contemplare il bello che ti circonda. Potrebbero essere le acque del Lungarno o quelle dello Stretto di Messina che osservava dalle finestre di casa sua, le piccole piante del terrazzo e le profumate rose del giardino, un sorso di vin santo o il pane abbrustolito sulla fiamma.

Ora, fra i tanti amici che se ne sono andati, e Dio sa se ci mancano, ci sarà anche lei. Scriveva di non saper dipingere o danzare, ma di sapere raccogliere all’alba parole di gioia e tenerezza. L’ultima notte ha dormito solo tre ore, come spesso accadeva. Ma attraverso il respiro delle onde e le carezze di venti farfalle riusciva ad afferrare il Silenzio. «Parlo sempre di 20 farfalle, i bambini di Bullenhuser Damm ai quali ho dedicato la mia casa e dove loro hanno ripreso a vivere».

Per anni Maresa, cattolica praticante, si è dedicata a mantenere viva la memoria e la ricerca sulla Shoah. La cura della memoria – diceva – non può fermarsi ad un solo giorno all’anno, nel Giorno della Memoria, quando la invitavano a parlarne nelle scuole. La cura della memoria – spiegava – è l’ascolto dei sopravvissuti che ad Auschwitz, Terezin, Plazow, Lodz hanno avuto un braccio tatuato dai morsi della fame, del freddo e della paura. Come studiosa ha visitato molti dei campi legati all’Olocausto. E sui venti bambini assassinati a Bullenhuser Damm, le sue venti farfalle, ha scritto un libro di poesie intense e di testimonianze toccanti.

L’idea di raccogliere componimenti e relazioni è nata quando è stata invitata a Uppsala in Svezia, per parlare della propria esperienza. Ad Amburgo, per la ricorrenza del 70° anniversario, ne ha presentato la versione in inglese. La sua casa in breve è diventata un luogo per relazionarsi col mondo in mille modi, per ospitare persone che di quelle tragiche vicende continuano a riferire. «Nella mia casa ha vissuto con me Inge Auerbacher che è una dei 99 bambini sopravvissuti a Terezin. Qui ho tradotto il suo libro». S’intitola Io sono una stella, uscito per Bonpiani.

“Venti farfalle e una nuova primavera” è solo l’ultimo libro di Maresa, al quale era forse più affezionata, perché come scriveva «Bullenhuser Damm è dentro di me. Non smetterò mai di raccontare quanto accaduto». Ma ci sono anche molti altri testi, come Ravensbrück, breve viaggio nella memoria, oppure la traduzione in italiano dei pannelli in mostra al Museum of History and Holocaust Education, negli Stati Uniti. E poi una miriade di poesie, che progettavamo sempre di raccogliere in volume.

In questa pagina, però, vorremmo richiamarci alla sua prima pubblicazione poetica. Riguarda l’incontro pubblico per la presentazione di “Blue-jay e quadrifogli”, una storia di affetti e commozioni, che rilegge in versi luoghi e persone di un’esistenza. Come il grande amore per il collega americano conosciuto durante il periodo d’insegnamento negli Stati Uniti. In occasione della presentazione di “Blue-jay e quadrifogli”, Maresa sognava di entrare nell’Aula Magna dell’università di Messina a braccetto del suo maestro. Il maestro era il grande poeta Mario Luzi, ma quel pomeriggio il sogno non si realizzò, perché il suo amico Mario – sono parole di Maresa – aveva un impegno cui nessuno può sottrarsi. A quell’impegno non si è sottratta neppure Maresa. A differenza di molti, però, siamo convinti che lei abbia saputo trovare sé stessa nel momento in cui ha cercato «di ascoltare Dio che parla nel Silenzio».

Non posso più chiederti 
di Teresa Lazzaro

Non posso più chiederti
di conquistare con me l’infinito
sebbene oggi più di ieri
il mio infinito coincide con il tuo.

Anch’io sento dentro di me
quella voce che lotta
quella voce che grida:
“Sud è il mio amore
Sud è bambini che piangono
nelle bocche di vicoli abbandonati
Sud è l’amore condannato
Sud è il mio più strano amore
Sud è la canzone dei primordi.”

A te che me l’hai fatta
riascoltare
posso ora dire che
cosa è il Sud per me:
incontaminazione
dolore
lotta
inarrestabile dissoluzione
impenetrabilità
commistione di gerghi
compromissione
compromessi
sofferenza.

Il nostro infinito
oggi coincide
ma siamo ormai
due linee parallele
e non c’incontreremo più.

Qui, nel mio profondo Sud
capisco perché devo
perderti per sempre.

Qui, nel mio profondo Sud
invecchierà il mio volto
lontano dal tuo
costretto ad invecchiare
laddove non vorrebbe.

Dal libro “Blue-jay e quadrifogli”

Un poeta va e un poeta viene

di Sergio Bertolami

Un poeta va e un poeta viene e tra i due è il filo della continuità dei sentimenti. Il poeta che va è Mario Luzi, il poeta che viene è Teresa Lazzaro, che gli amici chiamano Maresa. Idealmente uno incorona l’altro. Maresa non è legata a Luzi soltanto da una stagione felice, perché anche da lontano – lui in Toscana, lei in Sicilia – è vissuta insieme a Luzi, amico da sempre, un padre dopo la morte di suo padre. Lo ha spiegato nell’aula magna dell’Università di Messina ad un pubblico attento, perché non è di tutti i giorni rimanere incantati alla lettura di una poesia e scoprire all’improvviso un poeta che forse solo Luzi conosceva davvero. In verità Mario – come affettuosamente lo chiama Maresa – aveva preso con lei un impegno: presentare la sua opera prima. Lo aveva preso davanti a Bilenchi che rivolgendosi al maestro famigliarmente gli diceva che sarebbe stato un “bischero” se non lo avesse fatto.

Alla presentazione di “Blue-jay e quadrifogli”, una storia d’amore che rilegge in versi i luoghi e le persone di una vita, maestro ed allieva avevano progettato di entrare in sala a braccetto. Sembra che così non sia stato, perché Mario – sono parole di Maresa – aveva un impegno cui nessuno può sottrarsi. Sembra, ma era solo apparenza, che Mario non ci fosse. Attraverso quel filo di sentimenti era tuttavia presente: viveva nelle liriche  e nelle parole che l’amica affettuosamente gli ha dedicato,  rileggendo le pagine del diario giovanile, con voce delicata e schiva. Le pubblichiamo nella nostra rivista on-line, perché come una eco si propaghi la lingua dei poeti, che sanno guardarsi dentro, mentre noi spesso lo dimentichiamo.  A fare attenzione Mario è negli stessi versi di Maresa, nei suoni familiari, nelle immagini limpide, impalpabili: eppure narrano di cose terrene. Questi versi Luzi ha fatto a tempo a presentarli, con una lettera scritta ad agosto dell’anno passato ed ora posta a prefazione.

«Ho potuto finalmente e in pace, con la dovuta concentrazione disvolgere la matassa dei tuoi versi. Ci voleva questa condizione di libertà attenta e irrelata: le tue poesie non si possono leggere come le altre. Il bello è che danno molto, non esigono niente, ma coinvolgono la vitalità cordiale e l’immaginazione sensuale e affettiva dei tuoi lettori…». Vale la pena di leggere per intero questa lettera e non solo il suo incipit. E’ pubblicata nel bel libro di Maresa (Teresa), dove i blue-jay che la risvegliavano all’alba, ora risvegliano presente e futuro di noi lettori.  Non ci sono incertezze in Maresa, dal maestro ha appreso la strada e da ora in poi la percorrerà con la sicurezza che sa dare la poesia quando ravviva coscienze sopite. Non la fermerà neppure la marginalità del suo – nostro – “profondo Sud”, perché la sosterrà la sua fede interiore, salda come la sua poesia. Ne siamo certi.

Note biografiche

Teresa Lazzaro è nata a Messina l’8 Dicembre 1955. Si è laureata in Lingue all’Università degli Studi di Perugia, con una tesi sull’evoluzione dello stile di Henry James. Nel 1979 ha ottenuto una borsa di studio quadriennale per conseguire un Ph.D. negli Stati Uniti presso la prestigiosa UNC­Chapel Hill, dove è stata borsista Teaching Assistant sia al Dipartimento di Linguistica che al Dipar­timento di Lingue Romanze.

Si è specializzata in Linguistica e Poesia cavalleresca prima di insegnare come Temporary Assistant Professor alla University ofGeorgia- Athens, e come Visiting Professor alla San Diego State University e alla University of Massachussetts ad Amherst. Dall’85 all’87 è stata anche Chair del Curriculum d’Italianistica del consorzio Five Colleges, organizzando un convegno su “Ariosto e la corte Estense” e dedicandosi all’insegnamento multimediale della lingua italiana.GKA per essersi distinta nello studio e nella ricerca, membro attivo nel Center for Intemational Scholarly Exchange si è adoperata per il gemel­laggio tra la University of Massachussetts e l’Università di Siena.

Come Professore Erasmus all’Università di Messina ha curato il Convegno ed il Volume “L’Uomo e il Parco” e poi, ottenuta una borsa di studio di spe­cializzazione biennale in Geografia Economica, èstata Segretaria Scientifica del Convegno INSULA 2000 ed ha curato il volume degli Abstracts. Nell’anno accademico 1989-90 è stata anche Vice Rettore all’Università per Stranieri di Reggio Calabria.

Numerosi i suoi contributi di critica letteraria e di poesia a volumi italiani e stranieri. Nel 1989 ha ricevuto il premio Internazionale di Poesia A. Gatto.

Prodotto dalla Fondazione Carla Fendi e dai Mahler & LeWitt Studios “The Neon Hieroglyph” di Tai Shani è presente alla Somerset House di Londra

Marina Mahler – Maria Teresa Venturini Fendi – Carol LeWitt

La Fondazione Carla Fendi collabora con i Mahler & LeWitt Studios per progetti di arte contemporanea.

Questa sinergia nasce dalla volontà di Maria Teresa Venturini Fendi, Presidente della Fondazione, di dare un contributo alla preziosa attività degli Studios nella città di Spoleto, finanziando la produzione di opere di artisti contemporanei e un programma di residenze a lungo termine per giovani artisti e designer.

Prodotto dalla Fondazione Carla Fendi e dai Mahler & LeWitt Studios, The Neon Hieroglyph, un’installazione scultorea originariamente realizzata per Spoleto64 Festival dei Due Mondi dall’artista britannica Tai Shani, vincitrice del Turner Prize, è stata ora riallestita per ‘The Horror Show! A Twisted Tale of Modern Britain’ alla Somerset House di Londra: una grande mostra collettiva che dal 27 ottobre 2022 al 19 febbraio 2023, attraverso le opere di alcuni tra i più importanti e noti esponenti dell’arte contemporanea, esplora il modo in cui l”horror”, trascendendo il genere, ha influenzato gli ultimi 50 anni del lavoro degli artisti britannici più anticonformisti e ribelli.

L’opera di Shani – raffigurazione di un enigmatico fantasma, adornato di lacrime e portafortuna – era stata originariamente collocata nella fontana pubblica di Piazza Mercato a Spoleto. L’installazione si ispira alla ricerca dell’artista su psichedelia, femminismo e mito e fa parte del progetto The Neon Hieroglyph, una serie di riflessioni poetiche sulla storia dell’ ergot, il fungo da cui deriva l’LSD. Prima della molitura industriale, l’ergot cresceva talvolta nei raccolti di grano in tutta Europa. In The Neon Hieroglyph, le storie dell’ergot e dei fantasmi che esso ha ispirato creano apparizioni di ansie apocalittiche e aspirazioni utopiche: il dolore e la discordia circolano attraverso la stessa rete interconnessa dell’estasi e dell’empatia.

L’opera di Tai Shani “The Neon Hieroglyph”  
(esposta per il 75° Festival dei 2Mondi di Spoleto).

Mi ha colpito che la storia personale di Tai abbia una connessione forte con Spoleto, luogo nelle cui vicinanze venne a mancare suo padre.” dice Maria Teresa Venturini Fendi. “Credo anche che l’atmosfera del Bosco Sacro di Monteluco, i santuari e in generale la spiritualità di tutta l’Umbria, radicata in secoli di misticismo ed esoterismo, abbiano allargato il campo e la sensibilità della sua ricerca”.

Per accompagnare la mostra, i Mahler & LeWitt Studios hanno pubblicato la conversazione completa che hanno commissionato tra Shani e gli ex curatori in residenza Hana Noorali e Lynton Talbot. Attingendo a una serie di argomenti, tra cui il misticismo medievale, la fantascienza e l’anarco-comunismo, Shani discute il fantasma come una figura radicale e trasformativa con la capacità di trascendere le narrazioni gerarchiche e di proporre storia, cultura e criticità come un processo continuo di ‘collaborazione transtemporale’. Nelle parole dell’artista “… ci sono questi punti di contatto che puoi collegare insieme, creando una storia … Penso che viviamo tra i fantasmi, non credete? Viviamo continuamente con i detriti della storia e i fantasmi che ci circondano

The Neon Hieroglyph esiste anche come film in nove episodi. La puntata 7, che si riferisce specificamente alla regione Umbria, è stata presentata nella galleria d’arte contemporanea del Museo di Palazzo Collicola, nell’ambito del progetto espositivo ‘Exploring Art’ ideato dal team curatoriale di Guyr Robertson dei Mahler & LeWitt Studios e prodotto dalla Fondazione Carla Fendi, main sponsor di Spoleto Festival dei Due Mondi.


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William Eisner in mostra al PAFF! di Pordenone. Il video dell’inaugurazione e le foto della mostra

The Spirit of Will Eisner in mostra al PAFF! di Pordenone.
Guarda il nuovo video della mostra e le foto dell’allestimento!

Il video dell’inaugurazione della mostra The Spirit of Will Eisner.
Un ringraziamento a tutti coloro che sono intervenuti per il calore, l’entusiasmo, l’affetto e l’atmosfera unica che avete creato.

Il PAFF! – Palazzo Arti Fumetto Friuli ha aperto le porte alla nuova esposizione di William EisnerThe Spirit of Will Eisner,  che dal 7 ottobre rimarrà aperta al pubblico fino sino al 26 febbraio presso la villa di Palazzo Galvani in viale Dante 33, in collaborazione con 9ème Art Références di Parigi.

PAFF! continua con i numeri uno del fumetto mondiale. La qualità delle sue produzioni e l’autorevolezza degli artisti coinvolti gli hanno conferito in poco tempo una notorietà internazionale. Dopo Cavazzano per il fumetto Disney, Milton Caniff delle storiche strip avventurose americane, i maestri Marvel & DC per i supereroi e un Manara a tutto tondo e non solo erotico, dopo il numero uno del fumetto fantastico e fantascientifico, Moebius e il grande Juanjo Guarnido è arrivato Will Eisner.

L’autore

Il grande fumettista e imprenditore americano William Erwin Eisner è stato uno dei più grandi artisti della storia del fumetto. Appassionato studioso del linguaggio, da lui ribattezzato “arte sequenziale” ha sviluppato fin da subito una tecnica espressionistica che, attraverso inquadrature e giochi di ombre, punta a creare la massima emozione della narrazione disegnata.

 Nato a Brooklyn nel 1917, dimostra molto presto di avere grandi doti artistiche, che lo porteranno già da ragazzo a considerare l’idea di perseguire il lavoro di disegnatore.

Proviene da una condizione sociale non agiata, si appassiona da subito alla letteratura e all’arte (grazie anche al lavoro del padre, muralista).

Inizialmente illustratore umoristico e pubblicitario, all’età di vent’anni fonda una delle prime società di produzione e distribuzione di fumetti, la Eisner-Iger Ltd, insieme all’editore Jerry Iger, acquisendo un successo immediato. Le sue opere sono altamente influenzate dalla Grande Depressione degli anni ’30. Grazie alla collaborazione con Jerry Iger crea personaggi come Bob Powe, Jack Kirby e Bob Kane. Tuttavia, la vera notorietà arriva con The Spirit (Denny Colt), investigatore privato dato per morto, i cui episodi di ambientazione urbana, si distinguono per la sempre presente riflessione che va oltre la classica diatriba “bene contro male”, per la ridefinizione della grammatica e della sintassi del linguaggio fumettistico e per le sperimentazioni spazio-temporali. The Spirit si discosta dai canoni dell’editoria contemporanea, perché riesce a coinvolgere più generi, thriller, erotico, violento, romantico, avventuroso, soprannaturale, satirico…Molto utilizzata da Eisner è la splash page, che al contrario delle tavole domenicali sono storie autoconclusive molto brevi, solitamente di una sola pagina, che raccontano le avventure degli eroi più in voga del tempo.

Con Eisner si rinnova il medium, e grazie a lui diventano popolari i termini come “graphic novel” (da noi “romanzo grafico” o “romanzo a fumetti”).

Dopo il lungo lavoro su The Spirit (dal 1940 al 1952) Eisner ha studiato e scritto saggi sul linguaggio del fumetto e poi, è arrivato Contratto con Dio, il primo graphic novel di successo: quattro episodi ed un prologo pubblicato nel 1978 ed edito in Italia per la prima volta nel 1980. Solo tre decenni più tardi si sarebbe saputo che il primo, drammatico episodio era ispirato alla tragica morte per leucemia della figlia adolescente. 

Il lavoro di Eisner è universale e allo stesso tempo vicino, abbraccia ogni aspetto senza lasciare nulla al caso; attraverso il disegno, la sceneggiatura, la composizione, l’anatomia e il linguaggio corporeo dei personaggi, Eisner riesce a raccontare la vita vera, la realtà dei quartieri poveri dove egli stesso ha vissuto, influenzando ancora oggi molti autori contemporanei. A rendere quest’atmosfera è sicuramente l’ispirazione alla letteratura Pulp, al cinema thriller e alla New York di quei tempi. 

Fondamentale nella sua arte, inoltre, è senz’altro l’uso della luce e la rappresentazione dello sfondo: le sorgenti luminose sono spesso scarse e il paesaggio intorno è spesso definito da uno o due elementi, pochi ma sufficienti a far capire il contesto della scena. Questo permette al lettore di concentrarsi sui personaggi, sui dialoghi e sull’azione. L’acqua infine, è un altro elemento immancabile: gocce di pioggia, acquazzoni, pozzanghere… l’acqua è simbolo di angoscia e disagio e appesantisce la scena.

La mostra al PAFF! 

La nuova esposizione dell’artista sarà inaugurata dal prossimo 7 ottobre e sarà disponibile sino al 26 febbraio al PAFF! – Palazzo Arti Fumetto Friuli di Pordenone e nei prestigiosi spazi di Villa Galvani, che ospiteranno per ben cinque mesi le opere dell’artista.

Una grande sezione è dedicata alle opere che hanno reso celebri i suoi lavori più importanti.

Giulio De Vita, Direttore artistico del PAFF! -Palazzo Arti Fumetto Friuli e curatore della mostra ha dichiarato: “Ci sono pochi nomi essenziali e imprescindibili nella storia del fumetto, di quelli che con il loro lavoro e arte hanno contribuito a trasformare un linguaggio di popolare sottocultura a un medium di primaria importanza, influente e determinante nella società dell’immagine moderna e uno di questi é Will Eisner”. Ha inoltre aggiunto: “La grande mostra del PAFF! di questo cruciale fumettista voluta fortemente e perseguita con determinazione colloca la vocazione della nostra struttura al connubio tra ricerca, divulgazione e intrattenimento”.

Le opere in mostra 

La mostra ripercorrerà i passi del maestro del fumetto includendo 180 originali compresi tra tavole definitive e schizzi, e 126 pubblicazioni d’epoca. Le varie opere saranno esposte in varie sale divise per “argomento”, che raccontano, attraverso le immagini, la storia del fumetto e la sua evoluzione. 

1 – Lo Spirito del thriller

La prima sezione sarà dedicata allo Spirito del thriller, con una breve introduzione della panoramica dell’industria del fumetto alla fine degli anni Trenta negli Stati Uniti, spiegando prima il boom causato dall’arrivo dei fumetti sul mercato, poi l’infatuazione dei lettori per i fumetti thriller, così come per le figure del “vendicatore” e del “bandito”, e infine il graduale arrivo dei primi “eroi in costume” (con la DC e la Marvel: Batman, Superman, Wonder Woman, Capitan America). Il cinema thriller ha influenzato notevolmente le opere di Eisner. Questo background ci permetterà di introdurre la biografia di Will Eisner, all’epoca un giovane fumettista laborioso e squattrinato che cercava di farsi strada in un’America devastata dalla Grande Depressione. Eisner è uno dei più grandi espositori delle graphic novel, che porterà al successo internazionale.

2 – Lo Spirito della sintesi

In un secondo spazio è possibile leggere le storie brevi di The Spirit complete sulle tavole. Ne sono state raccolte 6, ciascuna composta da 7 tavole. Questa diversità permetterà al visitatore di immergersi nell’universo della serie, per poterne apprezzare la ricchezza, che prende in prestito da diversi generi e registri. Parleremo qui delle tecniche narrative utilizzate da Will Eisner, del suo taglio, del suo ritmo, della sua efficienza, che gli permette di condensare uno scenario in 7 pagine, quando le avventure pubblicate nei fumetti erano distribuite su quindici o venti pagine. Ha, infatti, realizzato molte splash page, alcune delle quali sono diventate veri e propri manifesti.

3 – Lo Spirito creativo

Nella sezione successiva continuiamo la scoperta dello Spirito creativo, delle tecniche narrative e artistiche e le principali opere di Will Eisner da un punto di vista più grafico, per capire come il suo stile abbia segnato la storia del fumetto. Ci proponiamo quindi di studiare il suo disegno e la sua tecnica, approfondendo alcune tavole attraverso l’ingrandimento dei riquadri. Sono, inoltre, da evidenziare i tentativi di allontanarsi dalle regole rigide dell’editoria, di costruire un’”arte sequenziale”, in cui l’autore tira le fila della storia. La mancanza di parole in alcune tavole, e dunque, l’uso soggettivo delle immagini rendono le sue creazioni uniche e creative.

4 – Lo Spirito ispiratore

Will Eisner può essere considerato lo Spirito ispiratore della nuova generazione di artisti. Eisner viene considerato il maestro di tantissimi autori contemporanei, questo grazie anche all’editore Denis Kitchen, che ha riportato in vita le vecchie storie di questi fumetti. Verranno presentate opere della sua collezione e opere che lui ha ispirato.

5 – Lo Spirito del Graphic novel

Il formato del Graphic novel è diventato famoso grazie ad Eisner, scrivendo A Contract with God. L’autore ne ha colto le potenzialità, facendolo diventare il preferito dei ragazzi e trasformando il fumetto in libro, non più in “giornaletto”. In questo modo Eisner si è liberato degli obblighi editoriali, delle regole sulla lunghezza o periodicità dei testi. Particolarmente significativa è l’atmosfera dei suoi graphic novel: New York, la sua città, da un punto di vista macabro e scuro come quello della Grande Depressione. In questi racconti ci sono degli sprazzi autobiografici e le storie sono estremamente contemporanee, quasi futuristiche. Grazie ai graphic novel Eisner è riuscito a rompere le regole rigide imposte dai fumetti (nonostante alcune di queste regole le avesse scelte lui stesso), si allontana dall’industria fumettistica e dona una visione diversa del mondo del comix.

La location

Di alto prestigio, è dotata di grandi spazi espositivi di forte impatto: una villa storica, una sontuosa galleria d’arte moderna, auditorium, sala didattica, ampia terrazza, bookshop, guardaroba, uffici, caveau e coffee point.

All’esterno, un incantevole parco pubblico è impreziosito dal museo delle rose antiche, giochi e un laghetto.

La villa del 1850 in stile veneto, un tempo residenza della famiglia di imprenditori della ceramica Galvani, è collocata all’interno dell’omonimo parco pubblico a ridosso del centro storico cittadino. Dopo decenni di abbandono, la villa ha subìto un radicale intervento di ristrutturazione negli anni ‘90, che l’ha trasformata in spazio espositivo.

Nel 2010 la struttura amplia ulteriormente gli spazi espositivi portandoli a circa 2000 metri quadrati, con un auditorium da 90 posti.

Il Parco Galvani in cui il Museo è immerso rappresenta un enorme valore aggiunto alla naturale espansione del percorso museale verso gli spazi esterni e rientra nel processo di riqualificazione dell’area, ridonando unità allo spazio verde e a quello architettonico.

Cos’è PAFF!

PAFF!, acronimo di Palazzo Arti Fumetto Friuli di Pordenone è la prima istituzione culturale in Italia e una delle pochissime in Europa che promuove la divulgazione dell’arte e della scienza attraverso lo strumento facilitatore del fumetto, che permette una comprensione immediata e divertente delle tematiche culturali. Tramite il linguaggio intuitivo e giocoso delle immagini, PAFF! propone esposizioni temporanee, corsi di formazione, percorsi ludico-didattici, eventi e conferenze per varie fasce di pubblico.

Fondato nel 2018 da Giulio De Vita, insieme a un team di professionisti provenienti da esperienze in settori eterogenei, PAFF! utilizza lo strumento del fumetto per interagire in maniera creativa, smart e multidisciplinare con gli utenti e farli avvicinare in modo divertente alla cultura.

Il museo PAFF! è gestito dall’Associazione Vastagamma APS e sostenuto dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dal Comune di Pordenone. Concepito inizialmente come progetto sperimentale, è oggi un’istituzione permanente che promuove la cultura, favorisce la formazione professionale, facilita lo scambio sociale e valorizza le risorse del territorio, grazie alla sua originalità e alla capacità, data dalle caratteristiche tipiche del fumetto, di coniugarsi con ambiti e tematiche anche molto distanti fra loro: l’arte, la scienza, le discipline sociali.


INFO

ORARI DI APERTURA
Da martedì a domenica dalle 10.00 alle 20.00.

Per maggiori informazioni
PAFF!
Palazzo Arti Fumetto Friuli
V.le Dante, 33
33170 Pordenone
0434/392941
www.paff.it

ITALIENS PR
Cecilia Sandroni
sandroni@italienspr.com

Roma, Studio Campo Boario – Ontologia dell’arte all’acqua di rose: di che cosa parliamo quando parliamo di arte?

Ontologia dell’arte all’acqua di rose: di che cosa parliamo quando parliamo di arte?

Proiezione documentario 29 ottobre 2022 ore 19.00

Studio Campo Boario
Viale del Campo Boario 4a – Roma

Sabato 29 ottobre alle ore 19.00, presso lo Studio Campo Boario, verrà proiettato il documentario Ontologia dell’arte all’acqua di rose di Alberto D’Amico.

Attraverso alcuni interrogativi estremamente semplici e basilari verranno affrontate, con la leggerezza dell’acqua di rose, le questioni fondamentali dei fenomeni artistici. Il documentario, ideato e diretto da Alberto D’Amico, con le riprese e il montaggio di Nicola De Simone, la supervisione al montaggio di Roberta Canepa e interventi musicali di Giovanni Di Stefano, presenterà un numero ampio d’interviste a artisti, storici dell’arte, filosofi, curatori e appassionati d’arte, per avere la ricchezza di punti di vista diversamente angolati. Verranno anche inserite alcune definizioni dell’arte selezionate da Silvia Bordini. Il progetto prevede, in seguito, il costituirsi di un archivio dove tutte le interviste integrali verranno conservate e messe successivamente a disposizione per la consultazione, mentre nel video presentato saranno necessariamente selezionati alcuni estratti.

La proiezione si inserisce in un progetto più ampio, ideato da Alberto D’Amico e elaborato insieme a Lisa Giombini, Bruno Lo Turco, Roberta Melasecca, di riflessione sui significati reali e attribuiti alla nozione generale di arte con l’intento di perimetrare la nozione di arte in modo irregolare, ascoltando le suggestioni che arriveranno da numerosi interlocutori di diversa provenienza. Ascoltare voci molto diverse tra loro, studiosi, artisti, persone fuori dal ristretto mondo dell’arte potrebbe contribuire a fluidificare il pensiero e a dissodare i numerosi luoghi comuni che circolano sulla nozione di arte; mettere in questione le frasi idiosincratiche incrostate nel lessico intorno ai fatti artistici fino a arrivare a dissolvere, giudicandole inutili, tutte le questioni affrontate, attraverso l’analisi e il confronto tra le diverse teorie e non basandosi su presupposti aprioristici.

Il documentario contiene interventi di:
Massimo Arduini, Mauro Bianchi, Carlo Alberto Bucci, Maria Sole Cardulli, Roberto Cavallini, Marco Colazzo, Luciano Corvaglia, Ysabel Dehais, Francesca de’ Medici, Mauro De Silvestre, Massimiliano Padovan Di Benedetto, Nina Eaton, Gianni Garrera, Werther Germondari, Lisa Giombini, Marco Giovenale, Vittorio Giusepponi, Barbara Lalle, Bruno Lo Turco, Gulia Lusikova, Karolina Liusikova, Roberta Melasecca, Marco Marassi, Claudia Muratori, Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, Elena Nonnis, Gabriella Pace, Daniela Perego, Roberto Piloni, Gioacchino Pontrelli, Julie-Rebecca Poulain, Silvia Stucky, Maya Vetri. Alberto D’Amico (©) 2022


INFO

Studio Campo Boario
Viale del Campo Boario 4a – Roma
studiocampoboario@gmail.com

Roberta Melasecca
roberta.melasecca@gmail.com
www.interno14next.it

Bologna, Spazio B5: IMPERMANENZE – I tanti volti dell’Io nelle opere di Simona Ragazzi e Raffaele Mazzamurro

IMPERMANENZE

I tanti volti dell’Io nelle opere di Simona Ragazzi e Raffaele Mazzamurro in mostra allo Spazio b5 di Bologna

A cura di Emanuela Agnoli

Dal 30 ottobre al 26 novembre 2022

Spazio b5

Vicolo Cattani 5/b, Bologna

Dal 30 ottobre al 26 novembre 2022 lo Spazio b5 di Bologna ospiterà la mostra “Impermanenze” con le opere mai esposte prima di Simona Ragazzi e Raffaele Mazzamurro, a cura di Emanuela Agnoli. Un’esposizione che vuole raccontare, attraverso una selezione di oltre 20 lavori le tante sembianze dell’Io,con le sue continue metamorfosi. Ragazzi e Mazzamurro operano, così, un’indagine retrospettiva ricca di emozioni sulla continua trasformazione dell’essere umano e della natura, fatta di relazioni, di attese e silenzi, di equilibri precari.

L’approccio utilizzato dai due artisti è visibilmente differente: da un lato la Ragazzi propone un’arte figurativa, dall’altra Mazzamurro risulta essere più informale. I due diversi linguaggi artistici hanno, però, molteplici similitudini intellettuali ed espressive che generano un’interessante intesa mentale, la quale indurrà il visitatore della mostra a riflessioni uniche e intime.

Simona Ragazzi, dettaglio sequenza

L’artista bolognese Simona Ragazzi in “Impermanenze” approfondisce il tema dello scorrere del tempo e del cambiamento attraverso lavori scultorei in argilla e terracotta smaltata, fotografie e installazioni: al centro del suo lavoro figurativo ci sono gli esseri umani, uniti e accomunati da un perenne stato di evoluzione tra sentimenti e ricordi. Come si legge nel testo critico della curatrice Emanuela AgnoliLe fotografie di Simona Ragazzi catturano uno stadio della creazione di quelle che diverranno opere tridimensionali (bassorilievi o a tuttotondo), ne cristallizzano l’istante della poesia: sono le Crisalidi. “Crisalide” (dal greco chrusos, oro) è metafora del cambiamento e simboleggia la rinascita, la speranza, il coraggio, la bellezza, ma anche la fuggevolezza della felicità.

La condizione umana è come la crisalide: uno stato di passaggio, che collega il corpo materiale con l’anima e, nella consapevolezza della transitorietà della forma, l’intero ciclo di vita è un vero e proprio processo alchemico”.

Raffaele Mazzamurro, Frammento Senza Titolo 28

Raffaele Mazzamurro – scultore e pittore bolognese – sceglie un linguaggio materico caratterizzato dai toni forti e drammatici. Nella sua arte Mazzamurro assembla listelli di legno di abete con colla e chiodi per poi bruciarli. Un percorso denso di significati: la cenere simboleggia la caducità e la morte, mentre il fuoco rappresenta la forza creatrice capace di trasformare e rigenerare la materia. “Nelle opere scultoree di Raffaele Mazzamurro, così come in quelle pittoriche, in cui la ricerca cromatica e la pulizia formale dimostrano una raggiunta maturità artistica, trova forma la poetica della relazione, dell’ascolto e delle parole incomprese. Nell’artista vi è tutta l’energia di chi, incredulo della noncuranza di chi non si ferma ad ascoltare, con l’instancabile capacità di accogliere, vuole fortemente donare qualcosa di sé agli altri, dedicare tempo e attenzione, con cura e gentilezza” – così afferma la curatrice della mostra.

Impermanenze vuole essere una via di fuga, uno spazio libero, dove l’atto della creazione di un’opera d’arte rappresenta la libertà, quell’innato desiderio di elevazione al quale l’essere umano aspira per tutta l’esistenza.

GLI ARTISTI

Simona Ragazzi nasce a Bologna, nel 1969, dove ancora oggi vive e lavora. Nel 1993 ha creato l’atelier d’arte Paese dei Balocchi. Artista eclettica, opera principalmente con la scultura alla quale abbina, con armonia, lavori grafici, pittorici, fotografici e installativi.

Raffaele Mazzamurro nasce a Bologna nel 1961, dove ancora oggi vive e lavora. Pittore e scultore, nel suo lavoro l’artista predilige un linguaggio fortemente denso fatto di colore e materia.

LA CURATRICE

Emanuela Agnoli è curatrice e giornalista pubblicista. Vive e lavora a Bologna dove da anni si occupa di arte contemporanea. Tra i numerosi progetti da lei seguiti: nel 2013 è stata ideatrice e curatrice di “L’Ombra di Lucio” e “Incontro con l’ombra” (Arte Fiera, Art White Night) dell’artista trevigiano Mario Martinelli, la cui opera-installazione rimane permanente sulla facciata della casa bolognese in cui viveva Lucio Dalla, a fianco del balcone che si affaccia su Piazza de’ Celestini. Da aprile 2014 fa parte del Centro Studi Giorgio Morandi.

SPAZIO B5

Spazio b5 Studio Store Creativo è nato nel 2018, nel centro di Bologna, da un’idea di Lorena Zuñiga Aguilera (architetto cilena) e Michele Levis (fotografo veneziano). Due professionisti che hanno messo a disposizione le proprie esperienze per trasformare un’ex galleria d’arte in uno spazio dedicato ai creativi. Uno spazio che sia la vetrina per artisti e designer più o meno affermati. Inoltre lo studio fornisce consulenza professionale per la realizzazione di progetti legati all’architettura, all’interior design e alla fotografia.


INFORMAZIONI UTILI

TITOLO: Impermanenze
DI: Simona Ragazzi e Raffaele Mazzamurro
A CURA DI: Emanuela Agnoli
QUANDO: dal 30 ottobre al 26 novembre 2022
DOVE: Spazio b5 – Vicolo Cattani 5/b, Bologna
INGRESSO LIBERO

CONTATTI
MAIL: info@spaziob5.com 
TEL: 051 0566878
SITO: www.spaziob5.com   
FACEBOOK: www.facebook.com/spaziob5/
INSTAGRAM: www.instagram.com/spazio_b5/

SITO WEB ARTISTI
SIMONA RAGAZZI: www.simonaragazzi.it/
RAFFAELE MAZZAMURRO: www.raffaelemazzamurro.it/

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

051 6569105          
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Linkedin: Culturalia di Norma Waltmann | Youtube: Culturalia

Venezia, Museo Correr: CANOVA E VENEZIA 1822- 2022. Fotografie di Fabio Zonta. Nel bicentenario della morte del grande scultore

Fabio Zonta, Amore e Psiche, 2016, Antonio Canova, Museo Gypsotheca Antonio Canova, Possagno

CANOVA E VENEZIA 1822- 2022
Fotografie di Fabio Zonta
Nel bicentenario della morte del grande scultore
Venezia, Museo Correr
29 ottobre 2022 – 5 febbraio 2023

Mostra a cura di
Andrea Bellieni e Camilla Grimaldi

VENEZIA del sommo scultore ANTONIO CANOVA  ha visto sorgere genio e fortuna. Il destino ha voluto che fosse anche il luogo dove egli morì il 13 ottobre 1822, esattamente duecento anni fa. A VENEZIA il luogo canoviano per eccellenza è il MUSEO CORRER. Là, infatti, quasi per disegno predestinato, una dopo l’altra, sono confluite tante sue opere intimamente legate alla città, frutto della stima e della riconoscenza intercorse reciprocamente tra lo scultore e gli intelligenti patrizi che lo avevano avviato alla grandezza dell’arte, ultimo veneziano di una secolare tradizione gloriosa, ma anche primo di un’Italia e di un’Europa non ancora nate, ma già “in potenza”. Al Correr Canova è celebrato da Venezia anche per i suoi meriti sentiti dai cittadini con valore addirittura pre-risorgimentale, per il ritorno in laguna di tante opere d’arte prese dai napoleonici, essenziale patrimonio identitario della indimenticata Serenissima (i Cavalli di San Marco, il Leone alato della colonna!). Dopo l’oblio critico novecentesco dell’arte canoviana, cancellato definitivamente da una storica mostra tenutasi proprio nelle sale del Correr nel 1992, il recente riordino espositivo delle sculture in un nuovo luminosissimo allestimento rende onore al genio del “moderno Fidia”; una complessa operazione realizzata nel 2015 dalla FONDAZIONE MUSEI CIVICI DI VENEZIA con l’essenziale supporto dell’associazione VENICE INTERNATIONAL FOUNDATION  e del suo progetto “Sublime Canova”. Dal 28 ottobre 2022, in occasione del bicentenario della morte, lo scultore è doverosamente celebrato al Correr con una mostra realizzata dalla FONDAZIONE MUSEI CIVICI DI VENEZIA, nuovamente con il sostegno di VENICE INTERNATIONAL FOUNDATION, curata da Andrea Bellieni e Camilla Grimaldi: la scultura di Canova riletta e interpretata da un autentico artista della fotografia: FABIO ZONTA.

“Venezia, per il tramite dei Musei Civici, omaggia il Canova, un artista che la nostra città accolse quando aveva appena 9 anni e che divenne, per lui, il luogo dove non solo riuscì a trovare terreno fertile per la realizzazione delle sue prime importanti e famose opere, ma anche il luogo dove tornare a concludere la sua esistenza terrena e morire proprio il 13 ottobre del 1822. Celebrarlo nel bicentenario dalla morte significa onorare lo spirito della nostra terra e quella capacità di saper guardare oltre, di saper innovare, di saper mettersi in gioco tipica di un popolo che trovava nella Repubblica Serenissima le condizioni per potersi esprimere e potersi misurare” afferma il  Sindaco Luigi Brugnaro.

“Venezia – sottolinea la Presidente della Fondazione MuVe, Mariacristina Gribaudi  – celebra in questo ottobre 2022 il secondo centenario della morte del grande scultore Antonio Canova. La Fondazione Musei Civici di Venezia, in accordo con l’Amministrazione Comunale, intende doverosamente partecipare all’importante  anniversario concorrendovi con il rilievo dovuto alla memoria imperitura di colui che, se fu l’ultimo grande artista della Serenissima, è stato anche il primo più grande di un’Italia e di un’Europa non ancora nate, ma già chiaramente ‘in potenza’. Da Venezia il prezioso lascito artistico di Canova all’umanità oggi spicca soprattutto dalle luminose sale del Museo Correr che conservano le sue opere; quelle stesse opere che tanti veneziani – ad iniziare da quei patrizi che per primi favorirono il genio e la fortuna del giovane venuto in laguna dalla pedemontana trevigiana – hanno prima avuto per sé, ma poi trovando generosamente la via per farle giungere alla Città, nel luogo del ‘suo’ Museo. Opere idealmente riallestite con fascinosa ambientazione in anni recenti (2015) da questa Fondazione con il concorso del generoso mecenatismo di Venice International Foundation. Per questa importante celebrazione la stessa bella sinergia della parte pubblica con il mecenatismo privato si rinnova nel nome di Canova. Ciò avviene per organizzare la mostra che al Correr, a poca distanza e quasi accanto ai capolavori originali, ci restituisce l’arte sublime dello scultore mediata dalla fedele, rispettosa, eppure personale e fascinosissima interpretazione visuale del fotografo Fabio  Zonta. Anche attraverso le immagini catturate dall’obiettivo di Zonta, immerse in una conturbante luce rivelatrice, Canova ritorna a emanare per noi universale bellezza salvatrice. A Canova che, nella mattina del 13 ottobre 1822, a pochi metri dal Museo Correr, lasciò la sua Venezia e il mondo, onore e riconoscenza”.

“Abbiamo bisogno di arte e di cultura, sostiene Luca Bombassei  Presidente di Venice International Foundation. L’arte di ieri e di oggi. E il vedere accanto alle opere di Canova – esposte nell’allestimento da noi finanziato nel 2015 – le fotografie di Fabio Zonta diventa un’operazione di testimonianza e al tempo stesso un nuovo passo nel segno della modernità”. 

Nella ricorrenza del bicentenario della morte di Antonio Canova, accanto alle sue opere, al Museo Correr sarà allestita anche l’esposizione “Le medaglie canoviane”, con un’ampia scelta di pregevoli medaglie legate alla figura, all’opera e al ricordo del grande scultore.

Note biografiche

Fabio Zonta

Fabio Zonta  è nato nel 1958 a Bassano del Grappa dove vive e lavora. Ha iniziato la sua carriera giovanissimo, a Milano nel 1977 nell’agenzia Publifoto, lavorando con alcuni dei più noti fotografi internazionali dell’epoca. Dopo molti anni di collaborazioni con importanti riviste di architettura e design e alcuni significativi architetti, Aldo Cibic, Matteo Thun ed Ettore Sottsass (per restare in area mitteleuropea), ha iniziato un percorso di ricerca autonomo con il libro Palingenesi e concretizzato in numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero.


Contatti per la Stampa

Fondazione Musei Civicipress@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa

In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
roberta@studioesseci.net
simone@studioesseci.net

Museo Correr
San Marco 52
30124 Venezia
T +39 041 2405211
correr.visitmuve.it

Venezia, Spazio THETIS: Presentazione dell’opera  PIANI DI ESISTENZA di Irma Paulon  

Irma Paulon, Piani di Esistenza

Presentazione dell’opera 

PIANI DI ESISTENZA

di Irma Paulon

A cura di Mariagrazia Dammicco e Antonietta Grandesso

29.10.2022 h. 15

Spazio Thetis 

Arsenale Novissimo, Bacini, Venezia
Fermata vaporetto: Bacini

PIANI DI ESISTENZA è la nuova installazione di Irma Paulon esposta nel giardino di Spazio Thetis all’Arsenale Novissimo di Venezia. 

Sabato 29 ottobre alle 15.00 vi sarà l’evento di presentazione promosso da Spazio Thetis e dall’Associazione Wigwam Club Giardini Storici durante l’incontro “Oltre il Giardino”.

Sabato 29 ottobre verrà presentata la nuova installazione open air “Piani di Esistenza” di Irma Paulon nel parco sculture di Spazio Thetis, hub dell’Arte contemporanea all’Arsenale Storico di Venezia.  La presentazione si terrà nell’ambito dell’iniziativa Oltre il giardino”, di Wigwam Club Giardini Storici, associazione senza scopo di lucro impegnata nella valorizzazione dei giardini storici e reduce dal grande successo del suo XVIII Festival dei Giardini.

Il pubblico potrà partecipare ad una conversazione tra le curatrici Mariagrazia Dammicco, presidente Wigwam Club Giardini Storici Venezia, e Antonietta Grandesso, responsabile Spazio Thetis, durante la quale l’Artista racconterà e svelerà se stessa e la sua ultima creazione. 

A seguire il programma prevede una Passeggiata Musicata nel parco di Thetis, durante la quale Mariagrazia Dammicco e Oreste Sabadin – fra racconti, brevi letture e improvvisazioni al clarinetto – accompagneranno alla scoperta dei progetti “Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto”, “Quercia di Joseph Beuys”, “Venice Iris Lab” e in particolare “Venezia è Giardino” con i due bagolari dedicati agli amici danesi Thorkild e Jan, che ora hanno sullo sfondo l’opera “Building Bridges” di Lorenzo Quinn.

Seguirà un momento conviviale con un brindisi gentilmente offerto dall’azienda Bisol. 

Piani di esistenza” è un’installazione composta da due scale e dodici onde di ferro, con interventi di resina e pigmenti ed è stata collocata a poca distanza dalle aiuole “Venezia è un Giardino”, dedicate all’omonimo progetto di restauro di giardini sostenuto dalla donazione del socio danese Jan Torkild. 

Irma Paulon, artista polesana, da tempo si interroga sulla valenza di cura e di importanza vitale dell’arte, come elemento essenziale e terapeutico nella sua vita: 

“L’arte si è presa cura di me – afferma l’artista – permettendomi di attraversare porte presenti e invisibili. L’arte mi spinge a cercare connessioni di senso e a creare legami. L’arte mi accompagna in strade sempre nuove, che percorro con la gioia nel cuore”.

Riguardo a “Piani di esistenza”: 

“È un progetto che nasce dall’esigenza di riconquistare l’istinto perduto all’accettazione di sé per trasformare gli atteggiamenti della cultura a considerare le varie entità come il corpo, la terra e la natura…” – riflette l’artista sul suo lavoro, impegnato nella continua ricerca di sé. 

La nuova installazione, dunque, è il risultato di questa analisi tramutata attraverso una sintetizzazione concettuale delle forme: due scale collocate su di un muro, ricreate dallo smembramento di sagome di ferro. 

I vuoti danno l’idea dello spazio tra i gradini delle scalette e, allo stesso tempo, rievocano metaforicamente le mancanze, i danni subiti, oltre che con la loro forma dell’onda, sono un evidente richiamo all’acqua con il suo movimento di flutti.

Le sagome di ferro, ricavate da queste strutture, sono disposte sul prato antistante per ricreare visivamente la distesa del mare, delle acque che aspettano di essere perlustrate in profondità, dove si possono trovare sprazzi di colore che simboleggiano quei tesori perduti. 

L’artista dice che per quest’opera ha tratto forte ispirazione dalla poesia di Adrienne Rich “Esplorando il relitto”: 

“La scala è sempre lì
innocentemente spenzola
lungo la fiancata della goletta (…)
Discendo (…)
Esploro il relitto (…)
Riesco a vedere i danni subiti
e i tesori che trionfano (…)”

Irma Paulon chiarisce così che con quest’installazione invita ad una discesa, ad un’immersione nelle acque, metafora della ricerca interiore e ad un’indagine introspettiva alla scoperta delle proprie gioie e dolori, di “danni subiti e i tesori che trionfano”.

“La forza non viene dopo che si è arrampicati sulla scala o sulla montagna, né dopo “aver fatto qualcosa”, qualunque questa sia. Rafforzarsi è essenziale al processo di lotta, specie prima e durante, oltre che dopo. Credo fermamente che l’attenzione e la dedizione alla natura dell’anima rappresentino la forza per eccellenza.”

(Tratto dal libro “Donne che corrono con i lupi” di Clarissa Pinkola Estés)
Un’esortazione quella di Irma Paulon, in questi tempi così complessi, chiassosi ed in continua evoluzione, a trovare la forza per distaccarsi dal turbinio circostante per guardarsi dentro, a farsi coraggio per scendere quella scala ed immergersi, per l’appunto, fra i nostri “piani di esistenza”.

IRMA PAULON – SELEZIONE DI ESPOSIZIONI

Mostre personali

2017
“Mettiamoci il Cuore”, installazioni, Giardini Hotel Cà Nigra Lagoon Resort, Venezia, 27 maggio – 8 settembre

2016
“Aspettando il Divino”, installazioni, dipinti e gioielli – Kitchen@more, Milano, con la collaborazione di Radio RTL 102.5., 14 – 16 dicembre

“Riflessi di Conoscenza”, installazione, Libreria Acqua Alta, Venezia, 17 agosto – 17 ottobre

“Unpizzicodì…”, installazione, Antica Spezieria all’Ercole d’Oro, Venezia, 9 giugno – 30 settembre

“TasteDiVino”, Vinitaly, Collezione di Gioielli e Oggetti, Stand Winesoul per Azienda Vinicola Biologica Maso Martis, 10 – 13 aprile

2015
“Armonia”, installazioni, Parco Isola di San Servolo, Venezia, 2 agosto – 6 settembre

“Metamorfosi”, installazioni, SIMUL Le Arti del Benessere, Parco di Villa Freya, Asolo, 15 – 17 maggio

“I Giardini e L’Acqua”, Este in Fiore, installazioni, Pescheria Vecchia, Este (Pd), 17 – 19 aprile

Mostre collettive

2017
“Message in a Bottle”, Rotary Club di Conegliano, Sala dei Battuti, Duomo di Conegliano, con Catalogo, 20 – 27 maggio

2015
“Il Viaggio Exposizione – 2015”, Galleria Castellano Arte Contemporanea, Castelfranco Veneto (Tv), con Catalogo, 3 – 24 ottobre

Premi

2007
Gran Premio Etrusco, Accademia degli Etruschi, partecipazione con il dipinto: “Occhio dell’Anima”,Vada, (Li)

Finalista – 2° Premio Internazionale di Pittura: “Arte Laguna”, Mostra Itinerante, Esercizi di Treviso, partecipazione con il dipinto: “Danzando tra Buio e Luce”

Spazio Thetis

Spazio Thetis rappresenta la parte culturale e artistica di Thetis spa, società di ingegneria che sviluppa progetti e applicazioni tecnologiche per l’ambiente e il territorio e che vanta un’importante collezione permanente di arte contemporanea, che annovera installazioni come “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, “L’uomo che misura le nuvole” di Jean Fabre, “Le Sentinelle” di Beverly Pepper, solo per citarne alcune. L’attività artistica di Spazio Thetis si concentra su alcune tematiche: land art, arte ambientale, arte e scienza promuovendo e sostenendo l’arte contemporanea attraverso diverse iniziative presso la propria sede nell’antico Arsenale veneziano con il lussureggiante parco giardino. In tanti anni di attività ha collaborato con importanti istituzioni come musei, gallerie e fondazioni per la realizzazione di mostre temporanee, eventi collaterali Biennale e Padiglioni nazionali, ma anche in qualità di promotore e organizzatore esso stesso.


SCHEDA INFORMATIVA

IRMA PAULON
PIANI DI ESISTENZA
Presentazione dell’opera 29.10.2022 h 15.00

A CURA DI 
Mariagrazia Dammicco, presidente Wigwam Club Giardini Storici Venezia
Antonietta Grandesso, responsabile Spazio Thetis

DOVE
Spazio Thetis, Arsenale Novissimo – Venezia 
Vaporetto linea 4.1- 4.2 – 5.1- 5.2 Fermata: BACINI (prenotare la fermata perché è a richiesta)

ORARI DI VISITA
FINO AL 23.11 dal mercoledi alla domenica 
11 > 18.
Dopo il 23.11 dal lunedi al venerdi 10>17

Crediti Fotografici
Francesca Saccani 

UFFICIO STAMPA
FG Comunicazione – Venezia 
Cristina Gatti 
cristina.gatti@fg-comunicazione.it

Roma, Il mio Studio: Il 28 ottobre inaugura la prima mostra di con-tempo – IntraPónte di Maria Vittoria Pecchioli a cura di Simona Cresci

Un progetto a cura di Daniela Perego e Roberta Melasecca

con-tempo project #1IntraPónte di Maria Vittoria Pecchioli

A cura di Simona Cresci

28-30 ottobre 2022

Il mio Studio
Via San Francesco di Sales 85 – Roma

All’interno della settima edizione di Rome Art Week, il 28 ottobre 2022 alle ore 18.00 inaugura, negli spazi de Il mio Studio, il progetto con-tempo con la prima mostra in programma, IntraPónte di Maria Vittoria Pecchioli, a cura di Simona Cresci. 

con-tempo project è un format di arte contemporanea, ideato e curato da Daniela Perego Roberta Melasecca, che intende indagare inedite ricerche di artisti che vengono chiamati a confrontarsi con uno spazio intercluso e non espandibile fisicamente, privato ma aperto, accessibile ma protetto, un luogo con-chiuso nel quale introiettare continui e percettibili processi di στάσις (stasi) in percorsi di moto perpetuo. con-tempo project è territorio della materia e del pensiero nel quale sperimentare il dentro e il fuori, difeso dall’essere circoscritto e vulnerabile nell’essere esposto. I progetti in mostra si innestano in uno spazio nel quale innumerevoli sono i vincoli esistenti, materiali ed immateriali, che conducono all’esperienza di una percezione astratta e bidimensionale e/o corporea e stereoscopica. Infatti con-tempo project ha come luogo lo spazio “Il mio Studio” di Daniela Perego: essendo uno studio d’artista le mostre in programma avranno la durata di tre giorni e saranno visitabili su appuntamento e prenotazione, dal venerdì alla domenica.  con-tempo project si articola secondo un programma triennale, dal mese di ottobre al successivo mese di febbraio, e vedrà protagonisti quattro artisti per ogni anno, presentati il primo anno da curatori e/o storici dell’arte, il secondo anno da altri artisti aventi un percorso strutturato e di lunga durata e nell’ultimo anno da direttori di gallerie o centri culturali: dal 28 al 30 ottobre 2022 sarà in mostra Maria Vittoria Pecchioli presentata da Simona Cresci; dal 25 al 27 novembre 2022 Livia Signorini presentata da Michela Becchis; dal 27 al 29 gennaio 2023 Federico Faieta presentato da Francesca Perti e dal 24 al 26 febbraio 2023 Desirè D’Angelo presentata da Sabrina Vedovotto

IntraPónte è un progetto fotografico di Maria Vittoria Pecchioli, curato da Simona Cresci: tredici polaroid ricostruiscono centimetro dopo centimetro il Ponte Cestio, a Roma, visto dal Ponte Garibaldi, accesso per il Rione Trastevere e attraversato ogni giorno da centinaia di migliaia di persone. Un luogo che segna il passaggio da un mondo reale ad uno immaginario, sospeso, dove il tempo sembra fermarsi in un labirinto spirituale che permette di perdersi e ritrovarsi. Ogni fotografia presenta in rosso una scritta che riporta alcune frasi di Alberto Sordi, nativo di Trastevere, e ad ogni polaroid l’artista appone una lettera che, affiancata alla successiva, compone “R.Tredicesimo”, Rione Tredicesimo, Trastevere. 

“[…] Trastevere è un punto di rinascita, un quartiere dove s’incontra sempre gente nuova e che rappresenta al meglio la vita notturna di Roma. Agli occhi dei turisti e dei romani è un luogo magico: sei in centro ma è come se entrassi in una dimensione più intima, fuori dal caos cittadino. 

Maria Vittoria, originaria di Spoleto, ha incontrato il fascino del Rione per caso. E sempre per caso, dopo aver fotografato un pezzo alla volta il Ponte Cestio, in giorni diversi ma sempre nella stessa fascia oraria, si è imbattuta in un’intervista di Alberto Sordi sulla sua amata Trastevere. “Alberto Sordi è un personaggio che incontri, che ami” dichiara Maria Vittoria. Ed è con una casuale associazione tra questi due fattori che si è sentita libera di esprimere la parte più autentica del suo essere, favorita dalla sua tecnica artistica che la vede impegnata a presentare lavori sperimentali, concettuali: usa la fotografia come mezzo espressivo sul quale interviene con elaborazioni digitali, collage o inserimenti manuali. […] Si entra nello studio, ci si affaccia alla finestra interna che dà su un lato del carcere: la caratteristica di un luogo la cui architettura è simbolo di oppressione, di scomode verità e storie difficili da raccontare. Ci si volta e ci si imbatte nella visione di un’installazione che ci proietta in uno stato di leggerezza, libertà, immaginazione, arte.” (dal testo critico di Simona Cresci

Maria Vittoria Pecchioli nasce a Spoleto nel 1994, si diploma in Fotografia presso l’Istituto d’Arte Leoncillo Leonardi di Spoleto e successivamente si trasferisce a Roma per studiare presso l’Accademia di Belle Arti RUFA (Rome University of Fine Arts) dove si laurea in Fotografia. Comincia a lavorare nel 2017 presso lo Studio Compagnucci Fotografi e inizia la sua ricerca concettuale e della propria visione artistica. Attualmente lavora presso lo Studio Compagnucci Fotografi, Untitled Group e con molteplici artisti come fotografa e post produttore. Nel 2022 ottiene il certificato di Art Manager. Tra i progetti: 2022 Mostra “Labirinti Intrastevere” con l’opera “IntraPónte” presso il Museo di Roma in Trastevere; 2017 Mostra “Matrice” con l’opera fotografica ” Parvenze” presso il Pastificio Cerere di Roma; 2017 Mostra “Il mio sguardo – Viaggio fotografico nell’Italia che emoziona” presso MICRO Arti Visive; 2016 Evento “Christmas Factory/Art&Market” presso il MACRO di Roma con un contributo video; 2016 Mostra collettiva “Ri-velazioni. Un dettaglio, innumerevoli storie”; 2016 Mostra “Crush – Manifesto Globale” di Fabio Ferrone Viola, Complesso del Vittoriano Roma.

Simona Cresci, curatrice, critica e giornalista d’arte. Nel 2010 fonda, insieme all’avvocato Federica Romano, l’Associazione Culturale SF Art Working trasformata nel marzo 2015 in società Studio Arte 15. Ha curato diverse mostre in spazi pubblici e privati sia in Italia che all’estero collaborando con Musei, Fondazioni d’arte, gallerie private. Nel corso della sua attività professionale ha pubblicato numerosi testi critici in cataloghi di mostre e scrive recensioni su riviste specializzate del settore, tra le quali Flash Art, Arte e Critica e Il Giornale dell’Arte. È stata docente di “Arti visive contemporanee” all’Istituto Superiore di Fotografia di Roma e Responsabile delle Relazioni Esterne. E’ docente ai Master di Economia e Management dei Beni Culturali di 24 ore Business School e Treccani Accademia. Ha lavorato presso l’Archivio Alighiero Boetti collaborando alla redazione del primo volume del Catalogo Ragionato e al coordinamento delle sedute di perizia, maturando un’importante esperienza nell’autenticità dell’opera d’arte, che l’ha portata a iscriversi come CTU – Consulente tecnico d’ufficio competenza arte moderna, presso il Tribunale Ordinario di Roma. 

La mostra sarà visitabile da venerdì 28 ottobre a domenica 30 ottobre su prenotazione con i seguenti orari: venerdì dalle 18.00 alle 21.00, sabato e domenica dalle 12.00 alle 20.00. 
Venerdì 28 ottobre dalle 18 alle 21 degustazione dei vini a cura di Casale del Giglio.


INFO

Rome Art Week 2022
con-tempo project
A cura di Daniela Perego e Roberta Melasecca
con-tempo project #1
IntraPónte – Maria Vittoria Pecchioli
A cura di Simona Cresci
Dal 28 al 30 ottobre 2022
Venerdì 28 ottobre dalle 18.00 alle 21.00 degustazione vini a cura di Casale del Giglio
Il mio Studio –
Via San Francesco di Sales 85 – Roma
Orari: da venerdì 28 ottobre a domenica 30 ottobre su prenotazione con i seguenti orari: venerdì dalle 18.00 alle 21.00, sabato e domenica dalle 12.00 alle 20.00.

Contatti
Roberta Melasecca
roberta.melasecca@gmail.com  – tel. 3494945612
www.interno14next.itwww.melaseccapressoffice.it