Castello di Rivoli: una serata dedicata a Olafur Eliasson

Olafur Eliasson: Miracles of Rare Device

Proiezione del film e conversazione tra Marcella Beccaria e il regista del film John O’Rourke

Orizzonti tremanti (Trembling horizons)trailer del nuovo film di SHIMURAbros

Venerdì 30 giugno 2023, ore 20.00–21.30

Teatro del Castello di Rivoli

In occasione della chiusura della mostra Olafur Eliasson: Orizzonti tremanti e nel contesto della rassegna estiva di cinema in collaborazione con Distretto Cinema Ever-green: un Pianeta da salvare, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta una serata dedicata a Olafur Eliasson.
Per la prima volta in un museo italiano sarà proiettato Olafur Eliasson: Miracles of Rare Device, 2019, (durata 60′), film documentario diretto dal regista John O’Rourke e prodotto da Tigerlily Productions per BBC Arts nell’ambito della serie di Alan Yentob. Girato a Berlino e Londra, oltre che in Islanda e Danimarca, il film analizza la pratica di Eliasson documentando il lavoro dell’artista e del suo studio-laboratorio, composto da più di cento ricercatori, costruttori e altri specialisti. Il film approfondisce i processi collaborativi e le ricerche che hanno condotto Eliasson alla realizzazione di alcune delle sue opere che ormai appartengono alla storia dell’arte, tra cui Ice Watch, 2014, The weather project, 2003, The glacier series, 1999, Beauty, 1993, attraverso i molteplici punti di vista dei personaggi intervistati, tra cui l’ex presidente dell’Irlanda e alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Mary Robinson, il pioniere dell’hip hop Fab 5 Freddy, l’ex Presidente dell’Islanda Ólafur Ragnar Grímsson.

La proiezione sarà preceduta da una conversazione tra Marcella Beccaria, Vice Direttore del Castello di Rivoli e curatore della mostra Olafur Eliasson: Orizzonti tremanti presso il Museo, e John O’Rourke, regista del film. Sarà possibile seguire la conversazione anche in diretta streaming sul canale ufficiale YouTube del Castello di Rivoli.

In anteprima mondiale assoluta, la serata includerà un trailer di Orizzonti tremanti (Trembling horizons), 2023, (durata 3′ circa) diretto dagli SHIMURAbros, duo artistico composto da Yuka e Kentaro Shimura. Filmmakers che indagano la relazione tra luce, materia, immagini e astrazione, SHIMURAbros sono anche autori di una eccezionale serie di film che prendono spunto da opere e mostre di Olafur Eliasson, proponendo un’originale idea di “opere sulle opere” ideate da artisti che interpretano altri artisti. Orizzonti tremanti con musica di mamoru, è incentrato sulle opere di Eliasson allestite nella mostra omonima al Castello.
La versione integrale del film sarà proiettata prossimamente al Museo in concomitanza con l’uscita del catalogo dedicato alla mostra.

La mostra Olafur Eliasson: Orizzonti tremanti è visitabile fino a domenica 2 luglio.

John O’Rourke

John O’Rourke

John O’Rourke (Dublino, 1987) è un regista di documentari, specializzato in film che si incentrano su soggetti come Tracey Emin, Peter Sellers, Ian McKellen, Edvard Munch e Pablo Picasso. O’Rourke lavora nell’industria televisiva dal 2011, inizialmente in qualità di ricercatore e assistente per il BBC Scotland e dal 2015 in qualità di produttore e regista. Nel corso della sua carriera, O’Rourke ha girato film in Etiopia, Norvegia, Islanda, Australia, Hong Kong, Stati Uniti, Danimarca, Francia, Italia e Grecia.

SHIMURAbros

SHIMURAbros

SHIMURAbros è un duo artistico composto da Yuka (1976) e Kentaro Shimura (1979). SHIMURAbros ha presentato le proprie opere filmiche in istituzioni internazionali, tra cui il National Arts Center di Tokyo, il NUS Centre for the Arts di Singapore, il NTU Center for Contemporary Art di Singapore, il Museum of Contemporary Art di Taipei, l’Hessel Museum of Art e le CCS Bard Galleries di New York, il Perth Institute of Contemporary Arts. Yuka Shimura e Kentaro Shimura risiedono a Berlino dal 2014 e attualmente collaborano come ricercatori con lo studio di Olafur Eliasson. Nel 2023 hanno ottenuto una borsa di ricerca dall’Asian Cultural Council.


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
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come arrivare

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Bologna, MAMbo Museo d’Arte Moderna: Yvonne Rainer. Words, Dances, Films

Yvonne Rainer: Words, Dances, Films
Veduta di allestimento, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2023
Foto RMphotostudio

Yvonne Rainer: Words, Dances, Films
A cura di Caterina Molteni

30 giugno – 10 settembre 2023
Opening: giovedì 29 giugno 2023 h 17

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Sala delle Ciminiere

Via Don Minzoni 14, Bologna

www.mambo-bologna.org

Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna è lieto di presentare, dal 30 giugno al 10 settembre 2023, la prima retrospettiva mai dedicata in Italia alla danzatrice, coreografa, regista, teorica e poeta Yvonne Rainer (San Francisco, 1934): Yvonne Rainer: Words, Dances, Films a cura di Caterina Molteni.

La mostra esplora le relazioni tra la produzione coreografica, filmica e teorica dell’autrice a partire da una ricostruzione storica della sua transizione dalla danza al cinema.
Nota internazionalmente per aver rivoluzionato il mondo della danza promuovendo negli anni Sessanta un approccio minimalista che trovava ispirazione nel naturale movimento cinetico del corpo e nella gestualità quotidiana, Rainer inizia la sua carriera da regista nel 1972, anno di uscita del primo film Lives of Performers.

Questo passaggio è tracciato nel percorso espositivo cercando le sue radici nell’impostazione intermediale delle performance degli anni Sessanta e Settanta dove parlatoproiezioni di fotografietesti e immagini in movimento ricoprivano un ruolo centrale. Già dalle prime coreografie, Rainer include versi e brevi frasi che sviluppa, successivamente, in veri e propri dialoghi o monologhi registrati.

Nella seconda metà degli anni Sessanta inizia a produrre una serie di video sperimentali, alcuni dei quali trovano spazio nelle coreografie come oggetti di scena, spesso pensati per essere in dialogo con i corpi dei performer.

L’esposizione si presenta quindi come un percorso a ritroso che, a partire dall’analisi della produzione filmica, riporta in luce gli elementi formali ricorrenti nella struttura della sua danza e nelle tematiche di impronta socio-politica che, dallo scoppio della guerra in Vietnam sino all’avvicinamento al movimento femminista, si impongono come caratteri distintivi della sua attività cinematografica.

Se nella performance il corpo assume un ruolo politico perché presentato nella sua inderogabile materialità al di là di qualsiasi finzione narrativa, nei film è l’interiorità umana a trovare spazio nella sua complessità psicologica. È l’attenzione alle emozioni come “fatti” (Feelings are facts è il titolo del suo memoir del 2006) a segnare la decisione di dedicarsi alla sceneggiatura e alla regia, trovando nel racconto e nella sua capacità di coinvolgere e immedesimare il pubblico, lo strumento attraverso il quale trasformare una storia personale in una questione politica.

Yvonne Rainer: Words, Dances, Films
Veduta di allestimento, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2023
Foto RMphotostudio

IL PERCORSO ESPOSITIVO

La mostra prende avvio da Trio A (1978), video di documentazione della coreografia del 1966 che ha reso Rainer nota internazionalmente, in cui emerge l’approccio minimalista basato sulla progressiva eliminazione di tutte le componenti drammaturgiche che caratterizzano la danza moderna. L’esposizione di virtuosismi tecnici, la centralità di grandi personalità, l’elevazione del danzatore a figura eroica e straordinaria lasciano spazio a una visione “ordinaria” del movimento sviluppata tramite un’impostazione dell’azione legata al “simil-compito” (task-like), in grado di generare un movimento (alzare un braccio, inclinare il bacino) in un tempo e con un investimento di energia reali e non mimetiche. Un’opera “manifesto” che fornisce al pubblico le coordinate metodologiche dell’impostazione coreografica di Rainer.

Il percorso prosegue nella Galleria che presenta le proiezioni dei cinque film sperimentali realizzati da Rainer tra il 1966 e il 1969, considerati dall’autrice come “film amatoriali”, appunti visivi della sua riflessione sul corpo in movimento.
Hand Movie (1966) è realizzato dall’autrice in ospedale durante un periodo di degenza e presenta una sensuale coreografia per mani.
Line (1969) è un esperimento sulla percezione di un oggetto in movimento lungo una diagonale, nello specifico si tratta di una perlina che passa lungo un filo, e sulle conseguenze prospettiche dell’irruzione in primo piano di una figura umana.
Altri tre film trovano spazio al centro della sala, simulando quello che era stato il loro utilizzo in scena a completamento del set: Volleyball (1967), consiste nella ripresa a camera fissa di due gambe che calciano lentamente un pallone, originariamente concepito per The Mind is Muscle (1968) con lo scopo di attivare un un dialogo con i performer, le cui gambe erano visibili al pubblico attraverso lo spazio lasciato libero tra palco e schermo, generando così una co-presenza di movimenti. Rhode Island Red (1968) è una veduta voyeuristica dell’interno di un allevamento di polli in Vermont, utilizzato nella performance Rose Fractions (1969), mentre Trio Film (1968) ritrae un dialogo muto tra due persone nude (Steve Paxton e Becky Arnold) che si passano una palla tra un divano e due sedie, pensato da Rainer per essere installato sul proscenio e utilizzato più volte tra il 1968 e 1969.

La Sala delle Ciminiere si trasforma in un cinema per accogliere le proiezioni dei lungometraggi diretti da Rainer dal 1974 al 1996, recentemente restaurati dal MoMA – Modern Art Museum di New York con il supporto di The Celeste Bartos Fund for Film Preservation, le cui sceneggiature sono state tradotte per la prima volta in italiano. Definiti dall’artista “storie autobiografiche, confessioni false, narrazioni compromesse, documentari minati, dissertazioni non accademiche, intrattenimenti dialogici”, i film intrecciano la sua storia personale con temi sociali e politici, avendo come soggetto principale quello dell’identificazione della donna nella società e la rappresentazione della figura femminile nel cinema. Psicoanalisi, post-strutturalismo, teorie femministe, post-colonialismo insieme a un audace sperimentazione narrativa sono impiegati da Rainer per porre il pubblico in una posizione attiva, in grado di emanciparsi e riconoscere i cliché sociali che caratterizzano la nostra contemporaneità.

Film about a Woman Who…(1974) ripercorre la storia di una donna rivelando la psicologia e le dinamiche di potere di una relazione in crisi.
Kristina Talking Pictures (1976) racconta di una addomesticatrice di leoni che da Budapest si trasferisce a New York per intraprendere la carriera da coreografa.
Journeys from Berlin/1971 (1980) si sviluppa come una lunga sessione di terapia dove una donna confessa a diversi psichiatri esperienze quotidiane di repressione e potere.
The Man Who Envied Women (1985) ricostruisce la fine di un matrimonio attraverso la figura di un uomo che sembra conoscere troppo bene i discorsi alla base dell’emancipazione femminile.
Privilege(1990) è dedicato alla menopausa e intreccia storie di donne a vicende che mettono in rilievo il privilegio sociale sia esso di genere, classe o etnia.
MURDER and murder (1996) è la storia di un amore di mezza età tra Mildred, lesbica da una vita, e Doris, innamorata di una donna per la prima volta, presentandosi come una meditazione sull’invecchiamento femminile, la sessualità lesbica e il cancro al seno in una cultura che glorifica la giovinezza e il romanticismo eterosessuale.
Per sottolineare la prevalenza del parlato nell’audio dei film, l’impianto del “cinema” presenta un sistema Altec Voice of Theater (Collezione Studio Majandi) con altoparlanti utilizzati in teatri, cinema e studi di registrazione e prodotti tra gli anni Cinquanta e Ottanta, quando gli stessi film Rainer sono stati realizzati.
Una sala è dedicata alla proiezione di Lives of Performers (1972), primo film in cui la danza e il suo mondo fanno da sfondo al “melodramma” di un triangolo amoroso. L’opera restituisce con chiarezza la qualità sperimentale della narrativa attivata dall’autrice e l’inizio della sua relazione con la critica cinematografica femminista. Rainer gioca con la struttura formale del melodramma e della soap-opera per rendere “visibili e accessibili le tensioni e i dilemmi della vita delle donne nel patriarcato”  (Yvonne Rainer, The Films of Yvonne Rainer, 1989), insieme ai cliché che le definiscono. Il film si struttura come una successione di tableaux-vivant ambientati in un ambiente spoglio che però, nel succedersi delle immagini, viene a poco a poco riempito con elementi semplici come una sedia o una valigia: oggetti tratti dal quotidiano utilizzati per la carica narrativa e melodrammatica che trasmettono. I dialoghi e i monologhi introspettivi dei personaggi sono inseriti come voci fuori campo, creando un contrasto tra l’apparente emotività della vicenda e la monotonia del parlato, in un’atmosfera di verosimiglianza e ambiguità.

Il percorso prosegue lungo uno spazio interamente adibito ad archivio che presenta una ricca serie di materiali documentativi, dedicati alla produzione teorica e alla carriera da coreografa tra gli anni Sessanta e Settanta.
La prima sala propone due tra i suoi testi più noti.
In No Manifesto (1964) l’autrice, simulando un attacco all’industria creativa, provocatoriamente elenca una serie di attributi che non intende associare alla sua danza, come l’idea di spettacolarità, intrattenimento e finzione “magica”, a cui contrappone una visione reale, cinetica e ordinaria del movimento.
Viene inoltre esposto un estratto da A Quasi Survey of Some Minimalist Tendencies in the Quantitatively Minimal Dance Activity Midst the Plethora or an Analysis of Trio A(1968) con un riassunto delle caratteristiche formali che condividono la scultura e la danza minimalista, suddivise in ciò che viene “ridotto” formalmente e ciò che viene “eliminato”. Secondo Yvonne Rainer, gli anni Sessanta sono segnati da un eccezionale coincidenza tra il mondo dell’arte e quello della danza.

Rainer Variations (2002) è un documentario dalla forma ibrida, frutto della collaborazione con il regista e video-artista Charles Atlas. L’autore rielabora interviste, spezzoni dei film, frammenti di performance e prove, insieme a ricostruzioni di coreografie eseguite da Rainer o da altri. Nel file compare per esempio Richard Move che impersonifica Martha Graham, mentore di Rainer e figura centrale della danza moderna, nel tentativo esilarante di insegnarle Trio A.

La mostra si conclude nel cuore dell’archivio realizzato a partire da un insieme di materiali forniti dal Getty Research Institute di Los Angeles. Una time-line ricostruisce la carriera come danzatrice e coreografa di Yvonne Rainer dal 1960 al 1973, con fotografie, descrizioni curatoriali e dichiarazioni che si completano con la riproduzione di taccuini, disegni, scritti, e manifesti.

Uno spazio particolare è dedicato alla produzione poetica degli anni Novanta e Duemila, qui lasciata come testimonianza dell’interesse persistente dell’autrice per la scrittura, ulteriore esempio della sua volontà di trasformare la vita interiore in qualcosa che apre a uno spazio di condivisione, quel “tra” (Hannah Arendt, Vita Activa, 1958) che definisce “il politico”.

La mostra Yvonne Rainer: Words, Dances, Films fa parte di Bologna Estate 2023, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.

BIOGRAFIA YVONNE RAINER

Yvonne Rainer è una coreografa, danzatrice, regista e poeta americana, largamente considerata come una delle artiste performative più influenti del ventesimo secolo.
Nata a San Francisco nel 1934 da madre ebrea polacca e padre italiano, Rainer si trasferisce a New York City nel 1956 per intraprendere gli studi di recitazione.
Nel 1959 inizia a frequentare le lezioni della Martha Graham School of Contemporary Dance e dall’anno successivo frequenta per otto anni corsi tenuti dal coreografo Merce Cunningham.
Nel 1960 partecipa a un seminario a Marin County, in California, con la coreografa Anna Halprin, che influenza notevolmente le sue prime composizioni. Nello stesso anno, insieme all’artista e danzatrice Simone Forti, partecipa a un seminario condotto dal musicista e coreografo Robert Dunn.
Formandosi insieme a ballerini sperimentali come Steve Paxton e Ruth Emerson, Rainer nel 1962 co-fonda il Judson Dance Theatre, una coalizione di artisti performativi radicali ispirati all’estetica d’avanguardia di John Cage e Merce Cunningham. Il gruppo operava dalla Judson Memorial Church nel Greenwich Village ed è stato accreditato come un’influenza centrale nell’invenzione della danza postmoderna. Nel 1970 forma il collettivo Grand Union, un gruppo di danza collaborativo che include artisti e artiste come Trisha Brown, Barbara Dilley e Steve Paxton. Nel 1972 pubblica il suo primo lungometraggio Lives of Performers, aggiunto al National Film Registry della Library of Congress nel 2017. Nel corso dei tre decenni successivi, Rainer ha pubblicato altri sei lungometraggi, ognuno dei quali sfidava la struttura narrativa convenzionale per esplorare temi sociali e politici, dall’imperialismo e l’identità, all’invecchiamento e l’amore romantico.
Le riflessioni dei film sul femminismo, sulla politica radicale e sulle lotte delle minoranze, così come il sovvertimento della convenzionale forma narrativa, hanno contribuito ad affermare l’artista come figura fondamentale dell’avanguardia americana.
Nel 2000 è invitata dal danzatore e regista Michail Baryšnikov a coreografare un pezzo per il suo White Oak Dance Project, che ha portato al lungometraggio After Many a Summer Dies the Swan. Da allora, Rainer ha continuato a coreografare e dirigere diversi pezzi tra cui RoS Indexical (2007), Spiraling Down (2008), Assisted Living: Do You Have Any Money? (2013) e The Concept of Dust or How do you look when there’s nothing left to move? (2015), commissionata dal J. Paul Getty Museum di Los Angeles.
L’autobiografia Feelings are Facts: A Life (2006) è stata pubblicata da MIT Press mentre la raccolta di poesie Poems (2011) è stata pubblicata da Badlands Unlimited.
Rainer ha presentato il suo ultimo lavoro coreografico Hellzapoppin’: What About the Bees? (2022) nell’ottobre dell’anno scorso. Il pezzo, che riflette sull’ingiustizia razziale negli Stati Uniti, conclude una carriera coreografica di 61 anni.Nel 2015 ha ricevuto il prestigioso Merce Cunningham Award dalla Foundation for Contemporary Arts.
È professoressa emerita presso l’Università della California, Irvine e attualmente vive e lavora a New York.


CALENDARIO VIDEO PROIEZIONI

Lives of Performers, 1972 (b/n, 90 min)
Sempre in visione, dal martedì alla domenica
Si tratta del primo film di Yvonne Rainer, in cui la danza e il suo mondo fanno da sfondo al “melodramma” di un triangolo amoroso.

Film About a Woman Who…, 1974 (b/n, 105 min)
In programmazione ogni martedì, h 14-19
Il film ripercorre la storia di una donna rivelando la psicologia e le dinamiche di potere di una relazione in crisi.

Kristina Talking Pictures, 1976 (col., 90 min)
In programmazione ogni mercoledì, h 14-19
Il film racconta di una addomesticatrice di leoni che da Budapest si trasferisce a New York per intraprendere la carriera da coreografa.

Journeys from Berlin/1971, 1980 (col., 125 min)
In programmazione ogni giovedì, h 14-19
L’opera si sviluppa come una lunga sessione di terapia dove una donna confessa a diversi psichiatri esperienze quotidiane di repressione e potere.

The Man Who Envied Women, 1985 (col., 125 min)
In programmazione ogni venerdì, h 10-19
Il film ricostruisce la fine di un matrimonio attraverso la figura di un uomo che sembra conoscere troppo bene i discorsi alla base dell’emancipazione femminile.

Privilege, 1990 (col., b/n, 103 min)
In programmazione ogni sabato, h 10-19
Il film è dedicato alla menopausa e intreccia storie di donne a vicende che mettono in rilievo il privilegio sociale sia esso di genere, classe o etnia.

MURDER and murder, 1996 (col., 113 min)
In programmazione ogni domenica, h 10-19
Il film racconta la storia di un amore di mezza età tra Mildred, lesbica da una vita, e Doris, innamorata di una donna per la prima volta, presentandosi come una meditazione sull’invecchiamento femminile, la sessualità lesbica e il cancro al seno in una cultura che glorifica la giovinezza e il romanticismo eterosessuale.


Mostra
Yvonne Rainer: Words, Dances, Films


A cura di

Caterina Molteni

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

Sede
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni 14 | Bologna

Periodo di apertura
30 giugno – 10 settembre 2023

Inaugurazione

Giovedì 29 giugno 2023 h 17

Orari di apertura
Martedì e mercoledì h 14-19
Giovedì h 14-20
Venerdì, sabato, domenica e festivi h 10-19
Chiuso lunedì non festivi

Ingresso
Intero 6 euro | ridotto 4 euro | gratuito possessori Card Cultura
Il biglietto di ingresso garantisce un secondo accesso a partire dal giorno successivo a quello della prima visita.

Informazioni generali
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496611
www.mambo-bologna.org
info@mambo-bologna.org

Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna
Instagram: @mambobologna
Twitter: @MAMboBologna
YouTube: MAMbo channel

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Instagram: @bolognamusei

Catania: Minori fragili sulla rotta della legalità al ritmo dei Ladri di Carrozzelle

Ladri di Carrozzelle

Venerdì 30 giugno, Giornata contro la dispersione scolastica; alle ore 10, a Catania, incontro delle comunità educanti e alle 21 a Gravina di Catania “A Scuola per Mare in Concerto” con i Ladri di Carrozzelle

L’Italia è il terzo Paese d’Europa nelle statistiche ISTAT per la dispersione scolastica. Il fenomeno qui si attesta al 12,7%, dopo la Spagna al 13,3% e la Romania 15,3%. Si registrano recenti progressi, ma anche picchi di abbandono scolastico in Calabria (14%), in Campania (16,4%), in Puglia (17,6%) e in Sicilia (21,1%). L’obiettivo stabilito dall’UE entro il 2030 è ridurre la dispersione scolastica al 9%. La disuguaglianza educativa non è irreversibile, ma senza interventi si traduce in un futuro con scarse opportunità, segnato dalla marginalità sociale e dallo svantaggio economico.

L’impegno nel contrastare la povertà educativa e per lasciare l’isolamento alle spalle è alla base della mission di alcune realtà unite nel progetto nazionale “A Scuola per Mare” di cui si parlerà venerdì 30 giugno a Catania nella biblioteca Vincenzo Bellini alle ore 10 (ingresso via Spagnolo 17 e via passo Gravina 19), durante una tavola rotonda sulla scuola popolare che coinvolgerà Monsignor Luigi Renna arcivescovo di Catania, Roberto di Bella Presidente del Tribunale per i Minorenni, Roberta Montalto Direttore dell’USSM di Catania, i referenti dell’istituto di istruzione superiore statale Carlo Gemellaro, i responsabili dell’impresa sociale Il carro, dell’associazione I Ricostruttori e del progetto “TRAP tutt* rivendichiamo altre prospettive”.

Il focus sul vissuto dei adolescenti coinvolti farà emergere come, di fronte alle loro fragilità, hanno trovato una nuova rotta da percorrere, un contesto sociale educante per vivere meglio. Il tutto, grazie al patto e alle alleanze delle associazioni del terzo settore, attive nella lotta al contrasto dei fenomeni che coinvolgono sempre più le nuove generazioni. Si parlerà in particolare delle esperienze dei giovani di “A Scuola per Mare”, il progetto nazionale selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile promosso dall’APS I Tetragonauti in collaborazione con diversi partner in varie regioni: l’Associazione Centro Koros a Catania, l’impresa sociale Il Carro a Monza, l’APS Un Ponte nel Vento a Ischia, la cooperativa sociale Arcobaleno a Frascati e l’associazione Giovani per il Sociale a Porto Torres.

«A Catania abbiamo coinvolto 12 ragazzi in abbandono scolastico nel progetto A Scuola per Mare con l’impresa sociale Il Carro –  afferma Francesca Andreozzi presidente di Centro Koros – stanno frequentando il modulo sperimentale di scuola popolare, durante questi sei mesi hanno sperimentato un percorso di educazione non formale, più attento alle loro inclinazioni. L’1 luglio partiranno in navigazione per dieci giorni, il nostro obiettivo è che possano reinserirsi nel circuito scolastico e lavorativo in modo positivo, per farlo abbiamo lavorato in sinergia con l’Istituto Gemellaro, l’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni e l’associazione I Ricostruttori che ha ospitato le attività nei propri locali».

«Con grande entusiasmo partecipiamo a questa giornata – spiega Gabriele Gaudenzi, referente di A Scuola per Mare – quando due progetti mettono in comune esperienze, risorse e competenze non può non derivarne una significativa valorizzazione dell’offerta di entrambi a beneficio del territorio. Condividendo strumenti e idee è possibile raggiungere l’obiettivo di una vera comunità educante in cui i ragazzi non solo destinatari ma protagonisti e soggetti attivi dei servizi loro rivolti».

«Da trent’anni contrastiamo il disagio giovanile – aggiunge Simona Ravizza direttrice dell’impresa sociale Il Carro – attraverso la lotta alla dispersione scolastica, l’accoglienza delle famiglie, il sostegno e l’attività educativa per i ragazzi. Il progetto a Scuola per Mare è stato per noi una grande occasione di crescita, abbiamo avuto la possibilità di condividere su scala nazionale la nostra lunga esperienza e, contemporaneamente, di ricevere in cambio la profondità delle storie dei ragazzi, la competenza di tutti i colleghi e la bellezza della nostra Italia».

Concerto

I minori coinvolti nel campo esperienziale TRAP – Tutt* Rivendichiamo Altre Prospettive, durante il pomeriggio del 30 giugno, incontreranno gli adolescenti che hanno partecipato alla scuola popolare e i Ladri di Carrozzelle. «Intercettiamo i minori segnalati dalla giustizia minorile – afferma Maria Giovanna Italia coordinatrice del progetto TRAP – che si ritrovano dentro percorsi devianti a causa soprattutto di contesti caratterizzati da grande povertà educativa. L’approccio che mettiamo al centro è partire dai ragazzi e dalle ragazze, conoscere il loro mondo e aprire nuove prospettive affinché possano ampliare la possibilità delle loro scelte. L’intento è avere nuovi sguardi sulla realtà e suscitare il desiderio nei ragazzi e nelle ragazze di cercare il cambiamento a partire dalla consapevolezza che esistono sfide superabili, sempre». 

La giornata si concluderà alle ore 21 al parco San Paolo di Gravina di Catania con i Ladri di Carrozzelle: sarà un concerto gratuito, aperto al pubblico, realizzato nel segno dell’amicizia, della fiducia, della condivisione.

«La partecipazione della band è importante – precisa Paolo Falessi fondatore di Ladri di Carrozzelle – sottolinea l’importanza della musica come contesto educante: essere un gruppo è come essere un equipaggio, si naviga insieme perseguendo un obbiettivo e si raggiunge solo se si collabora con gli altri. Le parole chiave della nostra band italiana integrata, la più longeva d’Italia sono: leggerezza, ottimismo e buonumore. Questo ci auguriamo di trasmettere a tutti coloro che verranno ad ascoltare la nostra musica e a conoscere una delle avventure umane ed artistiche più originali del nostro paese».

Ladri di Carrozzelle è una band storica, si esibisce dal 1989, nasce e cresce grazie ad un’attività laboratoriale della Cooperativa Arcobaleno di Frascati, coinvolge una ventina di persone con diversi tipi di disabilità che suonano lo SBROCK e sensibilizzano il pubblico sui temi dell’inclusione.

Il progetto A Scuola per Mare  è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. 

www.conibambini.org.


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Turismo, un evento interattivo per promuovere il turismo religioso

TURISMO RELIGIOSO E DEI CAMMINI STORICI: VIAGGIO IMMERSIVO A PALAZZO MADAMA
CON GLI OCCHI DELLA SINDONE

IL PROGETTO INTERATTIVO PER SENSIBILIZZARE AL VIAGGIO

SOSTENIBILE, ACCESSIBILE E SPIRITUALE 

28 Giugno 2023

Il turismo religioso, inclusivo e sostenibile al centro del progetto “Via Francigena for All” con la mostra “In cammino. La porta di Torino: itinerari sindonici sulla Via Francigena” in programma a Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino dal 13 luglio al 10 ottobre 2023 e nell’ottobre 2024 a Roma.
 
Si tratta di un percorso multidisciplinare e interattivo, un vero e proprio cammino virtuale che dalla storia conduce all’attualità con una prospettiva di visita aperta, dove la comunità e il suo territorio diventano accoglienti a 360 gradi.
 
A realizzarlo è il Museo Civico d’Arte Antica e la Fondazione Carlo Acutis, in collaborazione con la Regione Piemonte.

Enit supporta il progetto che vede al centro la via Francigena come una delle massime espressioni della promozione del turismo religioso e inclusivo e come occasione per soffermarsi su uno dei cammini più importanti italiani: quelli che attraversano il Piemonte con la mostra/percorso che narra il territorio mettendo in risalto le centralità storiche e contemporanee della regione, casa della Sacra Sindone e accesso principale alla Penisola lungo il pellegrinaggio sulla Via Francigena.
 
Ad accompagnare il percorso c’è la riflessione sul tema del pellegrino — colui che si muove per la salvezza materiale, del corpo e dello spirito — e del viaggio dei Santi di Carità da San Giovanni Bosco a San Giuseppe Cafasso a San Giuseppe Benedetto Cottolengo ai beati Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis e propone una serie di incontri con l’anima della regione tramite un approfondimento visivo dedicato ai suoi temi fondanti.
 
La mostra è strutturata in quattro sezioni, ognuna connessa a un tema specifico. Nella prima sono presentate sedici illustrazioni originali, realizzate da giovani artisti italiani ormai riconosciuti a livello mondiale. Una serie di opere che si ispirano ai concetti del pellegrinaggio, della spiritualità, della Sindone, dei cammini, dei Santi di Carità ma anche di quelli che sono gli aspetti morfologici essenziali del Piemonte e del rapporto tra uomo, natura e cibo. Nella seconda sezione sono accolti tutta una serie di materiali video appositamente realizzati a illustrare la Via Francigena e gli itinerari sindonici, permettendo ai visitatori di immergersi nei paesaggi dei luoghi attraversati. Nella terza sezione, una grande mappa interattiva evidenzia i cammini del progetto “Via Francigena for all” e i cammini sindonici illustrati nel libro di Sisto Giriodi Le altre Sindoni. La mappa è affiancata da fotografie delle decine di sindoni affrescate sulle pareti esterne di edifici collocati lungo i cammini del Piemonte. Opere poco conosciute anche da molti piemontesi, nonostante costituiscano un singolare caso di devozione popolare, un ciclo d’arte lungo tre secoli. Nella quarta sezione, infine, è esposta un’installazione ideata dall’artista torinese Carlo Gloria sul tema del cammino.
 
Il progetto espositivo nella Corte Medievale di Palazzo Madama si propone di offrire al pubblico un’esperienza coinvolgente e interattiva e di sensibilizzare il pubblico sul tema del pellegrinaggio, della spiritualità e della natura, promuovendo il turismo sostenibile e inclusivo.
 
“Il Piemonte crede nel turismo religioso e lo sta valorizzando in modo da renderlo anche più accessibile attraverso il progetto “Via Francigena For All” che amplia la cultura dell’accoglienza rivolta alle persone in difficoltà” sottolineano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore al Turismo e Cultura Vittoria Poggio.
 
“La Fondazione dal 2022 promuove progetti ispirati al potente messaggio trasmesso dalla Sindone, bene di importante attrattiva internazionale. Con la mostra collegata al progetto “Via Francigena for all” si conferma la proficua collaborazione pubblico – privato.” afferma Adriana Acutisvice presidente della Fondazione Carlo Acutis
 
“Un percorso di conoscenza fondato sui temi cardine dell’inclusione e del territorio, che accoglie una delle più significative immagini devozionali della Sacra Sindone, qui voluta dalla prima Madama Reale, Cristina di Francia” dichiara Massimo Brocciopresidente della Fondazione Torino Musei
 
“Espandere il potenziale italiano andandone a raccontare approfonditamente ogni dettaglio per offrire spunti alternativi narrativi e di conoscenza è centrale per la creazione di un turismo sempre più diffuso in termini temporali e spaziali” dichiarano Ivana Jelinic e Sandro Pappalardo rispettivamente ceo e consigliere Enit.

DOVE: Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica Corte Medievale Piazza Castello – Torino

QUANDO: 13 luglio – 10 ottobre 2023


ENIT – AGENZIA NAZIONALE TURISMO ITALIANO
enit.it

Francesca Cicatelli – resp ufficio stampa Enit –
francesca.cicatelli@enit.it

Direzione Esecutiva
Comunicazione e Ufficio Stampa
VIA MARGHERA 2 – ROMA

Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda: CERAMICHE LENCI. La collezione di Giuseppe e Gabriella Ferrero e la Torino del Novecento

Giovanni Grande, Amanti sul tronco

TORINO | MUSEI REALI

DAL 23 GIUGNO 2023

CERAMICHE LENCI
La collezione di Giuseppe e Gabriella Ferrero e la Torino del Novecento

Un nuovo allestimento per la Galleria Sabauda

Il percorso, suddiviso in dieci aree tematiche, presenta 132 opere, donate da Giuseppe e Gabriella Ferrero, realizzate da 17 artisti, tra cui Mario Sturani, Giovanni Grande, Gigi Chessa, Sandro Vacchetti, Giuseppe Porcheddu, Elena König Scavini.

Il nuovo allestimento è in dialogo con una selezione di opere provenienti dalla raccolta di arte moderna della Galleria Sabauda, con lavori di pittori e scultori attivi a Torino tra le due guerre.

Dal 23 giugno 2023, i Musei Reali si arricchiscono di una nuova sezione permanente, dedicata alle ceramiche della manifattura torinese Lenci e alla cultura figurativa di Torino tra le due guerre.
Questa nuova pagina nella storia dei Musei Reali è resa possibile dalla generosa donazione dei signori Giuseppe e Gabriella Ferrero che, con le figlie Silvia e Paola, hanno voluto incrementare il patrimonio culturale pubblico della città con 132 opere ideate da diciassette artisti attivi per la manifattura Lenci, nella sua fase più creativa, tra il 1928 e il 1936.

Giuseppe e Gabriella Ferrero @ Andrea Guermani

La manifattura Lenci appartiene alla cultura della Torino tra le due guerre e a quel decennio cruciale in cui lo sviluppo della fabbrica fordista si confronta con la città della merceologia di lusso, della moda e dell’arredamento d’avanguardia, in una fase di grande vitalità e di tensione civile, con radicali mutamenti urbanistici e il sorgere di nuove vocazioni, dall’editoria, al cinema, alla moda, alle telecomunicazioni.

La collezione Ferrero è composta per due terzi da piccole sculture e per un terzo da oggetti d’uso comune, vasi, ciotole, scatole, lampade, posacenere, candelieri e set da scrivania. Il percorso è articolato in dieci temi che rendono omaggio alla varietà di soggetti e storie esplorati dai creatori della Lenci: la donna moderna, la donna ideale, la donna reale, il tempo e le stagioni, innamorati, scene di vita, miti e storie, il mondo nel vaso, la fiaba e le maschere, animali. L’allestimento progettato da Loredana Iacopino modella lo spazio con un nastro bianco sinuoso, che accompagna il pubblico alla scoperta delle collezioni, dove forma e colore diventano protagonisti. L’esposizione costituisce un ideale prolungamento delle sale dedicate al collezionismo di Riccardo Gualino, in un passaggio che dal gusto colto e sofisticato del grande imprenditore si frantuma nello scintillante repertorio di eleganti oggetti d’arredo destinati al pubblico borghese, caratterizzato dalla fusione di temi e di stili che accolgono motivi di ispirazione viennese, geometrie futuriste, richiami all’antico e rimandi alla pittura del post-impressionismo francese.

Mario Sturani, Scodella il ponte. Contadini danzanti

La storia della Lenci inizia nel 1919, quando i coniugi Elena König ed Enrico Scavini fondano a Torino la fabbrica con l’obiettivo di dar vita a una produzione di giocattoli, bambole, confezioni, articoli di vestiario e arredamenti per la casa. La scelta di avviare una nuova produzione di statuette in terraglia smaltata si affaccia con l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1925 dedicata alle arti decorative, che sancisce i caratteri di ciò che da allora viene definito lo Stile 1925, poi Art Déco: una cifra che fonde eleganza formale e ritmicità compositiva, ricchezza dei materiali, citazioni colte da civiltà del passato ed esuberanza d’ornato. Inizia così un’avventura produttiva e commerciale che dal 1928, data della prima presentazione pubblica, giunge fino al 1964.

La scelta degli Scavini risponde alla più ampia esemplificazione delle tipologie, con l’obiettivo di creare un repertorio di oggetti eleganti, adatti a un pubblico borghese dal gusto cosmopolita e moderno, con uno stile che sperimenta una morbida fusione di temi giocosi e ironici, in cui è maestro Mario Sturani, amico fraterno di Cesare Pavese e legato al circolo dei compagni del liceo D’Azeglio; ma anche scene di vita contadina e popolare, in cui primeggiano i coniugi Ines e Giovanni Grande; nudi arcaici e modernissimi come quelli di Gigi Chessa, dal 1929 nel Gruppo dei Sei di Torino; soggetti naturalistici sulle orme degli animalier francesi, modellati da Felice Tosalli; ninfe e principesse delle favole di Nillo Beltrami, Abele Jacopi, Claudia Formica e Sandro Vacchetti, fino all’interpretazione scanzonata della donna moderna di Elena König Scavini e di Abele Jacopi. Le ceramiche della collezione Ferrero documentano anche l’attività di figure di punta della cultura cittadina degli anni Venti, come il pittore Giulio Da Milano, sodale di Edoardo Persico, Massimo Quaglino e Giuseppe Porcheddu, attivi anche nel campo della grafica, dell’illustrazione e della scenografia. Tra gli scultori, spicca il nome di Giovanni Riva, autore dal 1930 della monumentale Fontana Angelica di Piazza Solferino.

Nel nuovo allestimento, realizzato grazie al sostegno e alla collaborazione dei signori Ferrero e al contributo organizzativo della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, le ceramiche dialogano con una selezione di pitture e di sculture della collezione del Novecento della Galleria Sabauda. Si tratta di opere acquistate dallo Stato italiano tra il 1935 e il 1942 tramite la Soprintendenza, con l’obiettivo di incoraggiare l’attività di giovani artisti sul territorio torinese e regionale. Vi figurano opere di Alloati, Bonfantini, Chessa, Cremona, Da Milano, Deabate, Galvano, Maccagno, Manzù, Martina, Mastroianni, Menzio, Paulucci, Riva, Sartorio, Spazzapan, Valinotti, Vellan e altri artisti, a cui si aggiunsero, nel dopoguerra, donazioni di dipinti, acqueforti e litografie.

Ceramiche Lenci. La collezione di Giuseppe e Gabriella Ferrero e la Torino del Novecento @ Andrea Guermani

Le opere furono sin dall’inizio cedute in deposito a diversi enti torinesi e il progetto di esporle in Galleria Sabauda non trovò attuazione fino a quando, alla fine degli anni Ottanta, dopo un lungo lavoro di ricognizione, vennero riaccorpate alle collezioni della Pinacoteca. In stretta connessione con l’esposizione della collezione Lenci, si presenta ora parte della raccolta, poco nota, ma significativa per la grande omogeneità culturale, trattandosi di opere che provengono dalle esposizioni del Sindacato Fascista di Belle Arti e organizzate a Torino dal Centro d’Azione per le arti. Si delinea il panorama della situazione torinese, compresa la presenza sulla scena di un gruppo di artiste che si affermano attraverso la formazione di organismi sindacali specifici. Emerge anche il ruolo di primo piano rivestito dal paesaggio in Piemonte anche nel Novecento, al quale si affiancano altri filoni tematici come i ritratti, le nature morte e le scene di genere, evidenziando la vitalità della cultura artistica piemontese in rapporto o in contrasto con gli indirizzi di ricerca dell’arte nazionale.

Catalogo Sagep Editori.

“Con il dono di Giuseppe e Gabriella Ferrero, le collezioni di arte decorativa dei Musei Reali si aprono alla storia della Torino di primo Novecentodichiara la Direttrice Enrica Pagellauna città dalle identità plurime, impegnata a delineare un proprio profilo moderno ed europeo. Dobbiamo quindi alla famiglia Ferrero un doppio ringraziamento: per aver voluto legare il destino della loro collezione a una istituzione pubblica, radicando un’importante pagina di storia della città nella città, e per avere, con questo gesto di mecenatismo, riattivato un potenziale di sviluppo che per il museo significa nuovi spazi di studio e di ricerca e inedite opportunità di interpretazione sul carattere delle raccolte storiche, in una dialettica tra passato e presente che è la linfa per un dialogo vivo, duttile e sensibile con il pubblico di oggi e di domani”.

“Oggi si inaugura alla Galleria Sabauda l’esposizione permanente della nostra donazione di 132 ceramiche della manifattura Lenci di Torino – affermano Giuseppe e Gabriella Ferrero con le figlie Silvia e Paola. È il nucleo fondamentale, storico e artistico, del primissimo periodo di produzione della manifattura Lenci (1928-1933), risultato di una rigorosa ed appassionata ricerca iniziata nei primi anni ’90. Questo nuovo allestimento vuole essere una testimonianza per la nostra Città di un periodo di grande fervore del “fare”, di imprenditori illuminati che associarono alla laboriosità e all’industria una raffinata sensibilità culturale.”

“Oggi festeggiamo afferma Giorgio Marsiaj, presidente della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torinoun gesto di grande generosità di una famiglia di imprenditori torinesi, da oltre vent’anni Soci della Consulta: Giuseppe e Gabriella Ferrero, con le figlie Silvia e Paola, hanno voluto condividere con tutti coloro che visiteranno i Musei Reali negli anni a venire, la loro importante collezione, frutto delle ricerche appassionate di una vita.  Per offrire adeguato spazio e giusto rilievo alla preziosa raccolta, Consulta ha contribuito a sostenere l’allestimento permanente della Collezione delle Ceramiche della Manifattura Lenci e il catalogo. Investire in Cultura è investire nel futuro del nostro Paese: con questo spirito opera Consulta da 36 anni. Siamo imprenditori e le nostre aziende interagiscono con il territorio e la comunità: desidero ringraziare la Famiglia Ferrero per il generoso modo di interazione che ha da oggi posto in essere!”


Ceramiche Lenci. La collezione di Giuseppe e Gabriella Ferrero e la Torino del Novecento
Dal 23 giugno 2023
Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda, terzo piano
Piazzetta Reale, 1
Ingresso compreso nel biglietto dei Musei Reali
 
Sito internet:
https://museireali.beniculturali.it
 
Social
FB museirealitorino
IG museirealitorino
TW MuseiRealiTo
 
Ufficio stampa Musei Reali
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco | T +39 02 36755700 | M +39 349 6107625 | anna.defrancesco@clp1968.it | www.clp1968.it
 
Ufficio stampa Consulta
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Verde Grazzano 2023: più che una mostra, un’esperienza!

Verde Grazzano, edizioni passate – Parco del Castello di Grazzano Visconti

Verde Grazzano 2023:
più che una mostra, un’esperienza!

Per chi la natura l’ama e non si limitata a guardarla.

Parco del Castello di Grazzano Visconti (Pc)

dal 22 al 24 settembre 2023

“Chi pensa che un fiore valga l’altro purché sia bello al momento dell’acquisto, sappia che Verde Grazzano non fa al caso suo. Le sue ambizioni possono facilmente trovare risposta già in un centro commerciale o in un qualsiasi vivaio o nella più vicina delle centinaia di mostre mercato di giardinaggio. A Verde Grazzano 2023 (dal 22 al 24 settembre prossimi) si sceglie di venire per vivere una esperienza, per regalarsi, in un contesto unico al mondo, l’opportunità di confrontarsi con esperti e vivaisti che offrono il meglio in Italia, per farsi accompagnare nel fare del proprio giardino, sia esso di pochi metri quadri o di ettari, qualcosa di veramente originale, unico. Che sia anche una porzione di mondo che aiuti, nel suo piccolo, a migliorare la nostra Terra. Come stiamo facendo qui, a Grazzano Visconti”. Ad affermarlo è Luchino Visconti, patron della sesta edizione di Verde Grazzano, la manifestazione florovivaistica più di tendenza in Italia.

Che non si tatti di una pura enunciazione di intenti, lo confermano le realizzazioni messe in atto nel magico contesto di Grazzano Visconti per il recupero e l’uso intelligente dell’acqua necessaria al rigoglio del grande parco storico: 120 mila metri quadri. Un tesoro green, inserito tra i più bei Gardini Storici Italiani, che il pubblico di Verde Grazzano potrà visitare liberamente.

Sul tema dell’approvvigionamento e del risparmio idrico ci siamo attivati da oltre un decennio, prima che il paese venisse attanagliato dalla siccità.

 “Mettiamo in atto una serie di accorgimenti che possono essere adottati nei giardini di qualsiasi dimensioni – spiega Luchino Visconti –  l’erba dei nostri prati non viene mai tagliata troppo bassa perché questo permette di mantenere l’umidità della terra e non secca il terreno. La pacciamatura è un’altra tecnica tradizionale che ci ha aiutati tantissimo e qui a Grazzano è autoprodotta”. L’irrigazione, quando realmente indispensabile, è garantita da un impianto a goccia, che evita ogni dispersione.

I cambiamenti climatici ormai evidenti richiedono un ripensamento anche sulle specie e varietà che meglio possano reggerli. Per questo abbiamo chiesto ai nostri espositori di portare a Verde Grazzano 2023 piante che per quanto più possibile non necessitino di troppa acqua, adatte alla creazione di un giardino “naturale”, nel senso che sia realmente realizzabile e gestibile alle nostre latitudini. Diversi espositori presenteranno proposte molto ragionate e già collaudate in situazioni sperimentali. Altri interpreteranno questo cambiamento in modo più friendly e creativo, puntando, ad esempio, sulle piante carnivore o piante d’aria.

Verde Grazzano, edizioni passate

Proposte botaniche, proposte tecniche ma anche proposte esperenziali, a Verde Grazzano 2023.

Come quella del “Foraging”, un’attività che ha consentito all’uomo primitivo di sopravvivere e che, proprio perché pesca nei nostri ricordi ancestrali, affascina anche gli eredi attuali della specie umana. Le nostre nonne, ai tempi della guerra, avevano riscoperto l’arte di cercare ovunque piante commestibili, alla ricerca di risorse alimentari selvatiche. Questa necessità oggi è fortunatamente non più necessaria ma ci priva anche di sapori che la massificazione delle coltivazioni orticole ha cancellato. Appassionati di questa pratica e nuovi discepoli troveranno a Verde Grazzano la possibilità di vivere, con degli esperti, un esperienza unica. Il grande parco privato di Grazzano Visconti sarà il luogo dell’azione, il terreno di ricerca. L’obiettivo della giornata è imparare sensibilizzare sulla fruizione collaborativa di un grande parco privato -area protetta e l’utilizzo collaborativo delle risorse naturali presenti e contribuire alla rigenerazione del territorio, alla divulgazione della conoscenza della natura, la comprensione dei suoi meccanismi di funzionamento e alla riflessione su temi quali la tutela ambientale e la sussistenza alimentare.

I partecipanti saranno accompagnati da docenti  certificati da Wooding Lab che, dopo una introduzione all’habitat del Parco del Castello di Grazzano Visconti, accompagneranno nella ricerca e   riconoscimento delle piante selvatiche commestibili presenti nel parco. Ne indicheranno la utilizzabilità gastronomica, approfondendo quanto alle specie autoctone si siano andate aggiungendo altre specie provenienti da habitat anche lontanissimi, aliene e invasive, che vanno monitorate e se del caso estirpate per evitare una eccessiva colonizzazione a scapito della flora locale. Tema per altro comune a molti giardini di casa nostra.

Appuntamento quindi a Verde Grazzano, dal 22 al 24 settembre 2023.


verdegrazzano.it
info@verdegrazzano.it
IG: verdegrazzano
FB: Verde Grazzano  
 
Main sponsor: Allianz S.p.A.
In collaborazione con FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano – Delegazione di Piacenza
In collaborazione con Stihl 
Con il supporto di Grandi Giardini Italiani
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo +39 049 663499
Ref. Roberta Barbaro – roberta@studioesseci.net

Prorogate le candidature del Premio “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”

Call for Artists Under 35
Premio Internazionale
“Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti” – II ed.

Candidature prorogate al 15 luglio 2023

Prorogate fino al 15 luglio 2023 le candidature per partecipare alla seconda edizione del Premio Internazionale Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti“, promosso da Angelo Azzurro ONLUS – A-HEAD Project e dedicato alla memoria di Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti, due figure centrali che hanno contribuito in modo determinante alla connessione tra la ONLUS dedicata alla lotta contro lo stigma dei disturbi mentali e il settore dell’arte, con la successiva nascita del progetto A-HEAD. Infatti Angelo Azzurro, attraverso il citato progetto, promuove l’arte contemporanea sviluppando un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali sostenendo le ricerche artistiche in tutte loro le declinazioni. 

Il Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti” vuole, in particolare modo, sostenere artistə emergentə: si rivolge, infatti, ad artistə under 35 e prenderà in considerazione non una singola opera dell’artista ma tutta produzione artistica degli ultimi cinque anni. 

La partecipazione è gratuita e aperta a cittadinə residentə in Italia o all’estero, a partire dal 18° anno di età fino al compimento del 35° anno di età (alla data di pubblicazione del presente bando), senza limiti di nazionalità, sesso, etnia o religione. 

È possibile inviare la propria candidatura entro il giorno 15 luglio 2023 ore 23.59. 

Il bando prevede l’assegnazione del Premio Giovan Battista Calapai“, avente valore netto di € 1300,00 e comprensivo di una pubblicazione A-HEAD Edizioni e della “Menzione Speciale Theodora van Mierlo Benedetti” del valore netto di € 900,00 e comprensiva di una pubblicazione A-HEAD Edizioni. Per questa seconda edizione è previsto anche il “Premio Piero Gagliardi” – del valore netto di € 700,00 e comprensivo di una pubblicazione A-HEAD Edizioni – per ringraziare il curatore di A-HEAD per l’encomiabile lavoro di questi anni.

La Giuria è costituita da Lorenzo Benedetti – Curatore e Storico dell’arte; Giuseppe Capparelli – Curatore e Storico dell’arte; Luca Centola – ArtistaMario De Candia – Giornalista e Curatore; Fabio De Chirico – Direttore Servizio II Arte contemporanea e Servizio V Fotografia della Direzione Generale Creatività contemporanea del Ministero della Cultura; Gianfranco Grosso – Artista; Francesco Nucci – Presidente Fondazione VOLUME!; Davide Sebastian – Artista; Simona Spinella – Curatrice e Storica dell’arte; Delphine Valli – Artista; e sarà coordinata da Roberta Melasecca – Architetto e Curatrice e da Stefania Calapai – Presidente Angelo Azzurro. 

Le decisioni della Giuria saranno rese note l’8 settembre 2023, mentre la premiazione avverrà in luogo e data che saranno successivamente comunicati.

Tutti i dettagli per la partecipazione sono disponibili all’interno del bando. Per informazioni: premiocalapai@gmail.com – 3494945612. 

Il progetto A-HEAD nasce nel 2017 per volere della famiglia Calapai per la lotta allo stigma dei disturbi mentali e dalla collaborazione tra l’Associazione Angelo Azzurro ONLUS ed artisti e dj di respiro internazionale: infatti con il progetto A-HEAD Angelo Azzurro, curato da Piero Gagliardi dal 2017, mira a sviluppare un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte, sostenendo in maniera attiva l’arte contemporanea e gli artisti che collaborano ai vari laboratori che da anni l’associazione svolge accanto alle attività di psicoterapia più tradizionali. Data la natura benefica del progetto, con A-HEAD la cultura, nell’accezione più ampia del termine, diviene un motore generatore di sanità, nella misura in cui i ricavati sono devoluti a favore di progetti riabilitativi della Onlus Angelo Azzurro, legati alla creatività, intesa come caratteristica prettamente umana, fondamentale per lo sviluppo di una sana interiorità. Lo scopo globale del progetto è quello di aiutare i giovani che hanno attraversato un periodo di difficoltà a reintegrarsi a pieno nella società, attraverso lo sviluppo di nuove capacità lavorative e creative.



INFO
Call for Artists
Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”
Seconda edizione
Premio alla ricerca artistica – Under 35

Scadenza candidature 15 luglio 2023

Segreteria organizzativa
Roberta Melasecca
premiocalapai@gmail.com

Angelo Azzurro ONLUS
infoangeloazzurro@gmail.com
https://associazioneangeloazzurro.org

Ufficio Stampa Angelo Azzurro
Alessio Morganti
alessio.mrg@hotmail.it
Barbara Speca
barbaraspeca@libero.it

Ufficio stampa A-HEAD
Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice
roberta.melasecca@gmail.com

Bologna, Palazzo Albergati: apre la mostra “VINCENT PETERS. Timeless Time”

Vincent Peters, Sonja van Heerden, Paris, 2015, 140×180 cm

“Mi ha sempre affascinato il modo in cui l’illuminazione guida e definisce le emozioni e racconta una storia – il modo in cui le persone riflettono la luce a modo loro”.
Vincent Peters

28 giugno – 1 ottobre 2023
Palazzo Albergati, Bologna


Dal 28 giugno Palazzo Albergati ospita una straordinaria e seducente mostra dedicata a
VINCENT PETERS.
Dopo il grande successo riscosso a Palazzo Reale di Milano, con code infinite, gli scattidel grande fotografo di fama internazionale che ha reso immortali celebrities, brand e campagne pubblicitarie in tutto il mondo, arrivano a Bologna.

Il 28 giugno arriva a Palazzo Albergati di Bologna una delle mostre fotografiche più visitate dell’anno, dopo il grande successo riscosso a Palazzo Reale di Milano dove è stata letteralmente presa d’assalto.
Timeless Time” è il titolo del viaggio tra gli scatti iconici e senza tempo del fotografo Vincent Peters che, fino al 1 ottobre, presentauna selezione di lavori in bianco e nero in cui la luce è protagonista nel definire le emozioni e raccontare le storie dei soggetti ritratti e della loro intima capacità di riflettere la bellezza.

Christian Bale, Monica Bellucci, Vincent Cassel, Laetitia Casta, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow, David Beckham, Scarlett Johansson, Milla Jovovich, John Malkovich, Charlize Theron, Emma Watson e Greta Ferro sono solo alcuni dei personaggi famosi i cui ritratti sono esposti a Palazzo Albergati.
Scatti realizzati tra il 2001 e il 2021 da Vincent Peters che, usando un’illuminazione impeccabile, eleva i suoi soggetti a una posizione che spesso trascende il loro status di celebrità.

Vincent Peters, Amanda Seyfried, Paris, 2015, 140×180 cm

Quello ritratto da Vincent Peters è il mondo delle star e delle celebrities, un moderno Olimpo che dissolvendosi in un’atmosfera da cinema neorealista italiano si avvicina allo sguardo del pubblico diventando familiare e riconoscibile.
I suoi scatti sono storie oniriche, composte da un sovrapporsi di strati che dialogano tra loro completandosi. Il suo lavoro, infatti, si caratterizza per stratificazione e distinzione: ciascun elemento che converge e si condensa in ogni suo singolo scatto, forma uno strato che non perde mai la propria identità e distinzione. E nell’incontrarsi di questi strati singolari, ogni immagine di Peters arriva a raccontare una storia. Fino a diventare un film in un solo fotogramma.

Col patrocinio del Comune di Bologna, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con Nobile Agency e vede come sponsor Credem e FR Boutique, sponsor tecnici Ferrari TrentoProcessus e Digital Light e mobility partner Cotabo.

BIOGRAFIA

Vincent Peters nasce a Brema, in Germania, nel 1969 e all’età di vent’anni si trasferisce a New York per lavorare come assistente fotografo. Tornato in Europa nel 1995, ha lavorato per diverse gallerie d’arte e su progetti personali e nel 1999 ha iniziato la sua carriera presso l’agenzia di Giovanni Testino come fotografo di moda.
Negli anni Vincent Peters si specializza nei ritratti di celebrità, scattando campagne leggendarie per riviste di tutto il mondo, distinguendosi con il suo stile cinematografico.
Il suo portfolio comprende lavori per brand come Armani, Celine, Hugo Boss, Adidas, Bottega Veneta, Diesel, Dunhill, Guess, Hermes, Lancome, Louis Vuitton, Miu Miu, Netflix, solo per citarne alcuni. Le sue opere sono state esposte in gallerie d’arte internazionali tra cui, ad esempio, Camera Work a Berlino, Fotografiska a Stoccolma e il prestigioso Art Basel in Svizzera.


Titolo
Vincent Peters. Timeless Time

Sede
Palazzo Albergati
Via Saragozza 28, Bologna

Date al pubblico
28 giugno – 1 ottobre 2023

Biglietti
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00

Orari
Tutti i giorni, dalle ore 10 alle ore 20
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Hashtag e tag ufficiali
#VincentPetersBologna
@vincentpeters_studio
@vincentpeters1
@arthemisiaarte
@nobileagency
@affcomunicazione
@gabrynobile

Informazioni e prenotazioni
www.palazzoalbergati.com
www.arthemisia.it
T. +39 051 030141

Ufficio StampaArthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Umberto Segato: “Come un’oliva infilzata”, il romanzo perfetto per le vacanze

Trama

Il protagonista del romanzo, o meglio chi ci aiuta a raccontare la storia è Guido, scrittore e sceneggiatore.
Il suo amico Roberto trova un lavoro che sembra un affare, vendere la sceneggiatura per un film ad un riccone che vuole investire nel cinema.
L’appuntamento è vicino a Forte dei Marmi, in un hotel a 5 stelle che si chiama Il Bottaccio, un rifugio per chi ha bisogno di privacy.
Qui inizia la vera storia, tra chiacchiere e vicende tra giornalisti televisivi, sceneggiatori, produttori Tv e politici politicanti.
Si parla di morale e di potere, di gente che inganna e di gente ingannata, di cinici e di idealisti, di morale e di potere.
Si narra di uno scontro in cui il perdente è il vincitore… E tutte le vicende narrate accadono nell’arco di sole 24 ore.

Questo è un romanzo breve che si legge tutto in una volta, non si riesce a lasciare a metà ed incuriosisce ad ogni pagina.

L’autore ed ex giornalista Rai, Umberto Segato, immagina una lunga giornata tipo tra personaggi significativi del dietro le quinte del mondo dello spettacolo.

In una meravigliosa location in Versilia per ricreare alcuni degli episodi e circostanze che fanno importante questo scritto.

Il romanzo Come un’oliva infilzata di Umberto Segato è pubblicato su Ilmiolibro.it, per la categoria narrativa contemporanea, 137 le pagine.
E’ pubblicato anche su tutte le migliori piattaforme online, con l’eBook sempre al costo di €0,99.

Per saperne di più: https://www.iriseperiplotravel.com/umberto-segato/

Breve estratto


“Buscemi teneva sempre distinti la qualità dei film che uscivano dalla sua casa di produzione dai gusti personali.
Anzi, più erano divergenti più era convinto di rifarsi dei soldi spesi.
L’ultimo lavoro era stato un filmetto a bassissimo budget, rifacimento in versione porno soft di un film messicano da distribuire in Medio Oriente: Valchirie longilinee e mediterranei nerboruti.
Neanche una settimana di lavorazione. Un ciak e via. Per autodifesa, aveva firmato la sceneggiatura con un altro pseudonimo ancora: Manco Esserci.”

LEGGI L’ESTRATTO SU AMAZON

Umberto Segato, biografia

Umberto Segato

Umberto Segato (Mira, 31 agosto 1932) è un giornalista, scrittore e poeta italiano.
Vive tra Roma e Todi. Giornalista de “Il Giorno” e poi, in televisione, è stato Inviato Speciale RAI del TG2.
Dal 1960 è iscritto all’albo dei giornalisti professionisti.
Ha pubblicato varie raccolte di poesia: Non arriva nessuno (1962), Viaggio a vista (1992, Premio “Cesare Pavese”[15]), Specchio in uno specchio riflesso (1999, nella rosa dei Premi Alfonso Gatto, Città di Marineo, Metauro e Viareggio, Versi scabri (2011).
Inoltre, ha pubblicato anche i romanzi I luoghi e il tempo (1988, Premio “Città di Benevento”), Candida (2015), Eredità o la colpa di Serena (2017), Racconti dal passato (2018).
Le ultime due opere sono pubblicate sulla piattaforma Ilmiolibro: Come un’oliva infilzata (2022) e L’eredità dei Crea (2023).
Per la biografia completa: https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Segato

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Sara Bontempi
Redattrice editoriale di GGBooks
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Brescia, Mo. Ca., Centro delle nuove culture: MAURIZIO GALIMBERTI. Istanti di Storia

Maurizio Galimberti, Twin Towers Attack

MAURIZIO GALIMBERTI
ISTANTI DI STORIA

Brescia, Mo. Ca. – Centro delle nuove culture (via Moretto 78)

Dal 24 giugno al 27 agosto 2023, il Mo. Ca. – Centro delle nuove culture di Brescia ospita la mostra di Maurizio Galimberti (Como, 1956), autore italiano tra i più conosciuti e celebrati del panorama artistico italiano e internazionale

L’esposizione presenta nella sua interezza la serie fotografica dal titolo Istanti di Storia, che ripercorre le vicende del Novecento, attraverso episodi epocali come la guerra in Vietnam, l’attentato alle Twin Towers, la pandemia di Covid-19 e i suoi protagonisti quali Giovanni Paolo II, Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta e altri: quaranta opere di grande formato costituite da assemblaggi di istantanee che ripropongono le immagini più iconiche degli ultimi decenni, attraverso cui l’artista rilegge la memoria collettiva.

Il ciclo è stato interamente prodotto da Paolo Ludovici e fa parte del fondo LUCHI Collection.

Nelle sue opere Galimberti seleziona fotografie di altri autori, le riprende più volte da prospettive differenti, le scompone e le ricompone “a mosaico”, reiterando così la loro valenza simbolica, come a volerne sottolineare la forza e il potere evocativo, che “vale più di mille parole”.

“Nel vasto panorama di coloro che oggi fanno fotografia, o credono di farlo – sottolinea Renato Corsini, curatore artistico di Brescia Photo Festival -, essere immediatamente riconoscibili è un merito di non poco conto. Maurizio Galimberti ci riesce: “questo è un Galimberti” è la costante che accompagna i commenti di chi vede, e guarda, una sua opera, ancor prima di leggerne l’autore. Avere uno stile proprio che ti identifica in mezzo ad una produzione ormai diventata bulimica è segno di raggiunta maturità creativa e colta capacità di mettere bene in evidenza tutti gli elementi che costituiscono la propria fotografia. “

“Il progetto – ricorda Maurizio Galimberti – nasce da confronto con Paolo Ludovici, che ha prodotto l’intero lavoro e ha prestato tutte le opere esposte, con il quale condivido una sincera amicizia e una complicità progettuale capace di rinnovarsi ogni giorno”.

Catalogo Skira.

Note biografiche

Maurizio Galimberti (Como, 1956) è attivo sulla scena artistica internazionale da più di trent’anni; è conosciuto in tutto il mondo, oltre che per la caratteristica poetica dei suoi progetti, anche per i ritratti di star come Lady Gaga, Robert De Niro, Johnny Depp e Umberto Eco e per aver realizzato pubblicazioni e mostre site specific su New York, Parigi, Milano, Roma e Venezia. È stato testimonial mondiale di Polaroid International e oggi è considerato dalla critica più un instant artist che non esclusivamente un fotografo. La rassegna è una delle iniziative della VI edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana, con la curatela artistica di Renato Corsini; il festival propone una serie di iniziative presentate nelle più prestigiose sedi espositive della città e che, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, ruotano appunto attorno al tema Capitale e alle aree d’azione su cui si costruisce il relativo programma; in particolare, la cultura come cura, che reinterpreta la tradizione  vocazione alla solidarietà della società bresciana; la città natura, per ridisegnare le relazioni in vista di una coesistenza sostenibile; la città dei tesori nascosti, per ripensare il rapporto con il patrimonio esistente.


Maurizio Galimberti. Istanti di storia
Brescia, Ma.Co.f, Centro della fotografia italiana- Mo.Ca. – Centro per le Nuove Culture.
24 giugno – 27 agosto 2023
 
Orari:
martedì-domenica, 15.00-19.00. La biglietteria chiude un’ora prima
 
Ingresso:
Intero: € 5,00; Ridotto: € 4,00 (bambini di età inferiore ai 7 anni, adulti sopra i 65 anni e studenti); Gruppi: € 5,00; Scuole: € 4,00.
Con il biglietto d’ingresso è possibile visitare tutte le esposizioni allestite al Mo.Ca.: Brescia Photo Festival mostre temporanee e la sezione di fotografia Bresciana.
 
Informazioni:
bresciamusei.com
www.macof.it