HANGARVAIN, FUORI ‘DÉKA’, IL NUOVO ALBUM CHE SI TINGE DI BLUES
Hangarvain
Con l’uscita di tre nuovi singoli, gli Hangarvain annunciano ufficialmente che dal 6 dicembre sarà disponibile in formato fisico e su tutte le principali piattaforme digitali ‘Déka’, il nuovo album per Volcano Records, per celebrare i 10 anni di attività per la formazione partenopea.
Anticipato dall’uscita di ‘Mother’s Blues‘ la band, particolarmente apprezzata in Europa e capace di unire nel proprio sound influenze blues e alternative, si presenta al pubblico con un nuovo album che vuole essere un bilancio in musica dei primi 10 anni (Déka in greco) di carriera della formazione capitanata dal cantante Sergio Toledo Mosca e dal chitarrista–produttore Alessandro Liccardo.
Generi e stili differenti che spaziano dal rock al soul, dal southern al funk, e dove confluiranno brani iconici del loro repertorio – come ad esempio ‘Keep Falling’ e ‘Get On’ – a cui si aggiungeranno sei inediti, il tutto a fondersi in un progetto variegato, dove si alternano momenti leggeri e rasserenanti ad ambienti sonori introspettivi, in un viaggio interiore nella musica che ci delinea alla perfezione l’anima di questa rock band napoletana dall’animo americano.
I NUOVI SINGOLI ‘GROOVIN’ HIGH’, ‘STILL ON THE RUN’ E ‘PRESSURE’
Il primo è ‘Groovin’ High‘, che si caratterizza per le sue sonorità funk e colpisce per il suo incedere ritmato e melodico.
Il brano è accompagnato da un concept video curato dal regista Salvatore Di Chiara (guardalo qui) seguito dall’uscita di ‘Still On The Run‘ (qui il video), un brano che si sposta verso sonorità più rock/blues, mettendo bene in evidenza le doti vocali di Sergio Toledo Mosca.
Il terzo ci presenta ‘Pressure’, intima rock ballad (guarda il video) pregna d’amore a regalarci un’immagine meno conosciuta di questa band che non esita a mostrare i muscoli.
Gli Hangarvain partiranno in un tour di due settimane di presentazione di ‘Déka’ iniziando dalla loro città, Napoli, con uno show previsto per il 30 Novembre per poi far tappa in altre città d’Italia, tra cui Roma e Milano, per una serie di concerti che si preannunciano carichi di emozioni e di buona musica.
A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini. Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti. Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.
Italo Zannier (Spilimbergo 1932), intellettuale, docente, curatore di celebri mostre, collezionista e fotografo, primo titolare di una cattedra di Storia della fotografia in Italia nonché figura di riferimento per il riconoscimento della disciplina nel nostro paese; la Mostra, a cura di Marco Minuz e Giulio Zannier, indaga proprio questa “moltitudine” della passione e dell’impegno di Zannier verso la disciplina fotografica.
ITALO ZANNIER Io sono io. Fotografo nella storia e storico della fotografia
Pordenone, Galleria Harry Bertoia 22 dicembre 2024 – 4 maggio 2025
Inaugurazione 19 dicembre 2024, ore 18,30
Per la prima volta vengono raccolte le molteplici attività, legate alla fotografia, che Zannier ha portato avanti con una forza e una passione che non ha eguali nel panorama nazionale. Il percorso si sviluppa in tutte le principali sue esperienze prendendo avvio dalla sua partecipazione nel movimento neorealista; appassionato di cinema, si cimenta prima con corti in Super 8 per poi dedicarsi totalmente alla fotografia.
Nel 1955, in una lucida analisi, stila il manifesto del Gruppo friulano per una nuova fotografia, cui aderiscono, tra gli altri, fotografi come Carlo Bevilacqua, Toni Del Tin, Fulvio Roiter, Gianni Berengo Gardin, Nino Migliori e gli amici spilimberghesi Gianni e Giuliano Borghesan e Aldo Beltrame.
Si riconosce proprio a questo sodalizio il merito di promuovere, tra i primi in Italia, il concetto di una nuova fotografia non più solo concentrata sull’estetizzazione dello scatto indirizzato al bello, ma ricercando una fase sperimentale e analitica in senso innovativo.
Dagli scatti di Zannier, quindi, si rileva subito il suo “racconto critico”, leggibile dai suoi personaggi, dagli ambienti, dagli oggetti e dalla tipologia sociale ed ai luoghi cui si riferiscono.
Una lettura che si sviluppa anche in riferimento all’ambito dell’architettura dove Zannier indaga il territorio del Friuli che vive di tradizione e cambiamento. Fotografie ricche ed essenziali diventano testimonianza di una comunità intera e, fissando storie, paesaggi e tradizioni trattenute in immagini che si fanno reliquie, nel tempo, ne registra l’evoluzione e il cambiamento.
Una società friulana che Zannier vede diventare italiana ed europea, da contadina diventa industriale. Nella serie delle diacronie – conclusa nel 1976 – Zannier emblematicamente torna a scattare in luoghi dove il suo obbiettivo aveva scattato quasi vent’anni prima, con i medesimi parametri e con gli stessi soggetti realizza un nuovo scatto che lascia emergere chiaro il trascorrere del tempo. Qui il passato diventa futuro e Zannier dichiara il ruolo imprescindibile della fotografia per registrare questo fluire storico che, nel caso degli ambienti da lui immortalati, diventa ancor più emblematico per il rovinoso terremoto che cancellerà molti dei luoghi da lui ripresi.
Ma il rapporto con l’architettura abbraccia anche le collaborazioni con le più importanti testate giornalistiche del tempo, come Il Mondo, Comunità, Casabella e Domus.
Docente universitario dal 1971, primo in Italia ad essere titolare di una cattedra di Storia della fotografia, insegna allo IUAV e a Ca’ Foscari di Venezia, al Dams di Bologna, alla Cattolica di Milano ed in altre Università Italiane.
Si dedica alla pubblicazione di libri, saggi ed articoli, collaborando con riviste di settore come L’Architettura “cronache e storia”, Camera, Photo Magazine, Popular Photography, Fotografia Italiana “il Diaframma”.
Cura collane quali Fotologia “Studi di storia della fotografia” e Fotostorica, “gli archivi della fotografia”.
Dopo oltre trent’anni, Zannier riprende a fotografare: con un nuovo entusiasmo osserva gli spazi della globalizzazione che rendono standard la contemporaneità della nostra esistenza, come nel progetto “Veneland”.
Il percorso espositivo interesserà la sua produzione saggistica (oltre seicento), la curatela di celebri Mostre come la sezione fotografica della mostra The Italian Metamorphosis tenutasi al Guggenheim di New York nel 1994, “L’io e il suo doppio” alla Biennale di Venezia ed i progetti editoriali come il titanico lavoro, sostenuto dall’ENI, su Coste e Monti d’Italia, nove volumi che lo vedranno impegnato dal 1967 al 1976.
La mostra sarà presentata dal filosofo Massimo Donà(Università Cattolica di Milano)
Il percorso sarà completato da un’intervista inedita al professore Zannier.
La Mostra è promossa dal Comune di Pordenone, gode del patrocinio del Ministero della Cultura e sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Studio-Esseci-2025
Ufficio Stampa: Studio ESSECI di Sergio Campagnolo Tel. 049663499 www.studioesseci.net Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net
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A Radicepura, giornata conclusiva del progetto nazionale di IN/Arch e IN/Arch Sicilia.
Un progetto di ricerca nazionale per valorizzare le culture e le competenze locali, rafforzando la rete delle relazioni fisiche, economiche e sociali, attraverso un modello multidisciplinare di formazione e comunicazione, che trae spunto dall’approccio partecipativo promosso in Sicilia da Danilo Dolci.
Paesaggi aperti – evento finale
Paesaggi Aperti in Sicilia semina strategie di architettura sociale per rigenerare i territori
Questo “contenitore” è “Paesaggi Aperti”, promosso da IN/Arch e IN/Arch Sicilia, finanziato dal MIUR (Ministero Università e Ricerca) su fondi FRES, e giunto – dopo un anno – al suo atto conclusivo. Nella cornice di Radicepura (Giarre) è emerso l’ampio respiro del progetto, che «ha toccato in maniera larga e profonda il territorio siciliano – ha dichiarato il presidente nazionale di IN/Arch Andrea Margaritelli – per l’ampiezza della copertura geografica e per l’intensità del coinvolgimento emotivo e la partecipazione dei tanti e diversi strati della popolazione». A essere coinvolti, infatti, architetti, urbanisti, sociologi, amministratori pubblici e, specialmente, cittadini e ragazzi delle scuole, «coinvolti dall’idea democratica della cultura del progetto, attenta alle ricadute sociali e capace di migliorare la qualità della vita delle persone», ha aggiunto Margaritelli.
Nell’anno del centenario della nascita di Dolci e perseguendo la visione sposata anche da Bruno Zevi, IN/Arch ha dato vita a un progetto partecipativo e di empowerment che, in un anno, ha prodotto 17 seminari, 3 mostre e 2 workshop di progettazione, contornati da laboratori sociali, fotografici e artistici, alcuni destinati interamente ai bambini. «La forza del progetto è stata quella di mettere a sistema, nel corso di quest’anno, 21 partner, tra Istituzioni pubbliche e private, Accademie, Università, Associazioni, Fondazioni, Ordini e di collaborare con altre 27 realtà che, in modo trasversale e multidisciplinare, si occupano di tutela, governo del territorio, di empowerment sociale e culturale – ha spiegato la presidente di IN/Arch Sicilia Mariagrazia Leonardi – Un lavoro di squadra, messo a sistema da IN/Arch, che ha permesso di individuare, pur nelle evidenti peculiarità dei differenti ambiti di intervento, le strategie di ricerca e azione capaci di stimolare processi di rigenerazione culturale e sociale dei contesti indagati, settando una metodologia operativa inclusiva fondata sul dialogo variamente adattabile a ciascun contesto. Una semina che, se alimentata, può fare germogliare opportunità di crescita delle comunità e dei territori di riferimento».
Dopo i saluti istituzionali, che hanno visto la presenza di Andrea Margaritelli (presidente IN/Arch Nazionale), Biagio Bisignani (direttore Direzione Urbanistica Comune di Catania), Giovanni Reina (in rappresentanza di ANCE Catania), Amico Dolci (Centro Sviluppo Creativo Danilo Dolci), Pino Falzea (presidente Consulta Ordine Architetti PPC Sicilia), Veronica Leone (presidente Ordine Architetti PPC Catania), Eleonora Bonanno (presidente Fondazione OAPPC Catania), Anna Carulli (presidente Istituto Nazionale di Bioarchitettura e Fondazione Architetti nel Mediterraneo Messina), Sebastiano Monaco (presidente Ordine Architetti PPC Palermo), Sonia Di Giacomo (presidente Ordine Architetti PPC Siracusa), Salvo Missud (vicepresidente Ordine Architetti PPC Ragusa), spazio all’introduzione dell’intero progetto – curata da Mariagrazia Leonardi, Beatrice Fumarola e Lucia Pierro (IN/Arch) – e all’inaugurazione della mostra.
Paesaggi aperti – evento finale
Un viaggio attraverso immagini e suoni, che ha permesso di fare tappa nei vari luoghi toccati da Paesaggi Aperti. Prima, con un video generale sul progetto, poi con quello dedicato a Danilo Dolci nell’anno del suo centenario, proseguendo con quello dei laboratori di Antonio Presti su Librino e quello – corredato di cartoline e pannelli – su Favara e Antico Corso. A presentarli, lo stesso Presti (Fondazione Antonio Presti Atelier sul mare), i progettisti del Workshop Paesaggi Aperti per Riabitare Favara – Lillo Giglia (Lillo Giglia Studio), Giovanni Fiamingo, Giovanna Russo (NextBuild), Lucia Pierro (AutonomeForme Architettura) – i rappresentanti per Antico Corso Catania – Silvia Porcaro (paesaggista), Salvo Castro, Elvira Tomarchio (Comitato popolare Antico Corso), Giuseppe Messina (Ordine Architetti PPC Catania), Antonino Mazzaglia (Consiglio Nazionale delle Ricerche), Giulia Falco (Parco Archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci) – i progettisti del Workshop Paesaggi Aperti per Antico Corso – Giulia Labruna, Rossella Zappalà (ACA Amore Campione Architettura), Giovanni Calabrese, Antonio Carcione, (Ellenia+Tre Architettura), Luca Bullaro (Luca Bullaro Architettura).
Attraverso un percorso di knowledge sharing, il primo dei workshop ha puntato i riflettori su via Reale di Favara e sulla necessità di rigenerazione del sistema urbano che si snoda lungo l’arteria del comune agrigentino. Via Reale, infatti, pur essendo uno dei punti cardine del centro storico, si presenta in uno stato di degrado e abbandono, mettendo in ombra il ricco patrimonio storico e il disegno urbano, caratterizzato dalla continuità tra spazio esterno e spazio esterno, tra strada, corti e manufatti. Una sfida legata ai temi del green, dell’integrazione, del cambiamento climatico e dell’accessibilità a cui ha preso parte anche Farm Cultural Park, partner di Paesaggi Aperti e capofila del progetto “RUF – Regenerative Urban Farming”, finanziato con il PNRR.
La seconda progettazione ha interessato il quartiere Antico Corso di Catania, oggetto di numerosi interventi di rigenerazione, previsti dalla Legge Regionale 13/2015. L’attenzione per questa specifica area della città ricade nella memoria storica che rappresenta, ma anche per il ruolo strategico che può rivestire nel prossimo futuro per la socializzazione, il rinverdimento e la mobilità, mettendo a sistema alcuni punti nevralgici. Si tratta del Bastione degli Infetti (luogo in cui è stata presentata anche una mostra per raccontare la storia dei luoghi e presentare alcune idee di rigenerazione), l’area AMTS, il Giardino dell’ex Ospedale Vittorio Emanuele, Piazza Vaccarini, Largo dell’Odeon e le Terme della Rotonda, Piazza Idria, Piazza Annibale Riccò, via Antico Corso, la Torre del Vescovo e parte di via Plebiscito. Il capoluogo etneo è stato anche teatro di alcuni dei laboratori sociali. Quello sul quartiere San Berillo ha messo in luce la necessità di un luogo di confronto e si conoscenza della città come l’Urban Center, ma anche un intervento che faciliti l’accesso alla città. Altra attività è stata svolta a Librino, dove la collaborazione con il mecenate Antonio Presti, partner del progetto con l’omonima Fondazione, è stata significativa, per la sua conoscenza del luogo e degli stakeholders, già oggetto di installazioni come “La porta della Bellezza” e “La porta delle Farfalle”. Opere realizzate attraverso la partecipazione di chi vive i luoghi e che rappresenta opportunità di crescita sociale e culturale. Un’arte non fine a sé stessa dunque, come la realizzazione partecipativa di opere in argilla e di scatti fotografici da apporre sul viadotto della tangenziale di Catania, tra viale Moncada e viale San Teodoro.
Nelle provincie di Palermo, Ragusa, Enna e Siracusa, i seminari hanno rappresentato importanti momenti di confronto, sfociati in nuove collaborazioni e progetti di rigenerazione urbana. Tutte le attività – oltre a rappresentare un importante spunto di riflessione e di partenza per individuare le modalità di intervento adeguate ed efficaci, non solo a livello urbanistico, ma anche culturale e sociale – sono servite a tracciare la rotta per l’attivazione di un Osservatorio partecipato di ausilio, confronto e monitoraggio per la redazione dei nuovi strumenti pianificatori, così come previsto dalla riforma urbanistica regionale del 2020. I risultati di Paesaggi Aperti sono stati inseriti all’interno di un portale web dedicato, che verrà costantemente aggiornato e si presenta come una “piazza” virtuale, dove condividere documenti, idee e progetti. A prendere parte all’incontro anche Andrea Bartoli (Farm Cultural Park – Favara), Valentina Pantaleo, Natalia Cocuzza (Università di Catania) Luca Aiello (Trame di Quartiere), Mosé Ricci (Università La Sapienza di Roma), Graziella Trovato (ETSAM Madrid) e Silvia Covarino (Cairo German University).
La mostra sarà visitabile su prenotazione fino al prossimo 28 dicembre, nella hall di RadicePura.
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Dopo i ‘cerchi magici’ rappresentati dai suoi piatti d’autore e presentati al pubblico l’8 novembre scorso nell’omonima sede romana, ASSEMBLEA firma anche una selezione di brocche e bicchieri di vetro soffiato riciclato.
I Vetri di ASSEMBLEA
Si apre al Vetro la prima linea di oggettistica firmata ASSEMBLEA ispirata alla tradizione artigiana italiana
Piatti e bicchieri. Dall’uso quotidiano al collezionismo
“Presidio culturale sul manufatto”, come lo definisce la sua fondatrice, Monica POLLEDRI – ubicato a Testaccio, storico quartiere romano dove botteghe storiche resistono accanto a luoghi della modernità –, Assembleaè una realtà che da otto anni racchiude un originale racconto artistico. Un racconto che interseca la storia degli antichi mestieri con lo sguardo e il pensiero degli artigiani-artisti italiani contemporanei. È un progetto dedicato alla valorizzazione di creazioni artistiche ‘fatte a mano’, uniche. Che ora fa un passo in più.
Una delle artigiane-artiste del progetto al lavoro
Una produzione personale: dalla ceramica al vetro
ASSEMBLEA propone al pubblico ora la sua, personalissima, idea estetica, volta ad armonizzare l’artigianato artistico con una produzione commerciale rispecchiando così la visione di Monica Polledri di una “quotidianità fatta di oggetti d’uso e tuttavia decorativi e gioiosi”. Nasce quindi un laboratorio sperimentale di produzione esclusiva ed originale di oggetti per la tavola e per la casa. Un progetto “corale” le cui voci sono quelle degli artigiani-artisti che fanno parte del laboratorio di Assemblea.
Si è partiti dal piatto, oggetto d’uso quotidiano per eccellenza, e tuttavia simbolo primo di convivialità, lo stare insieme a tavola come luogo dell’umanizzazione per eccellenza, di ascolto reciproco e di condivisione, con sei servizi di Piatti (“Brillante”, “Insieme”, “Eden”, “Favola”, “Sorgente”, “Picnic”), acquisibili anche singolarmente, in bilico tra l’eleganza della ceramica tradizionale e la bellezza della ceramica decorativa. La base di sottile terraglia bianca è interrotta da applicazioni e decori in ceramica colorata, talvolta bordi, allusioni alla volta celeste, disegni mai uguali, cerchi magici per portare, il gioco e il sogno nelle case.
Si continua oggi con Brocche e Bicchieri di vetro soffiato riciclato. Perché anche la Natura rientra nel cerchio magico immaginato da Monica Polledri. Come per le ceramiche, si tratta di pezzi unici, creazioni di arte applicata che propongono una specifica linea decorativa per l’arredamento d’interni.
Una delle artigiane-artiste al forno
Doni preziosi, tutti i giorni
A Natale, ma lungo tutto l’anno e tutti i giorni, tranne la domenica e il lunedì, ASSEMBLEA, nel cuore di Testaccio, è luogo di incontro per chi voglia scegliere un dono o farsi un dono, tra oggetti frutto della maestria di artigiani-artisti accuratamente scelti, diremmo ‘scovati’, da Monica Polledri nella sua instancabile ricerca di unicità. Accanto alla ceramica, creazioni di vetro, legno, carta, stoffe, metalli pregiati, fotografie, pitture, opere d’arte come quelle de “Il tempo dei luoghi” di Diana Pintaldi, attualmente in esposizione. Ed ora anche l’originale produzione firmata “ASSEMBLEA”.
A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini. Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti. Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.
Come tradurre “AS FUCK”? A bestia, di brutto, da morire. Fottutamente. Intensificatore volgare, politicamente scorretto. Scegliete voi.
Se cercate di tradurre “AS FUCK” queste sono le possibili sfumature che incontrerete. Se invece siete in strada a Bologna è in un altro ventaglio di suggestioni che correte il rischio di imbattervi: “FEMINIST AS FUCK” è il nuovo progetto di arte pubblica su poster di CHEAP e, nonostante sia installato nello spazio pubblico dall’8 dicembre, non vi è nulla di immacolato nel set di manifesti che infestano il paesaggio urbano di Bologna.
“FEMINIST AS FUCK”
In strada a Bologna il nuovo intervento di CHEAP: un progetto femminista di arte pubblica che coinvolge 17 artistə, per continuare a nutrire gli immaginari che da più di 10 anni abitano i muri della città.
CHEAP ha selezionato 17 artistə con cui ha lavorato negli scorsi mesi per continuare a nutrire gli immaginari transfemministi che da più di 10 anni abitano i muri della città e cortocircuitano l’ordine del simbolico intessuto nello spazio pubblico di Bologna. 17 artistə di diverse provenienze e biografie, 17 artistə che lavorano con media diversi ma che hanno in comune il fatto di attingere dai linguaggi visivi contemporanei per accompagnare la pratica artistica alla pratica femminista: sono singolarità e collettivi, fotografe e muraliste, illustratrici e tatuatrici, arrivano dall’Italia e dalla Spagna, dall’Argentina, dalla Polonia e dal Cile, dal Brasile, da Los Angeles e dal Kuwait.
Ci sono alcuni dei nomi con cui CHEAP ha intessuto relazionie che da anni collaborano con continuità col progetto di poster art di stanza a Bologna: l’artistə spagnolə Coco Guzman, protagonista nel 2023 di “TRANS CAMP“, un’esperienza di queerizzazione dello spazio pubblico in Piazza San Francesco; l’illustratrice polacca Joanna Gniady e l’italiana Luchadora, i cui poster facevano parte del progetto del 2020 “La lotta è FICA”; l’artista visiva brasiliana Camila Rosa che a Bologna aveva realizzato l’intervento di manifesti intitolato “Ecofemminismo o Barbarie“; Mrs. Riot, che aveva accompagnato con un set di poster l’incontro nazionale “Sex Workers Speak Out“, un’iniziativa di Ombre Rosse contro la criminalizzazione e per diritti dellə sex worker; c’è The Unapologetic Street Series, alias di Johanna Toruño, fresca di residenza d’artista a Bologna da Los Angeles; c’è anche Margherita Caprilli, questa volta non in veste di fotografa che documenta gli interventi di CHEAP ma come autrice di un’immagine potente che ritrae le lotte femministe in Italia.
PHOTOS CHEAP – Feminist As Fuck – ph Giulia Rosco
E poi nuove collaborazioni: con la fotografa argentina Analia Cid e la collega polacca Agata Kubis, con l’illustratrice italiana trapiantata in Francia Francesca Protopapa, con la fotografa e mixed media artist Munirah Almehri, kuwaitiana di stanza a Londra, con l’artista visiva e ricercatrice brasiliana Patricia Nies, il cui lavoro si focalizza sul rapporto tra intervento tessile e immagine, con Martina Sarritzu, illustratrice e fumettista romagnola, autrice tra gli altri titoli di “Sciame”. Non potevano mancare anche 3 collettivi, visto il profilo di CHEAP: si tratta di C.Rude, collettivo della scena locale bolognese, specializzato in fumettini & piantini; dell’uno e trino SGAM; del collettivo cileno di fumettistə Comiqueras.
“Durante un incontro per la presentazione del nostro libro DISOBBEDITE con generosità ci è stata fatta una domanda: Il lavoro di CHEAP racconta, rappresenta e veicola l’immaginario femminista di lotta: quando ci regalerete visioni della vittoria del femminismo?” – spiegano da CHEAP – “Abbiamo portato con noi questa suggestione negli ultimi mesi e l’abbiamo condivisa con lə artistə che hanno lavorato a FEMINIST AS FUCK chiedendo loro di mettere in prospettiva questa domanda e il superamento che propone, senza pensare di poterla esaurire in un progetto ma piuttosto ponendola come orizzonte per un percorso da nutrire da qui in avanti“.
PHOTOS CHEAP – Feminist As Fuck – ph Giulia Rosco
Il risultato sta in 17 contributi su poster che portano in strada corpi non governabili, desideri non binari, futuri prossimi uno statement decoloniale che torna sui viali della città: una scritta di 10 metri che recita – di nuovo – FREE GAZA. I 17 manifesti hanno una continuità che trascende i diversi media e le provenienze dellə artistə coinvoltə: sono le stesse rivendicazioni ad attraversare i cortei nelle fotografie dei movimenti femministi in Argentina e in Polonia come in Italia, è sempre il simbolo del fuoco a ritornare e rincorrersi da un manifesto all’altro, sono le forme dei corpi ad essere protagoniste ed eccedere le norme e i paradigmi della rappresentazione, è lo sguardo che accomuna un’alleanza intersezionale a definire un’estetica della lotta che non scade mai in cosmesi – perché questo può l’immaginario quando è in fiamme.
FEMINIST AS FUCK | un progetto femminista di arte pubblica di CHEAP, finanziato dal bando per la promozione e il conseguimento delle pari opportunità e al contrasto delle discriminazioni ed alla violenza di genere – annualità 2023-2024 – SETTORE POLITICHE SOCIALI, DI INCLUSIONE E PARI OPPORTUNITÀ Regione Emilia Romagna, con: Munirah Almehri – Margherita Caprilli – Analia Cid – Comiqueras – collettivo C.Rude – Joanna Gniady – Coco Guzman – Luchadora – Mrs. Riot – Patricia Nies – Agata Kubis – Francesca Protopapa – Camila Rosa – Martina Sarritzu – collettivo SGAM – The Unapologetic Street Series – Carla Vaccaro.
A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini. Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti. Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.
Pordenone, capoluogo del Friuli-Venezia Giulia conosciuto per il suo passato industriale e il suo dinamismo culturale, avvia il programma di attività culturali per la candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2027.
LA GRANDE STAGIONE DELLA FOTOGRAFIA A PORDENONE
ZANNIER, BARBEY E I CONTEMPORANEI
Pordenone, Galleria Harry Bertoia | Museo Civico d’Arte Ricchieri
Con il dossier “Pordenone 2027. Città che sorprende”, vuole mettere al centro l’attività culturale di questa città e superare la dicotomia tra città d’arte e città industriale, promuovendo un dialogo fertile ed appassionato tra il tessuto produttivo e il fermento creativo, si avvia un grande progetto dedicato alla fotografia che si svilupperà in una stagione di eventi accumunati da un filo rosso che è quello “Sul guardare”, titolo che riprende un celebre volume scritto da John Berger, celebre scrittore britannico che ha indagato sullo strumento umano della visione e, come scriveva, “il vedere viene prima delle parole”.
Una rassegna, promossa dal Comune di Pordenone e organizzata da Suazes, che prenderà avvio il prossimo 19 dicembre e che proseguirà fino al 4 maggio 2025, dove si susseguiranno una serie di progetti espositivi e culturali dedicati alla fotografia; un caleidoscopio per portare a Pordenone una nuova progettualità culturale in passato e presente s’interrogano sull’esercizio del vedere come strumento di analisi.
L’avvio sarà con la grande Mostra dedicata ad Italo Zannier (Spilimbergo 1932), intellettuale, docente, curatore di celebri mostre, collezionista e fotografo, primo titolare di una cattedra di Storia della fotografia in Italia nonché figura di riferimento per il riconoscimento della disciplina nel nostro paese. La mostra dal titolo “Italo Zannier – Io sono io. Fotografo nella storia e storico della fotografia” indaga la “moltitudine” della passione e dell’impegno di Zannier verso la disciplina fotografica.
Il percorso espositivo, che sarà ospitato presso la Galleria Harry Bertoia di Pordenone dal 22 dicembre al prossimo 4 maggio (inaugurazione 19 dicembre), permetterà di esplorare gli interessi del professore Zannier, da un lato fotografo nella storia e dall’altro uno dei massimi esperti della storia della fotografia.
Per la prima volta verranno raccolte le molteplici attività, legate alla fotografia, che Zannier ha portato avanti con una forza e una passione che non ha eguali nel panorama nazionale.
Un percorso che interesserà anche le sue produzioni più recenti: sviluppate nella parte dell’insegnamento, Docente in cinque Università; nella realizzazione di saggi, oltre seicento; nella curatela di celebri mostre come la sezione fotografica della Mostra The Italian Metamorphosis tenutasi al Guggenheim di New York nel 1994 e la sezione dei fotolibri.
Il percorso si completerà con un’intervista inedita al professore.
Il progetto è curato da Giulio Zannier e Marco Minuz, ed è sostenuto dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia.
La rassegna prosegue con “Bruno Barbey – Les Italiens“, che dal 22 dicembre al 4 maggio (inaugurazione 21 dicembre) sarà ospitata anch’essa presso la Galleria Harry Bertoia. Un progetto che gode del sostegno di Magnum Photos, dell’Académie des Beaux-Arts di Parigi e dell’archivio Bruno Barbey, con il patrocinio del Consolato Generale di Francia e dell’Istituto Francese di Cultura di Milano.
Per la prima volta in Italia verrà esposto questo progetto fotografico che il celebre fotografo francese dell’Agenzia Fotografica Magnum (Marocco 1941 – Parigi 2020) realizzò in Italia fra il 1962 e il 1966. All’inizio degli anni ’60 Bruno Barbey, cercando di ritrarre gli italiani, fotografò tutti i livelli della società, in strada ed all’interno. Il giovane fotografo presentò questo insieme di immagini a Robert Delpire che suggerì subito di pubblicarle nella serie “Essential Encyclopedia”, una raccolta di libri che giustappone testi e immagini, che comprendeva già The Americans di Robert Frank (1958) e il progetto Germans di René Burri (1962). Le circostanze dell’epoca impedirono la realizzazione del libro ma il portfolio di fotografie italiane convinse i membri dell’agenzia Magnum Photos delle potenzialità del giovane Barbey, che fu subito accettato nella cooperativa.
Dopo decenni di lavoro e numerosi volumi su altri paesi, Barbey pubblicò una prima versione di quest’opera nel 2002, con un’introduzione di Tahar Ben Jelloun. L’idea, alla base di questo progetto, era di “catturare lo spirito di una nazione attraverso le immagini” e creare un ritratto dei suoi abitanti. All’alba degli anni ’60, i traumi della guerra cominciano a svanire mentre albeggia il sogno di una nuova Italia che comincia a credere nel “miracolo economico”.
La Mostra, curata da Caroline Thiénot-Barbeye Marco Minuz presenta una settantina di stampe. Sarà arricchita anche da una video/intervista a Barbey.
La rassegna si sviluppa ulteriormente con una sezione dedicata ai fotografi contemporanei, in un progetto, sostenuto dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, sempre accomunato dall’esercizio del guardare e dove il mezzo fotografico diventa uno strumento privilegiato anche per rilevare ed interrogarci sulle trasformazioni in corso.
Le mostre saranno dedicate a tre fotografi: Max Rommel, Michele Tajariol e Paola Pasquaretta e saranno ospitate in sequenza, dal 18 gennaio 2025 al 4 maggio 2025 presso gli spazi del Museo Civico d’Arte Ricchieri di Pordenone.
Dal 17 gennaio prenderà avvio un calendario di eventi con workshop, incontri con fotografi e scrittori.
L’intero progetto gode del patrocinio del Ministero della Cultura.
A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini. Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti. Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.
Il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Comune di Pisa, Università di Pisa) è lieto di invitarvi al concerto multimediale dedicato al grande cantautore portoghese José Afonso:
Tocando José Afonso
Domenica 15 dicembre, ore 16:00
Sala Titta Ruffo del Teatro Verdi di Pisa
Programma:
ore 16:00 Saluti: Diego Fiorini, Presidente della Fondazione Teatro di Pisa Valeria Tocco, docente di Letteratura portoghese e brasiliana e responsabile della Cátedra Antero de Quental, Università di Pisa Giovanni Federico Gronchi, Prorettore alla cooperazione e le relazioni internazionali Elena Del Rosso, Presidente del Museo della Grafica Alessandro Tosi, Direttore del Museo della Grafica
ore 16.15 Rumos Ensemble, “Tocando José Afonso“
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti, con prenotazione obbligatoria.
A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini. Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti. Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.
In occasione del suo quarantesimo anniversario, da giovedì 19 dicembre 2024 il Castello di Rivoli presenta un nuovo programma di progetti pensati per celebrare i principi guida all’origine dell’istituzione e proiettarla nel futuro con i suoi valori fondativi rinnovati.
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea – Foto Paolo Pellion
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta
40 Anni del Castello di Rivoli
Giovedì 19 dicembre 2024
INFORMAZIONI AL PUBBLICO
Da giovedì 19 dicembre 2024 Ouverture 2024, a cura di Francesco Manacorda e Marcella Beccaria Shade Between Rings of Air di Gabriel Orozco, a cura di Marcella Beccaria Il Castello incantato, a cura di Francesco Manacorda, Marcella Beccaria e Paola Zanini
Francesco Manacorda, Direttore del Castello di Rivoli, dichiara: “Il quarantesimo anniversario del Castello di Rivoli rappresenta un momento di grande riflessione sul percorso intrapreso dal Museo, sul ruolo che ha giocato nell’evoluzione dell’arte contemporanea e su come questo solco sin qui tracciato debba inscriversi in un futuro in cui vogliamo portare l’arte contemporanea al centro della vita e della società. Con i vari progetti, desideriamo rendere omaggio alla visione che ha portato alla luce il Museo, ma anche aprire nuove prospettive sulla collezione e avvicinare ad esso le nuove generazioni, offrendo loro uno spazio dove possano esplorare e contribuire alla vita dell’istituzione“.
Il ri-allestimento delle collezioni: Ouverture 2024 Ouverture 2024 celebra i 40 anni di attività del Castello di Rivoli. Il titolo Ouverture cita intenzionalmente quello utilizzato per la mostra inaugurale curata da Rudi Fuchs, primo Direttore del Castello. Aperta al pubblico proprio il 19 dicembre 1984, la mostra era progettata come ipotesi di una collezione a venire. Incentrata su opere al tempo nuove o recenti, la mostra riconosceva il valore delle ricerche individuali dei singoli artisti, più che la loro appartenenza a movimenti storico-artistici. La nuova versione ne riattiva gli stessi principi, usando però l’eccezionale collezione che nel frattempo l’istituzione ha costruito. Il progetto si concentra principalmente sulle opere della collezione prodotte a partire dagli anni 2000 – con qualche eccezione che, come per Fuchs, sono aggiunte quali desiderata – per riaffermare l’essenziale focus sul contemporaneo dell’istituzione. Ouverture 2024 è concepita come una proposta per un museo del XXI secolo, radicato in Europa, ma aperto a una più ampia visione globale. Come nella versione originale, la mostra raccoglie voci che hanno profondamente segnato il discorso artistico, ed è ispirata da principi di inclusione, partecipazione sociale e culturale. Dichiara Marcella Beccaria, Vicedirettore del Castello di Rivoli: “Tenendo conto degli sviluppi che hanno avuto luogo nel mondo dell’arte contemporanea negli ultimi decenni, Ouverture 2024 fa anche riferimento all’ambizioso e articolato programma di mostre organizzate dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea nel corso degli anni e alla crescita organica della sua collezione, nella quale molte opere sono nate grazie all’eccezionale contesto della dimora sabauda incompiuta e al dialogo diretto tra i direttori, i curatori e gli artisti“. Ouverture 2024 è a cura di Francesco Manacorda e Marcella Beccaria.
L’installazione di Gabriel Orozco Nel contesto delle celebrazioni per il quarantesimo anniversario del Castello di Rivoli, nella sala 18 del Castello è presentata la monumentale installazione Shade Between Rings of Air (Ombra tra anelli d’aria), 2003, di Gabriel Orozco (Xalapa, Messico, 1962). Entrata nelle Collezioni del Museo nel 2023 grazie a una generosa donazione dell’artista, l’opera è ispirata al capolavoro dell’architettura italiana La Pensilina, struttura realizzata nel 1952 da Carlo Scarpa, per il Padiglione centrale presso i Giardini della Biennale di Venezia. Copia in scala 1:1 della struttura di Scarpa, l’installazione di Orozco accoglie l’intero progetto originale, nei cui connotati l’artista riconosce equilibri e relazioni che appartengono alla sua stessa ricerca, a partire dalla predilezione per la cultura giapponese e le forme circolari. “Proponendo un’esperienza che cattura l’effimera temporalità della luce e dell’aria, questa generosa donazione arricchisce le collezioni del Museo di un’opera capace intrecciare un insieme di relazioni culturali, temporali e stilistiche” dichiara Marcella Beccaria. Dopo l’iniziale presentazione in occasione della 50esima Biennale di Venezia nel 2003, Shade Between Rings of Air è stata esposta al Palacio de Cristal a Madrid e successivamente al Palacio de Bellas Artes a Città del Messico nel 2004. Il nuovo allestimento è sviluppato appositamente per il Castello di Rivoli ed è realizzato in dialogo con l’artista. Gabriel Orozco. Shade Between Rings of Air è a cura di Marcella Beccaria.
Il Castello incantato Il Castello incantato intende dedicare ai non adulti un intero piano del Castello di Rivoli. Riconoscendo i bambini e i giovani quali ‘visitatori ideali’ di tali spazi, il progetto permette al resto del pubblico di esperire un allestimento disegnato per i loro occhi, menti e cuori e come tale un museo ‘re-incantato’. In tal senso si tratta di un progetto innovativo che trasforma il Museo in una palestra pedagogica esperienziale e inclusiva e in una scuola di cittadinanza attiva. Nato dalla collaborazione tra il Dipartimento Educazione e un team di docenti, il progetto si basa su un approccio partecipativo di co-creazione del percorso museale con i fruitori stessi, in particolare bambini e ragazzi. Per la prima volta, la narrazione intorno alle opere sarà un work in progress pensato e costruito insieme a un gruppo di ragazzi di Rivoli tra i 6 e 17 anni. Il Castello incantato si ispira all’idea di museo agorà, luogo di incontro e confronto dove l’arte è al centro di un processo di formazione e crescita che coinvolge tutta la comunità. Il progetto vuole essere un’opportunità, nel quarantesimo compleanno del Castello di Rivoli, per ri-attualizzare la missione istituzionale del Museo di “promuovere la conoscenza dell’arte del nostro tempo” attraverso il coinvolgimento diretto del pubblico del futuro per favorire il processo di crescita sociale e civile delle persone e del territorio. Paola Zanini, Responsabile Dipartimento Educazione del Museo, afferma: “Il Castello incantato è un’opportunità per favorire il senso di appartenenza al Museo da parte dei giovani, un dispositivo per attivare la creatività, il pensiero critico, la collaborazione e la capacità di affrontare l’inatteso. L’approccio innovativo che Il Castello incantato propone coglie pienamente lo spirito con cui il Dipartimento Educazione ha lavorato fin dall’apertura del Museo attraverso la partecipazione attiva e la condivisione dei progetti che sono sempre stati i principi ispiratori del nostro lavoro“. Il Castello incantato è a cura di Francesco Manacorda, Marcella Beccaria e Paola Zanini.
Si ringrazia Gianfranco D’Amato per il sostegno alla mostra Ouverture 2024
Per il supporto a Il Castello incantato si ringrazia
Castello di Rivoli Piazza Mafalda di Savoia 10098 Rivoli – Torino Info: +39 0119565222 come arrivare
Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte. Facebook | Twitter | Instagram
CONTATTI STAMPA Ufficio Stampa Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Manuela Vasco | press@castellodirivoli.org | tel. 011.9565209
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Per la prima volta in Italia viene esposto il progetto fotografico che il celebre fotografo francese Bruno Barbey (Marocco 1941 – Parigi 2020) realizzò in Italia fra il 1962 e il 1966 mentre studiava in Svizzera. All’inizio degli anni ’60 Bruno Barbey, cercando di ritrarre gli italiani, fotografò tutti i livelli della società, sia per strada che in interni. Questo di Bruno Barbey, che dal 22 dicembre al 4 maggio sarà ospitato presso Galleria Harry Bertoia di Pordenone, è un progetto che gode del sostegno di Magnum Photos, Académie des Beaux-Arts di Parisi e dell’archivio Bruno Barbey e del patrocinio del Consolato di Francia e dell’Istituto francese di cultura di Milano.
GLI ITALIANI di Bruno Barbey Pordenone, Galleria Harry Bertoia 22 dicembre 2024 – 4 maggio 2025 Inaugurazione 21 dicembre
Il giovane fotografo presentò questo insieme di immagini a Robert Delpire, celebre editore parigino, che suggerì subito di pubblicarle nella serie “Essential Encyclopedia”, una raccolta di libri che comprendeva già The Americans di Robert Frank (1958) e il volume Germans di René Burri (1962).
Le circostanze dell’epoca impedirono la realizzazione del libro, ma il portfolio di fotografie italiane convinse i membri dell’agenzia Magnum Photos delle potenzialità del giovane Barbey, che fu subito accettato nella cooperativa. Dopo decenni di lavoro e numerosi volumi su altri paesi, Barbey pubblicò una prima versione di quest’opera nel 2002, con un’introduzione di Tahar Ben Jelloun. L’idea, alla base di questo progetto, era di “catturare lo spirito di una nazione attraverso le immagini” e creare un ritratto dei suoi abitanti.
All’alba degli anni ’60, i traumi della guerra cominciano a svanire mentre albeggia il sogno di una nuova Italia che comincia a credere nel “miracolo economico”. Bruno Barbey è uno dei primi a registrare questo momento storico di transizione. «Disegnare il ritratto degli italiani attraverso le immagini era quindi l’ambizione di questo progetto», aveva affermato lo stesso fotografo. Da Nord a Sud, da Est a Ovest, fotografa tutte le classi sociali: ragazzi, aristocratici, suore, mendicanti, prostitute. Il suo lo sguardo lucido e sempre benevolo coglie una realtà in movimento e rivela gli italiani.
“Les Italiens” è una suggestiva raccolta della moderna comédie humaine, tra mendicanti, sacerdoti, suore, carabinieri, prostitute e mafiosi; figure archetipiche il cui fascino esotico ha contribuito a rendere così popolari i film di Pasolini, Visconti e Fellini in un immaginario internazionale. L’Italia che “alza la testa” dopo gli orrori e le miserie generati dalla guerra. La classe media, dopo tante sofferenze, ha conosciuto il boom economico, un entusiasmo forse illusorio, una nuova società forse troppo all’americana per certi versi. La musica, la moda, la gioventù con i suoi riti e con le sue mode; la gente cominciava ad esprimere il proprio status in maniera marcata con qualche soldo in più nelle tasche.
Eppure, in questo contesto, c’erano ancora sacche di estrema povertà, soprattutto nel centro-sud del paese. L’Italia era una terra di aspri contrasti e questo ci viene raccontato in modo affascinante con un filo nostalgico da Barbey, che offre ai nostri occhi questo straordinario affresco dell’Italia di quel tempo.
Sono stati tanti i fotografi di altri paesi che hanno documentato l’Italia e gli italiani: da Henri Cartier-Bresson a William Klein, ma il reportage di Bruno Barbey è un fulgido esempio di come un fotografo capace di immergersi in un lavoro documentario, possa riuscire ad individuare certe sfumature in modo straordinario.
La mostra, curata da Caroline Thiénot-Barbey e Marco Minuz presenta una settantina di stampe.
Il progetto espositivo è promosso dal Comune di Pordenone, gode del patrocinio del Ministero della Cultura e al sostegno della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia.
Studio-Esseci-2025
Ufficio Stampa: Studio ESSECI di Sergio Campagnolo Tel. 049663499 www.studioesseci.net Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net
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“METADINAMICHE – PERCORSI DI BENESSERE” IL RACCONTO FOTOGRAFICO DEL PROGETTO PROMOSSO DAL CENTRO KOMEN ITALIA PER I TRATTAMENTI INTEGRATI IN ONCOLOGIA
Gli scatti di Emanuela Vh Bonetti raccontano il cammino immersivo tra natura e spirito di nove donne con tumore metastatico accompagnate da operatori specializzati in terapie integrate
Foto di Emanuela Vh Bonetti
“METADINAMICHE – PERCORSI DI BENESSERE”
13 – 15 dicembre 2024 Palazzo Bonaparte, Roma
Nove donne sono le protagoniste della seconda edizione del progetto “MetaDINAMICHE – PERcorsi di benESSERE“: 5 giorni di cammino svoltosi lo scorso ottobre lungo la Majella tra natura e pratiche olistiche per il recupero del benessere psicofisico delle pazienti metastatiche, con il supporto di operatori specializzati in terapie integrate. Fra le partecipanti anche Emanuela Vh Bonetti, fotografa professionista autrice del racconto fotografico del viaggio immersivo tra natura e spirito che sarà ospitato a Palazzo Bonaparte a Roma da oggi fino a domenica 15 dicembre, grazie alla generosa ospitalità di Arthemisia,leader a livello nazionale nella produzione ed organizzazione di esposizioni di natura artistica e culturale, ma soprattutto da tanti anni al fianco di Komen Italia.
Il progetto “MetaDINAMICHE – PERcorsi di benESSERE” nasce su iniziativa del Centro Komen Italia per i Trattamenti Integrati in Oncologia della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, da un’idea della dottoressa Claudia Maggiore ed è reso possibile dalla sinergia tra la Komen Italia e l’associazione Onconauti, un esempio virtuoso di come associare alle cure oncologiche tradizionali le migliori risorse integrate disponibili. L’edizione del 2024 è stata realizzata grazie al contributo non condizionante di Gilead e al sostegno di CNA Fondazione Impresasensibile.
“Metadinamiche” sono donne che, sfidando i limiti imposti dalla malattia tumorale metastatica, hanno percorso 50 km a piedi lungo il cammino di Celestino nel Parco Nazionale della Majella. Da meta-STATICHE diventano meta-DINAMICHE per porre l’accento sull’atteggiamento proattivo con cui affrontano la malattia. Un viaggio dal duplice valore terapeutico: il percorso fisico e quello interiore per recuperare il benessere psicofisico e raggiungere un nuovo equilibrio. Pazienti oncologiche e operatori sanitari esperti in trattamenti integrati hanno percorso il cammino fianco a fianco, metafora del percorso di cura condiviso. La malattia metastatica ha caratteristiche peculiari e le pazienti che ne sono affette esprimono bisogni di salute non equiparabili alla malattia precoce. L’assenza di una prospettiva di guarigione, almeno fino ad oggi, impone un’attenzione maggiore alla qualità di vita, oltre che all’allungamento della sopravvivenza. Un approccio integrato può rappresentare un valido aiuto, grazie al supporto psicologico, ad uno stile di vita corretto e alle terapie non farmacologiche per contenere gli effetti collaterali, favorire l’aderenza terapeutica e migliorare la qualità di vita.
“Siamo molto orgogliosi che METADINAMICHE sia diventato anche un appuntamento culturale grazie alla sensibilità dei nostri partner e agli scatti di Emanuela Vh Bonetti, che ci regala con queste fotografie non solo grandi emozioni ma anche un messaggio di forza e di collaborazione, fondamentali durante ogni percorso di cura. L’obiettivo di Komen Italia è che questo diventi un racconto itinerante, ospitato in tutta Italia per divulgare la cultura delle terapie integrate e far conoscere i grandi benefici che ne possono derivare, in particolare per le pazienti metastatiche, per navigare con meno fatica nella esperienza della malattia, in un percorso di recupero del proprio benessere psico-fisico“, ha dichiarato la Professoressa Daniela Terribile, Presidente di Komen Italia.
“Sostenere un progetto come MetaDINAMICHE riflette l’impegno di Gilead nel focalizzare la nostra attenzione su iniziative che pongono il benessere delle pazienti con carcinoma mammario metastatico al centro” – afferma Carmen Piccolo, Direttore Medico di Gilead Sciences Italia – “questo percorso rappresenta un esempio concreto di come l’integrazione di un approccio olistico alle terapie farmacologiche possa migliorare significativamente la qualità di vita delle pazienti, offrendo loro non solo sostegno fisico ma anche emotivo. Crediamo fermamente che iniziative di questo tipo possano avere un impatto duraturo nella vita di chi affronta una malattia così impegnativa, promuovendo una cultura del ‘prendersi cura’ che abbracci tutte le dimensioni della persona“.
“Se è impossibile modificare il percorso, eliminare ostacoli in apparenza insormontabili o decidere le condizioni atmosferiche, è ancora possibile acquisire strumenti di resilienza attraverso discipline di supporto quali meditazione, yoga, agopuntura, riflessologia e Qi Gong sperimentate in questo viaggio. Nello zaino solo l’essenziale, per lasciare spazio a tutte le esperienze e le emozioni trasformative che il viaggio può regalare” afferma Claudia Maggiore, ideatrice del progetto MetaDINAMICHE e medico esperto in Oncologia Integrata e Agopuntura del Centro Komen Italia per i Trattamenti Integrati in Oncologia della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS.
“Sono onorata di ospitare il progetto Metadinamiche a Palazzo Bonaparte, tempio dell’arte. La vita, in qualsiasi contesto e situazione, contiene sempre in sé aspetti di meraviglia e bellezza che vanno abbracciati con cura e tenuti stretti, perché rappresentano ciò che di più importante viene offerto dall’esistenza. E la bellezza, che si trova nell’arte, nella natura, nelle opere dell’uomo, nelle parole, aiuta sensibilmente chi incontra sulla propria strada ostacoli come la malattia. Credo che le donne che affrontano un cammino difficile siano capaci di sviluppare una vera e propria arte della vita, ed è questa che vogliamo celebrare insieme a Komen con questa preziosa esposizione” – Iole Siena, Presidente di Arthemisia.
La mostra, presentata in anteprima a Roma a Palazzo Bonaparte grazie alla generosa ospitalità di Arthemisia, sarà esposta nel 2025 anche in altre città d’Italia.
Ufficio Stampa Komen Italia Gessica Giglio | M. +39 393 9147815 Giovanni Giglio | M. +39 349 2415826 ufficiostampa@catinogiglio.it
Per maggiori informazioni www.komen.it | T. +39 06 3540551
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