Milano: un’accurata riflessione sull’opera dell’artista Sergio Ragalzi

La mostra, “Sergio Ragalzi: Da quell’ombra”, che si terrà presso LORO MILANO, in Via Ugo Bassi 32, Milano (MI), è curata da Willy Montini con la partecipazione di Tommaso Trini. Sarà inaugurata venerdì 31 gennaio 2025 alle ore 18:00. L’esposizione offre un’accurata riflessione sull’opera dell’artista Sergio Ragalzi, un percorso che si sviluppa attraverso l’arte contemporanea e l’esplorazione di tematiche profonde legate all’ombra e alla natura umana.

Durante l’evento verrà presentato anche il libro Sergio Ragalzi NERONATURA, scritto da Tommaso Trini e pubblicato da PREARO EDITORE.


Evento promosso dall’associazione PARTNERS in collaborazione con ARTCOM di Venezia e LORO MILANO
LORO MILANO, Via Ugo Bassi 32, Milano (MI).
Da Artenetwork Orler <regia.orler@gmail.com>
Email: partners.associazione@gmail.com

“Carlotta e i nemici invisibili” una fiaba moderna adatta a tutte le età

Sabato 25 gennaio 2025 alle ore 16.00, la libreria Mondadori Bookstore di Napoli ospiterà Andrea Barzini, rinomato regista, sceneggiatore, documentarista, scrittore e artistache presenterà il suo nuovo libro per l’infanzia scolare “Carlotta e i nemici invisibili”.

Situata presso la Galleria Umberto I, la libreria offre oltre 148.000 volumi spaziando dai grandi classici ai best seller fino ad arrivare all’area We are Junior che include libri per bambini, giochi didattici e fiabe illustrate per stimolare la fantasia dei più piccoli. Non c’è posto migliore di questo per scoprire il mondo della letteratura per l’infanzia attraverso gli occhi di un grande autore, che per l’occasione dialogherà con i ragazzi in un laboratorio creativo e di lettura, esplorando ed analizzando insieme a loro le tematiche e i valori che si celano dietro le mille peripezie della piccola peste Carlotta. L’incontro offrirà l’opportunità di stimolare la fantasia e la creatività dei partecipanti, rendendo la lettura un’esperienza interattiva e coinvolgente.

L’evento acquisirà un valore aggiunto grazie alla partecipazione della nota attrice Miriam Candurro, che affiancherà Barzini durante la presentazione e darà voce alle letture.

Al Mondadori Bookstore di Napoli
verrà presentato il libro
“Carlotta e i nemici invisibili”
 
Parteciperanno all’evento l’autore Andrea Barzini insieme all’attrice Miriam Candurro

Pubblicato da Giunti Editore nella collana Le Strenne, questo secondo volume segue il successo editoriale di “Carlotta contro il mondo” e si presenta come una fiaba moderna adatta a tutte le età. Sotto le vorticose e spesso comiche traversie di Carlotta c’è l’amore di Barzini per l’infanzia e una vera e propria vocazione educativa, oltre alla ricerca di un messaggio morale. Questa volta la protagonista, bambina combattiva che non sopporta le ingiustizie e le falsità, si ritrova a combattere per smascherare una coppia di imbroglioni che stanno raggirando sua nonna.

Andrea Barzini guida il lettore attraverso mille peripezie, quelle di Carlotta, che sono a volte drammatiche, spesso divertenti, facendosi narratore di vicende che – sebbene possano apparire fanciullesche – in realtà sono cariche di significato.

Anche grazie alle originali illustrazioni di Zosia Dzierżawska, la fiaba stimola l’immaginazione del lettore bambino, offrendogli la possibilità di immergersi nella storia diventandone lui stesso il protagonista insieme a Carlotta, e – al tempo stesso – permette al lettore adulto di ritrovarsi dentro tematiche contemporaneele assurdità e i difetti della nostra vita quotidianal’impegno e i pericoli nel rapporto con i figli, riportandolo a quell’infanzia perduta che è dentro ogni genitore e che invece, per il bene dei nostri figli, conviene tenere ben viva.

La trama. Nel primo volume Carlotta, orfana di madre con un padre assente e “parcheggiata” dalla nonna, una severissima nobildonna che vive in una casa lugubre, si ribella, fa scherzi, risponde male e rischia il collegio. Ma la nonna assume la governante Marie Jeanne, un tipo brusco, di poche parole e, soprattutto maga. Grazie al mistero e a un anello fatato (Marie Jeanne non ammetterà mai apertamente i propri poteri) tra adulta e bambina nasce un legame fortissimo. Cambierà la vita di Carlotta, le insegnerà, pur senza rinunciare alla propria personalità, a chiedere scusa, a fidarsi e ad accettare le regole.

In Carlotta e i nemici invisibili Marie Jeanne si deve assentare e Carlotta da ora in poi dovrà procedere sola, ma non è del tutto sicura di potercela fare. La governante, prima di partire, le fa un’unica raccomandazione: non mettersi nei guai. Ma la nostra eroina quando vede qualcosa di sbagliato non può non entrare in guerra. Questa volta i nemici sono una coppia diabolica, Mali Julio, lei ammaliatrice, lui maestro di tango, detentori di un orfanotrofio che gestiscono in modo alquanto discutibile. I due, che sono anche potentissimi stregoni, hanno abbindolato la nonna e la stanno truffando. Lotta impari, Mali e Julio hanno anche il dono dell’invisibilità, scoprono i piani di Carlotta e la inguaiano a tal punto che la nonna decide, per riportarla alla ragione, di metterla proprio nell’orfanotrofio. Calata nell’orrore di un lager, Carlotta si mette alla testa della rivolta degli orfanelli, ma i due nemici sono troppo forti e a salvarla arriva, tempestiva, Marie Jeanne, una vera e propria Mary Poppins che sfodera i suoi poteri magici in un duello finale con Mali che sconvolge cielo e terra.

Carlotta e i nemici invisibili” è scritta con un linguaggio semplice e diretto e abbraccia una vasta gamma di temi, quali la fiducia in se stessi e verso il prossimo, la disonestà, la malvagità, ma anche il coraggio, la forza, l’amore, la tenacia, l’amicizia e la lealtà. Attorno a questi valori e ideali, l’autore ha costruito il suo racconto. La protagonista è un’eroina ribelle dalle mille risorse e dai mille difetti, una “Gian Burrasca” in gonnella. (Illustrazione a destra di Zosia Dzierżawska).

È artistaalunna discontinua, risponde male, ogni tanto non disdegna una bugia, ma si fa amare per la sua passione e ci intenerisce per il suo disperato bisogno d’affetto. I guai in cui si mette e le cause che abbraccia sono occasioni di crescita. Cercando la sua strada nel mondo viene messa alla prova, acquisisce consapevolezza, sbaglia e impara.

Andrea Barzini dichiara: “Nel scrivere Carlotta ho pensato ai bambini di oggi a cui l’immaginazione troppo spesso viene tolta. Vezzeggiati dai genitori come idoli, protetti come se fossero di porcellana, gravati da troppe attività sportive, ricreative ecc., e minacciati dal cellulare degli algoritmi, vivono in un mondo affollato dove manca l’ingrediente più importante dell’infanzia, il gioco, la scoperta, l’esplorazione…”

L’opera di Barzini funge anche da insegnamento per gli adulti che, catapultati nel mondo dell’infanzia, grazie a questa fiaba hanno la possibilità di comprendere che i loro problemi e le loro preoccupazioni possono rispecchiare quelli dei più piccoli. “Carlotta e i nemici invisibili” è un invito a guardare oltre la superficie di un testo per l’infanzia, esplorando tematiche di spessore che risuonano nell’esperienza di vita di ciascuno.

Questo volume è il secondo capitolo di quella che potrebbe diventare a tutti gli effetti una saga. Infatti, Andrea Barzini afferma: “Scrivere Carlotta e portarla nelle scuole è stata e sarà una bellissima esperienza. Ovunque sono andato, i bambini, che avevano appena letto “Carlotta contro il mondo”, mi hanno accolto con un solo, festoso grido: “Noi amiamo Carlotta!” Ora tocca a “Carlotta e i nemici invisibili”, chissà la serie potrebbe continuare…”

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Andrea Barzini, nato nel 1952, è regista, sceneggiatore, documentarista, scrittore e artista. Ha esordito nella regia con Flipper”, seguito da Desiderando Giulia e da Italia Germania 4-3″ – film-bilancio della sua generazione – “Volevamo essere gli U2” e “Passo a due”. In tv ha cominciato con la serie “Chiara e gli altri”, e da allora è stato regista di serie di successo come “Don Matteo”, “Capri”, “Ho sposato uno sbirro”, “Io e mamma”. Nel 2020 ha scritto “Il fratello minore” (ed Solferino) mentre nel 2000 ha pubblicato “Una famiglia complicata” (ed. Giunti). I libri con protagonista Carlotta – il primo è “Carlotta contro il mondo” – sono il suo esordio nella letteratura per ragazzi.


INFORMAZIONI UTILI
 
TITOLO: Al Mondadori Bookstore di Napoli verrà presentato il libro “Carlotta e i nemici invisibili”.
QUANDO: Sabato 25 gennaio 2025 ore 16.00
DOVE: Mondadori Bookstore | MA
Galleria Umberto I – Via Santa Brigida 44-45, 80132, Napoli
INGRESSO GRATUITO
 
TITOLO LIBRO: “Carlotta e i nemici invisibili”
DI: Andrea Barzini
EDITO: Giunti Editore
COLLANA: Le Strenne
GENERE: Racconto fantastico
USCITA: 10 settembre 2024
PREZZO: 14,00 euro
PAGINE: 128
LINGUA: Italiano
ISBN: 9788809916203
FASCIA DI ETA’: A partire dagli 8 anni
 
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Il Maestro Stefano Miceli guiderà la New York Academy Orchestra

Il Maestro italiano Stefano Miceli nel Duomo di New York per dirigere il celebre Requiem di Mozart con la sua New York Academy Orchestra

New York, 14 gennaio 2025 | Sarà il Maestro Stefano Miceli, pianista e direttore d’orchestra italiano, ma residente a New York, a dirigere una delle pagine più significative della storia della musica, la Messa da Requiem KV 626 di Wolfgang Amadeus Mozart per soli, coro ed orchestra, nel Duomo più conosciuto al mondo, la Cattedrale di San Patrick sulla Quinta Avenue nel cuore di Manhattan.

“Sono molto felice di questa notizia – commenta Stefano Miceli – poiché questo concerto sintetizza l’impegno, il dialogo e la volontà di costruire un ponte tra i giovani, la fede, l’Italia e New York. Per quanto abbia già diretto il Requiem di Mozart con l’orchestra da camera della Scala e della Fenice di Venezia, questa occasione – continua il Maestro – rappresenta un debutto importante presso uno dei luoghi di culto più significativi al mondo e ringrazio vivamente il Rettorato di San Patrick, il Direttore Musicale della Cattedrale Jennifer Pascual ed il giovane e virtuoso sacerdote don Luigi Portarulo della Diocesi newyorkese, con i quali mi sono confrontato direttamente sul significato importante di questo concerto, che si terrà il 6 novembre 2025 in occasione delle settimana delle festività religiose”.

Il Maestro Stefano Miceli guiderà la New York Academy Orchestra, compagine sinfonico orchestrale da lui stesso voluta e che per l’occasione accoglierà anche musicisti italiani di primo ordine.

La musica – conclude Miceli – é la lingua dello spirito. Fa vibrare allo stesso modo sia chi la produce sia chi l’ascolta, e quando avviene in un luogo di culto, si trasforma in un dono!


Diana Daneluz
Per conto dell’Ufficio Stampa del Maestro Stefano Miceli 
Appia Entertainment Productions, LLC – USA
e-mail: appiaproductions@gmail.com

Da Diana Daneluz <dianadaneluz410@gmail.com>

Padova rende omaggio a Silvana Weiller Romanin Jacur

Padova rende omaggio a Silvana Weiller Romanin Jacur (1922–2022), riservandole un’ampia retrospettiva al Centro Culturale Altinate San Gaetano, dal 19 gennaio al 2 marzo 2025.
La mostra – ricca di oltre un centinaio di opere –  è curata da Nicola Galvan e Elisabetta Vanzelli, autori anche del catalogo che, accanto alle opere esposte documenta l’intera produzione grafica dell’artista.

SILVANA WEILLER. Paesaggi e leggende
Padova, Centro Culturale Altinate San Gaetano
19 gennaio – 2 marzo 2025

Mostra a cura di Nicola Galvan e Elisabetta Vanzelli

Concepita per gli spazi espositivi del Centro Culturale Altinate San Gaetano, la rassegna presenta un centinaio di opere distribuite lungo due scenari diversi ma complementari, che portano testimonianza delle due principali tematiche approfondite da Weiller a partire dal secondo dopoguerra in avanti.

Nello spazio dell’Agorà trova espressione il tema intimo e privato della cultura ebraica, che l’autrice rielabora attraverso formule narrative di grande originalità, caratterizzate da enormi rotoli di carta – alcuni lunghi fino a quattro metri – animati da episodi e personaggi di derivazione biblica.

Si tratta di lavori inediti, dal tono fiabesco e ironico, mai precedentemente esposti, se si considera il carattere familiare e domestico per il quale furono concepiti. Contestualmente, i ballatoi intorno all’Agorà danno voce a scenari di derivazione ambientale, con soggetti riconducibili a elementi naturali e urbani, tra cui – in primis – le innumerevoli vedute di Prato della Valle, abitato da alberi e palazzi che virano dal dettaglio naturalistico alla sintesi astratta.

Nella sua eterogeneità, la mostra porta diretta testimonianza, da un lato, dei luoghi più cari alle vicende personali dell’artista, e dall’altro, di quanto essa stessa fu in grado di sperimentare nel corso di tutto il secondo Novecento, complici una sintonia con i linguaggi delle Avanguardie e una profondità intellettuale che le permisero di spaziare tra formule ora più liriche, ora più astratto-geometriche o gestuali.

L’assessore alla cultura Andrea Colasio sottolinea: “È un grande piacere dedicare una così ampia mostra a Silvana Weiller, certamente una delle figure di spicco della vita culturale e artistica della nostra città dall’immediato dopoguerra fino alla sua scomparsa, avvenuta quasi tre anni fa, alla bella età di cent’anni. Una pittrice, ma anche poetessa e critica d’arte che ricordiamo accendendo un faro anche su una sua attività artistica non meno importante e di qualità, quella dei disegni realizzati per i suoi bambini e non solo, che fino ad oggi era rimasta nell’ambito familiare.  Il Comune di Padova le ha riconosciuto valore e meriti già nel 1994 consegnandole il Sigillo della Città e nel 2011 con una mostra personale alla Gran Guardia dal titolo “Dipinti e parole”. Silvana Weiller nel suo percorso d’artista ha attraversato diversi momenti, dagli anni della ricerca figurativa a quelli di una pittura informale e materica sempre con la semplicità che la contraddistingueva: “è come respirare, è un fatto naturale, scrivo e dipingo”. Un fatto che però pur vissuto come una parte del proprio essere, non era semplice. In un’intervista spiegava:” La pittura diventa una conquista: è ingresso faticoso in un mondo diverso, il mondo della forma, là dove il contorno si precisa e si confonde giocando con elementi nuovi, là dove realizzare una forma comporta una catena di rapporti diversi, legati alla realtà, confusi con la realtà”.  Spero che grazie anche a questa mostra, chi non la ha conosciuta possa scoprire la sua figura e il suo talento.

Silvana Weiller, veneziana di nascita e milanese di formazione, è stata una fine artista e, insieme, una colta intellettuale. Fu l’indiscussa protagonista della vita culturale di Padova, città che divenne la sua dopo il matrimonio con Leo Romanin Jacur, autorevole esponente della locale Comunità Ebraica, da lei conosciuto in Svizzera dove entrambi erano rifugiati a seguito delle leggi razziali.

Cultura e cosmopolitismo appartengono a Silvana Weiller sin dall’infanzia quando, a Venezia, giovanissima frequenta la pittrice inglese Alis Levi nella cui casa incontra musicisti, letterati, pittori, da Maurice Ravel a Igor Stravinskij, Guido Cadorin, Filippo de Pisis, Eleonora Duse, Gabriele D’Annunzio…. Silvana continuerà a riconoscere la pittrice inglese come l’unica persona cui deve gratitudine per qualche insegnamento, poiché le insegnò a “guardare”, e come guardare sia importante per poter “vedere”.

A pochi anni dalla nascita di Silvana, la famiglia Weiller si trasferisce a Milano, qui lei frequenta Il Parini fino all’autunno del 1938 quando, per effetto dei provvedimenti razziali, è costretta a terminare gli studi presso la “Scuola ebraica di via Eupili”. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la famiglia abbandona Milano per rifugiarsi temporaneamente a Binasco, e di lì in Val d’Ossola. Grazie all’aiuto dei partigiani, i Weiller raggiungono un campo di raccolta svizzero dove, fortunatamente, trascorrono un tempo relativamente breve. Il padre Augusto ottiene infatti un incarico per insegnare Diritto a Losanna agli studenti fuoriusciti e moglie e figli vengono liberati su garanzia di un amico. Raggiunta la capitale del Canton Vaud, Silvana si iscrive a un Corso Libero di Nudo, conseguendo, in un secondo momento, il Diploma presso l’Ecole Cantonal d’Art e dove sposerà Leo Romanin Jacur. Nel 1945, a guerra finita, la famiglia Weiller rientra in Italia e Silvana si trasferisce a Padova dove i Romanin Jacur occupano un ruolo importante nelle vicende economiche e politiche della cittadinanza.

Nonostante gli impegni familiari e sociali, a Padova Silvana trova il tempo per dedicarsi alla pittura.

 “Avevo poco tempo – ricorda la Weiller di quegli anni – ma ne trovai sempre ed imparai a stimolare il pensiero con la percezione delle diverse tensioni.”

Risale al 1948 la sua prima mostra, accolta dalle sale del Caffè Pedrocchi. Qui, stimolata dall’amico poeta Diego Valeri, espone una sequenza di bozzetti di scena. Sarà l’avvio di una attività sempre più intensa, con decine di mostre sempre più importanti, in sedi pubbliche e gallerie private.

Dagli anni sessanta l’artista fa emergere anche la sua passione per la critica d’arte con interventi sul quotidiano locale e su importanti riviste nazionali di settore. Intellettuale a tutto tondo, allarga presto il suo interesse alla letteratura, prima come critica de “Il Sestante Letterario” e poi esordendo con proprie raccolte poetiche e con traduzioni di grandi autori stranieri. Negli stessi anni è autorevole promotrice di progetti culturali cittadini, impegnandosi anche nell’approfondire studi sulla figura della donna anche all’interno del contesto biblico.  Nel 1994 le viene consegnato Il Sigillo della città di Padova per l’instancabile impegno in ambito artistico e letterario, mentre nel 2006 l’Associazione culturale Moderata Fonte la promuove a socia onoraria.

Nella Padova di quel periodo le donne che si cimentavano in campo artistico erano rappresentate da un’entità relativamente ristretta e Silvana Weiller, con una partecipazione discreta ma costante e attenta, è forse stata l’unica a incarnare una figura di intellettuale in tutta la sua completezza. Coscienziosa interprete del suo tempo, ne ha tradotto ogni aspetto svelandone autenticità o innovazione con mente brillante ed eclettica.


Informazioni
Catalogo della mostra: Ronzani Editore
Sede: Centro Culturale Altinate San Gaetano,
Padova, via Altinate 71
Apertura: da martedì a domenica con orario continuato 10 – 19
 
Ingresso libero
 
Ufficio stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo (ref. Roberta Barbaro) roberta@studioesseci.net
Tel. 049.663499
www.studioesseci.net

Museo della Musica, Bologna: Musica per bambin* da 0 a 99 anni

Come da tradizione, il Museo internazionale e biblioteca della Musica del Settore Musei Civici Bologna dedica al pubblico dei più piccoli e delle loro famiglie l’avvio della programmazione annuale, con l’intento di creare occasioni di precoce esposizione alla musica nel periodo dell’infanzia.

Si aprono da domani, mercoledì 15 gennaio 2025 alle ore 12.00, le prenotazioni per partecipare alla nuova edizione di The Best of, la storica rassegna di laboratori e spettacoli musicali rivolta a bambine e bambini per trascorrere il weekend con i propri genitori giocando, imparando e divertendosi con la musica. Nel 2025 il primo dei due cicli annuali si svolge dal 25 gennaio al 31 maggio.

Settore Musei Civici Bologna | Museo internazionale e biblioteca della musica

The Best of_parte I

Musica per bambin* da 0 a 99 anni
Laboratori, narrazioni musicali, spettacoli, visite sonate


25 gennaio – 31 maggio 2025

Museo internazionale e biblioteca della musica 


Strada Maggiore 34, Bologna

www.museibologna.it/musica

I piccolissimi della fascia d’età 0-36 mesi sono protagonisti del progetto Mamamusica, apprezzatissimo appuntamento fisso della programmazione didattica del Museo della Musica, sia nella versione laboratoriale articolata in più incontri sia nella versione open del Mamamusica ensemble “disturbato” in cui possono gattonare a ritmo delle musiche suonate e cantate dal vivo da musiciste e musicisti e dagli stessi genitori. 


Per la fascia 0-6 anni è invece allestita, a cura dell’Associazione L’Elefante nel Cappello, una Stanza Snoezelen, termine che nasce dalla combinazione delle due parole “snuffeln” (esplorare) e “doezelen” (rilassarsi): un ambiente multisensoriale appositamente creato per il Museo della Musica sul tema delle quattro stagioni in occasione dei 300 anni dalla pubblicazione del capolavoro di Antonio Vivaldi.

Dalla collaborazione con il Teatro Testoni Ragazzi – La Baracca nascono altri tre meravigliosi appuntamenti: la narrazione teatrale L’uomo dei giochi, da un’idea di Linda Tesauro e Bruno Cappagli; lo spettacolo pop-up Bloom della compagnia danese Theatre Madam Bach, che giungerà a Bologna in occasione del festival internazionale di arti performative e cultura per la prima infanzia Visioni di Futuro, Visioni di teatro 2025 e infine il racconto danzante al suono del violoncello A corde spiegate, una coproduzione tra Bologna Festival e Teatro Testoni – La Baracca.

In programma anche alcuni percorsi del nutrito catalogo di atelier: per i 3-5 anni La voce giramondo, un viaggio vocale di canti melodiosi e ritmi indiavolati lungo 40.000 chilometri; per i 6-8 anni Machemù una mini visita agli strumenti della collezione con laboratorio di movimento e Il bambino prodigio, visita sonata sull’infanzia di Mozart.

La rassegna The Best of 2025 è realizzata con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Programma

Sabato 25 gennaio ore 10.30 > L’uomo dei giochi
Narrazione teatrale per genitori e bambin* da 5 a 7 anni
Da un’idea di Linda Tesauro e Bruno Cappagli
In collaborazione con Teatro Testoni Ragazzi – La Baracca
Con Fabio Galanti
Chi è l’uomo dei giochi?
È paziente. gentile, solitario forse. È un po’ sarto, un po’ falegname, un po’ infermiere. Le sue mani sanno aggiustare gli oggetti che i bambini amano di più e nella sua bottega ci sono molti arnesi, giochi feriti o in via di guarigione e anche pezzi sparsi in attesa di trovare una nuova utilità.
Ognuno di questi giochi ha una storia da raccontare… Forse anche la sua…
Liberamente tratto dal Silent book Monkey di Dieter Schubert una storia bambina sul trascorrere del tempo e sul bisogno di trattenerlo, sul conservare gelosamente e sul lasciare andare.

Mamamusica
Un progetto del Museo della musica per genitori e bambin* da 0 a 36 mesi
Sabato 1/8/15/22 febbraio > Mamamusica 1
Ore 10.00 (19-26 mesi) | ore 11.15 (27-36 mesi)
A cura di Luca Bernard (voce, contrabbasso) e Linda Tesauro (voce) 
Con la partecipazione di Elena Dugheri (voce) e Tommy Ruggero (voce, percussioni)
Uno spazio musicale speciale, emozionante ed inclusivo per grandi e piccolissimi in cui l’attenzione si concentra esclusivamente sui suoni. Canti e ritmi provenienti da repertori molto diversi, un avvolgente abbraccio di suoni scandito anche da intensi silenzi, in cui creare una relazione comunicativa unica, per scoprire e riscoprire l’incanto di esprimersi attraverso la musica.

Sabato 1 marzo ore 11.00 > Il bambino prodigio
Visita “sonata” per genitori e bambin* da 7 a 9 anni
Con Marco Pedrazzi
Lo conosciamo solo come Mozart, come le grandi star, ma il suo nome completo era Johannes Chrysostomus Wolfgang Theophilus Mozart, figlio di Leopold, violinista e compositore, il primo a capire che il figlio aveva un talento fuori dal comune. Il padre manager lo lancia sul mercato per garantirgli un futuro, ma gli ruba anche l’infanzia e il comprensibile diritto ad essere solo e soltanto un bambino. Una visita “sonata” con ascolti dal vivo fra i documenti e gli strumenti del museo che raccontano la stupefacente vicenda di un bambino molto speciale.

Sabato 8 e domenica 9 marzo > La Stanza Snoezelen
Per genitori e bambin* da 0 a 6 anni
Ore 10.00 (0-36 mesi) | ore 11.00 (3-6 anni)
A cura di Associazione L’Elefante nel Cappello
Con Cristina CavallottiDaniela CeveniniFabio GoldanigaValentina RuoccoAngela Camasta
Il termine Snoezelen nasce dalla combinazione delle due parole “snuffeln” (esplorare) e “doezelen” (rilassarsi). Si tratta di una stanza allestita con materiali naturali, suoni, odori, luci per regalare un’esperienza di immersione plurisensoriale.
La stanza Snoezelen può trasformarsi in qualsiasi luogo dell’immaginazione, è accogliente, inclusiva e il protagonista è chi vi entra. È un rifugio nel quale sentirsi valorizzati grazie all’esperienza di sé e del mondo: un luogo magico che si trasforma grazie alla presenza di stimoli modulabili e alla vicinanza dell’operatore esperto. La stanza appositamente realizzata per il Museo della Musica è dedicata al tema delle quattro stagioni per festeggiare i 300 anni dalla pubblicazione del capolavoro vivaldiano.

Sabato 15 marzo ore 10.30 > Bloom
Spettacolo pop-up per genitori e bambin* da 3 a 6 anni
In collaborazione con festival internazionale di arti performative e cultura per la prima infanzia Visioni di futuro, visioni di teatro 2025
Con Pernille Bach e Christian Schrøder (Theatre Madam Bach)
Bloom è uno spettacolo pop-up sulla creazione di una casa per insetti, uccelli e altre creature grandi e piccole! Immergiamoci in un mondo di meraviglia e creatività che unisce narrazione, musica dal vivo, workshop. Quindi… rimboccarsi le maniche e prepararsi per un viaggio indimenticabile pieno di curiosità, eccitazione e divertimento!

Sabato 22/29 marzo ore 10.30 > La voce giramondo
Laboratorio in 2 incontri per genitori e bambin* da 3 a 5 anni
Con Diana Paiva Cruz e Candela Marzinotto
Atterrano con il loro paracadute arcobaleno, di ritorno da nuovi viaggi e nuove avventure, le nostra esploratrici musicali e portano con sé nuovi racconti e nuove musiche: sono state un po’ dappertutto riportando a casa storie, leggende, canti melodiosi e ritmi indiavolati, buffe danze e insoliti strumenti…e voi? non siete già curiosi di immergervi in questi suoni dal mondo?

Mamamusica 
Un progetto del Museo della Musica per genitori e bambin* da 0 a 36 mesi
Sabato 5 aprile > Mamamusica ensemble “disturbato”
Ore 10.00 (0-24 mesi) | ore 11.15 (27-36 mesi)
A cura di Mamamusica ensemble
Con Luca Bernard (voce, contrabbasso), Enrico Farnedi (voce, tromba), Serena Pecoraro (voce, ukulele), Paolo Prosperini (voce, chitarra), Tommy Ruggero (voce, percussioni), Linda Tesauro (voce) 
Il Mamamusica ensemble accoglie le famiglie in un vero e proprio bagno di suoni con musica del repertorio classico, jazz ed etnico-popolare, in cui immergersi e partecipare con il corpo e con la voce.

Sabato 12 aprile ore 10.00 e ore 11.00 > A corde spiegate
Un racconto danzante al suono del violoncello per genitori e bambin* da 0 a 36 mesi
Con Giada Ciccolini e Viola Lolli (violoncello)
Regia: Andrea Buzzetti
Drammaturgia musicale: Anahí Dworniczak 
Un violoncello e un’attrice, con le loro particolari voci, sono i protagonisti di questo spettacolo. Come un corpo umano, il violoncello si muove creando ritmi e diventando suono.
Linee tese come le sue corde, linee curve come la sua cassa di risonanza che diventa un luogo di ascolto ravvicinato, risvegliando tutti i nostri sensi.
Lo spettacolo fa parte della stagione 2024-2025 della rassegna Baby BoFe’, in collaborazione con Bologna Festival e Teatro Testoni Ragazzi – La Baracca.
Prenotazioni sul sito web 
www.bolognafestival.it

Sabato 19 aprile ore 10.30 > Machemù
Mini visita con laboratorio di movimento per genitori e bambin* da 6 a 8 anni
Con Rita Favaretto
In museo si trovano incredibili oggetti che un tempo servivano a suonare, libri pieni di note che la gente amava cantare e un po’ dappertutto facce di celebrità del passato che scrivevano musiche oggi tanto insolite da ascoltare… e che cos’è questa strana scatola piena di valvole e manopole? Una vecchia radio? Sarebbe questa la bisnonna di Spotify? Una mini visita alle collezioni con un laboratorio di movimento espressivo che ci trasformerà in strani marchingegni per produrre suono.

Mamamusica
Un progetto del Museo della musica per genitori e bambin* da 0 a 36 mesi
Sabato 10/17/24/31 maggio > Mamamusica 2
Ore 10.00 (0-18 mesi) | ore 11.15 (27-36 mesi)
A cura di Luca Bernard (voce, contrabbasso) e Linda Tesauro (voce) 
Con la partecipazione di Elena Dugheri (voce) e Tommy Ruggero (voce, percussioni)
Uno spazio musicale speciale, emozionante ed inclusivo per grandi e piccolissimi in cui l’attenzione si concentra esclusivamente sui suoni. Canti e ritmi provenienti da repertori molto diversi, un avvolgente abbraccio di suoni scandito anche da intensi silenzi, in cui creare una relazione comunicativa unica, per scoprire e riscoprire l’incanto di esprimersi attraverso la musica.

Biglietti
Laboratori | € 5 ad incontro a partecipante
Mamamusica ensemble “disturbato” L’uomo dei giochi La Stanza Snoezelen | Bloom | € 6 a partecipante
Per i laboratori in più appuntamenti, il pagamento è anticipato.

Prenotazioni
La prenotazione e l’acquisto del biglietto sono obbligatori e aperti da mercoledì 15 gennaio 2025 alle ore 12.00:
• presso il bookshop del Museo della Musica nei giorni e orari di apertura

• online (con una maggiorazione di € 1) sul sito web 
https://ticket.midaticket.it/rassegnathebestof/Events
Prima di procedere, si consiglia di controllare con attenzione l’età per partecipare al laboratorio.

Informazioni
Museo internazionale e biblioteca della musica
Strada Maggiore 34 | 40125 Bologna
Tel. +39 051 2757711
museomusica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/musica
Facebook: Museo internazionale e biblioteca della musica
Instagram: @museomusica
YouTube: MuseoMusicaBologna

Orari di apertura
Martedì, mercoledì, giovedì 11.00-13.30 / 14.30-18.30
Venerdì 10.00-13.30 / 14.30-19.00
Sabato, domenica, festivi 10.00-19.00
Lunedì chiuso

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
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Elisabetta Severino – Silvia Tonelli

Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
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Del resto On stage: Eventi nell’ambito della mostra di Piotr Hanzelewicz Sedi varie L’Aquila

Nell’ambito della mostra Del resto di Piotr Hanzelewicz, a cura di Emiliano Dante, visitabile presso la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre fino al 23 gennaio, venerdì 17 gennaio 2025 il pomeriggio sarà dedicato ad appuntamenti di approfondimento delle tematiche del progetto. 

Alle ore 16.30, nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università de L’Aquila si svolgerà un incontro con il Professor Francesco Avolio che rifletterà su come il denaro “sia parlato” nelle comunità del centro-sud, attraverso una ricca analisi di detti e proverbi. 

Alle ore 19.30, nella Piazzetta del Sole (piazza retrostante l’ingresso della Fondazione de Marchis – Via Crisante), la performance “Moneta” di Piotr Hanzelewicz per dispositivo cellulare, con il supporto tecnico di Factory Sound

A seguire, nella sede della Fondazione de Marchis, la seconda parte della sonata per violino solo, “Melancholia” di E. Ysaÿe, eseguita dal Mº Andrzej Hanzelewicz.

Nell’ambito della mostra Del resto di Piotr Hanzelewicz 
 
17 gennaio 2025: Del resto On stage

// ore 16.30 Incontro con Francesco Avolio
Aula Magna Dipartimento Scienze Umane Università de L’Aquila
Viale Nizza 14 – L’Aquila
// ore 19.30 Performance ‘Moneta’ di Piotr Hanzelewicz
Piazzetta del Sole (Via Crisante) – L’Aquila
// a seguire “Melancholia” di E. Ysaÿe
seconda parte Sonata per violino solo eseguita
dal Mº Andrzej Hanzelewicz
Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre
Corso Vittorio Emanuele II, 23 – L’Aquila

Nell’incontro presso l’Università, Francesco Avolio passa in rassegna i modi in cui la tradizione popolare dell’Abruzzo e delle province vicine ha inquadrato, tramite il genere “proverbio”, le problematiche legate al denaro, alla ricchezza, all’avarizia, alla prodigalità e ad altri argomenti collegati, come i rapporti familiari e personali. I materiali selezionati, tratti tutti da pubblicazioni scientificamente affidabili, perché basate su approfondite ricerche sul campo in cinque comuni del Centro-Sud (L’Aquila, Tornimparte, Celano, Arce, Monte San Biagio), sono, tuttavia, con ogni probabilità, un po’ diversi da quello che ci si aspetterebbe: non vi troviamo, infatti, un’unica visione del mondo, omogenea, ma detti proverbiali anche in contraddizione fra loro, perché espressione di esperienze di natura diversa, a seconda dei luoghi, delle classi sociali ecc.. Spesso, ad esempio, uno stesso proverbio compare, con differenti varianti, in più di una raccolta. In molti di essi è possibile cogliere, oltre al peso dell’esperienza, anche una notevole dose di umorismo e di ironia, in grado di volgere in positivo, o comunque di sdrammatizzare, situazioni e fatti che poi tanto positivi non sono. 

Il progetto Del resto di Piotr Hanzelewicz tratta la tematica del “denaro” e delle sue implicazioni, delle congetture che ne nascono intorno, di tutte le possibili declinazioni che esso assume ed ha assunto in passato nelle comunità umane, e costituisce il punto di arrivo di un percorso artistico, che fonde aspetti teorici e estetici, iniziato con la mostra Laborioso laborioso laborioso, presso l’Istituto Polacco di Roma nel 2013. La mostra, ospitata dalla Fondazione de Marchis, risulta caratterizzata, come afferma Michela Becchis nel testo in catalogo, da “oggetti molto densi e carichi di una profonda riflessione sul senso del denaro e del suo ruolo di regolatore apparente di uno scambio, ma in realtà struttura che conserva la più terribile delle asimmetrie, la più falsa narrazione di un bene di scambio paritario; oggetti non possono essere alienati, sorpassati, disimpegnati dalla loro relazione con coloro che li hanno fatti e messi al centro di quella relazione. Nel paradosso artistico la disuguaglianza, che viene nascosta dal falso legame geometria/status economico, viene lasciata solo apparentemente fuori ma non certo perché venga ignorata, piuttosto perché Hanzelewicz esplicita così il desiderio che chi interloquisce con le sue grandi tele, con la stanza forziere, con la spiazzante vetrata bifronte si impegni con la sua concettuale ossidazione a demolire quell’insensato racconto monolitico e indifferente e agisca uno spazio corrosivo di conoscenza.

La mostra, con i testi in catalogo di Emiliano Dante, Michela Becchis e Francesco Avolio, si avvale del patrocinio e il contributo dell’Istituto Polacco a Roma.

La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre viene istituita a L’Aquila nel 2004 allo scopo di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e librario raccolto dal professor Giorgio de Marchis nel corso della sua carriera di storico dell’arte. Manifesti, locandine, inviti e brossure sono solo alcuni esempi delle tipologie documentarie che caratterizzano l’archivio composto da quasi 200.000 pezzi. Cataloghi di mostre, monografie e saggi, che popolano la biblioteca, contribuiscono a restituire l’immagine di un periodo denso di cambiamenti non solo a livello sociale ma anche storico-artistico, quale gli anni Sessanta e Settanta in Europa. Dal 2018 abita gli spazi del primo piano del Palazzo Cappa Cappelli che apre costantemente per eventi, mostre e collaborazioni con artisti ed enti.

Piotr Hanzelewicz (Polonia, 1978) vive in Italia. Ha fatto esperienze diverse fra loro, studi, lavori. Ama il termine cosa/cose. Non ha un approccio scientifico ma si attesta su una curiosità utile a creare collegamenti tra discipline diverse, talvolta lontane fra loro. Questa è la griglia di partenza. Poi c’è tutto il resto, insomma, poi ci sono le cose. Nota curiosa: è nato lo stesso giorno in cui è morto Paolo VI, pertanto non è sbagliato affermare che uno come Piotr Hanzelewicz nasce ogni morte di papa. Tra le principali esposizioni personali: 2011 – “L’inquilino del terzo piano” a cura di Enzo de Leonibus con testi di Teresa Macrì e Marco Patricelli – Museolaboratorio Città S. Angelo (PE); 2013 “Laborioso laborioso laborioso” a cura di Franco Speroni con testi in catalogo di Alberto Abruzzese e Michela Becchis – Istituto Polacco (Roma); 2014 “All’ombra del pavone” a cura di Michela Becchis – Biblioteca del Senato (Roma); 2019 – “One hundred bucks and few cents” a cura di Fabio de Chirico e Giuseppe Capparelli, con testo in catalogo di Edoardo Marcenaro – Galleria Rosso20sette (Roma). 

Francesco Avolio (Roma, 1963) insegna dal 1997 Linguistica italiana nell’Università degli studi dell’Aquila. Al centro dei suoi interessi sono le varietà dialettali dell’Italia centrale e meridionale, la teoria e i metodi della ricerca dialettologica e geolinguistica, i problemi della ricostruzione linguistica, i rapporti tra linguaggio ed esperienza (etnolinguistica). È membro di diverse società scientifiche, del Comitato scientifico della Rivista Italiana di Linguistica e di Dialettologia e di quello del Bollettino dell’Atlante Linguistico Italiano. Dirige, con Elisabetta Carpitelli e Matteo Rivoira, la collana Studi e testi di dialettologia e varia linguistica delle Edizioni dell’Orso di Alessandria. Suoi articoli sono apparsi su riviste e periodici specializzati italiani e stranieri. È autore di numerosi saggi, tra cui i volumi Bommèsprə. Profilo linguistico dell’Italia centro-meridionale (San Severo, 1995), Tra Abruzzo e Sabina (Alessandria, 2009) e Lingue e dialetti d’Italia (Roma, 2009), e dell’Atlante Linguistico ed Etnografico Informatizzato della Conca Aquilana (ALEICA, versione multimediale a cura di Giovanni De Gasperis). 


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Conversano: “Un successo sperato e raggiunto”

Si è conclusa al Polo Museale – Castello Conti Acquaviva D’Aragona Chagall. Sogno d’amore”, la mostra dedicata a uno dei principali interpreti della pittura del Novecento: MARC CHAGALL.

Sono stati oltre 45.000 i visitatori di  tutte le età che hanno potuto ammirare le oltre 100 opere – tra dipinti, disegni, acquerelli e incisioni – e conoscere più a fondo la vita e l’universo onirico di Chagall attraverso i temi a lui più cari quali l’amore per la religione, per la patria, per la moglie, per il mondo delle favole, per l’arte.

Grande apprezzamento è giunto non solo da parte del pubblico più adulto e dalla stampa ma anche dai tantissimi turisti e dalle numerose scolaresche accorse a Conversano.

“È stato un periodo bello per la città – dichiara Giuseppe Lovascio, Sindaco di Conversano – ed è stato bello vedere la reazione della comunità.
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno visitato la mostra per le emozioni che ci hanno regalato e ad Arthemisia per la straordinaria qualità e professionalità.
Abbiamo deciso di investire nel sociale, con l’obiettivo di trainare quanta più gente possibile, soprattuto le nuove generazioni nei luoghi della bellezza e continueremo farlo con voglia e determinazione.”

“Un successo sperato e possiamo ormai dire raggiunto – afferma Katia Sportelli, Assessore alla Cultura Città di Conversano – che conferma ancora una volta un percorso intrapreso incentrato sull’arte e la bellezza. Siamo oltremodo felici che i visitatori abbiano apprezzato la mostra e non vediamo l’ora di inaugurare la successiva.”

Promossa e sostenuta dal Comune di Conversano Città d’Arte Museco – Musei in Conversano e Regione Puglia, con il patrocinio della Città Metropolitana di Bari e di Puglia Promozione, la mostra Chagall. Sogno d’amore è stata prodotta e organizzata da Arthemisia e curata da Dolores Durán Úcar, una delle più importanti studiose dell’artista, con la divulgazione scientifica di Francesca Villanti.

La mostra ha visto come sponsor SIECO Sistemi integrati per l’ecologia, come mobility partnerFerrotramviaria spapartner plusMagic Shop srl e Casavola Cataldo & C. snc e partner Vetrerie meridionali spaTel.net srl e Master Italy srl.
Il catalogo è stato editato da Skira.


Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Roma: a Villa Altieri UN DONO Performance di ANAHI MARIOTTI

All’interno del progetto IOSONOVULNERABILE di Sergio Mario Illuminato, visitabile a Villa Altieri fino all’11 febbraio 2025, prende il via giovedì 16 gennaio 2025 il ciclo di eventi performativi promossi in collaborazione con l’associazione culturale blowart, a cura di Roberta Melasecca e Michela Becchis
Dalle 17.30 alle 19.30, la loggia del Palazzo della Cultura e della Memoria Storica sarà teatro della performance di Anahi Mariotti, dal titolo ‘UN DONO‘, che appare permeata dallo stesso spirito che anima l’allestimento del progetto ‘iosonovulnerabile’: l’Atelier. Come scrive, infatti, Sergio Mario Illuminato nel testo curatoriale: «C’è un luogo sacro nell’arte: l’Atelier. Non a tutti è consentito accedervi ed è difficile spiegare a chi non lo frequenti la sua potenza: qui l’artista elabora la propria produzione intellettuale e creativa e mette a nudo la sua vulnerabilità in errori e fallimenti, apprendendo il mestiere di alchimista della materia viva». 

UN DONO
Performance di ANAHI MARIOTTI
 
Eventi Performativi ‘Dal corpo al corpo dell’arte’
a cura di Roberta Melasecca e Michela Becchis
realizzati nell’ambito di IOSONOVULNERABILE
giovedì 16 gennaio 2025 ore 17.30 – 19.30
 
Villa Altieri – Palazzo della Cultura e della Memoria Storica
Viale Manzoni 47 – Roma

«Allo stesso modo di Illuminato, che dischiude le porte del suo luogo sacro allestendolo nel museo romano, anche Anahi Mariotti trasla, per due ore, il suo Atelier a Villa Altieri: esso si identifica in un tavolo animato da fogli, inchiostri, penne, pennelli. Su di esso avviene la creazione artistica, l’intima connessione con la materia, che l’artista apre agli spett-attori generando uno spazio di relazione e di scambio, esplorando emozioni, corpi e identità. Attraverso l’ascolto, il disegno, la scrittura, la parola, Anahi procede ad una costruzione di dispositivi di delicata meraviglia, riconoscimento e autodeterminazione: il contatto tra i vissuti, le narrazioni delle realtà e delle vulnerabilità si materializzano in doni reciproci che toccano piani profondi dell’anima e nuovi immaginari del pensiero. 

Se ti va, avvicinati, raccontami, proverò a custodire il tuo dono con cura, nello spazio generativo dell’arte, e proverò a risponderti con una parte di me, uno sguardo, una parola, un disegno, una promessa.” Questo l’invito dell’artista ad avvicinarsi, sedersi di fronte e condividere ciò che fa sentire ed essere vulnerabili e fragili, tentando di riconquistare una dimensione dello spirito e sviluppare l’universo stratificato dei sentimenti che abitano in noi. Nella triade della condivisione, tra artista, opera e fruitore, risiede la libertà e la necessità del gesto artistico che coincide sempre con l’atto di strappare un pezzo del corpo dell’artista, per donarlo e dare vita a “nuove versioni del mondo”, come afferma Papa Francesco nel Discorso agli artisti partecipanti all’incontro promosso nel 2023 per il 50° anniversario dell’inaugurazione della collezione d’arte moderna dei Musei Vaticani: “Noi esseri umani aneliamo a un mondo nuovo che non vedremo appieno con i nostri occhi, eppure lo desideriamo, lo cerchiamo, lo sogniamo. Voi artisti, allora, avete la capacità di sognare nuove versioni del mondo. Siete un po’ come i profeti. Sapete guardare le cose sia in profondità sia in lontananza, come sentinelle che stringono gli occhi per scrutare l’orizzonte e scandagliare la realtà al di là delle apparenze”.» (Roberta Melasecca)

«Ascoltare un racconto rende vulnerabile, rende vulnerabile nel senso etimologico della parola perché apre una ferita nella nostra soggettività. La relazione non esiste senza la possibilità della ferita, ma perché nel nostro vedere sbagliato ogni traballare dell’identità ci infligge una ferita. Di rado si è capaci di vedere quella ferita se non come pericolo, dimenticando che è sufficiente abbassare lo sguardo e ciascuno vedrà che si è portatori di una ferita, lì al centro perfetto della pancia, che è stato l’avvio dell’esistenza. Il vulnus permette di cominciare a vivere, certo anche con il dolore che implica. Ma è apertura alla vita, come l’ascolto, come l’arte. 

In quel meraviglioso brusio che è composto da un racconto poco più che sussurrato, c’è quello che Elias Canetti chiamava “la saggezza del rumore” e che opponeva alla “purezza del silenzio”, che era per il grande scrittore una purezza che troppo spesso finisce per identificarsi con il nulla. La saggezza di narrare le proprie vulnerabilità non può avere nulla a che vedere con la purezza. È un brusio appunto, un tavolo disordinato dove c’è tutto quel che serve per dire, come meglio si riesce e cercando gli oggetti migliori per narrare. Chi quel tavolo lo trasforma in accoglienza si rende vulnerabile tanto quanto chi sussurra, perché riconoscere è riconoscersi nella propria preziosa precarietà. » (Michela Becchis)

Il ciclo di eventi performativi Dal corpo al corpo dell’arte, che vede il suo momento iniziale con la performance di Anahi Mariotti, continuerà con Francesca Di Ciaula il 23 gennaio, Silvia Stucky il 30 gennaio e chiuderà con Daniela Beltrani il 6 febbraio. Ogni artista, con la sua particolare e specifica ricerca, interpreta i temi di ‘iosonovulnerabile‘, in un profondo e intimo dialogo con gli spett-attori che saranno coinvolti nelle azioni performative. Immersi nella ‘fabbrica delle idee’ dell’Atelier, la realtà e il vissuto che trasudano dagli ‘Organismi Artistici Comunicanti‘ di Sergio Mario Illuminato si tramutano in corpo e carne, sangue e ossa, attraverso oggetti, gesti e riti. I corpi dell’arte e dell’artista, uniti ed unificati, divengono luoghi di riferimento, ambiti integrati di esperienze; si realizzano e prendono forma nel rapporto tra l’azione del corpo che conferisce valore simbolico allo spazio con il quale dialoga e la reazione che lo spazio determina sul corpo stesso, amplificando così le dimensioni mentali dell’immaginazione e della memoria. 

ANAHI MARIOTTI. (Recanati, 1986) Artista queer e attivista transfemminista della Casa delle donne Lucha y Siesta, si occupa di comunicazione e pratiche artistiche legate all’aspetto relazionale, in una ricerca visiva improntata al corpo, al femminismo, alla memoria e alle contingenze territoriali. Predilige il lavoro site-specific e l’arte partecipata.

Si occupa, inoltre, di comunicazione senza stereotipi, formazione antiviolenza e tematiche LGBTQAI+. Ha lavorato come responsabile di un Centro Antiviolenza e attualmente collabora in uno sportello di segretariato sociale antiviolenza e antidiscriminazione. Ha partecipato a premi, residenze artistiche ed esposizioni in Italia e all’estero. Collabora con il Master in Studi e Politiche di Genere dell’Università degli Studi di Roma Tre.


16 gennaio 2025 – dalle 17.30 alle 19.30
performance di Anahi Mariotti, dal titolo ‘UN DONO’

nell’ambito di IOSONOVULNERABILE di SERGIO MARIO ILLUMINATO
riconosciuta tra le ‘Buone Pratiche Culturali della Regione Lazio’
Sotto gli auspici della Presidenza Commissione Cultura Camera dei deputati
Con il Patrocinio: Parlamento Europeo, Commissione europea Rappresentanza in Italia, Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale, Assessorato alla Cultura Roma Capitale
Info mostrawww.iosonovulnerabile.it/practive-performative/2025-2
Social:  instagram iosonovulnerabile –  facebook iosonovulnerabile

Un saggio di Cristian Horgos trae spunti dalla rivista “Clinical Anatomy”

 di Cristian Horgos

Lo studio “The Hidden Symbols of the Female Anatomy in Michelangelo Buonarroti’s Ceiling in the Sistine Chapel”, pubblicato nel 2016, ha suscitato grande attenzione, con la maggior parte dei notiziari globali che lo hanno presentato in termini positivi. Tuttavia, alcune pubblicazioni hanno espresso scetticismo, offrendo controargomentazioni. Ad esempio, un articolo di Forbes ha concluso: “Ma collegare il simbolo del bucranio, che risale al Neolitico, con una comprensione dell’anatomia femminile non comunemente nota fino a molto tempo dopo l’epoca di Michelangelo, è piuttosto forzato”.
Questo saggio non mira ad affrontare direttamente tali critiche. Invece, cerca di fornire ulteriori prove a sostegno dell’ipotesi che Michelangelo possa aver incorporato consapevolmente simboli dell’anatomia femminile nella sua opera. Se le società neolitiche potevano rappresentare metaforicamente le tube di Falloppio, diventa ancora più plausibile che Michelangelo, con le sue avanzate conoscenze anatomiche, potesse fare lo stesso.
L’attenzione qui è sulla cultura Cucuteni-Trypillia (circa 5050-2950 a.C.), che ha prodotto ceramiche con disegni intricati (astratti, antropomorfi o zoomorfi), tra cui il simbolo del bucranio, un elemento fondamentale nelle discussioni sul simbolismo anatomico femminile nella Cappella Sistina. Un tale bucranio è presente nella galleria di Wikipedia per la cultura Cucuteni-Trypillia.

I genitali femminili interni dipinti da Michelangelo nella Cappella Sistina potrebbero avere un predecessore nella cultura neolitica dei “Cucuteni”

Perché le tube di Falloppio sono rappresentate metaforicamente
Data la distanza temporale della cultura Cucuteni-Trypillia, che abbraccia dai cinque ai sette millenni, lo studio si basa su prove indirette, impiegando un metodo simile a quello utilizzato da Deivis de Campos e colleghi nella loro indagine sull’uso simbolico dell’anatomia da parte di Michelangelo.
Mentre le popolazioni neolitiche sono spesso percepite come primitive, la cultura Cucuteni-Trypillia era notevolmente avanzata. Presentava insediamenti proto-urbani, manufatti sofisticati che enfatizzavano le spirali, una comprensione precoce dei concetti matematici e simboli astratti che precedevano il taoismo e il giainismo. Questi includevano motivi che ricordavano lo Yin-Yang o le croci uncinate. Inoltre, l’antropofagia, inquietante per gli standard moderni, era probabilmente praticata, come nel caso di altre società preistoriche. Questo contesto di dissezione umana, combinato con la curiosità per i processi riproduttivi, ha fornito le condizioni per rappresentazioni metaforiche dell’anatomia femminile.
Perché, allora, tali rappresentazioni erano metaforiche piuttosto che letterali? La risposta sta nel contesto culturale di Cucuteni-Trypillia, dove l’astrazione e il simbolismo dominavano l’espressione artistica. Gli animali, ad esempio, erano stilizzati, con caratteristiche esagerate, enfatizzando la trasfigurazione rispetto al realismo.
Didascalia della foto: Rappresentazioni stilizzate di gatti con colli allungati e code esagerate. Trasfigurazioni simili si vedono nei motivi di uccelli sulla ceramica di Cucuteni.

Fonte della foto: Cristian Chirita, Wikipedia Gallery

Una cultura della fertilità con simboli di fecondità
Al suo apice (circa 4000-3500 a.C.), la cultura Cucuteni-Trypillia vantava i più grandi insediamenti in Eurasia, alcuni dei quali ospitavano migliaia di strutture e popolazioni che superavano i 20.000 individui. Questa società agraria, organizzata secondo linee proto-democratiche e che abbracciava l’attuale Romania, Ucraina e Moldavia, rifuggiva l’architettura monumentale in favore di una spiritualità incentrata sulla fertilità. Le prove includono l’Assemblea delle Dee dal sito “Isaiia” Cucuteni con i 21 oggetti stilizzati a forma di falli, il vaso di iniziazione nell’atto erotico e con una donna incinta dal sito Ghelaesti e numerose statuette che enfatizzano la fecondità femminile.

Testo della foto: Il vaso del sito di “Ghelaesti” contiene una statua di una donna incinta con entrambe le mani distese sul suo grembo, ciascuna mano con sei dita
Fonte della foto: Museo di arte eneolitica “Cucuteni” Piatra-Neamt

“Tentacoli” pelvici e mani con molte dita
Unici tra le culture antiche, alcuni manufatti di Cucuteni-Trypillia raffigurano figure femminili con “tentacoli pelvici”, assenti in altre civiltà. Queste caratteristiche, plausibilmente simboliche delle tube di Falloppio, si allineano con l’iperbole anatomica osservata nell’opera di Michelangelo.
Sottolineiamo alcune:
Un manufatto significativo è stato scoperto nel sito di “Poduri”, raffigurante tube di Falloppio dipinte vicino alla corretta posizione anatomica:

Testo della foto: La stilizzazione della dea rinvenuta nel sito di “Poduri”. Nel vero artificio, su ogni coscia è dipinta una forma di tuba di Falloppio
Fonte della foto: antropologa Daniela Bulgarelli e Cristian Chirita – Wikipedia Gallery

Vicino alla possibile tuba di Falloppio, osserviamo un altro simbolo nell’immagine stilizzata che assomiglia molto al simbolo della vulva trovato nella scultura aurignaziana di “La Ferrassie” (l’originale è esposto al Musée National de Préhistoire, Les Eyzies, Francia).
Ciò suggerisce che gli organi genitali erano probabilmente raffigurati su ciascuna coscia.
Entrambi i simboli appaiono nell’immagine della stessa dea, ma da dietro, che è pubblicata al seguente indirizzo o può essere cercata tramite ‘Pinterest Cucuteni “Council of Goddesses”. c.4200 BE, Romania’

Ora vediamo i “tentacoli” pelvici in altri artefatti.

Testo della foto: Un vaso con “tentacoli pelvici” è stato scelto per un manifesto pubblico
Fonte della foto: Museo di arte eneolitica “Cucuteni” Piatra-Neamt e Museo di storia ed etnografia Targu Neamt
Didascalia della foto: La stessa figura con tentacoli pelvici enigmatici apparsa sulla copertina di un volume accademico.
Fonte della foto: Studi in onore del professor Dumitru Boghian, 65° anniversario, Editura Mega
Testo della foto: Ancora una volta, sono presenti i “tentacoli” pelvici
Fonte della foto: Collezione del Museo di Storia Nazionale della Moldavia
Testo della foto: Qui c’è anche una connessione tra i “tentacoli” pelvici e le mani
Fonte della foto: Collezione del Museo di Storia Nazionale della Moldavia

Vale la pena notare anche l’associazione tra i tentacoli pelvici e quelli delle dita, che ci porta al seguente indizio trovato nel sito di Trușești, nel distretto di Botoșani.

Testo della foto: Le mani e le gambe hanno più di cinque dita
Fonte della foto: Muzeul Judetean Botosani (“Museo della contea di Botosani”) – Facebook, 4 aprile 2024

Si osservano quindi delle silhouette femminili con sei o sette “dita”, che trasfigurano la nozione anatomica di una mano con cinque dita, suggerendo una correlazione con il maggior numero di piccole “dita” di Falloppio. Inoltre, la prima immagine di questo articolo raffigura una donna incinta con sei dita per mano, a indicare che non si tratta di una rappresentazione isolata. Analizziamo un altro reperto che suggerisce che le mani sono trasfigurate e assomigliano ai tentacoli pelvici.

Testo della foto: Stilizzazione di una ceramica dall’articolo “Cucuteni-Trypillia o Moldavia 7.000 anni fa”
Fonte della foto: voloshin.md/en/cucuten-trypillia/

Inoltre, sono state scoperte centinaia di piccole statue della cultura Trypillia-Cucuteni, tutte prive di mani. Questa assenza evidenzia che quando vengono raffigurate delle mani, è probabile che servano come una forma di allegoria.

Didascalia della foto: “Venere di Draguseni” non ha mani
Fonte della foto: Muzeul Judetean Botosani (“Museo della contea di Botosani”)

Antropofagia nella cultura Cucuteni
L’antropofagia è stata documentata in tutta l’Europa preistorica, compresi i siti di Cucuteni.
La più antica testimonianza archeologica di antropofagia proviene dalla grotta Gran Dolina e Castell de Castells (entrambi in Spagna), dalle grotte di Goyet (Belgio), dalla grotta di Gough e dal Gloucestershire (entrambi in Inghilterra), da Herxheim (Germania), dalla grotta di Fontbrégoua e da Moula-Guercy (entrambi in Francia) e da Krapina (Croazia).
Uno dei primi archeologi a identificare l’antropofagia nella cultura “Cucuteni” è stata Alexandra Bolomey (1932–1993). Nel suo studio “New Discoveries of Human Bones in a Cucuteni Settlement” (Vol. 06, pp. 159-173, 1983), Alexandra Bolomey fa riferimento a un osso umano: “Le incisioni sul corpo femorale (forse anche segni di rosicchiamento?) possono essere collegate solo a pratiche di antropofagia, indipendentemente dal fatto che avessero o meno un carattere rituale”.
Nello stesso studio, Bolomey nota anche: “Ho riservato una sezione speciale per le quattro sepolture ‘in fosse circolari’ dall’insediamento Cucuteni A-B a Traian-Dealul Fintinilor, che l’archeologa Hortensia Dumitrescu ha classificato come appartenenti alla categoria dei rituali di sacrificio umano”.
Un altro studio, “The Human Bone with Possible Marks of Human Teeth Found at Liveni Site (Cucuteni Culture)” di Sergiu Haimovici, è stato pubblicato in Studia Antiqua et Archaeologica, IX (Iași, 2003).
In questo lavoro, Haimovici scrive: “Se effettivamente i segni sul femore provengono da denti umani, come sembrano, dobbiamo concludere che abbiamo a che fare con un fenomeno di antropofagia. Tuttavia, se questa pratica esisteva davvero, in modo simile ad alcune culture in tempi più recenti, dove era praticata anche nel XIX secolo, era probabilmente limitata a una natura cultuale e rituale”.
L’archeologa Senica Turcanu ha anche spiegato: “L’esistenza dell’antropofagia rituale e delle sepolture parziali è presunta” nel documento preparato per la prima edizione della conferenza “CUCUTENI–5000 Redivivus”, tenutasi a Chișinău nel 2006.
Non da ultimo, gli archeologi Maria Diaconescu e Aurel Melniciuc, entrambi del Museum Botosani County, hanno dichiarato ai media che l’antropofagia era altamente probabile nella cultura Cucuteni. Lo studio “Funeral Meal and Anthropophagy in Gumelniţa Chalcolithic Civilization in the North-western Black Sea”, di Anne Dambricourt Malassé, Pavel Dolukhanov, Michel Louis Séfériadès, Leonid Subbotin ha nell’Abstract: “La scoperta nel 1999 di un osso parietale in una fossa domestica a Bolgrad, sito archeologico, situato sul bordo del lago Yalpug in Ucraina, ci consente di confermare l’ipotesi. Tracce di preparazione con l’uso di un punteruolo, consentono di ricostituire le prime fasi del rito, quello di un pasto funebre antropofagico probabilmente organizzato attorno ai membri di una famiglia. La conoscenza anatomica rivelata dalle tracce consente inoltre di prevedere l’esistenza di una casta sociale caratterizzata da una doppia funzione di terapeuta e sacerdote in relazione alle pratiche magico-religiose”. La civiltà di Gumelnita si trovava proprio al confine con la cultura di Cucuteni-Trypillia ed esisteva nello stesso periodo, quindi è ragionevole supporre che si siano influenzate a vicenda.

Anche all’indietro
Questo studio rafforza le interpretazioni anatomiche degli affreschi della Cappella Sistina di Michelangelo, ottenendo anche il reciproco supporto dal suo lavoro. E dal 2016 sono emersi altri studi sui probabili aspetti anatomici nelle opere d’arte di Michelangelo.
Nel 2022 è stato pubblicato lo studio “Intrecciare arte, religione e anatomia: Michelangelo Buonarroti ha influenzato la rappresentazione di una morte materna di Berengario da Carpi?”, di Donatella Lippi, Tommaso Susini, Simon Donell, Raffaella Bianucci con l’abstract: “Obiettivo: confermare che il chirurgo-anatomista del XVI secolo, Jacopo Berengario da Carpi, usò una donna morta di rottura dell’utero come modello per una xilografia dell’anatomia genitale femminile e che la presentazione si basava sul mantello nella Creazione di Adamo di Michelangelo dopo aver visitato la Cappella Sistina in Vaticano mentre era a Roma”. Inoltre, nel 2024 è apparso lo studio “Michelangelo ha dipinto una giovane donna adulta con tumore al seno in ‘Il diluvio’ (Cappella Sistina, Roma)?”, di Andreas G. Nerlich, Johann C. Dewaal, Antonio Perciaccante, Serena Di Cosimo, Laura Cortesi, Judith Wimmer, Simon T. Donell, Raffaella Bianucci. Lo studio coordinato da Andreas G. Nerlich – patologo forense presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera, è stato pubblicato sulla rivista “Breast”.

Conclusione
Tracciando parallelismi tra il simbolismo neolitico e l’arte rinascimentale, mettiamo in evidenza l’universalità della curiosità e della creatività umana attraverso i millenni.
Perché suggerisco che lo studio su Michelangelo e le tube di Falloppio nella Cappella Sistina supporti indirettamente un’ipotesi simile per la cultura Cucuteni-Trypillia? Il genio non è emerso solo nel XV secolo, ma è esistito nel corso della storia. Si consideri, ad esempio, il contemplativo “Il pensatore di Hamangia” (5000 a.C.), che è stato scoperto vicino alla cultura Cucuteni.

Testo della foto: Il Pensatore di Hamangia, un contemporaneo della cultura Cucuteni-Trypillia, esemplifica l’introspezione umana primitiva
Fonte della foto: Wikipedia

Figure come lo splendido “Pensatore di Hamangia” (“Thinker of  Hamangia”) dimostrano che il genio trascende il tempo, sfidando l’assunto di superiorità moderna sui nostri antichi antenati. Spesso tendiamo a credere che loro fossero primitivi e che noi siamo assolutamente superiori. Tuttavia, molti di loro erano altrettanto curiosi delle origini dell’anima. Abbiamo ora una risposta chiara a questa domanda? Sappiamo davvero qualcosa di fondamentalmente nuovo sul momento in cui l’anima o la coscienza emerge o si materializza per la prima volta? Speriamo che scorci del passato ci guidino verso risposte più profonde. La cultura Cucuteni-Trypillia, con la sua arte simbolica e le sue strutture sociali avanzate, fornisce prove convincenti del fatto che i primi esseri umani possedevano sia la curiosità che la capacità di rappresentazioni metaforiche dell’anatomia. Queste scoperte non solo rafforzano le interpretazioni dell’opera di Michelangelo, ma sottolineano anche la continuità del genio e dell’innovazione nella storia umana.

Riferimenti
Alexandra Bolomey, “New Discoveries of Human Bones in a Cucuteni Settlement”, Archaeological Research, 1983
Andreas G. Nerlich, Johann C. Dewaal, Antonio Perciaccante, Serena Di Cosimo, Laura Cortesi, Judith Wimmer, Simon T. Donell, Raffaella Bianucci. “Did Michelangelo paint a young adult woman with breast cancer in ‘The Flood’ (Sistine Chapel, Rome)?”,  Breast, 2024
Anne Dambricourt Malassé, Pavel Dolukhanov, Michel Louis Séfériadès, Leonid Subbotin. Funeral Meal and Anthropophagy in Gumelniţa Chalcolithic Civilization in the North-western Black Sea area. 2008. ffhalshs-00343023ff
Deivis de Campos, Tais Malysz, João Antonio Bonatto-Costa, Geraldo Pereira Jotz, Lino Pinto de Oliveira Junior, Jéssica Francine Wichmann, Guilherme Reghelin Goulart, Marco Antonio Stefani, Andrea Oxley da Rocha “The hidden symbols of the female anatomy in Michelangelo Buonarroti’s ceiling in the Sistine Chapel”, Clinical Anatomy, 2016
Donatella Lippi, Tommaso Susini, Simon Donell, Raffaella Bianucci “Intertwining art, religion and anatomy: did Michelangelo Buonarroti influence Berengario da Carpi’s representation of a maternal death ?”, Matern Fetal Neonatal Medicine, 2022
Sergiu Haimovici, “The Human Bone with Possible Marks of Human Teeth Found at Liveni Site (Cucuteni Culture)”, Studia Antiqua et Archaeologica, IX, 2003


Da Cristian Horgos <cristian.horgos@qubiz.com> i

CARLO BOSSOLI alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate

Finalmente una mostra di rilievo su Carlo Bossoli affascinante artista ticinese di origine, italiano di adozione e giramondo per vocazione. La propone, colmando una vera lacuna, la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate (Mendrisio) dal 20 ottobre 2024 al 23 febbraio 2025, a cura di Sergio Rebora con il coordinamento scientifico di Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla.

Pinacoteca cantonale Giovanni Züst Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera

CARLO BOSSOLI. Pittore giramondo tra le corti reali e il magico Oriente

Fino al 23 Febbraio 2025

A cura di: Sergio Rebora
Coordinamento scientifico e organizzativo: Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla

Bossoli (Lugano, 1815 – Torino, 1884) è stato, a cavallo della metà dell’Ottocento, uno degli artisti più apprezzati, e contesi, in Europa. Le sue vedute, i suoi quadri evocativi di vicende storiche, i suoi ritratti erano apprezzati da re – dai Savoia alla regina Vittoria –, principi, dalla migliore nobiltà e dalla borghesia più sofisticata. Chi non poteva permettersi i suoi olii, bellissimi, o le sue tempere, magistrali, ne acquistava sul mercato, soprattutto inglese, le riproduzioni. Editori londinesi pubblicarono l’album “The War in Italy” nel 1859, dove raccontava la battaglia di Solferino e altri episodi della Guerra d’Indipendenza o “Wiew of the Crimea” (1853).
I Savoia, che lo elevarono a “pittore di storia”, gli commissionarono ben 150 tra tempere e litografie. Documentano le imprese ferroviarie del Regno, in particolare la nascita della Torino-Genova, ma anche altre vicende storiche. 105 tempere raccontano le guerre piemontesi e nazionali del 1859, 1860 e 1861, gli anni dell’Unità d’Italia: Bossoli segue l’esercito sabaudo sul campo e documenta come un “reporter” tutti gli eventi e le principali battaglie.
Se si volesse azzardare un connubio comunque parziale, Carlo Bossoli è stato l’Achille Beltrame del suo tempo. Nelle inconfondibili copertine della Domenica del Corriere, all’epoca diffusissima, Beltrame raccontava la cronaca. Una cronaca che spesso, anche grazie alla sua capacità, diventava Storia. Bossoli, in un mondo in cui a saper leggere era una minoranza, trasmetteva informazioni con le sue magnifiche tempere, affidandone la riproduzione e diffusione universale all’abilità dei grandi editori di Londra.

Bossoli è un pittore “girovago”. Si allontana ancora bambino, al seguito della famiglia, dalla natia Lugano a Odessa. Qui a mettere gli occhi sul giovane artista sono il governatore, conte Michail Voroncov, e sua moglie Elizaveta, che per abbellire la città affidarono lavori di grande prestigio anche ad altre maestranze ticinesi. Nel 1840 torna in Europa, a Milano, artista già di fama; qui documenta, come un vero e proprio reporter, gli avvenimenti delle Cinque Giornate del marzo 1848.
Nobili e ricchi borghesi gli commissionano vedute dei loro giardini e dei loro palazzi.
È un artista di successo, che però non riesce a resistere a lungo in nessun luogo. Di Paesi ne percorre tanti: Inghilterra, Irlanda, Russia, Spagna, Marocco…. Sono gli anni in cui la vecchia Europa si lascia travolgere dalla magia dell’Oriente e dell’Esotico e lui sa ricreare quelle atmosfere sospese tra sogno, leggenda e realtà in modo perfetto, avendole vissute da vicino e amate.
A contestualizzare l’arte di Bossoli, nella sezione dedicata all’esotismo, è ricreata una period room con arredi “alla turca” dell’ebanista piemontese Giuseppe Parvis e altri pezzi d’epoca provenienti dal Nord Africa e dall’Oriente.
Dal 1853 risiede a Torino, dove muore; per sua esplicita richiesta, riposa oggi nel cimitero Monumentale di Lugano, la patria che, nonostante la vita cosmopolita, non aveva mai smesso di frequentare e di amare.

Le sezioni della mostra
La prima sezione permette di rivivere, con opere provenienti da musei e da collezioni del Cantone, l’intenso rapporto tra Bossoli e il Ticino, l’amata Lugano in primis.
Si continua quindi con i viaggi e soggiorni in Italia, tra Roma, Napoli, Venezia, Genova e, naturalmente Milano, ancora capitale del Lombardo-Veneto: vengono qui rievocate le Cinque Giornate ma anche le Feste del Carnevale Ambrosiano ed altri luoghi o momenti.
Dall’Italia al mondo: Scozia, Irlanda. Spagna e soprattutto la Russia degli Zar, Crimea, Marocco, Tunisi: il Bossoli pittore giramondo. Vedute e scene di vita in cui cattura l’anima dei luoghi proponendoli ad un pubblico affascinato dall’esotismo, dalla sensualità di culture e società lontane. Rispetto al racconto degli altri, anche eccellenti, interpreti dell’Orientalismo europeo, Bossoli dimostra di saper andar oltre le esigenze della moda. Dei Paesi che visita coglie non solo vedute e storie ma fa propri anche i modelli pittorici, l’arte bizantina e araba in particolare.
Straordinaria la sezione riservata ad una delle “specialità” di Bossoli: la raffigurazione delle ville e soprattutto dei giardini dei suoi nobili committenti. Per i Litta Visconti Arese dipinge un intero ciclo, a documentare i loro tesori architettonici e soprattutto naturalistici. Così come fanno altre famiglie della nobiltà milanese.
Segue quindi una sezione tutta, intensamente, “torinese”. Alla Corte Sabauda Bossoli è ufficialmente il “pittore di storia” e a lui viene richiesto di eternare la nascita della linea ferroviaria tra Torino e Genova. A Torino, Carlo si costruisce un’affascinante dimora in stile orientaleggiante, a ricordo dei suoi numerosi viaggi, dove risiede con la sorella Giovanna e il nipote Francesco Edoardo (Odessa, 1830 – Torino, 1912). A quest’ultimo, pure artista, è dedicata una speciale sezione in mostra che raccoglie una scelta delle numerose vedute da lui realizzate per il CAI – Club Alpino Italiano nell’ambito di una collaborazione intensa e prolungata nel tempo. È Francesco Edoardo, appassionato di montagna, a pubblicare anche una serie di “panorami”, molto richiesti all’epoca, che riproducono la catena alpina.

Il catalogo
Al catalogo, interamente illustrato, che accompagna la rassegna, ha contribuito un gruppo di studiosi svizzeri e italiani che ha affiancato il curatore Sergio Rebora, offrendo contribuiti originali sui vari aspetti dell’arte di Bossoli: Riccardo Bergossi, Matteo Bianchi, Maria Cristina Brunati, Alberto Corvi, Paolo Crivelli, Luca Mana, Giorgio Picozzi.

La mostra riunisce più di 100 opere dell’artista e di suo nipote, a documentare tutti i molteplici aspetti della sua arte. Sono prestiti concessi da istituzioni pubbliche italiane e svizzere e da importanti collezioni private. Molte sono esposte per la prima volta.
Alla Züst, imperdibile, fino al 23 febbraio 2025.


Mostra e catalogo a cura di
Sergio Rebora

Coordinamento scientifico e organizzativo
Mariangela Agliati Ruggia
Alessandra Brambilla

Testi in catalogo di
Mariangela Agliati Ruggia (presentazione)
Riccardo Bergossi
Matteo Bianchi
Maria Cristina Brunati
Alberto Corvi
Paolo Crivelli
Luca Mana
Giorgio Picozzi
Sergio Rebora

Allestimento
Progettazione
Paola Tallarico
Studio it’s Architettura e Interni Sagl, Lugano

Direzione lavori e coordinamento
Paolo Bianchi
Alessandra Brambilla

Realizzazione
Dipartimento delle finanze e dell’economia
Sezione della logistica
con Piercarlo Bortolotti
e Desio Canzali

Assistenti alla segreteria, mediazione
e allestimento
Eleonora Mariotta
Beatrice Mastropietro
Monica Pagani
Leonardo Pomodoro
Micol Sofia Regazzoni
Andrea Sorze

Ufficio stampa
per la Svizzera:
Pinacoteca Züst
Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera
Tel. +41 (0)91 816.47.91
decs-pinacoteca.zuest@ti.ch
www.ti.ch/zuest
per l’Italia:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo Padova, Italia
Tel. +39 049.663.499 (Simone Raddi)
simone@studioesseci.net www.studioesseci.net