Auguri per un fiducioso inizio del 2025

Questi sono i migliori auguri ricevuti per le Feste. Li ha inviati Roberta Melasecca ad amici e colleghi. Certi che faccia piacere anche a lei, vorremmo condividerli con i lettori di Experiences, perché, come dice Roberta, “nell’Arte, come nel mondo dei bambini, ogni sguardo è una conquista, ogni caduta precede il nuovo tentativo”. E qui, nella redazione di Experiences ci sentiamo tutti “adulti bambini”. Auguri per un fiducioso inizio del 2025.

Cari amici e colleghi questo anno trascorso, vissuto nell’arte, nella poesia e nella scrittura così profondamente, ha cambiato ogni punto di vista, ha fatto decadere ogni certezza e ogni cosa è stata rifondata, appare rigenerata, come germogli appena nati. 

L’arte e la poesia hanno prodotto questo in me, donandomi la possibilità di osservare in modo rinnovato tutte le persone che amo, tutti quelli con cui ho lavorato e con cui ho vissuto e condiviso, nell’incontro sincero e veritiero, incardinato nella realtà della vita. 

Ed è questo che auguro e continuo ad augurare a me e a tutti Voi: ritrovare la bellezza e la sorpresa, così come scrissero quel giorno su di un quaderno di firme – “Un adulto serio non sa fare cose che fa un adulto bambino”   spostando il centro: da noi agli altri con noi, riscoprendo un sistema collettivo di tanti uno e di tanti molti. 

E nel condividere con Voi i progetti che mi hanno più emozionata, di seguito un testo che per me è diventato un manifesto

Roberta Melasecca

Presidente Associazione culturale blowart
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – Festival del Tempo
Ambasciatrice Rebirth Terzo Paradiso Cittadellarte Fondazione Pistoletto
Responsabile Progetti Speciali e Comunicazione Movimento VulnerarTe APS

Crescendo, a volte, perdiamo il potere immaginifico delle immagini e delle parole, quella capacità di plasmare mondi altri, diversi paesaggi, nuove frontiere, limiti inesistenti tra luoghi dello spirito e luoghi del presente. Crescendo perdiamo quella possibilità intrinseca di errare, di trovare nel fallimento la risorsa necessaria per realizzare visioni e istanze.

Quegli universi, che nell’infanzia era semplice far apparire anche in modo improvviso, sembrano non fare più parte della realtà della nostra vita. Eppure sono loro che ci consentono, in età adulta, di resistere agli accadimenti delle giornate, sono loro che aprono uno spazio di protezione nel quale possiamo sostare sereni, senza che nessuno ci spinga verso un baratro annunciato.

Solo l’Arte, nelle sue disparate forme, ridona queste possibilità, concede un luogo decantato da ogni remora e da ogni barriera, ci riporta ad un tempo ancestrale dove, perse le configurazioni infantili, con queste nuove sembianze da donna e da uomo, realizziamo quanto negli oscuri e limpidi desideri troviamo di più aderente alla nostra intima essenza.

Solo l’Arte, se corrisponde alla veritarietà del proprio esistere coincidente con la purezza del suo fautore, se è disposta a farsi vedere scarnificata da ogni orpello, se concede a sé di assorbire l’assolutezza del sublime che su di essa scende, se è inerme, senza difese, senza pretese, senza obiettivi, senza reciprocità, solo a tali condizioni diventa meccanismo di elaborazione del mondo, diventa materia che fonde le menti, diventa strumento che sconvolge e avvolge le genti; contemporaneamente riporta su di sé tutte le piaghe dell’umano restituendone i tremori e le fragilità, le fortezze e le esigenze. E si tramuta in “corpo” necessario, indispensabile, immancabile.

Senza l’Arte il mondo cadrebbe nel buio di un non-limite, in un deserto senza sole e senza dune, in una foresta senza linfe e senza voci, in una città senza il proprio senso specifico, e vivremo in non-città, in non foreste, in non-deserti, estranei e lontani. Irraggiungibili.

L’Arte, scevra da ogni condizione e condizionamento, è carne viva, “corpo” vero, transito che collega ogni essere esistente: da lei procede ogni comune, ogni spirito di comunità e collettività. Attraverso un processo di reiterazione delle istanze, ci trasla a quei momenti rimembrati, quando erano attimi di sorpresa, attimi di attesa, attimi di azioni dove nulla era pericoloso o attento, nulla era comodo e astratto, nulla di non immaginato non era effettiva realtà.

Nell’Arte, come nel mondo dei bambini, tutto è vivido ed essenziale; tutto scorre in pelle senza epidermide col rosso sangue mescolato a pigmenti e fluidi, a lacrime e sassi.

Nell’Arte, come nel mondo dei bambini, ogni sguardo è una conquista, ogni caduta precede il nuovo tentativo, ogni percorso non arriva mai alla fine ma solo all’inizio di una nuova giornata.

Sportello di rigenerazione poetica, foto @Vittoria Di Patre
Sara Ciuffetta – Costellazioni | Festival del Tempo 2024 Genova
foto @Viviana Ciammetti
Non è imperativo quello che il corpo urla come fatale | Monterotondo
foto @Vittoria Di Patre
IOSONOVULNERABILE di Sergio Mario Illuminato | Villa Altieri Roma
foto @Alessandro Spitale

Da Roberta Melasecca <info@melaseccapressoffice.it> 

Già pubblicato il 24 Dicembre 13:44


Hammershøi e i pittori del silenzio, per la prima volta in Italia al Roverella

Dal 22 febbraio al 29 giugno 2025 a Rovigo a Palazzo Roverella si terrà, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, e curata da Paolo Bolpagni, la prima mostra italiana dedicata a Vilhelm Hammershøi (Copenaghen, 1864-1916), che fu il più grande pittore danese della propria epoca, uno dei geni dell’arte europea tra fine Ottocento e inizio Novecento. 

HAMMERSHØI
e i pittori del silenzio tra il nord Europa e l’Italia
Rovigo, Palazzo Roverella
22 febbraio – 29 giugno 2025

Da pochi anni è in atto la sua riscoperta, e da personaggio quasi dimenticato Hammershøi è diventato uno dei più richiesti al mondo: nel mercato le quotazioni hanno raggiunto livelli strabilianti, con aumenti esponenziali osservabili addirittura di mese in mese; e i musei di tutto il globo si stanno contendendo le sue opere per organizzare retrospettive. Nel 2025 quella di Palazzo Roverella sarà non soltanto la prima mostra italiana dedicata al pittore danese, ma l’unica a livello internazionale. Ciò rende davvero eccezionale l’impresa rodigina, che si pone anche l’obiettivo di porre a confronto i capolavori di Hammershøi con opere di importanti artisti a lui contemporanei, con un occhio di riguardo – in tali accostamenti – all’Italia, ai Paesi scandinavi, alla Francia e al Belgio. In effetti ci sono elementi che accomunano gli appartenenti a questa poetica del silenzio, della solitudine, delle vedute cittadine deserte, dei “paesaggi dell’anima”. Però i visitatori scopriranno che in Hammershøi c’è qualcosa di più, di sottilmente inquietante, di angoscioso e forse addirittura di torbido: le sue donne sono ritratte quasi sempre di spalle; gli ambienti domestici, in apparenza ordinati e tranquilli, lasciano in realtà presagire o sospettare drammi segreti, o l’attesa di tragedie incombenti, con un senso claustrofobico.

La biografia stessa dell’artista, che viaggiò di frequente (in special modo in Italia, in Inghilterra e nei Paesi Bassi), ma in verità fu un uomo solitario, induce a riflettere su alcuni aspetti enigmatici: pur sposatosi, Hammershøi mantenne un rapporto strettissimo, quasi simbiotico, con la madre, tornando spesso a dormire da lei; la moglie e modella prediletta, Ida Ilsted, fu colpita da una grave malattia mentale; la sua pittura, che ispirerà il grande regista cinematografico Carl Theodor Dreyer, fu definita “nevrastenica”. Ce n’è abbastanza per attendere come un autentico e irripetibile evento la mostra di Palazzo Roverella.


Info:
Palazzo Roverella www.palazzoroverella.com
 
Fondazione Cariparo
dott. Roberto Fioretto – Responsabile Ufficio Comunicazione
roberto.fioretto@fondazionecariparo.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo +39 049 663499
Ref. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Editoria – È uscito Penny, il nuovo romanzo thriller di Sara Bontempi

“Penny” è un thriller psicologico originale e imprevedibile. Nasce come perfetta storia d’amore, per diventare all’improvviso qualcos’altro. E questo grazie all’abilità della scrittrice Sara Bontempi che unisce a questo giallo thriller una dose di romance, depistando il lettore.” – Dalla prefazione di Daniela Merola –

Vi presentiamo il nuovo romanzo, Penny, un thriller psicologico pubblicato da Atile Edizioni.

Questa storia indaga le profondità della mente umana e i misteri che possono celarsi dietro le apparenze, conducendo il lettore lungo un percorso di tensione e introspezione.

Penny è un romanzo che svela lentamente il suo lato oscuro, in un crescendo di tensione e mistero.
La storia ruota attorno a Penny e Marvin, due anime solitarie che si incontrano e si innamorano perdutamente, promettendosi amore eterno. La loro relazione sembra perfetta, un’oasi di felicità e serenità.

Marvin, tuttavia, soffre di sonnambulismo, un disturbo che inizialmente non sembra influire sulla loro vita di coppia.
Penny è affascinata da questo aspetto insolito di Marvin, vedendolo come un’ulteriore prova della complessità e profondità del suo amato.
Tuttavia, man mano che la storia procede, emergono segni inquietanti che suggeriscono che il sonnambulismo di Marvin potrebbe essere più di una semplice disturbo medico.

Un viaggio emozionante e avvincente nel cuore dell’amore e dell’inconscio umano, un racconto che esplora come le pulsioni nascoste e i segreti più oscuri possano minacciare anche i legami più forti.

Sara Bontempi, nata in provincia di Varese nel 1979 e attualmente residente nel Golfo dei Poeti, in Liguria, lavora come freelance offendo servizi di promozione editoriale ad autori e artisti.

Ha partecipato a diversi concorsi letterari, i suoi racconti sono stati inclusi in varie antologie, tra cui “Giappone Desire” e “Nippomania” (Idrovolante edizioni), “Racconti Vol.3 Alcova Letteraria” e “Diventa ciò che sei” di Atile Edizioni.

Ha pubblicato la guida “Golfo dei Poeti, a spasso per Lerici, San Terenzo, Tellaro” (2023) e il libro di ricette “Cucina senza frontiere: Viaggio gastronomico in versione senza glutine e senza lattosio”(2024)in self publishing.


Il suo romanzo d’esordio, “Il bacio sulla fronte” (2023 LFA Publishing), ha ricevuto il premio di merito “Spunti di analisi e dialettica” al XII Premio Letterario Internazionale di Poesie e Narrativa della Città di Sarzana 2024.

Disponibile nelle migliori librerie e store online.

La strategia di comunicazione dell’autrice Sara Bontempi è affidata a Sara Servizi Editoriali.

Web:  saraservizieditoriali.wordpress.com
Contatto: saraservizieditoriali@gmail.com


Da Sara Servizi Editoriali <saraservizieditoriali@gmail.com> 

I BIG RIVER celebrano ‘Mustang Hood’ a bordo di una ford mustang del 1967, ecco il videoclip

I BIG RIVER CELEBRANO ‘MUSTANG HOOD’ A BORDO DI UNA FORD MUSTANG DEL 1967, ECCO IL VIDEOCLIP

È disponibile su YouTube il videoclip di Mustang Hood’, title track del più recente album dei Big River uscito nel mese di aprile, prodotto da Fabio ‘Bronski’ Ferraboschi e supportato dall’ufficio stampa A-Z Press.

La pubblicazione dell’album Mustang Hood è stata accolta con curiosità dalla scena country e alternative-country portando la band ad esibirsi in tutta Italia, Germania, Svizzera, Slovenia e Croazia, scuotendo le anime dei puristi del genere e della stampa per il loro stile sperimentale.

Il videoclip di Mustang Hood è stato realizzato dagli stessi Big River in collaborazione con SlowMotion Studio (BO) con riprese effettuate sull’argine maestro del Po nella zona di Guastalla, al confine tra l’Emilia e la Lombardia, a bordo di una ruggente Ford Mustang del 1967.

Il video esplora il tema del viaggio, evocando l’immagine di terre sconfinate e orizzonti infiniti, tema profondamente intrecciato con il testo della canzone e che, come annunciano i Big River«racchiude in sé l’essenza e l’ispirazione che permeano tutto il lavoro, sia dal punto di vista delle sonorità che dei contenuti» e ancora «Il viaggio, la libertà, la voglia di scappare e una bellissima Ford Mustang del 1967. 

Il resto è musica. Il brano celebra l’arte di assaporare ogni istante nel presente.»

Big Riverin viaggio nella musica americana. Energia e una grande passione per la cultura americana si esprimono attraverso il sound che caratterizza la band.

Ispirato ai grandi interpreti del genere, i Big River propongono uno show decisamente country e alternative-country a cui aggiungono arrangiamenti e ritmiche elettroniche realizzati attraverso l’utilizzo di loop station, synth e campionatori, oltre agli strumenti classici del genere, alla ricerca di un’evoluzione e di una proposta musicale decisamente moderna e attuale.

La discografia dei Big River si compone di ‘Live Experience’ (2017), ‘Girl with Nails Painted Black’ (2021) e ‘Mustang Hood’ (2024).

Dal 2021 conducono Livin’ In Hazzard, un live podcast di divulgazione della cultura e della musica americana, ispirato alla serie originale “Hazzard“, con un tocco moderno che include discussioni, interviste ad ospiti speciali e molto altro.


Sito Web: www.bigriverband.com
Facebook: www.facebook.com/bigriverbandofficial
Instagram: www.instagram.com/bigriverbandofficial
YouTube: www.youtube.com/bigriverbandofficial
Spotify: https://open.spotify.com/


Ufficio Stampa A-Z Press
info@a-zpress.com

OSM – CONCERTO DI FINE ANNO – stasera nella città dei Sassi l’ultimo concerto del 2024

l Premio Paganini 2021 Giuseppe Gibboni violino solista nel Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op.35 di Čajkovskij apre l’ultimo appuntamento della stagione sinfonica 2024. L’Orchestra Sinfonica di Matera diretta dal Maestro Giovanni Minafra eseguirà anche celebri composizioni di Strauss.

STAGIONE CONCERTISTICA AUTUNNALE 2024
 
L’ORCHESTRA SINFONICA DI MATERA
SALUTA IL PUBBLICO CON IL
CONCERTO DI FINE ANNO
LUNEDI’ 30 DICEMBRE
ORE 20:30
AUDITORIUM RAFFAELE GERVASIO

Il virtuosismo del Premio Paganini 2021 Giuseppe Gibboni, che interpreterà l’accesa fantasia melodica del Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op.35 di Čajkovskij, e i valzer e le operette di Strauss per il Concerto di fine anno, ultimo appuntamento della stagione sinfonica 2024 dell’Orchestra Sinfonica di Matera. Il programma di sala scelto dal direttore artistico Saverio Vizziello è più di un saluto al pubblico dall’Orchestra Sinfonica di Matera, si preannuncia come uno dei più interessanti concerti del 2024.

Il Concerto di fine anno, sarà eseguito lunedì 30 dicembre – con inizio alle 20:30 – all’Auditorium Raffaele Gervasio, in piazza San Francesco d’Assisi a Matera.

A dirigere l’Orchestra Sinfonica di Matera sarà il Maestro Giovanni Minafra, docente titolare di cattedra al Conservatorio di musica “Egidio Romualdo Duni” di Matera, da oltre 20 anni è un affermato direttore d’Orchestra con al suo attivo più di millecinquecento concerti in Italia e all’estero.

Sul palco, ospite d’eccezione, il virtuoso del violino Giuseppe Gibboni. Allievo di Salvatore Accardo, Gibboni, nato in provincia di Salerno nel 2001, ha vinto il Premio Paganini nel 2021.

Sarà il violino solista Gibboni ad aprire la serata, eseguendo il Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op.35 di Čajkovskij. La difficoltà tecnica di questo concerto, che con passi spettacolari lo rende tra i più difficili esistenti per lo strumento ad arco, offre al solista ampia occasione di far valere le sue capacità di virtuoso.

Nella seconda parte del programma l’Orchestra Sinfonica di Matera è protagonista assoluta con tre celeberrimi brani di Johann Strauss: il valzer Il bel Danubio blu, il brano per orchestra d’archi Pizzicato Polka e infine l’operetta Il pipistrello. Musiche che rimandano immediatamente all’eleganza della corte viennese di fine Ottocento e della Belle Epoque e che da decenni sono le note che inaugurano l’arrivo del nuovo anno.

“Con il Concerto di fine anno vogliamo fare gli auguri in musica al pubblico dell’Orchestra Sinfonica di Matera – afferma la presidente della Fondazione Orchestra Sinfonica di Matera, Gianna Racamato – con questa serata concludiamo la stagione sinfonica 2024 e anche il primo triennio di attività dell’Orchestra. Un traguardo importante nel percorso che stiamo seguendo per ottenere il riconoscimento di Istituzione concertistico-orchestrale (ICO), un traguardo raggiunto grazie alla sensibilità degli enti locali, dal Comune alla Provincia di Matera e alla Regione Basilicata e del Conservatorio Duni di Matera, che sostengono l’Orchestra, oltre che dal Ministero della Cultura che ha ammesso l’Orchestra al percorso per il riconoscimento quale ICO Istituzione Concertistica Orchestrale e la sostiene attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus)”.

·      Lunedì 30 dicembre ore 20:30 – Auditorium Raffaele Gervasio – Matera
CONCERTO DI FINE ANNO
Giuseppe Gibboni – Violino
ORCHESTRA SINFONICA DI MATERA
Direttore: Giovanni Minafra

PROGRAMMA DI SALA:
·       Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893)
Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op.35
Allegro moderato
Canzonetta. Andante
Finale. Allegro vivacissimo
 
·       Johann Strauss (1825 – 1899)
Sul bel Danubio blu
Pizzicato polka
Il pipistrello
 
Informazioni su biglietti, prevendita e contatti:
 
Biglietti:
Ingresso singolo 10,00 €
Ingresso singolo ridotto studenti 5,00 €
 
Come acquistare:
Biglietteria:
·       Cineteatro Comunale Gerardo Guerrieri, in piazza Vittorio Veneto, 23 a Matera. Tutti i giorni dalle 18 alle 21.
·       Cartolibreria Montemurro, in via delle Beccherie, 69 a Matera. Dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 20:30.
Biglietteria on line:
·       https://www.webtic.it/#/shopping?action=loadLocal&localId=5493

La Fondazione Orchestra Sinfonica di Matera organizza e promuove le attività dell’Orchestra Sinfonica di Matera. Partecipata da Comune di MateraProvincia di Matera e Conservatorio Egidio Romualdo Duni di Matera che ne sostengono le attività.

A queste istituzioni si aggiungono: il Ministero della Cultura che ha ammesso l’Orchestra al percorso per il riconoscimento quale ICO Istituzione Concertistica Orchestrale e la sostiene attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), e la Regione Basilicata, che la sostiene con fondi regionali.

La stagione concertistica 2024, con la direzione artistica del Maestro Saverio Vizziello, è realizzata in collaborazione con: Curia Arcivescovile di Matera – Irsina, Fadiesis Accordion Festival, Festival Duni, Soroptimist Club Matera.


Sissi Ruggi
addetto stampa
dell’Orchestra Sinfonica di Matera – OSM
e-mail ufficiostampa@orchestrasinfonicamatera.it

Rovigo, Palazzo Roncale: Cristina Roccati, la donna che osò studiare fisica

Mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, a cura di Elena Canadelli, da una idea di Sergio Campagnolo.
A Rovigo, una mostra fa rivivere la vicenda di Cristina Roccati. Fu la terza donna a laurearsi al mondo e la prima “fuori sede” della storia. Insegnò la fisica di Newton, mentre scriveva poesie. L’ESA mette in orbita un telescopio spaziale a lei intitolato.

La donna che osò studiare fisica

Rovigo, Palazzo Roncale
6 dicembre 2024 – 21 aprile 2025

Rovigo ricorda Cristina Roccati, la donna che “osò” studiare fisica.

In Palazzo Roncale, dal 6 dicembre 2024 al 21 aprile 2025, la vicenda di questa giovanissima rodigina sarà rievocata da una esposizione promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con l’Accademia dei Concordi e il Comune di Rovigo, con la curatela scientifica di Elena Canadelli, da una idea di Sergio Campagnolo.

“Osò studiare”, perché all’epoca, che da un piccolo paese, Rovigo, che nel ‘700 contava su una popolazione di all’incirca 5 mila abitanti e su un’economia non certo tra le più fiorenti, una ragazza di appena 15 anni partisse per Bologna per studiarvi all’Università era cosa mai vista. E ancora più incomprensibile, e forse scandaloso, parve l’oggetto dei suoi studi: materie che esulavano dalle competenze proprie “delle donne”, sottolinea la curatrice. 

Anche se si era nel secolo dei Lumi, le università continuavano a essere palestra esclusiva per maschi benestanti. Al mondo, solo due donne avevano, all’epoca, raggiunto la laurea: Elena Cornaro Piscopia (1646-1684) e Laura Bassi (1711-1778), la prima all’Università di Padova, la seconda nell’Ateneo bolognese. 

E fu a quest’ultima che, nel 1747, a soli 15 anni, si rivolse Cristina. Giunse a Bologna scortata da una zia e dal suo maestro di casa, per studiare logica, filosofia, meteorologia, geometria e fisica, prima studentessa “fuori sede” della storia.  Il padre, con una decisione anch’essa controcorrente, aveva puntato su di lei anziché sul fratello.

“In un mondo senza donne come quello della scienza dell’epoca – afferma la curatrice, professoressa Elena Canadelli – la Roccati si laureò nel 1751, appena diciannovenne, e l’anno successivo si trasferì a Padova per continuare la sua formazione con lo studio dell’astronomia e della fisica di Newton. La sua carriera era in realtà iniziata dalla poesia erudita e d’occasione, composta per esempio per le nozze di personalità di spicco, un’attività che l’aveva fatta apprezzare non solo nella sua città natale, ma anche a Bologna e in altre accademie d’Italia. Amica dell’influente letterato rodigino Girolamo Silvestri, fu accolta nell’Accademia dei Concordi di Rovigo, importante cenacolo culturale e scientifico del tempo. Costretta a lasciare Padova già nel 1752, a causa dello scandalo finanziario in cui era stato coinvolto il padre, la giovane Roccati si dedicò da quel momento all’insegnamento della fisica nella sua città natale, rivolgendosi principalmente ai membri dell’Accademia dei Concordi, che nel 1754 la nominarono, non senza proteste e persino dimissioni polemiche, loro “Principe”.

“Dopo le vivaci esperienze a Bologna e Padova, la vita di Cristina Roccati trascorse sempre a Rovigo, dove portò la scienza galileiana e la fisica newtoniana, in lezioni che ci sono pervenute fino ad oggi e che ci restituiscono uno spaccato della scienza e della società del tempo”, anticipa ancora la curatrice.

“Nonostante le difficoltà, grazie a un confine non ben definito tra pubblico e privato, scienza e meraviglioso, nella seconda metà del Settecento alcune donne riuscirono a ritagliarsi un ruolo nella scienza. Si pensi a figure come la matematica Maria Gaetana Agnesi a Milano e la fisica Laura Bassi a Bologna, o, in Francia, alla matematica Émilie du Châtelet. Tra loro ci fu anche la rodigina Roccati”.

“La mostra restituisce la voce a una delle protagoniste di questa elettrizzante stagione della scienza, attraverso un percorso espositivo incentrato sulla riscoperta di questa figura dimenticata. Verranno raccontati anche alcuni aspetti storici e scientifici del Settecento, il secolo della ragione e dell’Encyclopédie, di Voltaire e della Rivoluzione francese, ma anche della diffusione delle teorie di Newton tra i non addetti ai lavori e della meraviglia suscitata da fenomeni naturali come l’elettricità. Negli anni della Roccati, la moda degli spettacoli di elettricità e di dimostrazioni sperimentali conquistò nobili e accademici in cerca di fama e notorietà, animando le serate di corti e salotti, mentre si moltiplicavano i primi libri di divulgazione scientifica, come Il Newtonianesimo per le dame (1737) dello scrittore di origini veneziane Francesco Algarotti o le Lezioni di fisica sperimentale (1743-48) del francese Jean Antoine Nollet”.

“Come per molte donne dell’epoca, dopo la sua morte un velo si è posato sulla sua vita e sulla sua opera, un velo che la mostra a Palazzo Roncale vuole sollevare per ripercorrere attraverso di lei i rapporti tra la scienza, la società e il ruolo delle donne nel secolo dei Lumi. A lungo le donne sono state escluse da percorsi istituzionali in campo scientifico e anche oggi il tema della presenza/assenza delle donne nella scienza continua a fare riflettere e discutere, con il permanere della disparità di genere nelle materie scientifiche”.

La figura della Roccati consentirà di approfondire in chiave storica questi temi di grande attualità. A lei è stato intitolato uno dei telescopi che verranno lanciati in orbita nell’ambito del progetto PLATO dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), la cui missione è individuare pianeti extrasolari simili alla Terra: una nuova avventura per una donna che nel Settecento ha dedicato la sua vita alla scienza e allo studio della natura.

Studio-Esseci-2025



Info: Palazzo Roncale www.palazzoroncale.com
 
Fondazione Cariparo
dott. Roberto Fioretto
Responsabile Ufficio Comunicazione
+39 049 8234834 – roberto.fioretto@fondazionecariparo.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo +39 049 663499
Ref. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Roma: Giardini di Piazza Albina e di Sant’Alessio

Con AVENTINO for FUTURE si giunge alla quinta edizione di OPENBOX, un progetto espositivo dell’Associazione Amici dell’Aventino*ETS, promosso con il Municipio I Roma Centro, che persegue le finalità statutarie di AdA* di custodia e valorizzazione dei luoghi del colle. Un progetto pilota incentrato sul dialogo tra la scultura contemporanea e i giardini dell’Aventino, che vuole dare la possibilità agli artisti di esporre le proprie opere in un contesto paesaggistico e storico unico.

OPENBOX5 – AVENTINO for FUTURE
Pino Genovese, Elisa Majnoni, Paola Romoli Venturi
 
Fino al 7 febbraio 2025

Giardini di Piazza Albina, Giardini di Sant’Alessio | Roma

L’evento di quest’anno porta l’attenzione sul tema della sostenibilità, delle trasformazioni ambientali e climatiche, la transizione ecologica con i relativi risvolti economici, politici e sociali, perché davanti alla catastrofe climatica, l’ecologia si interroga sulla possibilità della conservazione degli ecosistemi al collasso e sulla necessità di sopravvivere, accanto ad altri umani e non-umani, nelle rovine di un mondo che, forse, abbiamo già modificato in modo irreversibile.

Come è nel suo DNA, AdA* coglie l’occasione per valorizzare le sperimentazioni artistiche ed offrire al pubblico una panoramica sul ruolo dell’arte nell’ambito del dibattito in corso e segue il consiglio dell’ambientalista Bill McKibben:

What the Warming World Needs Now Is Art, Sweet Art

Una comprensione intellettuale dei fatti scientifici non è sufficiente. Se vogliamo apportare cambiamenti significativi dobbiamo coinvolgere l’altro lato del nostro cervello, la nostra immaginazione. Le arti visive sono il mezzo perfetto per descrivere l’urgenza, hanno il potere di fare eco alle sfide dell’umanità.

Come scrive Daniela Gallavotti Cavallero: «L’edizione di OpenBox5 di quest’anno 2024 intende contribuire, attraverso le opere collocate in piazza Albina e nel giardino di Sant’Alessio, alla consapevolezza della responsabilità individuale guardando agli esempi virtuosi del passato. Il pannello con l’Anfora di terracotta di Elisa Majnoni nel Giardino di Sant’Alessio può essere assunto come modello positivo ispirato al Monte dei Cocci, mentre il Cane che si morde la coda girando su se stesso senza    fine sopra un mandala mentre uno stormo di uccelli vola in cerchio sopra di lui traduce lo straniamento e l’ineluttabilità del modello contemporaneo. Fra i due momenti si colloca la figura antropomorfa del Pensatore, sospesa a mezz’aria come una divinità mitologica e protettrice. Ancora più esplicito è l’avvertimento di Paola Romoli Venturi con le installazioni Molti Molta Molte – Il luogo del delitto che si articola nella piazza, dove un nastro segnaletico delimita l’impronta di una grande balena, che si intuisce morta e rimossa, e L’Isola dell’Aventino – L’arma del delitto, nel giardino, dove giace lo stomaco del cetaceo, pieno di bottiglie di plastica la cui consistenza lattiginosa inganna e condanna gli animali del mare che la confondono con quella delle meduse. La scultura è realizzata con plastica endogena raccolta sul territorio dell’Aventino in collaborazione con gli allievi della scuola Giacomo Badini attraverso il laboratorio Salva la tua balena!. L’arma di difesa contro il pervasivo dominio dell’innaturale è il ritorno alla natura, alle forme e ai materiali primigeni suggerito da Pino Genovese con la sua Costellazione di pietre levigate scure e chiare racchiuse a una a una entro nodi di corda e appese contro il muro della chiesa di Sant’Alessio. E con lo scudo, L’Armatura di legni intrecciati appoggiata, per proteggere, sulla anomala escrescenza di un albero in piazza Albina.»


OPENBOX5 – AVENTINO for FUTURE
Pino Genovese, Elisa Majnoni, Paola Romoli Venturi
A cura di AdA-Cultura con Daniela Gallavotti Cavallero, Alessandro Olivieri, Mara van Wees
Testi di: Daniela Gallavotti Cavallero, Sandro Polo, Mara van Wees
Un progetto dell’Associazione Amici dell’Aventino
Promosso con il Municipio I Roma Centro

Inaugurazione 8 dicembre 2024 ore 10.30
Giardini di Piazza Albina, a seguire Giardini di Sant’Alessio – Roma
Vin d’honneur offerto da Casale Del Giglio

Fino al 7 febbraio 2025
Ingresso gratuito dalle 9.30 al tramonto

Associazione Amici dell’Aventino
info@aventino.org

Ufficio stampa Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it

ANGELICA E MIKE SPONZA: con ‘Shine’ torna la magia del Natale

ANGELICA E MIKE SPONZA: CON ‘SHINE’ TORNA LA MAGIA DEL NATALE

Da venerdì 13 dicembre è disponibile ‘Shine‘ il nuovo singolo di Angelica e Mike Sponza. Un brano dalle forti tinte pop e rhythm’n’ blues, pronto ad accendere le luci dell’atmosfera natalizia anche grazie al videoclip disponibile su YouTube.

Shine’ è il titolo del nuovo progetto di Mike Sponza, il talentuoso chitarrista e cantante triestino da anni tra le figure di spicco del blues italiano, in questa occasione a far da spalla alla brava cantautrice istriana Angelica Zacchigna.

Un brano nato con l’intento di riportare a galla nei nostri ricordi i magici momenti del Natale di quando eravamo bambini.

Ritrovare quell’entusiasmo contagioso, la magia e quella luce che ci faceva fremere all’arrivo del Natale, dimenticando – per un attimo – di essere degli adulti e diffondere quella meravigliosa atmosfera che ci faceva pregustare l’arrivo delle feste.

Con questo brano Angelica e Mike Sponza vogliono descriverci proprio quell’atmosfera, incoraggiando gli ascoltatori a credere nella magia del Natale, mantenendo la fede, l’amore e al speranza.

Un invito a restare svegli per percepirne tutta la magia.

Il testo di ‘Shine’ vuole sottolineare che a Natale tutti brilleranno, diffondendo amore e luce. Il messaggio principale di questa canzone è che l’amore è la forza che illumina il mondo.

Ad accompagnare Angelica in questo singolo natalizio una nutrita schiera di musicisti: Mike Sponza (chitarra), Francesco Cainero (basso), Moreno Buttinar (batteria), una sezione fiati composta da Francesco Minutello (tromba), Martin Dequal (tromba), Petar Matosevic (sax), Giorgio Giacobbi (sax), Elias Faccio (sax), Riccardo Pitacco (trombone e arrangiamento sezione fiati), con l’amalgama delle seconde voci di Nicole Pellicani ed Elena Vinci.


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Ufficio Stampa A-Z Press
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Augusto De Luca l’artista che cerca le chiavi per aprire la porta delle emozioni e delle sensazioni

Augusto De Luca, fotografo napoletano di fama internazionale, si è dedicato alla fotografia a partire dalla metà degli anni Settanta. Abbracciata la sua autentica passione, ha saputo conquistarsi il giusto rilievo nel panorama internazionale. Il suo stile, connubio tra realismo e suggestioni metafisiche, lo ha reso celebre soprattutto per i suoi ritratti. Uno dei più iconici è quello di Carla Fracci, fotografata in una villa napoletana con una grazia che va oltre il balletto. De Luca ha il dono di catturare l’anima dei suoi soggetti, rendendoli “veri” attraverso l’obiettivo.

Il ritratto di Carla Fracci, realizzato da Augusto De Luca nel 1991, è un gioiello della fotografia italiana. L’immagine è più di un semplice scatto: è un’istantanea di un’epoca, un omaggio alla bellezza e alla forza di una donna straordinaria. Le opere di De Luca sono oggi conservate in collezioni pubbliche e private in tutto il mondo, tra cui la Biblioteca Nazionale di Parigi e la Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina. Il suo lavoro continua a influenzare e ispirare il panorama della fotografia contemporanea.

Fra le sue molteplici opere, Augusto De Luca ci ha concesso un frammento emozionante, significativo momento di un ricordo importante della sua carriera di fotografo: il ritratto realizzato a Carla Fracci.

Scelsi il leone in primo piano perché ho sempre considerato la Fracci una guerriera caratterialmente e professionalmente ed anche perché il leone è il suo segno zodiacale.

AUGUSTO DE LUCA
Brevi note biografiche

Augusto De Luca, (Napoli, 1 luglio 1955) è un fotografo e performer. Ha ritratto molti personaggi celebri. Studi classici, laureato in giurisprudenza. È diventato fotografo professionista nella metà degli anni ’70. Si è dedicato alla fotografia tradizionale e alla sperimentazione utilizzando diversi materiali fotografici. Il suo stile è caratterizzato da un’attenzione particolare per le inquadrature e per le minime unità espressive dell’oggetto inquadrato. Immagini di netto realismo sono affiancate da altre nelle quali forme e segni correlandosi ricordano la lezione della metafisica.

Augusto De Luca è conosciuto a livello internazionale, avendo esposto in molte gallerie italiane ed estere. Le sue fotografie compaiono in collezioni pubbliche e private come quelle della International Polaroid Collection (USA), della Biblioteca Nazionale di Parigi, dell’Archivio Fotografico Comunale di Roma, della Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina (Pechino), del Museo de la Photographie di Charleroi (Belgio).

“Sono passati diversi anni, ma il ricordo di quell’incontro, la memoria di quel momento magico resterà per sempre. Erano i primi anni novanta, per essere precisi il 1991 e da poco era uscito in tutte le librerie il libro “Napoli Donna”, con i miei ritratti di trentasette importanti donne napoletane, accompagnati dalle interviste della giornalista Giuliana Gargiulo. Avendo avuto un notevole riscontro, io e Giuliana decidemmo di realizzare un altro libro, stavolta sulle donne di Milano, libro che però per vari motivi non fu mai pubblicato. Preparammo allora una scaletta di nomi illustri e la prima della lista era Carla Fracci. Il caso volle che dopo neanche un mese la stupenda ballerina insieme al marito Beppe Menegatti venissero a Napoli proprio da Giuliana che li ospitò. Ricordo bene infatti che la conobbi ad una cena in casa sua. Le proposi di partecipare al progetto e lei ne fu subito entusiasta. Era andato tutto bene… però la Fracci sarebbe rimasta a Napoli pochi giorni, io dovevo subito trovare una location e soprattutto decidere come fotografarla. Cominciai allora a documentarmi e a cercare…. leggendo la sua biografia capii dalla data di nascita che il suo segno zodiacale era il leone, un segno che le calza a pennello; infatti io l’avevo sempre considerata una donna molto forte, una vera guerriera, caratterialmente e professionalmente. Mi ricordai allora che a casa della mia amica Valeria Carità, in un antico palazzo a Monte di Dio, avevo visto un grande leone di pietra. Immediatamente organizzai tutto e il giorno dopo io e la Fracci ci recammo in quella lussuosa casa. Lei era bellissima, delicata ed eterea come una porcellana cinese e indossò lo stupendo vestito merlettato che si vede nella foto. Dopo qualche prova e pochi scatti capii che avevo la foto giusta. Finalmente potevo rilassarmi. Passammo un po’ di tempo a chiacchierare e poi la riaccompagnai. La rividi a Milano perché venne ad una mia mostra fotografica al “Diaframma” in via Brera. Le diedi il suo ritratto e lei subito mi disse: «Bella…..e poi il leone è il mio segno zodiacale», capii di aver fatto centro.”


Un omaggio da parte di  Augusto De Luca <delucaaugusto885@gmail.com> 

Una proposta originale e provocatoria ideata da Roberto Panizza

Grazie al visionario chef Roberto Panizza “re del pesto” arriva sulle nostre tavole il Gauche Caviar, un caviale che rompe le righe, perfetto per chi vuole unire lotta di classe e alta cucina. 

Gauche Caviar il caviale “di sinistra” è naturalmente una “provocazione culinaria“. Il prodotto non è brevettabile e non è un brand. È modo di dire… un luogo comune, come “radical chic”.

A Genova nasce il caviale “di sinistra” il Gauche Caviar

Una nuova linea culinaria targata Palatifini proveniente dal caviale di Storione Bianco.

Una proposta originale e provocatoria ideata da Roberto Panizza, creativo gastronomo genovese 

Ideatore del Campionato Mondiale del Pesto genovese al Mortaio (giunto alla 10a edizione), Panizza ha colto nello spirito dell’attualità anche politica, l’idea “goliardica” di dare questo nome e questa grafica, con tanto di falce e martello su sfondo rosso, a questa eccellenza proveniente dal mondo ittico.

“Gauche Caviar” è una provocazione che mescola lusso e ideali, incarnando il paradosso di uno stile di vita glamour che spesso sfugge all’autocritica.Non si tratta solo di un prodotto, ma di una dichiarazione e un invito a vivere il piacere gastronomico con una consapevolezza ribelle. 

Una nuova idea regalo per il proprio capo/a, il proprio partner, per una festa, un compleanno, un prodotto originale di classe, anche da donare al proprio avversario politico.

Panizza riprende l’espressione “radical chic” per affrontare con leggerezza temi più profondi, come le divisioni ideologiche che si riflettono anche nella gastronomia. Da sempre, il dibattito culinario contrappone tradizione e innovazione, vini naturali e convenzionali. Oggi, il confronto si amplifica sui social media, dove spesso il pensiero critico cede il passo ai pregiudizi. 

Chi ha detto che il lusso non può avere un’anima ribelle? Questo caviale è dedicato a chi vuole vivere la propria passione per il buon cibo senza rinunciare a un tocco ironico e dissacrante. Lo storione bianco, che commercializzo già da 30 anni con un’altra etichetta, caratterizza alla perfezione questo caviale “rivoluzionario“, grazie al suo sapore elegante ma allo stesso tempo deciso. Un vero caviale che è simbolo di un paradosso: perché il caviale è una questione di classe, ma qui lo facciamo alla nostra maniera, con il sorriso. Con Gauche Caviar uniamo un gusto elitario con lo spirito del gioco” dichiara Panizza.

Gauche Caviar nasce dallo Storione Bianco (Acipenser Transmontanus), una specie originaria del Nord America, nota per le sue dimensioni imponenti e la carne chiara. Questo caviale italiano rappresenta un’eccellenza dell’acquacoltura mondiale grazie alla qualità straordinaria dell’acqua utilizzata negli allevamenti. Filtrata naturalmente da strati di ghiaia e sabbia, l’acqua è limpida, fresca d’estate e temperata d’inverno, garantendo condizioni ottimali per una produzione costante e di altissimo livello. Dal sapore deciso e raffinato, il caviale è perfetto per arricchire primi piatti, antipasti e ricette che richiedono un condimento di qualità superiore. La sua versatilità lo rende ideale anche per abbinamenti con champagne, spumanti brut metodo classico, vodka bianca, offrendo un’esperienza di gusto intensa e indimenticabile. 

Per una ricetta ribelle: Patate e Caviale Ingredienti4 patate piccole, sale, olio extravergine di oliva, prezzemolo riccio, Caviale Gauche Caviar. Preparazione: Lessate le patate in acqua leggermente salata.  Sbucciatele e disponetele nei piatti. Schiacciatele grossolanamente con una forchetta, quindi conditele con un filo d’olio. Aggiungete una generosa dose di caviale e guarnite con prezzemolo. Un piatto semplice ma raffinato, perfetto per esaltare il sapore unico del caviale “Gauche Caviar”. 


Creativo e vulcanico, Roberto Panizza, è cresciuto con una mamma che preparava un pesto perfetto. Per il successo che una salsa lontana dall’originale stava avendo nel mondo, ha messo tutte le sue energie nel comunicare la vera ricetta ideando il Campionato Mondiale di Pesto Genovese al Mortaio, che si celebra ogni 2 anni con la gara della finalissima dei 100 concorrenti selezionati nel mondo, presso Palazzo Ducale di Genova. Non contento di accogliere candidati da ogni angolo del globo, insieme al fratello Sergio ha aperto Il Genovese – nella centralissima via Galata 35 rosso. È una piccola trattoria di piatti tipici locali frequentata anche da vip “Quando ho cominciato ad interessarmi ai prodotti locali e a venderli, battendo con cura e con gola le valli della Liguria, ero convinto del successo dei sapori autentici, ho iniziato con un grande anticipo rispetto alle evoluzioni odierne del mercato gastronomico, seguendo una mia convinzione. Ascoltando le richieste dei nostri clienti avevo notato che c’era desiderio di regalare sapori autentici, magari in confezioni regalo, ma negli anni Novanta tutto questo non esisteva. Così ho creato le prime confezioni regalo in vendita in negozio e distribuite anche attraverso l’e-commerce Palatifini (palatifini.it), probabilmente il più vecchio d’Italia tra quelli in attività, nato nel 1999”. Da circa 25 anni si sono focalizzati nel creare un sistema di regalistica aziendale per raggiungere tutto il mondo a prezzi contenuti, con imballaggi che evitano le rotture studiati e realizzati da loro. «Abbiamo abolito il cesto in vimini, a favore di eleganti scatole fatte su misura con decori in puro stile genovese. Ad oggi palatifini.it spedisce in tutta Italia, Europa e nel mondo decine di migliaia di spedizioni annuali ed è uno dei siti di riferimento per i prodotti di qualità. Una piattaforma con oltre 3000 referenze, disponibile in 4 lingue, con oltre 1.500.000 visualizzazioni di pagina annuali con un’attenzione efficiente nei confronti del cliente. Insieme al sito, l’azienda è presente sul market place di Amazon, dove spedisce in tutta Italia senza mai fermarsi, il pesto di Rossi 1947. Ad oggi il suo pesto è tra i più amati sia in Italia che all’estero. La rivista Gambero Rosso lo ha definito il miglior pesto fresco, rientrando così nei top italian food 2023.


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