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  ANTONELLO
DA MESSINA
 
   
  VITA E OPERE
   

Antonello da Messina, artista non per caso

 

Antonello e le nuove tecniche fiamminghe

 

Come sfondo dei dipinti, lo Stretto

 

Antonello e la sua ricerca personale

 

I toni cupi della fede dell'artista

 

Il polittico del convento di Santa Maria

 

La capacità raggiunta lo fa conoscere ovunque

 
Ultimi capolavori di un grande Maestro

   
  EXCURSUS DEI DIPINTI
   

Parte prima 1455-1475

 

Parte seconda 1473-1476


Parte terza 1474-1479

 

 
   
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ANTONELLO
 
     
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 A cura di Daniela Daino 
 

Fra le opere “siglate”, il Salvator Mundi del 1465, FOTO 12. dove sul foglio “appuntato” al parapetto si legge: “Millesimo quatricentessimo sext sage/ simo quinto VIII indi Antonellus/ messaneus me pinxit”. Un’immagine devozionale che emerge dal fondo scuro con uno sguardo fisso e penetrante e  con la mano in segno di benedizione. Tutto è solenne, la scelta dei colori, la posizione frontale del viso, le dita della mano leggermente piegate che suggeriscono il movimento, i riccioli dei capelli che scivolano, impalpabili, sulla spalla del Cristo. Gli stessi accorgimenti sono stati adottati, ma con più precisione e raffinatezza nel Cristo alla colonna del 1476.

La sofferenza è palesata dallo sguardo rivolto al cielo, dalle lacrime che bagnano il volto segnato e che si mescolano alle gocce di sangue, dalla bocca socchiusa che sembra sussurrare qualcosa. Qui i capelli sono più che reali, ogni ciocca e ogni ricciolo danno l’impressione di essere stati eseguiti ognuno singolarmente, così come con precisione e accuratezza è stata eseguita la barba dorato-rossiccia. Tutto un insieme di accorgimenti che sono utili per dare maggiore enfasi al messaggio di dolore che Antonello vuole trasmettere allo spettatore, per farlo partecipare all’opera.
Sono sempre testimonianza di questo periodo, due tavolette raffiguranti una S. Gerolamo Penitente, l’altra la Visita dei tre angeli ad Abramo.

I toni cupi di entrambe le opere, la doratura che le incornicia e i particolari della natura intorno sono di origine nordica, e sembra ipotizzata l’appartenenza di entrambe le tavolette ad un unico lavoro, forse un polittico, ma non se ne ha conferma in alcun documento. E’ vero che i legami fra le due composizioni risultano evidenti, ma sono tratti caratteristici dello stile antonelliano che si va perfezionando adottando le lezioni fiamminghe, vaneykiane in particolare.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

   
 
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