A
Palermo, nella Galleria Regionale
della Sicilia sono conservate tre
tavole singole, ognuna
rappresentante un santo; si
ipotizza che facciano parte del
sopra citato Polittico ma è solo
un’ipotesi che non è mai stata
confermata da alcun documento
attendibile.
Ad un solo
anno di distanza Antonello è
impegnato in una nuova commissione
da parte del Signore Giuliano
Maniuni: l’Annunciazione di
Palazzo Acreide, oggi visibile
all’interno di Palazzo Bellomo a
Siracusa. Anche se lo stato
conservativo dell’opera non è dei
migliori, si possono
ugualmente sottolineare quei
caratteri distintivi della mano di
Antonello. I volti della Vergine e
dell’angelo annunziante sono
semplici e pieni di freschezza,
come i volti semplici della gente
del Sud. I colori rispecchiano la
predilezione dell’artista per i
toni caldi e morbidi della sua
terra. Gli insegnamenti
inseguiti durante i suoi piccoli
viaggi sono pienamente
manifestati: sia l’uso della
prospettiva pierfrancescana, con
l’inginocchiatoio della Vergine
visto di scorcio, sia l’analisi
minuziosa dei paesaggi al di là
delle finestre prettamente
fiamminghe, attraverso le quali si
riescono ad intravedere persino
delle piccole figure in cammino
lungo un sentiero
FOTO 22., rivelano la voglia e
la capacità da parte di Antonello
di adattarsi ai nuovi codici e
assimilarli senza troppe
difficoltà.
Di un
anno più tardo risulta il S.
Gerolamo nello studio dove si
ripetono gli stessi codici
prospettici del precedente lavoro,
qui però la buona manutenzione
dell’opera ci permette di
analizzare più da vicino e con
occhio più attento le grandi
capacità di Antonello, tanto che
in passato la stessa è stata
attribuita a Jan Van Eyck, per la
precisione dei dettagli anche in
lontananza. Sembra quasi di
riuscire ad entrare nella stanza
per leggere dallo stesso libro
sorretto dal Santo, o ancora
percorrere i due corridoi laterali
per respirare quell’aria che
sembra palpabile. Le piastrelle
del pavimento, la coda del pavone
in primo piano, la veste del Santo
che scivola dalla seduta e gli
uccelli in volo al di là delle
finestre sullo sfondo sembrano più
che reali.
Le sue
capacità sono ormai ben affinate e
i ricchi committenti non tardano a
contattarlo. Le grandi doti di
Antonello sono ormai conosciute e
apprezzate da molti, tanto da
essere richiesto a Venezia, nel
1475, per ordine del patrizio
Pietro Bon, ad eseguire “La Pala
di S. Cassiano” per la chiesa
omonima. Ne risulterà una
composizione talmente maestosa e
possente da divenire l’opera
principale dell’artista, intesa
come uno dei massimi capolavori
del rinascimento. Ai volti
semplici, freschi e ben definiti
si accompagna uno studio attento
dei dettagli e dei particolari che
solo uno studio condotto sui
grandi artisti fiamminghi poteva
permettere. La veste della
Madonna, il bicchiere o la frutta
sono piccoli segnali che
confermano la tesi del viaggio
nelle Fiandre. Eppure tutta la
composizione risulta piuttosto
familiare, gesti semplici e volti
umani che prendono forma e ti
accolgono nel loro mondo. Tutto è
sereno, in ordine. La quiete è
nell’aria, si riesce a
percepirrla, e l’occhio attento
del Santo alla destra della
Madonna in trono sembra dirci di
non compromettere questo stato di
silenzio, di pace.
Dello
stesso anno è la Vergine
Annunziata, oggi visibile a
Palermo nella Galleria Regionale
della Sicilia. L’immagine del
giovane volto contornato dal manto
azzurro, comunica un forte senso
di pace. Come nella già citata
Annunziata di Palazzo Bellomo, la
Vergine ha dinanzi un testo, dalle
pagine semiaperte, anche questo è
visto di scorcio.
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