Agata Giovanna
Piccolo di Calanovella, sensibile, saggia, equilibrata, a
differenza degli altri due fratelli (Casimiro e il famoso poeta
Lucio) ha viaggiato molto poco, sempre accanto alla madre, con
la quale aveva instaurato un forte legame affettivo. La passione
per la cucina le viene trasmessa proprio da lei, la principessa
Teresa, abbonata a “La cucina italiana”, la
prima rivista di arte culinaria per fondazione e diffusione.
Così Agata Giovanna, per gli ospiti di famiglia prepara
appetitosi pranzi, ispirandosi alla tavola dei “Gattopardi”,
citata in alcune memorabili pagine del cugino Giuseppe Tomasi di
Lampedusa. Cucina elaborata e ricca di sapori. Agata Giovanna
ha, per di più, vaste e salde radici nel
mondo antico della gastronomia siciliana. Ha una signorilità
autentica, che contraddistingue il suo stile di vita. Non
smentisce la sua indole, quando riprende da
“La cucina italiana” (e ne conserva ordinatamente i ritagli di
giornale) i pranzi di Natale e di Capodanno. Possono essere
considerati alla stregua dei banchetti della nobiltà siciliana,
di quella nobiltà autentica, che non è solo antico retaggio,
opulenza, raffinatezza, ma sensibilità d’animo, apertura
mentale. In questi pranzi vengono utilizzati prodotti non sempre
isolani. Le verdure provengono, però, dai suoi orti, gli agrumi
dai suoi giardini. I paté, i canapè,
testimoniano, invece, le influenze francesi,
dato che la bisnonna era vissuta per lungo tempo a Parigi. Nella
libreria di famiglia sono numerosi i testi di cucina in lingua
francese. Fra tutti i piatti, salta all’occhio la minestra di
Natale, oggi rara, ma davvero unica nel suo gusto. Proviamo a
scorrere, dunque, questi menu delle feste di fine anno e a porre
attenzione alle relative ricette. Proviamo a consumare così
(mentalmente) fra candelabri, splendidi argenti, cristalli e
porcellane, questi preziosi piatti, ricchi di
ingredienti e profumi. A Villa Piana di Capo d’Orlando, con la
famiglia del poeta Lucio Piccolo, grazie ad Agata Giovanna,
riviviamo il rito magico della tavola in quel Natale del ’36.
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