Dal MAD di Parigi: Il gioco dell’arredamento per ripercorrere una storia degli stili e delle tendenze

Attraverso le collezioni del Museo delle Arti Decorative di Parigi, sotto l’occhio benevolo dei suoi mecenati, scoprite l’appassionante storia dell’arredamento, cercando di associare ogni mobile al suo periodo storico. Si parte dall’età medievale e si arriva ai nostri giorni, secondo una scansione temporale ben precisa: Medioevo, Rinascimento, Stile Luigi XIII, Luigi XIV, Reggenza, Luigi XV, Transizione, Luigi XVI, Direttorio/Consolato, Impero, Restaurazione, Luigi-Filippo, Secondo Impero, Art Nouveau, Art Déco, Modernismo, Anni 1940-1950, Anni 1960-1970, Anni 1980-1990, Anni 2000-2020.

Per giocare basta cliccare sulle icone in alto, che rappresentano gli oggetti da collocare nell’ambiente: orologi, lampade, sedute, mobili dalla differente funzione, tavoli. Scegliete il pezzo che vi pare rispondente al periodo e trascinatelo sull’immagine. Sarà quello giusto oppure sarà sbagliato? Per saperlo, cliccate l’icona delle informazioni: comparirà una scheda esplicativa che spiegherà origine, data, autore, struttura costruttiva, materiali, particolarità. Una scheda davvero illuminante per illustrare le collezioni museali di cui i vari elementi sono tratti.

Ogni periodo è, inoltre, accompagnato dalla figura di uno degli studiosi-collezionisti più impegnati sull’argomento, i quali hanno donato la propria collezione d’arte al museo parigino: Émile Peyre, Jules Maciet, Moise de Camondo, Alexandrine Grandjean, Henri Bouillet, Georges Hoentschel, Louis de Polignac, Niki de Saint-Phalle.

Il gioco è nato dalla collaborazione creativa tra il team di MAD, l’agenzia Mosquito e lo studio di sviluppo 23Forward. Gli interni sono stati realizzati grazie ai disegni di Laurent de Commines, e i mecenati ritratti da Flo’ch. Un lavoro eccellente che sa dimostrare come i musei possano giocare anche la carta della digital gamification per interessare online il proprio pubblico.

È giunto il momento di divertirsi. Il gioco non è per niente facile, come si potrebbe pensare. In compenso, è disponibile in quattro modalità: bambino, dilettante, esperto, libero. Si può affrontare la sfida da soli oppure divertirsi in compagnia. È sicuramente un modo avvincente… e istruttivo per ripercorrere le diverse tendenze e movimenti stilistici succedutisi nel corso del tempo. Le istruzioni su come giocare si possono trovare cliccando in alto a sinistra nella pagina di ciascuno stile. Buon divertimento.

IMMAGINE DI APERTURA – Uno degli ambienti del gioco

Max Ernst – L’éléphant Célèbes

L’éléphant Cèlèbes, 1921, Tate Modern, Londra

IL DIPINTO

L’éléphant Célèbes, o Elefante Celebes, Elefante di Celebes e Celebes, è un dipinto (125 × 108 cm, olio su tela) del pittore Max Ernst, realizzato nel 1921 e situato nella Tate Modern di Londra. Oltre ad essere stata un’opera che fece da ponte fra lo stile dadaista e quello surreale di Ernst, Celebes è uno dei suoi primi dipinti a sfruttare la tecnica del “collage pittorico”, che simula l’accostamento di numerosi frammenti cartacei fra loro. Nell’opera è raffigurata un’imponente e grottesca creatura tondeggiante con due gambe massicce e una lunga protuberanza che collega il suo corpo alla piccola testa. Sulla sua “cima” è presente un motivo bizzarro che è forse impossibile da associare a qualcosa di esistente. Alla destra del mostro sono visibili un nudo femminile senza testa con il braccio destro sollevato e, dietro di lei, una struttura verticale composta di motivi geometrici. Sebbene vi siano delle nuvole sulla parte superiore del dipinto, la presenza di due pesci in alto a sinistra fa supporre che sia ambientato in un fondale marino.

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Max Ernst

L’ARTISTA

Max Ernst (Brühl, 2 aprile 1891 – Parigi, 1º aprile 1976) è stato un pittore e scultore tedesco naturalizzato francese. Viene considerato uno dei maggiori esponenti del surrealismo, pioniere della tecnica pittorica del grattage e del frottage. Max Ernst nasce a Brühl, vicino a Colonia dal pittore per ciechi Philipp Ernst, che ritrasse il piccolo Max come Gesù bambino all’età di cinque anni, e da Louise Kopp.[5] Nel 1909 si iscrive all’Università di Bonn per studiare filosofia, frequentando anche dei corsi rivolti alla psicologia e all’arte degli alienati, ma abbandona presto questo indirizzo per dedicarsi al mondo dell’arte. Nel 1912 fonda, assieme ad August Macke il gruppo “Das Junge Rheinland”, esponendo per la prima volta a Colonia alcune sue opere alla Galerie Feldman.[6] Questa città, due anni dopo, gli farà conoscere Hans Arp, con il quale stringerà un’amicizia che durerà tutta la vita.

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René Magritte – Gli amanti

Les Amants, 1928, MoMA, New York

IL DIPINTO

Gli amanti (Les Amants) è un dipinto di René Magritte del 1928, realizzato con la tecnica dell’olio su tela (54cm x 73cm). Dell’opera esistono due versioni, entrambe datate 1928. La prima attualmente è conservata presso la National Gallery of Australia, mentre la seconda donata dal collezionista privato Richard S., si trova al MoMA di New York. Quella del MoMA di New York è la versione più famosa di un tema, quello degli amanti, che ricorre spesso nella pittura di Magritte di quegli anni. Infatti esistono molte rappresentazioni realizzate dal pittore belga che hanno per soggetto un uomo e una donna affiancati, con il volto scoperto, oppure, in numero maggiore, con il volto coperto da lenzuoli bianchi. Ritroviamo il lenzuolo bianco in un’altra opera del pittore intitolata Storia centrale (1928) in cui non sono più due amanti ad avere il volto coperto, ma solo una figura femminile. Secondo molte interpretazioni il filo conduttore di queste opere sarebbe da rintracciare nel suicidio della madre del pittore avvenuto nel 1912, quando l’artista aveva solo 14 anni. La donna si gettò nel fiume Sambre con una camicia da notte avvolta sulla testa. Secondo altre interpretazioni, invece, il volto coperto viene associato all’ossessione che il pittore aveva di coprire i volti anche nella vita reale.

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René Magritte in una fotografia di Lothar Wolleh

L’ARTISTA

René François Ghislain Magritte (Lessines, 21 novembre 1898 – Bruxelles, 15 agosto 1967) è stato un pittore belga. Insieme a Paul Delvaux è considerato il maggiore pittore del surrealismo in Belgio. Dopo iniziali vicinanze al cubismo e al futurismo, il suo stile s’incentrò su una tecnica raffigurativa accuratissima basata sul trompe l’oeil, alla pari di Salvador Dalí e di Delvaux, ma senza il ricorso alla simbologia di tipo paranoide del primo o di tipo erotico-anticheggiante del secondo. Ma René Magritte, detto anche le saboteur tranquille per la sua capacità di insinuare dubbi sul reale attraverso la rappresentazione del reale stesso, non avvicina il reale per interpretarlo, né per ritrarlo, ma per mostrarne il mistero indefinibile. Intenzione del suo lavoro è alludere al tutto come mistero e non definirlo. Nato a Lessines, Belgio, nel 1898, il padre Léopold Magritte era un sarto. Da giovane si trasferisce più volte con la famiglia: nel 1910, all’età di 12 anni, si trasferirono a Châtelet, dove sua madre Régina Bertinchamps, due anni dopo, nel 1912, morirà gettandosi nel fiume Sambre. Secondo una versione ricorrente, di cui non è chiara la veridicità, venne ritrovata annegata con la testa avvolta dalla camicia da notte; questo fatto sarebbe rimasto particolarmente impresso in alcuni suoi dipinti come L’histoire centrale, Les amants e Le fantasticherie del passeggiatore solitario.

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Gustav Klimt – Danae

Danae, 1907-1908, collezione privata, Graz

IL DIPINTO

Danae è un dipinto a olio su tela (77×83 cm) realizzato tra il 1907 e il 1908 dal pittore austriaco Gustav Klimt. L’opera si trova a Vienna, alla Galerie Würthle. Klimt affronta un soggetto tratto dalla mitologia greca antica: Danae fu fecondata nel sonno da Zeus, trasformatosi in pioggia d’oro. L’artista rinuncia alla consueta struttura verticale a favore di uno sviluppo ellittico, giocando con un taglio particolare dell’immagine quasi deformante. Infatti la donna è rappresentata rannicchiata in primo piano, ripiegata su sé stessa, avvolta in una forma circolare, che rimanda alla maternità e alla fertilità universale.

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Gustav Klimt nel 1905

L’ARTISTA

Gustav Klimt (Vienna, 14 luglio 1862 – Vienna, 6 febbraio 1918) è stato un pittore austriaco, uno dei più significativi artisti della secessione viennese. Gustav Klimt nacque il 14 luglio 1862 a Baumgarten, allora sobborgo di Vienna, secondo di sette fratelli (quattro femmine e tre maschi):[1] il padre Ernst Klimt (1834-1892), nativo della Boemia, era un orafo,[2] mentre la madre, Anna Finster (1836-1915), era una donna colta e versata nella musica lirica. Tutti i figli maschi della famiglia Klimt riveleranno in futuro una forte inclinazione per l’arte: i fratelli minori di Gustav, Ernst e Georg, diverranno anch’essi pittori. Frequentò per otto anni la scuola primaria nel settimo distretto comunale di Vienna[3] e successivamente nel 1876, malgrado le pressanti ristrettezze economiche, il quattordicenne Gustav venne ammesso a frequentare la scuola d’arte e mestieri dell’Austria (Kunstgewerbeschule), dove studiò arte applicata fino al 1883, cominciando a informare personali orientamenti di gusto e imparando a padroneggiare diverse tecniche artistiche, dal mosaico alla ceramica, nel rispetto dei canoni accademici e della storia dell’arte del passato; fondamentale fu qui l’influenza esercitata da Ferdinand Laufberger e Hans Makart, sui quali condusse i primi studi.

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Charles Rennie Mackintosh – Willow Tearooms

La Willow Tearooms in Sauchiehall Street, Glasgow

L’INTERVENTO ARTISTICO

Le Willow Tearooms sono delle sale da tè situate al numero 217 di Sauchiehall Street, a Glasgow in Scozia, progettate dall’architetto di fama internazionale Charles Rennie Mackintosh. Aprirono nel 1903 e guadagnarono in breve un’enorme popolarità, divenendo le più celebri sale da tè della città, tra quelle che aprirono a cavallo tra XIX e XX secolo. Agli inizi della sua carriera, nel 1896, Mackintosh incontrò Catherine Cranston, nota anche come Kate Cranston o semplicemente Miss Cranston, un’intraprendente donna d’affari locale figlia di un mercante di tè di Glasgow e fermamente convinta delle tesi anti-alcool promosse dal Movimento per la temperanza. Il Movimento iniziò ad acquistare popolarità a Glasgow a cavallo dei due secoli, e Miss Cranston concepì l’idea di una serie di art tearooms (sale da tè artistiche), dove le persone potessero incontrarsi per rilassarsi e sorbire bevande analcoliche in diverse stanze all’interno dello stesso edificio. Questo fu l’inizio di una lunga collaborazione lavorativa tra la Cranstone e Mackintosh. Negli anni tra il 1896 ed il 1917, l’architetto progetterà e curerà gli interni di tutte e quattro le sale da lei gestite, spesso in collaborazione con la moglie Margaret. Mackintosh venne contattato da Catherine Cranston per disegnare le decorazioni murali delle nuove Tearooms di Buchanan Street, Glasgow, nel 1896. Queste sale erano state progettate e costruite da George Washington Brown di Edimburgo, mentre gli interni e gli arredi erano stati curati da George Walton. Mackintosh disegnò i fregi a stampo raffiguranti coppie opposte di figure femminili allungate circondate da rose, per la sala dedicata alle signore, la sala da pranzo e la galleria dei fumatori.

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Charles Rennie Mackintosh (1868-1928)

L’ARTISTA

Charles Rennie Mackintosh (Glasgow, 7 giugno 1868 – Londra, 10 dicembre 1928) è stato un architetto, designer e pittore scozzese. Esponente del cosiddetto Glasgow movement, fu l’esponente di maggior rilievo dell’Art Nouveau nel Regno Unito. Charles Rennie Mackintosh nacque a Glasgow il 7 giugno 1868, quarto di undici figli e secondo figlio maschio. Da giovane frequentò la Reid’s Public School e l’Allan Glen’s Institution. Nel 1890 Mackintosh fu il secondo vincitore della Borsa per Viaggi di Studio di Alexander Thomson, istituita per l'”avanzamento degli studi dell’antica architettura classica, con speciale riferimento ai principi illustrati nell’opera di Mr. Thomson”. Una volta fatto ritorno, riprese a lavorare nello studio d’architettura Honeyman and Keppie, dove iniziò il proprio primo grande progetto d’architettura, il Glasgow Herald Building, nel 1893. Mackintosh incontrò alla Glasgow School of Art la giovane artista Margaret Macdonald Mackintosh. Entrambi membri del gruppo noto come “I Quattro”, si sposeranno nel 1900. Dopo aver progettato diversi edifici di successo, nel 1903 divenne partner nello studio di Honeyman e Keppie. Durante questo periodo con la ditta, Charles Rennie Mackintosh perfezionò il proprio stile architettonico.

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Josef Hoffmann – Palazzo Stoclet

Palazzo Stoclet, 1905-1911, Brussels

L’ARCHITETTURA

Il Palais Stoclet (francese) o Stocletpaleis (neerlandese) è un palazzo progettato dall’architetto Josef Hoffmann, di cui è considerato il capolavoro, e costruito a Woluwe-Saint-Pierre, uno dei 19 comuni che fanno parte della Regione di Bruxelles-Capitale, tra il 1905 e il 1911 per il finanziere e mercante d’arte Adolphe Stoclet in Avenue de Tervueren/Tervurenlaan. Grande importanza rivestono gli interni, quasi completamente decorati con materiali importati dall’Austria, che realizzano il sogno degli artisti della secessione viennese di una fusione tra arte e vita, resa possibile dalla professione del committente. La sala da pranzo fu decorata da Gustav Klimt con un fregio musivo (L’albero della vita) in una fantasmagoria di colori. I nove disegni ideati da Klimt oggi si trovano nella collezione permanente del Museum für angewandte Kunst a Vienna. Anche la sala da bagno del Palazzo è disegnata nei minimi dettagli.

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Josef Franz Maria Hoffmann

L’ARTISTA

Josef Franz Maria Hoffmann (Brtnice, 15 dicembre 1870 – Vienna, 7 maggio 1956) è stato uno dei maggiori architetti austriaci, attivo fra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Esponente della Secessione viennese, con l’architetto Otto Wagner, fra gli altri, già suo insegnante all’Accademia di Vienna, fu anche un designer, la cui opera, improntata ad una spinta ed essenziale astrazione geometrica (tipiche le sue prevalenti quadrettature), apre il nuovo secolo in chiave decisamente modernistica. Per la rivista della Secessione, Ver Sacrum, edita fra il 1898 e il 1903, eseguì illustrazioni (in particolare, vari progetti d’arredo per interni domestici, o per padiglioni espositivi), fregi decorativi e vignette: caratteristiche elaborazioni dello Jugendstil austriaco. Si occupò quindi degli allestimenti delle periodiche esposizioni viennesi della Secessione nel padiglione realizzato per lo scopo nel 1898 da Joseph Maria Olbrich, ed ebbe un ruolo importante nel lancio europeo dello scozzese Charles Rennie Mackintosh; il giovane architetto di Glasgow fu invitato ad esporre alla mostra del 1900 le creazioni di design del gruppo di quattro artisti di cui era, per così dire, il regista. Nel 1903 Hoffmann fondò col collega Koloman Moser e il finanziere e amatore d’arte Fritz Wärndorfer la Wiener Werkstätte, associazione fra designer, artisti e produttori (chiuse nel 1932) ispirata alle analoghe inglesi sorte circa un ventennio addietro, impostate secondo il movimento estetico morrisiano dell’artigianato artistico delle Arts and Crafts.

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Aubrey Vincent Beardsley – Salomè

Aubrey Beardsley: The Apotheosis, illustrazione per il dramma Salome di Oscar Wilde,
pubblicata in “The Studio”, Vol. 1, No. 1, 1893.

LE ILLUSTRAZIONI

Salomè è un dramma in un atto unico del drammaturgo irlandese Oscar Wilde scritto in lingua francese nel 1891 e rappresentato nella stessa lingua per la prima volta l’11 febbraio 1896 al Théâtre de l’Œuvre di Parigi grazie all’attore francese Lugné-Poë. È ispirato alla figura di Salomè, figlia di Erodiade, ed alla sua storia, riportata, pur tacendone il nome, nei Vangeli di Marco e Matteo. Per compiacere la sua volontà, infatti, Erode ordinò la decapitazione di Iokanaan (Giovanni Battista, nella tradizione cristiana). L’opera venne scritta in lingua francese durante un soggiorno del drammaturgo a Parigi nel 1891 appositamente per l’attrice Sarah Bernhardt la quale, nonostante le numerose prove, si rifiutò di interpretare il personaggio sulle scene, a causa dello scandalo che aveva travolto Wilde. Il 22 febbraio 1893 Salomé esce in volume, nella versione francese. L’opera venne pubblicata nel 1894 con le illustrazioni liberty di Aubrey Beardsley: la traduzione in lingua inglese venne affidata all’amante di Oscar Wilde, Lord Alfred Douglas (Bosie). Rivelatosi il giovane impari all’impresa, la sua traduzione venne in realtà sostituita con un’altra rimasta anonima (approvata da Wilde, che non intervenne nella redazione, come testimonia il figlio Vivian Holland) e nella prima edizione compare la dedica “A Lord Alfred Douglas, traduttore della mia commedia”. Nella versione francese la dedica è, invece, a Pierre Louÿs.

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Aubrey Beardsley (1896)

L’ARTISTA

Aubrey Vincent Beardsley (Brighton, 21 agosto 1872 – Mentone, 16 marzo 1898) è stato un illustratore, scrittore e pittore inglese, piuttosto influente negli ambienti teatrali all’epoca di Oscar Wilde. Fu profondamente influenzato dallo stile giapponese che era di moda in quegli anni: famose sono le sue illustrazioni in bianco e nero a campiture piatte per opere come Salomè. Allineata con il modello estetico che vide in Oscar Wilde l’emblema, la vita di Beardsley fu improntata all’eccentricità ed al pubblico egocentrismo, al punto che ebbe a dichiarare: “Ho uno scopo: il grottesco. Se non sono grottesco, non sono niente.” Oscar Wilde amava descriverlo come un uomo “dalla faccia come un piatto d’argento e con capelli verdi come l’erba”. Tra le voci più insistenti riguardo alla sua vita privata vi sono quelle di omosessualità e di incesto con sua sorella maggiore, Mabel, da cui avrebbe avuto anche un figlio. Beardsley morì di tubercolosi a Mentone, in Francia, nel 1898, all’età di 25 anni. Molti affermano che fosse molto bello e che si vantasse assai di questo suo pregio.

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William Holman Hunt – Isabella e il vaso di basilico

Isabella e il vaso di basilico, 1868, Laing Art Gallery, Newcastle upon Tyne

IL DIPINTO

Isabella e il vaso di basilico (Isabella and the Pot of Basil) è un dipinto a olio su tela (187×116 cm) del pittore preraffaellita William Holman Hunt, realizzato nel 1868 e conservato alla Laing Art Gallery di Newcastle upon Tyne. Il soggetto di questo dipinto, realizzato da Hunt a Firenze, è esplicitamente desunto dal poema di John Keats Isabella, or the Pot of Basil, a sua volta ispirato da una novella del Decameron di Giovanni Boccaccio. Qui si narra di una sfortunata donna che, seppur destinata a sposare un ricco gentiluomo, si innamora di Lorenzo, un ragazzo che – essendo di bassa estrazione sociale – viene ucciso dai fratelli di lei. Egli torna tuttavia sotto forma di spettro per rivelare all’amata il luogo in cui è sepolto; Isabella lo dissotterra e, per conservarne il ricordo, gli taglia la testa e la nasconde in un vaso, per poi coprirlo con una profumatissima pianta di basilico.

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Autoritratto, 1867, Collezione di autoritratti agli Uffizi, Firenze

L’ARTISTA

William Holman Hunt, nome d’arte di William Hobman Hunt (Londra, 2 aprile 1827 – Londra, 7 settembre 1910), è stato un pittore inglese, cofondatore della Confraternita dei Preraffaelliti. William Hobman Hunt – solo dopo l’artista cambiò il suo secondo nome in Holman – nacque a Londra il 2 aprile 1827. Inizialmente venne avviato alla pratica commerciale; resosi conto della propria vocazione artistica, tuttavia, abbandonò il mondo del commercio per dedicarsi agli studi pittorici alla National Gallery e al British Museum. Nel 1844 fu ammesso alla scuola della Royal Academy, dove strinse amicizia con Dante Gabriel Rossetti e John Everett Millais; in accordo con essi, fondò la confraternita dei preraffaelliti nel 1848. Il gusto preraffaellita emerge in una delle sue primissime opere, Rienzi, esposta nel 1849 alla Royal Academy.

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John Everett Millais – Ophelia

Ophelia, 1851-1852, Tate Gallery, Londra

IL DIPINTO

Ophelia è un dipinto a olio su tela (76.2×111.8 cm) del pittore preraffaellita John Everett Millais, realizzato nel biennio 1851-1852 e appartenente alla collezione della Tate Gallery di Londra. La tela si ispira al personaggio di Ofelia, uno dei protagonisti dell’Amleto di William Shakespeare. A dare avvio alla tragedia shakesperiana vi è l’improvvisa apparizione dello spettro del padre di Amleto che, rivelando l’autore dell’omicidio, il fratello Claudio, chiede al figlio vendetta. Amleto quindi rimanda l’azione fingendosi pazzo: lo squilibrio viene attribuito all’amore che egli nutre per Ofelia, figlia del ciambellano Polonio (la giovane, effettivamente, era stata già in passato bersaglio delle mire amorose di Amleto). La follia di Amleto lacera nel profondo la fanciulla: Amleto, per proseguire il proprio intrigo, non esita infatti a insultare impudentemente la pur amata Ofelia. La situazione precipita quando, inscenato dinanzi a Claudio il dramma dell’omicidio perpetrato ai danni del re, Amleto uccide Polonio. Ofelia è ormai incapace di ragionare assennatamente in seguito alla morte del padre e, disgraziatamente, muore annegando in un ruscello.

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John Everett Millais

L’ARTISTA

Sir John Everett Millais, RA (Southampton, 8 giugno 1829 – Londra, 13 agosto 1896), è stato un pittore e illustratore inglese dell’età vittoriana, cofondatore della Confraternita dei Preraffaelliti. John Everett Millais nacque l’8 giugno 1829 a Southampton, in Inghilterra, figlio di John William e Emily Mary Millais, entrambi appartenenti a una ricca famiglia nativa del Jersey. Fu proprio sull’isola di Jersey, d’altronde, che Millais trascorse la sua prima fanciullezza, maturando una vera e propria devozione per questo luogo: quando un giorno William Makepeace Thackeray, noto scrittore inglese dell’Ottocento, gli avrebbe chiesto «quando l’Inghilterra conquistò Jersey», egli avrebbe risposto con veemenza: «Giammai! Jersey conquistò l’Inghilterra». Altrettanto contagiosa fu l’influenza della madre, donna dalla personalità energica e decisa e animata da un gusto contagioso per l’arte e la musica. Mamma Emily avrebbe dato un impulso decisivo al talento artistico del figlio, e fu proprio lei a spingere affinché la famiglia si trasferisse a Londra, così da consentire ai figli la prosecuzione degli studi. Millais avrebbe poi affermato: «devo tutto a mia madre». Bambino prodigio, Millais studiò dapprima alla Sass’s Art School per poi entrare alla Royal Academy of Arts, dove viene ammesso a undici anni come più giovane allievo di sempre. Qui, oltre a ricevere diversi riconoscimenti per il suo lavoro, strinse amicizia con i pittori William Holman Hunt e Dante Gabriel Rossetti, e con essi nell’autunno del 1848 fondò la Confraternita dei Preraffaelliti (Pre-Raphaelite Brotherhood). In seno alla Confraternita Millais intendeva riscoprire l’arte dei primitifs e dei quattrocentisti, non ancora contaminati dalla maniera di Raffaello, e ricondurre le proprie pitture a una schietta espressività religiosa.

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Pierre Bonnard – Sala da pranzo in campagna

Sala da pranzo in campagna, 1913, Institute of Arts, Minneapolis

IL DIPINTO

Sala da pranzo in campagna è un dipinto del francese Pierre Bonnard, un olio su tela di 168 × 204 cm, realizzato nel 1913. È conservato nell’Institute of Art di Minneapolis. L’interno della sala da pranzo è arredato con un tavolo rotondo con due piatti sulla tovaglia celeste, un tavolino con un vaso di papaveri, dello stesso colore rosso delle pareti della stanza, ed una poltrona con un gatto bianco. La sala da pranzo si apre, tramite una porta celeste ed una grande finestra, sul giardino, ricco di fiori e piante variopinti. Alla finestra è affacciata la moglie del pittore, ritratta con un vestito rosso acceso mentre guarda all’interno.

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Ritratto fotografico di Pierre Bonnard

L’ARTISTA

Pierre Bonnard (Fontenay-aux-Roses, 3 ottobre 1867 – Le Cannet, 23 gennaio 1947) è stato un pittore francese. Figlio di un funzionario ministeriale, dopo il diploma in legge decide di dedicarsi alla pittura: a Parigi, nel 1888 segue i corsi dell’Accademia Julian e dell’Ecole des Beaux-Arts. In questo periodo conosce artisti come Paul Sérusier, Maurice Denis, Paul Ranson, Édouard Vuillard e Ker-Xavier Roussel, con i quali forma il gruppo dei Nabis (dall’ebraico nabiim, che significa profeti, ispirati) e con i quali espone al Salon des Indépendants a partire dal 1891. Il gruppo degli artisti Nabis nasce ufficialmente nell’ottobre del 1888, quando Paul Sérusier mostra loro un piccolo olio, un paesaggio dipinto a Pont-Aven sul coperchio di una scatola di sigari (conservato oggi al Musée d’Orsay di Parigi), eseguito secondo i consigli di Paul Gauguin: viene considerato il “talismano” e diventa il simbolo del gruppo.

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