Giacomo Puccini era un grande già a partire dal nome. Si chiamava, infatti, per esteso: Giacomo Antonio Domenico Michele Secondo Maria Puccini. Visse a cavallo tra Ottocento e Novecento, dal 1858 al 1924. Fu spettatore e autore di un mondo che cambia, e lui con esso. Ha saputo divenire un grande del mondo operistico italiano e poiché, a quell’epoca, la musica lirica italiana era amatissima, lo è divenuto su tutto il mondo operistico.
Già a partire dalla sua giovinezza, si accostò alle tendenze dominanti, verista prima e dannunziana, poi. Ciononostante, nella sua carriera, non aderì mai completamente ad un movimento artistico, seguendo un’evoluzione attenta ma indipendente. Molti hanno difficoltà tuttora, a classificarlo con chiarezza. Non fu né un teorico, né un concertista, amava la realtà. Scrisse per il suo pubblico, ne curò gli allestimenti e spesso si recava dove sarebbe avvenuta la successiva messa in scena di una delle sue opere. Per cui, ogni suo lavoro otteneva il massimo del successo, sul pubblico, ma soprattutto sui direttori dei teatri lirici, lasciando loro opere perfette, ben controllate, limate e solo dopo presentate. Nonostante quello che si pensi, nella sua vita compose solo 12 opere, di cui tre fanno parte del veloce trittico. Ottenne il massimo da ciascuna e continua ancora a raccoglierlo, visto che le rappresentazioni di sue opere non sono mai cessate, e si svolgono con il massimo del gradimento.
Tuttavia, se era seguito fedelmente dal suo pubblico, non fu così con la critica musicale, soprattutto in Italia. Faticò molto ad essere benaccetto, con una dimostrazione di qualità, opera dopo opera. Ma non fu facile. L’ostilità nei suoi confronti si manifestò aspramente nei primi due decenni del Novecento. A contrastarlo vi fu la cosiddetta Generazione dell’Ottanta, ed in particolare il critico Fausto Torrefranca, amante di musica antica. Questi pubblicò su Puccini un libricino (Giacomo Puccini e l’opera internazionale), dove denunciava come spregevole e commerciale tutto il lavoro di Puccini ed additando l’orrore del melodramma. Torrefranca si dichiarò nostalgico dei tempi della musica strumentale. Nella sua critica egli afferma che Puccini “non riesce mai ad ampliare ciò che ha imparato dagli altri, ma se ne serve come di un “luogo comune” della musica moderna, consacrato dal successo e avvalorato dalla moda”. Così dicendo, però, Torrefranca attesta, implicitamente, il livello internazionale delle composizioni di Puccini. E lo conferma, viceversa, l’apprezzamento di musicisti a lui contemporanei, come Stravinskij, Schoenberg, Ravel e Webern. Infatti, da una parte il nazionalismo di Torrefranc e dall’altra abbiamo lo stile internazionale di Puccini, che finirà per trovare eco e conferma sulla scena mondiale. Tra i suoi massimi estimatori molti stranieri, ad esempio, il francese René Leibowitz e l’austriaco Mosco Carner.
I riferimenti
Ma quali erano i riferimenti musicali ed artistici, di un autore così ecclettico, come Puccini? Dal passato, riemerge il settecentesco Boccherini, a cui Puccini si ispirò per la sua opera Manon Lescaut, ambientata, infatti, un secolo prima. Tuttavia, nel campo musicale, l’autore più presente nella sua produzione, fu Richard Wagner. Sin da giovane Puccini non nascose la sua ammirazione per l’autore tedesco. A lui si rifece nei due saggi di Conservatorio (dal Lohengrin e Tannhäuser) e successivamente da studente acquistò lo spartito del Parsifal (dividendo le spese con Pietro Mascagni, suo amico di stanza).
A quel tempo, mentre gli altri discutevano su Wagner e la sua opera d’arte totale, Puccini (tra i primi estimatori in Italia) ne ammirava, soprattutto, il linguaggio armonico e la struttura narrativa delle opere. Prese a studiare ed analizzare attentamente la tecnica compositiva di Wagner, il suo uso dei Leitmotiv ed i legami tra di loro, in particolare nell’opera wagneriana di Tristano e Isotta. Così la flessibilità dell’opera del maestro tedesco, tra lirica e concertistica, molti critici hanno rilevato anche in Puccini, il doppio uso delle sue composizioni, traducibili in musica semplicemente orchestrale, in sinfonia.
Se Torrefranca fosse vissuto ora, si sarebbe sicuramente ricreduto sulle sue astiose opinioni. Alla luce della rivalutazione, d’oggi (pubblico e critica), rileverebbe quanto il genio di Puccini sta registrando negli ultimi decenni, del secolo scorso ed i primi del terzo millennio. Le meravigliose melodie pucciniane sono un’eredità preziosa quanto bellissima, di sicuro livello “internazionale”..
ENCICLOPEDIA TRECCANI: GIACOMO PUCCINI
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Giacomo Puccini – Frammenti di Vita
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LUCIANO PAVAROTTI: Nessun dorma! GIACOMO PUCCINI Turandot
Pavarotti- Tosca- E lucevan le stelle
In copertina – Ritratto fotografico di Giacomo Puccini – estratta da Wikimedia Commens