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Sommario

 
 

 GASTRONOMIA SICILIANA

  

 

IL PANE

  
  Introduzione

  

 L'alimentazione come fatto antropologico culturale

  

 Pane: alimento e simbolo in ambito sacro

  

 Pani rituali della festa dei morti

  

 Pani e focacce rituali del Natale e Capodanno

  

 Pani rituali della Pasqua

  

 Il pane nelle manifestazioni commemorative e festive

  

 La "cena" di San Giuseppe

  

 Pani rituali di feste patronali

  

 Pane: alimento e simbolo in ambito profano

  

 I pani "appetitosi" e la "rosticceria" siciliana
 
 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
   



 

 

 

In antichità il grano e aveva un valore "mitico", strettamente connesso ai rituali e agli dei preposti all’imposizione della vita sulla morte.

 
 
Gastronomia - Il pane
di Giuseppina Mento
 
 

Nelle società arcaiche, ancora più di adesso, la vita era concepita ciclicamente e il grano in particolare era sentito come metafora visibile di questa concezione. Infatti se da un lato la sua morte apparente e la sua mancanza erano sentiti come fine della vita vegetale, dall'altro la potenza di vegetale racchiusa in esso faceva avvertire il grano come fonte di vita. Il grano dunque aveva un valore ambivalente ed era percepito come uno degli elementi della realtà in grado di sconfiggere l'opposizione primaria della vita/morte, da qui deriva il suo valore "mitico" la sua connessione ai rituali e agli dei preposti all’imposizione della vita sulla morte. Adone ad esempio è uno dei numi dell’antichità classica il cui dramma rituale ripercorre le fasi del cessare e del rifiorire della vegetazione, la descrizione più completa di questo rituale in onore del giovane Adone si trova nel XV idillio di Teocrito, Le Siracusane: " si comunica col celebrare il matrimonio tra Adone ed Afrodite, cioè una ierogamia che suole sempre avvenire per garantire la fertilità della terra e degli animali, nel giorno successivo le donne in corteo ,si lamentano e si battono il petto, coi capelli disciolti, e accompagnano il dio morto al mare per un allontanamento che comunque è presagio di un ritorno". In realtà sotto altra forma e con diversi adattamenti il mito di Afrodite e Adone riemerge in quello frigio di Cibele ed Attis, in quello egizio di Iside e Osiride, in cui vi è sempre una dea che piange la morte del suo amato che nella fattispecie personifica la vegetazione ed il grano in particolare.

Il rituale di questo di questo mito primitivo, in cui la morte e la successiva resurrezione del dio, in un certo senso provavano il suo potere di convertire la morte in vita, in relazione alle fasi principali del ciclo vegetale, trova strette connessioni con il dramma sacro della settimana santa, con la morte e la resurrezione del giovane Cristo, con le lamentazioni durante la processione e con i cosiddetti "sepolcri"'. Quest’ultimi deposti ai piedi degli altari centrali delle chiese consistevano in semi di grano e di altri cereali fatti germogliare al buio, che sembrano derivare direttamente dai "giardini di Adone". In effetti tutte le feste, nella loro struttura più profonda hanno come tema il superamento della contrapposizione vita/morte, e in particolare i rituali festivi che scandiscono il ciclo dell'anno sono connessi all'esperienza e alla rappresentazione del tempo, in quanto "segnano" la continuità in rapporto ai ritmi della vegetazione di cui sottolineano l’annuale rivivere, ma le feste sono tali anche in quanto "segnano" un tempo "altro", diverso rispetto a quello quotidiano. Nella cultura contadina il pane per la sua importanza era fra tutti i cibi quello deputato a segnare permanenze e cesure, a misurare la durata delle settimane delle stagioni, e la sua preparazione ed il suo consumo erano legati sia all'alimentazione quotidiana che a quella dei giorni di festa.

Ogni festa ha ovviamente i suoi cibi rituali, ma il pane lo ritroviamo quasi sempre protagonista di altari e banchetti, di doni e di voti, questo pane però, proprio perché deve sottolineare la particolare dimensione festiva rispetto a quella feriale, è diverso da quello quotidiano soprattutto per la forma, che deve riassumere in se i significati simbolici e rituali di una determinata festa. La confezione dei pani rituali, e la loro modellazione raggiunge a volte esiti di raffinatezza artistica, tanto che il Cirese a proposito parla di "arte plastica effimera", è è un’arte figurativa popolare che si basa su un patrimonio tecnico e manuale tramandato oralmente in ambito familiare, ed è una tradizione diffusa nell’area mediterranea, ma che si trova espressa maggiormente in Sicilia ed in Sardegna. La donna è l’artista in questione, infatti nella cultura popolare contadina, spetta a lei "la gestione privata del sacro" in ambito familiare, nonché la funzione di saldare l'unità del gruppo familiare e di produrre e riprodurre la vita e la natura. In effetti nell'espressività della figurazione dei pani la massaia dà prova delle propria abilità tecnica che a ben vedere si risolve quasi sempre nell'agilità del moto delle mani, solo di rado infatti essa usa stampini di metallo o di legno, che sono per lo più opera di stagnini locali, molto in uso inoltre sono le teglie di latta, delle "lanni", con il bordo rilevato o ondulato, di forma circolare, quadrata o rettangolare che servono a cuocere in forno anche dolci, biscotti, e focacce. Le attrezzature domestiche usate per la panificazione sono di solito le stesse usate per i dolci, e in occasione di particolari feste e cerimonie in cui bisogna preparare una quantità maggiore di pani, gli utensili si scambiano e si prestano proprio come la collaborazione reciproca tra le donne. In realtà molti elementi decorativi che ritroviamo nei pani rituali e ordinari sono ottenuti con stoviglie ed utensili d'uso quotidiano: il coltello ad esempio serve ad incidere motivi a dente di lupo, a reticolo, o ,geometrici, con i denti della forchetta o con il pettine si decorano gli abiti delle "pupe di pane", con il ditale si incidono dei cerchietti in cui vengono inserite delle nocciole come si suole fare a Palazzolo Acreide, per decorare la "cucciaredda" di Natale, a volte si usa anche la chiave come punzone per chiudere le due estremità di una ciambella che viene preparata a Canicattini Bagni per Sant'.Antonio Abate, per proteggere dal fuoco, mentre la chiave più grande è adoperata per ottenere motivi circolari. Le varie tipologie dei pani rituali sono comunque il tratto distintivo della festa, essi possono assumere forme geometriche, vegetali, floreali, animali ed antropomorfe, queste, sono mutate per lo più da simbologie astrali o da iconografie greco-romane e giudaico-cristiane. Insieme alle rappresentazioni di tipo naturalistico se ne ritrovano altre con significato allegorico come il cuore, la stella, il grappolo, le rosette stilizzate, elementi figurativi che si ritrovano incisi anche sui bicchieri di corno,sui bastoni dei pastori, sui collari lignei dei bovini, come sulle coperte tessute al telaio, sui lavori di ricamo, nella pittura delle casse nuziali. Altre forme di pani rituali sono determinate dal loro particolare ruolo di ex voto, infatti come quelli di cera o di metallo questi ex-voto di pane riproducevano delle figure umane, teste o altre parti del corpo guarite per intercessione di qualche santo, il Pitrè a proposito riferisce un simpatico aneddoto "Gli ex-voto si chiamano miracoli e fino ad una ventina di anni fa, presso il teatro di Santa Cecilia in Palermo, c’era una bottega con la tabella Qui si fanno miracoli".

In particolare per gli ex-voto di pane il Pitrè afferma: "In quasi tutti i comuni  dell’isola, per grazie invocate ed ottenute ed a compimento di voti fatti, si usa eseguire o far eseguire in certe teste dell’anno delle devozioni, panini sacri, la loro qualità è prestabilita dal voto ed allo avvicinarsi della ricorrenza festiva del santo della grazia richiesta, la donna prepara in casa con l’aiuto dei suoi tanti pezzi di devozione, che porta in chiesa a fare benedire da un sacerdote e li consegna a chi si occupa della raccolta delle offerte. Dalle affermazioni dello studioso si può dedurre che quest’usanza fosse molto diffusa, in Sicilia ma il gesto di devozione sta non solo nella preparazione, ma anche nel consumo di questi pani, accompagnato di solito dal segno della croce e da un’invocazione, il consumo stesso di quel particolare pane anzi ha carattere propiziatorio e preserva da malattie e calamità.

Grazie alla povertà degli strumenti e alla usualità delle delle materie prime, la preparazione casalinga dei pani rituali si è spesso mantenuta viva, (mentre quella della produzione del pane quotidiano è ormai del tutto perduta), ma ovviamente se le stesse feste sono sottoposte con il passare del tempo a mutamenti che riguardano la sfera dei significali e dei comportamenti, anche i pani rituali ad esse connesse hanno a volte cambiato il loro significato, acquisendone uno nuovo. In effetti alcuni pani, il cui consumo era in origine legato ad una determinata festa, talvolta sono divenuti di consumo quotidiano, questo comunque è un fenomeno marginale rispetto a quello che ha interessato i dolci, infatti, sebbene si sia impoverita la, tipologia dei pani. o si siano persi alcuni aspetti magico-religiosi ad essi legati, tuttavia sono piuttosto irrilevanti le innovazioni introdotte per i temi figurati e le tecniche di lavorazione. Il pane rituale dunque è quello che più si configura come "permanenza, e garantisce la continuità, conferma e ribadisce identità relazioni e certezze, tanto poter affermare con il Buttita che "la sua stabilità morfologica è direttamente proporzionale alla natura effimera della sua materia.

 

   
 
   
   
 
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