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Sommario

 
 

 GASTRONOMIA SICILIANA

  

 

IL PANE

  
  Introduzione

  

 L'alimentazione come fatto antropologico culturale

  

 Pane: alimento e simbolo in ambito sacro

  

 Pani rituali della festa dei morti

  

 Pani e focacce rituali del Natale e Capodanno

  

 Pani rituali della Pasqua

  

 Il pane nelle manifestazioni commemorative e festive

  

 La "cena" di San Giuseppe

  

 Pani rituali di feste patronali

  

 Pane: alimento e simbolo in ambito profano

  

 I pani "appetitosi" e la "rosticceria" siciliana
 
 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
   



 

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La preparazione e il consumo di particolari tipologie di pani elaborati per la festa dei defunti sembra derivare da antiche pratiche rituali.
 
 
Gastronomia - Il pane
di Giuseppina Mento
 
 

Se ogni festa racchiude nel suo significato più profondo il superamento della dicotomia vita/morte, quest'ultimo è rappresentato in maniera esplicita nella ricorrenza per la commemorazione dei defunti. Questa è la prima festa nel calendario agronomico e coincide con il tempo della semina, infatti i riti funerari praticati nelle società agrarie rinnovano lo stretto legame che associa i semi sparsi sulla terra ai defunti sottoterra, emerge dunque la volontà di farli rivivere rendendoli partecipi della vita, attraverso il loro coinvolgimento nel rito.I1 banchetto, l'orgia alimentare che rappresentano un momento significativo in ogni festa agricola, sono presenti anche nella commemorazione dei defunti, anzi "un tempo i banchetti avvenivano accanto alle tombe, perché il defunto potesse godere dell'esuberanza vitale liberata accanto a lui".

Come molte feste anche quella che celebra i defunti si inserisce in un sostrato pagano che poi l'avvento del cristianesimo ha riplasmato inserendolo nell’ambito delle sue, festività, e in effetti un momento cruciale di trasformazione dell'idea di morte si è avuto nei secoli III e IV con il divulgarsi dei cristianesimo. Nel racconto di S.Agostino infatti la madre Monica seppur cristiana continuava a preparare speciali focacce di farina di grano da consumare sulle tombe il giorno della commemorazione dei defunti, ma ad un certo punto quest’usanza venne proibita da S. Ambrogio, perché simile ai riti pagani dei "parentalia" che si celebravano dal 13 al 21 Febbraio. Il persistere poi di queste usanze, e in particolare di portare sui sepolcri offerte di farinate pane e vino è da ascrivere al fatto che esse in seguito non vennero più ostacolate proprio per impedire che alcuni cristiani frequentassero le feste pagane, di conseguenza i banchetti funebri sono presenti sincronicamente sia nel mondo cristiano che in quello pagano, ma mutate da quest’ultimo.

Anche la preparazione e il consumo di particolari tipologie di pani per la festa dei defunti sembra derivare da antiche pratiche rituali, oggi ad esempio è ancora vivo l'uso di preparare i cosiddetti "pupi" che possono essere sia di zucchero che di farina, e a volte riprodurre le fattezze del defunto. Sappiamo infatti dal Frazer che pani e dolci antropomorfì esistevano già da tempo dei romani, questi erano genericamente chiamati "maniae" ed erano fatti a somiglianza del dio del bosco che veniva celebrato ogni anno. Il sostantivo femminile latino Mania-ae però indica anche la madre degli dei Lari cioè le divinità tutelari del focolare domestico, mentre il sostantivo maschile plurale Manesium si riferisce agli dei Mani cioè alle anime dei morti divinizzati. o indica generalmente il cadavere, questa stessa radice del nome potrebbe fare supporre un certo collegamento tra questi antichi pani antropomorfi e gli attuali pupi per la festa dei morti.

Accanto ai pupi troviamo l'uso ,ancora vivo anche se sporadico di preparare per il 2 Novembre i "pani di morti" che nella denominazione conservano l'originaria funzione di offerta alimentare alle anime dei parenti morti, in alcuni luoghi sono infatti chiamati anche "armuzzi" cioè anime in senso affettuoso. Il pane dei morti a parte la preparazione di base si differenzia per forme e denominazioni in vari paesini siciliani, a Sortino per esempio si fanno due tipi di pane uno destinato ai bambini che prende il nome di "manu", cioè mano ha la forma di un braccio a semicerchio che si congiunge all'estremità con due mani, l'altro destinato agli adulti ha forma elissoidale con un taglio in mezzo e prende il nome di "ciaccateddru" cioè spaccato, in altre località prendono la forma di croce o come riferisce il Pitrè sono" rotondi, intaccati a croce come berretti. a spicchi di prete".

Questi pani in passato si distribuivano ai poveri che poi pregavano per i morti, in Sicilia però è ancora viva la tradizione di fare la strenna ai bambini e con essa la credenza, trasmessa di genitore in figlio, secondo la quale sono le anime dei parenti morti a portare loro i doni. Quest'ultimi consistono in cose mangiare, e in particolare in "cannistri" (canestri) ripieni di frutta marturana, dolci e pani, ma oggi i bambini preferiscono i giocattoli, non c’è più nessuno che mette le scarpe dietro la porta, la sera che precede il giorno di festa per ritrovarle la mattina dopo piene di dolci e frutta secca, e non c’è più nessun bambino che creda alla leggenda secondo la quale di notte arrivano i morti e, grattano i piedi ai fanciulli.

 

   
 
   
   
 
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