Se ogni festa racchiude nel
suo significato più profondo il superamento della dicotomia vita/morte, quest'ultimo è
rappresentato in maniera esplicita nella ricorrenza per la commemorazione dei defunti.
Questa è la prima festa nel calendario agronomico e coincide con il tempo della semina,
infatti i riti funerari praticati nelle società agrarie rinnovano lo stretto legame che
associa i semi sparsi sulla terra ai defunti sottoterra, emerge dunque la volontà di
farli rivivere rendendoli partecipi della vita, attraverso il loro coinvolgimento nel
rito.I1 banchetto, l'orgia alimentare che rappresentano un momento significativo in ogni
festa agricola, sono presenti anche nella commemorazione dei defunti, anzi "un tempo
i banchetti avvenivano accanto alle tombe, perché il defunto potesse godere
dell'esuberanza vitale liberata accanto a lui".
Come molte feste anche quella che celebra i defunti si inserisce in un
sostrato pagano che poi l'avvento del cristianesimo ha riplasmato inserendolo
nellambito delle sue, festività, e in effetti un momento cruciale di trasformazione
dell'idea di morte si è avuto nei secoli III e IV con il divulgarsi dei cristianesimo.
Nel racconto di S.Agostino infatti la madre Monica seppur cristiana continuava a preparare
speciali focacce di farina di grano da consumare sulle tombe il giorno della
commemorazione dei defunti, ma ad un certo punto questusanza venne proibita da S.
Ambrogio, perché simile ai riti pagani dei "parentalia" che si celebravano dal
13 al 21 Febbraio. Il persistere poi di queste usanze, e in particolare di portare sui
sepolcri offerte di farinate pane e vino è da ascrivere al fatto che esse in seguito non
vennero più ostacolate proprio per impedire che alcuni cristiani frequentassero le feste
pagane, di conseguenza i banchetti funebri sono presenti sincronicamente sia nel mondo cristiano che in quello pagano, ma mutate da
questultimo.
Anche la preparazione e il consumo di particolari tipologie di pani per
la festa dei defunti sembra derivare da antiche pratiche rituali, oggi ad esempio è
ancora vivo l'uso di preparare i cosiddetti "pupi" che possono essere sia di
zucchero che di farina, e a volte riprodurre le fattezze del defunto. Sappiamo infatti dal
Frazer che pani e dolci antropomorfì esistevano già da tempo dei romani, questi erano
genericamente chiamati "maniae" ed erano fatti a somiglianza del dio del bosco
che veniva celebrato ogni anno. Il sostantivo femminile latino Mania-ae però indica anche
la madre degli dei Lari cioè le divinità tutelari del focolare domestico, mentre il
sostantivo maschile plurale Manesium si riferisce agli dei Mani cioè alle anime dei
morti divinizzati. o indica generalmente il cadavere, questa stessa radice del nome
potrebbe fare supporre un certo collegamento tra questi antichi pani antropomorfi e gli
attuali pupi per la festa dei morti.
Accanto ai pupi troviamo l'uso ,ancora vivo anche se
sporadico di preparare per il 2 Novembre i "pani di morti" che nella
denominazione conservano l'originaria funzione di offerta alimentare alle anime dei
parenti morti, in alcuni luoghi sono infatti chiamati anche "armuzzi" cioè
anime in senso affettuoso. Il pane dei morti a parte la preparazione di base si
differenzia per forme e denominazioni in vari paesini siciliani, a Sortino per esempio si
fanno due tipi di pane uno destinato ai bambini che prende il nome di "manu",
cioè mano ha la forma di un braccio a semicerchio che si congiunge all'estremità con due
mani, l'altro destinato agli adulti ha forma elissoidale con un taglio in mezzo e prende
il nome di "ciaccateddru" cioè spaccato, in altre località prendono la forma
di croce o come riferisce il Pitrè sono" rotondi, intaccati a croce come berretti. a
spicchi di prete".
Questi pani in passato si distribuivano ai poveri che poi
pregavano per i morti, in Sicilia però è ancora viva la tradizione di fare la strenna ai
bambini e con essa la credenza, trasmessa di genitore in figlio, secondo la quale sono le
anime dei parenti morti a portare loro i doni. Quest'ultimi consistono in cose mangiare, e
in particolare in "cannistri" (canestri) ripieni di frutta marturana, dolci e
pani, ma oggi i bambini preferiscono i giocattoli, non cè più nessuno che mette le
scarpe dietro la porta, la sera che precede il giorno di festa per ritrovarle la mattina
dopo piene di dolci e frutta secca, e non cè più nessun bambino che creda alla
leggenda secondo la quale di notte arrivano i morti e, grattano i piedi ai fanciulli. |
|