Il parlare della Rivoluzione francese
del 1789, fatto si grande importanza storica, viene
automaticamente collegato al Settecento e viceversa. In effetti
essa fu un momento di cambiamento epocale della Storia. Nei 75
anni che seguirono la Prima repubblica, la Francia vide
l’alternarsi di repubblica, impero e monarchia. Ma nella stessa
Francia la rivoluzione francese è vista come il passaggio
dall'età moderna a quella contemporanea. Con la rivoluzione
cessa, per la prima volta, la monarchia assoluta, e con essa la
totale abolizione dell’economia e della società proprie
dell'Ancien régime. In effetti, la rivoluzione francese e
americana (dek ‘700) hanno fatto da modello per tutte le
insurrezioni del XIX secolo (e oltre) con base borghese,
liberale e democratica.
Le cause Le cause della Rivoluzione sono
molteplici, perché la tematica è complessa. Esistono motivazioni
legate alla politica, alla società, al pensiero e, naturalmente,
all’economia. Essendo nato in Francia, che da essa si diffuse
in Europa, il pensiero Illuminista propone un contenuto fatto di
Razionalismo, Egualitarismo e Contrattualismo. Soprattutto
quest’ultimo concetto nega validità all’Assolutismo, in quanto
la gestione del potere si basa su un “contratto” tra il popolo e
chi lo governa. Il potere assoluto, allora vigente, era
quello di Luigi XVI. La monarchia francese si era dimostrata nel
governo delle cose interne alquanto debole, senza forza e senza
carisma. L’ostilità popolare era cresciuta nei confronti della
monarchia già ai tempi di Luigi XV. Il successore sembrava
essere debole e poco motivato, proprio in un momento alquanto
delicato. Infatti, i raccolti erano andati male, le carestie
imperavano, ed il clima sembrava avverso. L’inflazione collegata
saliva ogni giorno di più. La risposta della monarchia fu
l’aumento delle tasse. Ma a pagarle era solo il Terzo Stato,
“colpevole” della scarsa produzione di beni commerciabili,
rendeva vane le stesse tasse. In effetti la Francia era
suddivisa in tre classi: quella della Aristocrazia, del Clero e
del Terzo Stato. Quest’ultimo comprendeva oltre il 95% della
popolazione (dalla borghesia agiata al bracciantato rurale).. E
se la disparità numerica era evidente, alquanto pernicioso era
il fatto che le stesse classi contenevano gente ricca e gente
povera, il che creava interessi trasversali, sotterranei ed
esplosivi.
La crisi
finanziaria La
Francia si trovava in una grave crisi finanziaria, creatasi con
la partecipazione alla
guerra
d'indipendenza americana e con spese statali esorbitanti. I vari
ministri delle finanze che si erano succeduti, Anne Robert
Turgot e Jacques Necker, avevano proposto e avviato un progetto
di ristrutturazione in ambito fiscale. Le riforme rimasero
lettera morta a causa dell’opposizione della nobiltà, che
avrebbe dovuto sopportare un carico fiscale maggiore. Il Re,
allora, nominò un ulteriore successore: Charles Alexandre de
Calonne,
come nuovo ministro delle finanze
Quando nel
1787, Calonne, incaricato di realizzare varie riforme, come
quella tributaria, fu fermato per le solite opposizioni
dell'Assemblea dei Notabili, il Re incaricò di risolvere la
situazione di stallo e varare le riforme, il capo
dell’opposizione
Étienne-Charles de Loménie de Brienne. Questo, arcivescovo di
Tolosa, al riprodursi di uguali difficoltà, cercò di saltare
l’opposizione del Parlamento di Parigi. Ma ottenne, come
risposta, una totale resistenza degli ambienti benestanti, che
portò al blocco dei prestiti di breve durata. Il risultato fu
una specie di bancarotta dello Stato francese. In questa
terribile situazione, Luigi XVI (il 18 dicembre 1787) promise
che entro cinque anni avrebbe convocato gli Stati Generali, la
qualcosa non accadeva più dal 1614 in Francia. Ma nessuno si
fermò o fece sconti. Mentre il Parlamento dimostrava un rapporto
contraddittorio con il popolo, a Grenoble ai disordini scoppiati
per le difficoltà economiche, la guarnigione militare provò a
sedare gli scontri (il 7 giugno). Mentre le truppe avanzavano,
iniziò dai tetti delle case un violento tiro al bersaglio di
tegole.. Furono chiamati a raccolta, dopo un tale
avvenimento, i componenti degli Stati Generali, che si riunì nel
castello di Vizille, che decise il blocco del pagamento delle
somme tributarie. Messo con le spalle al muro, il Re Luigi
XVI convocò, ufficialmente, gli Stati Generali per il 5
maggio del 1789. A tale proclamazione seguirono, il 25 agosto
1788, le dimissioni di Brienne. Fu reinserito nell’ufficio
Necker, che, con decisione discutibile, per tutta risposta, rese
pubblici i conti dello Stato francese. Si scoprì che vi erano
entrate per 503 milioni di franchi se ne spendevano 629 di
spese. Quindi esisteva un enorme debito, con interessi da pagare
spropositati (318 milioni). E mentre la Francia era alla fame,
la Corte aristocratica di soli feste, balli e pensioni ai nobili
spendeva circa 38 milioni di Franchi.
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