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Marcello Crinò
EUTICHIO AJELLO
Dalla Sicilia alla Spagna
Pagine 104
Versione brossura
Formato 15,24 x 22,86
Editrice - Experiences

 

Costo: Brossura:
Euro 10,00

 
  4/7  
  IL SETTECENTO
  La Rivoluzione Francese
 
 
 

 

 

Il parlare della Rivoluzione francese del 1789, fatto si grande importanza storica, viene automaticamente collegato al Settecento e viceversa. In effetti essa fu un momento di cambiamento epocale della Storia. Nei 75 anni che seguirono la Prima repubblica, la Francia vide l’alternarsi di repubblica, impero e monarchia. Ma nella stessa Francia la rivoluzione francese è vista come il passaggio dall'età moderna a quella contemporanea. Con la rivoluzione cessa, per la prima volta, la monarchia assoluta, e con essa la totale abolizione dell’economia e della società proprie dell'Ancien régime.
In effetti, la rivoluzione francese e americana (dek ‘700) hanno fatto da modello per tutte le insurrezioni del XIX secolo (e oltre) con base borghese, liberale e democratica.

     Le cause
Le cause della Rivoluzione sono molteplici, perché la tematica è complessa. Esistono motivazioni legate alla politica, alla società, al pensiero e, naturalmente, all’economia.
Essendo nato in Francia, che da essa si diffuse in Europa, il pensiero Illuminista propone un contenuto fatto di Razionalismo, Egualitarismo e Contrattualismo. Soprattutto quest’ultimo concetto nega validità all’Assolutismo, in quanto la gestione del potere si basa su un “contratto” tra il popolo e chi lo governa.
Il potere assoluto, allora vigente, era quello di Luigi XVI. La monarchia francese si era dimostrata nel governo delle cose interne alquanto debole, senza forza e senza carisma. L’ostilità popolare era cresciuta nei confronti della monarchia già ai tempi di Luigi XV. Il successore sembrava essere debole e poco motivato, proprio in un momento alquanto delicato. Infatti, i raccolti erano andati male, le carestie imperavano, ed il clima sembrava avverso. L’inflazione collegata saliva ogni giorno di più. La risposta della monarchia fu l’aumento delle tasse. Ma a pagarle era solo il Terzo Stato, “colpevole” della scarsa produzione di beni commerciabili, rendeva vane le stesse tasse.
In effetti la Francia era suddivisa in tre classi: quella della Aristocrazia, del Clero e del Terzo Stato. Quest’ultimo comprendeva oltre il 95% della popolazione (dalla borghesia agiata al bracciantato rurale).. E se la disparità numerica era evidente, alquanto pernicioso era il fatto che le stesse classi contenevano gente ricca e gente povera, il che creava interessi trasversali, sotterranei ed esplosivi.

 

 

La crisi finanziaria
La Francia si trovava in una grave crisi finanziaria, creatasi con la partecipazione alla
guerra d'indipendenza americana e con spese statali esorbitanti. I vari ministri delle finanze che si erano succeduti, Anne Robert Turgot e Jacques Necker, avevano proposto e avviato un progetto di ristrutturazione in ambito fiscale. Le riforme rimasero lettera morta a causa dell’opposizione della nobiltà, che avrebbe dovuto sopportare un carico fiscale maggiore. Il Re, allora, nominò un ulteriore successore: Charles Alexandre de Calonne, come nuovo ministro delle finanze

Quando nel 1787, Calonne, incaricato di realizzare varie riforme, come quella tributaria, fu fermato per le solite opposizioni dell'Assemblea dei Notabili, il Re incaricò di risolvere la situazione di stallo e varare le riforme, il capo dell’opposizione Étienne-Charles de Loménie de Brienne. Questo, arcivescovo di Tolosa, al riprodursi di uguali difficoltà, cercò di saltare l’opposizione del Parlamento di Parigi. Ma ottenne, come risposta, una totale resistenza degli ambienti benestanti, che portò al blocco dei prestiti di breve durata. Il risultato fu una specie di bancarotta dello Stato francese.
In questa terribile situazione, Luigi XVI (il 18 dicembre 1787) promise che entro cinque anni avrebbe convocato gli Stati Generali, la qualcosa non accadeva più dal 1614 in Francia. Ma nessuno si fermò o fece sconti. Mentre il Parlamento dimostrava un rapporto contraddittorio con il popolo, a Grenoble ai disordini scoppiati per le difficoltà economiche, la guarnigione militare provò a sedare gli scontri (il 7 giugno). Mentre le truppe avanzavano, iniziò dai tetti delle case un violento tiro al bersaglio di tegole..
Furono chiamati a raccolta, dopo un tale avvenimento, i componenti degli Stati Generali, che si riunì nel castello di Vizille, che decise il blocco del pagamento delle somme tributarie.
Messo con le spalle al muro, il Re Luigi XVI convocò, ufficialmente,  gli Stati Generali per il 5 maggio del 1789. A tale proclamazione seguirono, il 25 agosto 1788,  le dimissioni di Brienne. Fu reinserito nell’ufficio Necker, che, con decisione discutibile, per tutta risposta, rese pubblici i conti dello Stato francese. Si scoprì che vi erano entrate per 503 milioni di franchi se ne spendevano 629 di spese. Quindi esisteva un enorme debito, con interessi da pagare spropositati (318 milioni). E mentre la Francia era alla fame, la Corte aristocratica di soli feste, balli e pensioni ai nobili spendeva circa 38 milioni di Franchi.
   

 

   
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