Nella Galleria civica del Museo di Bassano circa cento opere d’arte, selezionate fra quelle facenti parte delle collezioni dell’istituto, «voltano le spalle» al visitatore. Non perché si sono offese di qualcosa! Per carità! Lo fanno soltanto per offrire una diversa prospettiva di lettura. Per rivelare segreti. Una mostra del tutto particolare, intitolata «Abscondita. Segreti svelati delle opere d’arte» (dal 2 giugno al 3 settembre, tutti i giorni dalle 10 alle 19, tranne il martedì). Le tele, sono esposte faccia al muro e mostrano solo il retro, che nessuno spettatore ha mai veduto. Ritratti, paesaggi, nature morte, scene sacre e profane sono occultate. Perché mai? Perché questa volta a raccontare e documentare la loro storia sarà il retro, che metterà in luce la trama della tela, il telaio, i chiodi, la cornice. A tutti gli effetti sono il supporto del dipinto, ma sono anche una fonte interessante di informazioni. Servono a comprendere le vicissitudini dell’artista e dell’opera, di quanti l’hanno posseduta, per leggere i segni dei restauri, per tracciare viaggi e mostre, attraverso etichette e timbri d’inventario, cartellini di esposizioni, nomi di mercanti d’arte e di collezionisti, dediche, annotazioni contenute in bigliettini, targhette, firme, ritagli di giornale, e ancora di più, come addirittura sonetti, dediche, attribuzioni cancellate, disegni o ripensamenti dell’artista. Ne viene fuori una storia dell’arte inedita. Leggiamo sulla scheda ufficiale che riportiamo di seguito: «La presenza sul retro di informazioni determinanti per la comprensione dell’opera si è rivelata di una ricchezza inaudita e nel panorama internazionale non è mai stato realizzato un progetto espositivo come questo volto a raccontare e documentare l’affascinante storia delle opere, ignota al pubblico che invece ben conosce il fronte».
Insomma, è come fare entrare gli spettatori di un’opera teatrale, anziché in sala, direttamente dietro le quinte: farli curiosare tra i fondali e gli attrezzisti al lavoro, passare sulle passerelle delle luci o entrare nei camerini degli attori. Con le tele di un museo non era mai stato fatto, a quanto se ne sa. In verità, questa analisi dei dipinti fatta osservando il retro, per gli addetti ai lavori è abituale e scontata, non lo è invece per lo spettatore. Da dove nasce, dunque, l’idea? La mostra è stata ideata da Chiara Casarin, direttrice dei Musei Civici di Bassano: «Ci siamo chiesti se nel Museo di Bassano ci fossero opere in grado di raccontare qualcosa di nuovo, favorire un cambio di abitudini nel visitatore, stimolando una nuova cultura. Mi sono documentata se ci siano stati dei precedenti simili, ma non ho trovato nulla». L’ispirazione è nata da un dipinto di Cornelius Norbertus Gysbrechts (Anversa, 1630 circa – dopo il 1675), conservato presso la Galleria Nazionale della Danimarca di Copenaghen, che raffigura proprio il retro di una tela. Quel dipinto, spiega la curatrice della mostra, è il tentativo di osservare l’arte attraverso «un medium che pensa a sé stesso e alle sue strutture nascoste, generando un nuovo linguaggio, in questo caso meta-pittorico, privo di rappresentazione referenziale. Proponendo la prima manifestazione assoluta – integrale – di un gesto auto-riflessivo della professione del pittore, lontano dall’autoritratto in studio». Chiara Casarin, sintetizza con una battuta l’essenza dell’esposizione: «Se davanti troviamo le invenzioni, dietro c’è un mondo di inventari». Aggiungeremmo che c’è anche il retro dei musei fatto di depositi. Qui, per fare un esempio, i frammenti scultorei sono conservati in casse, che possono rivelare oggetti impensabili. Quindi, in esposizione troviamo anche la coda del cavallo, parte di un imponente monumento equestre in gesso, oggi andato perduto, eseguito da Antonio Canova: «In questo caso “guardare sul retro” significa accedere dietro le quinte del lavoro, iniziato a marzo 2017, e che in futuro restituirà al pubblico la grande scultura che avrebbe dovuto sorreggere il regale cavaliere Ferdinando I». È un’anticipazione da parte della curatrice, perché, si sa, una mostra tira l’altra.
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IL MUSEO CIVICO DI BASSANO DEL GRAPPA, situato in Piazza Giuseppe Garibaldi a Bassano, è un museo veneto sorto nel 1828. A partire dal 1840 la sede del museo civico è situata nell’ex convento di San Francesco e fin da allora sono ospitate collezioni di storia naturale (erbari, raccolte entomologiche, geopaleontologiche, malacologiche, mineralogiche) e vari libri, molti dei quali lasciati dal naturalista Giambattista Brocchi oltre a dipinti di varie dimensioni (provenienti da chiese e conventi soppressi in età napoleonica), che furono depositati nelle sale adiacenti al chiostro della chiesa di San Francesco a partire dal 1831. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).