Luigi Capuana – Ci siamo?

 

Luigi Capuana

 

Era un uomo spassoso, specialmente dopo desinare. Non già che bevesse troppo; ma quel po’ di vino che a un altro avrebbe appena appena confortato lo stomaco, a lui produceva una piacevolissima esaltazione, gli scioglieva lo scilinguagnolo. E allora il suo caratteristico e strano ritornello: Ci siamo? dava un sapore così piccante alle cose ch’egli diceva, che l’ora del chilo, tra un sigaro e l’altro, volava via quasi inavvertita.
Gilletti soleva dire:
— Martelli è un gran digestivo!
E spiegava, scientificamente, secondo lui:
— Le risate ch’egli provoca agiscono in modo meccanico con le continue scosse dello stomaco: diventano una specie di massaggio, che agevola l’opera di tutto l’apparecchio della digestione. Il giorno che Martelli ci mancasse, noi dovremmo ricorrere al Tot, al Fernet dei fratelli Branca, all’Amaro siciliano, al Ferro-China Bisleri, agli altri intrugli pretesi digestivi, che digerirebbero soltanto i nostri quattrini, e sarebbe un vero guaio. I nostri stomachi si sono ormai abituati a quella provocazione. Ecco: oggi che Martelli ritarda e mi fa temere un’assenza, io comincio a sentire un po’ d’imbarazzo stomacale….
Eravamo otto pensionanti nella trattoria di Pappataci e occupavamo una stanza riservata: quattro scapoli, tre ammogliati, uno vedovo, io; tutti impiegati. Due degli ammogliati avevano lasciato le famiglie in provincia, per economia, dicevano; e noi non avevamo nessuna ragione di dubitarne; il terzo, Martelli, era diviso dalla moglie per incompatibilità di carattere, abile modo di esprimere velatamente la sua disgrazia.
Infatti, perché una moglie scappi via dalla casa maritale e vada a convivere con… un altro, significa che dev’esserci qualche incompatibilità, almeno per parte di lei.
Martelli aveva preso la cosa in santa pace, dicendo:
— Il male non l’ha fatto a me, ci siamo? ma a se stessa. Ormai io conoscevo tutti i difetti della bestia e la compativo; e siccome so, che è affatto incapace di correggersi, si farà sùbito prendere in uggia, e sarà ridotta in mezzo a una strada. Ci siamo? Il mio uscio le è chiuso sempre; la chiave l’ho in tasca e il portinaio è avvertito: in caso di un tentativo di scasso… per opera di madama, correre ad avvertire i carabinieri della caserma vicina. Mi sento smaritato meglio che col divorzio, che non c’è. Ah! Ne ho viste in nove anni, da che eravamo sposati! Ma io sono buono, prudente; ho sopportato il sopportabile e il non sopportabile…. Dillo tu, Gilletti. Mi hai sentito, qualche volta, lamentare in ufficio delle cattive maniere di mia moglie? Mai! Mai! Dicono di Giobbe! Ma costui, ci siamo? Doveva essere un poco di buono se il Signore gli buttò addosso tanti malanni. Infatti ebbe la sfrontataggine fin di rivoltarsi, di mettersi a tu per tu con Domeneddio… E intanto lo portano come esempio di pazienza! Ci siamo? Il vero Giobbe sono stato io, nove fitti anni, senza un solo giorno di riposo! Vi meravigliate di vedermi qui tra voi, per consiglio di Gilletti? Che dovevo fare? Uno sterminio, e andarmene in galera pei begli occhi di lei?
— Bisognerebbe sentire tua moglie in contradittorio per sapere la verità vera — feci io quel giorno, che era tornato in ballo il discorso… di madama.
— Tu sei vedovo — mi rispose — e puoi dar ad intendere di rimpiangere la bon’anima. Io ti credo, perché la tua signora era eccellente persona, giovane, bella, caritatevole, l’idolo del vicinato. Lo so perché, due anni, siamo stati ad abitare nella stessa via e non molto distanti. Questo però non vuol dire. Io per esempio… ci siamo? Se mia moglie non avesse fatto quel che ha fatto, e Gesù Cristo se la fosse portata in Paradiso, non finirei di cantarne gli elogi in ogni occasione; anche per dispetto, se è vero che i morti vedono e sentono quel che fanno e dicono i vivi. Sarebbe un’atroce canzonatura, da far crepare di rabbia anche una morta, stizzosa come lei. In contradittorio, tu dici? Ma son sicuro che le dareste ragione, non fosse per altro, per farla star zitta. Figuratevi che una volta, dopo aver leticato un paio di giorni — anche la notte! — per certa stoffa di una veste ch’ella diceva indispensabile, ma che il mio povero bilancio mi faceva giudicare… ci siamo? se non superflua, inopportuna, vedendomi scappare via disperatamente di casa mi urlò dietro: — Ti sbarazzerò di questa sciupona, ti sbarazzerò! Non dubitare! Sarai contento! — E venne a urlarmelo dal pianerottolo, mentre scendevo le scale.
Quella mattina, in ufficio, ero una mosca senza capo, con la trista minaccia negli orecchi: incredulo dapprima, ma impensierito a poco a poco. Se tornando a casa, trovassi davvero?… Le donne sono capaci di tutto. Mi attendevo, di minuto in minuto, di veder comparire la donna spaventata: — La signora!… La signora!… — Ridete? Avrei voluto vedervi nel caso mio. Noi uomini siamo così sciocchi da voler bene alle mogli senza saperlo. E allora… ci siamo? Chiedo un permesso di urgenza al Capo ufficio, corro dal negoziante, compro la stoffa… Avevo dovuto, lì per lì, farmi prestare i quattrini da un usciere, che fa lo strozzino con gli impiegati… Salgo a quattro a quattro gli scalini di casa e inciampo nella donna che accorreva da me:
— La signora, oh, Dio!… La signora!…
Mi sentii morire!… Si contorceva, come una serpe, sul letto mezzo disfatto, lamentandosi con voce rauca… Io tenevo ancora sotto il braccio l’involto con la stoffa. Se ne accorse; balzò a sedere, cessando tutt’a un tratto di contorcersi, di lamentarsi… — Che rechi lì? — E si mise a disfare lestamente l’involto.
— È la stoffa! — balbettai.
— Ah! credevi davvero di trovarmi morta? L’hai comprata per scusarti, caso mai! Chi sa per chi sarebbe servita se fossi morta davvero!
E questo fu il bel ringraziamento, soltanto questo!… Ci siamo? So io quel che m’è costata quella mia imbecillità, con l’usciere che, ogni ventisette del mese: — Signor Martelli… almeno gli interessi. L’ottanta per cento: un disastro!… E Bacci dice: In contradittorio!… Ma io mi sento felice e m’importa un corno, se la gente ride e sparla. Badino agli affari loro. Ieri l’altro intanto…. ho avuto la soddisfazione d’intravederla da lontano con indosso quella stoffa; l’ho riconosciuta e mi è parso di averle fatto un’elemosina… Ci siamo?»
— Eppure — gli disse Gilletti giorni dopo — sembra che tu provi un certo piacere nel ragionare di lei. Confessalo: senti, è vero? che ti manca qualcosa….
— Sicuro! E spesso spesso anche non mi par vero che mi manchi, tanto stimo incredibile la mia buona sorte!… Arrivo fino a compiangere quel disgraziato….
— Ci siamo? — suggerì Giuntini, provocando nuove risate.
— Che volete farci? — rispose Martelli, ridendo anche lui. — È un riempitivo; mi scappa di bocca senza che io me ne accorga…. Ci siamo? Ecco!… La colpa è del mio Maestro di quarta. A ogni po’, spiegando le lezioni, ci domandava: — Ci siamo? — E intendeva di dire: — Avete capito? E noi ragazzacci, a coro: — Ci siamo! Ci siamo!
Mia moglie non mi poteva soffrire, quasi il Ci siamo? fosse stato un grave insulto per lei. Dopo sette anni avrebbe dovuto abituarsi, come io mi ero abituato ai suoi modi sgarbati! E dire che da ragazza sembrava la bontà, la cortesia, la gentilezza in persona! Siamo stati fidanzati diciotto mesi. Ogni atto, ogni parola, altrettante carezze! Paolino, qui! Paolino, là! Quasi non metteva un boccone in bocca — le domeniche desinavo in casa dei futuri suoceri — senza chiedermene il permesso. Ah! Gli scienziati perdono il loro tempo a fare…. Ci siamo? tante inutili scoperte, e non pensano a cercare un efficacissimo mezzo di impedire alle ragazze…. Sì, sì! qualche pastiglia, mettiamo, da dare alla fidanzata in un cartoccio di confetti per farle dire, suo malgrado, quel che realmente pensa del povero diavolo lusingato di esser voluto bene…. Sì! sì! Questa sarebbe la vera grande scoperta scientifica!… Ci siamo? A lei parrebbe di dire: — Quanto sei buono! — E, invece, direbbe: — Quanto sei imbecille, caro mio!… Sarei scappato più che di corsa e oggi non mi troverei costretto….
— Va là! Non ti dispiace poi tanto di essere tornato scapolo, di far vita di trattoria, — lo interruppe Cantelli.
— Ah! Intorno a questo, mentirei se dicessi che qualche volta il nostro Pappataci non me la faccia rimpiangere. Quella mala bestia era una cuoca… una cuoca!… Ci siamo?… Quando voleva ottenere qualche cosa mi prendeva metaforicamente per la gola. Tornavo a casa. — La signora? — È in cucina. — La risposta della donna significava: — A desinare avrà una cosa delicata! — E, attendendo la cosa delicata, riflettevo: — Quanto mi costerà? Ci siamo? Cosa, realmente, da leccarsene le dita. Non resistevo, preso proprio per la gola! Ma la scontavo e come! Mi conforto pensando che la sconti anche… l’altro!
— Ci siamo?
Giuntini gli faceva il verso: e così bene, che spesso Martelli ripeteva sùbito: — Ci siamo? — quasi per riparare una dimenticanza.
Ricorderò sempre il viso stupefatto con cui egli entrò nella nostra saletta da pranzo una mattina, a colazione. Lui, che prima di sedersi deponeva il cappello e soprabito e si lavava le mani, prese posto così come era entrato, brontolando parole incomprensibili.
— Che ti è accaduto? — gli domandammo parecchi.
— L’inesorabile! L’assurdo! Ci siamo? Ci siamo?
Fummo meravigliati di sentirgli ripetere il suo ritornello: Non gli era mai accaduto fino allora.
— Insomma…. che cosa? — fece Grilletti.
— Ero andato a comprare dei fazzoletti di filo… Mezza dozzina, perché la stiratrice…. Basta: ero intento a far la scelta e…. chi mi veggo allato? Mia moglie!… Proprio lei!… Ci siamo?… in carne e ossa!… Mi guarda e…. fa: — Buon giorno!… Stai bene; si vede!
Ero così sconvolto, col sangue tutto alla testa, col cuore che mi balzava! Ah! In certi momenti siamo proprio dei cretini!…
— Parla per tuo conto! — lo interruppi, sforzandomi di restar serio.
— Avresti risposto anche tu come me, là, davanti ai commessi e agli altri avventori:
— Buon giorno! Grazie! — Grazie di che? ora che ci ripenso. E lei ebbe la imprudenza…. ci siamo? di continuare — Che vuoi? Cose che accadono nella vita…. Se potessi spiegarti!
E non le voltavo nemmeno le spalle, non avevo il coraggio di piantarla là, in asso! Avrei dovuto schiaffeggiarla…. Intervenne il commesso: — La signora desidera?… — Vi sembra possibile che sia accaduto tutto questo?
— Tua moglie, se non altro, è una donna di spirito — disse Gilletti. — E poi?
— E poi?… È andata via, ripetendomi con tanto di faccia tosta: — Se potessi spiegarti!… — Attendeva la mia risposta; ma capì che stava per essere quale non l’avrebbe voluta…. Ci siamo? Perché uno può smarrirsi come un ragazzetto colto in fallo, ma…. un solo momento! Dovette leggermi negli occhi intorbidati…. Oh! È impossibile! È assurdo!
— Ma niente incredibile! Niente assurdo! — rispose Cantelli. — Intanto levati il cappello e il soprabito, e mangia la minestra che ti si fredda. Si tratta di sintomi buoni: prodromi di riconciliazione. Il pentimento è evidente. Tu dovresti passarti una mano su la coscienza e riconoscere quanto hai contribuito, da parte tua, a farle commettere la sciocchezza….
— La chiami sciocchezza? Ci siamo?
— Per la donna è una sciocchezza. Qualunque cosa una donna pensi e faccia, è una sciocchezza….
— Anche se disonora…. se ammazza?
— In questo caso poi è assai peggio che una sciocchezza. Le donne, secondo me, possono, devono qualche volta, essere ammazzate, ma ammazzare mai.
— Disonorare…. è più di ammazzare!… Lasciami mangiare in pace. Non voglio discutere le tue solite enormità. Prodromi di riconciliazione? Pentimento? Che m’importa ora del suo pentimento? Doveva pentirsi prima di fare il male…. Mi fai dire stupidaggini!… Ci siamo?
Due settimane dopo, ci trovammo una sera noi due soli, Martelli ed io, a desinare. Gli altri avevano un banchetto regionale.
Martelli entrò masticando nauseato, quasi avesse in bocca un sapore di cosa amara. Buttò là, rabbiosamente, soprabito e cappello esclamando:
— Quando si dice che uno è stato tirato proprio pei capelli si dice meno del vero! Ci siamo? Ma te la immagineresti tu una moglie…. come quella, che mi ferma in mezzo alla via, m’invita ad entrare in un caffè:
— Ragioniamo! Te ne prego! Sii gentile con una signora! — Così! Così!… Ed ha preso il mio braccio e mi ha trascinato dentro, in un angolo in fondo, mi ha fatto sedere, mi si è seduta accanto, e al cameriere ha ordinato tranquillamente: Due espressi! Così, così! Che potevo fare? Ci siamo? Te la immagineresti tu una moglie…. come quella, che nel tragico momento…. Giacchè lo capisci facilmente, il momento era tragico; avrei potuto saltarle al collo, strozzarla…. ero nel mio diritto; e poi eravamo soli…. Strozzarla e andarmene via zitto zitto…. Te la immagineresti tu una moglie…. come quella che prende con le mollette un quadrettino di zucchero e…. in quel tragico momento, ti domanda: — Tre pezzetti, è vero, Paolino?… Avrei voluto risponderle con rovesciarle addosso la tazza fumante…. Ci siamo? E, invece, ho risposto….
— Sì, tre!
— Precisamente!
— Da gentiluomo: non pentirtene.
— E allora…. Non la finì più: — Ah, Paolino! La mia disgrazia ha voluto così!… Ah, Paolino! Con la tua indifferenza, col tuo supremo disprezzo mi hai castigata abbastanza!… Ah, Paolino! Avrei potuto far peggio: fortunatamente non l’ho fatto! — Paolino! Come durante il nostro fidanzamento…. Non mi aveva mai più chiamato così! C’è voluta tutta la mia…. ci siamo?… grandezza di animo per resistere; a capo basso, sì, sorbendo lentamente il caffè, sì, picchiando col cucchiaino sul vassoio per chiamare il cameriere…. Lo crederai? Voleva pagar lei… — Ti ho invitato io! — insisteva. E appena il cameriere si fu allontanato: — Ah, Paolino!… Non mi dici una parola di conforto? Di speranza? Di perdono?… Ah, Paolino!… — dignitosamente le risposi: — Ne riparleremo, signora! — Tanto per troncare il discorso…. Ci siamo?
Avevo cominciato a fare un grande sforzo per non ridere e, di mano in mano, mi ero sentito invadere da profonda pietà per la miseria umana, di cui avevo sotto gli occhi un perfetto esemplare.
— Hai avuto torto — gli dissi. — Certi ragionamenti bisogna troncarli netti, in modo da non doverci ritornar su; o pure….
— Precisamente…. Ci siamo? quel che pensai sùbito…. Ma questa non è cotoletta!… — s’interruppe. — È suola da scarpe!… Da qualche tempo in qua, Pappataci abusa della nostra remissione!
Fece un gran rabbuffo al cameriere, leticò col padrone….
Esagerava; non era vero che la cotoletta fosse più immangiabile di quelle delle altre volte. Si calmò e riprese:
— Quel che pensai sùbito. E mi rimisi a sedere, e stetti ad ascoltarla guardandola in viso, per scrutarla…. Era sincera? Chi può mai dire quando una donna è sincera, dato che una donna possa mai essere sincera?… Ci siamo?
— Non fare il pessimista!
— È ravveduta, pentita…. Le son venute le lacrime agli occhi. Dice che quello, col pretesto di un affare urgente, è andato a Milano, a Torino, insomma, non si è fatto più vivo…. Che avresti fatto tu? Dimmelo, francamente; se ho sbagliato, sono ancora in caso di riparare…. Ci siamo? Che avresti fatto nei miei panni?
— Quel che tu hai fatto! Né più, né meno!
— Come lo sai?
— Ci vuol poco a capirlo.
— E mi approvi?
— Pienamente…. Almeno non mangerai più cotolette di cuoio.
— È strano, caro mio! Tu che sei vedovo, devi averlo provato meglio di me. Tua moglie era un angelo, era una santa…. Ma ci si abitua anche a una moglie demonio…. Ci siamo? E quando si è già contratta una abitudine…. È strano! Si rimpiange quel che ci faceva soffrire, disperare!… Ci siamo?… Domani riprenderò…. la mia croce…. Pago il conto a Pappataci. Tu mi scuserai con gli altri… Che ne dici? Che ne dici? Commetto un’imprudenza? Una debolezza? Una viltà?
— Un eroismo! — risposi.
Ed ero sincero.
Mi strinse la mano, lungamente, affettuosamente, e come conclusione di quel che non aveva saputo dirmi, soggiunse:
— Ci siamo?…

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