Galleria LAMPO, Milano è lieta di annunciare la mostra personale di Marco Vignati
dal titolo “Sheer pulses”, a cura di Domenico de Chirico.
“Sheer Pulses” mostra personale di Marco Vignati a cura di Domenico de Chirico, presso Galleria Lampo, Milano – opening 29 ottobre ore 18. |
Sheer pulses
Testo a cura di Domenico de Chirico
Giocando con lo spazio e con il tempo, in una dimensione liminale pregna di estraneità, incertezza e trasformazione che oscilla perpetuamente tra Eros e Thanatos, metamorfosi e sospensione, Marco Vignati, esplorando la vastità del mondo tangibile – sensibile e imperfetto – crea un’atmosfera unica, dolorosissima eppur eterea, sapientemente sospesa e fuori dal reale.
Così come per Jean Cocteau nel suo film del 1930 Il sangue di un poeta (Le sang d’un poète), la mostra in questione intitolata Sheer pulses, pur seguendo una narrazione alquanto lineare, si compone di una serie di scene visceralmente oniriche, flebili ed enigmatiche che ci costringono a confrontarci con concetti fondamentali come quello della fugacità e della stasi, dell’essere al mondo, del sostare e della metamorfosi.
Si tratta di parvenze di esistenza simboleggiate da linee essenziali che, mettendo in risalto l’eleganza e il vigore delle forme, custodiscono accuratamente pulsazioni sospese, voraci e surreali che sfidano intenzionalmente le logiche gravitazionali.
Attraverso questo tipo di immaginario, Vignati sembra voler rimarcare il processo doloroso che conduce alla creazione, una ferita profonda, lontana dal suo processo di cicatrizzazione, da cui scorre incessantemente un sangue lento e dolce, vivido e metallico.
Così, intento a voler rappresentare le dimensioni più profonde dell’esperienza umana, Marco Vignati ha sviluppato un linguaggio visivo distintivo che si manifesta a suon di stilizzazioni raffinatamente elegiache e di un veemente senso corpulento di mistero e magia. Ciò che ne consegue è una costellazione armonica di emulsioni distaccate dal supporto cartaceo, sottili e fragili strati su cui egli deposita il pigmento della stampa, lacerate come carne. Inconsistenti veicoli di un proemio visivo in cui la loro stessa trasparenza ne fa intuire la qualificante precarietà. Queste pelli sono un ricordo, una memoria, sono pulsazioni appese a dei fili inavvertibili. Allegoricamente parlando, non sono solo le pelli di un essere umano, sono l’involucro della vita, la placenta del mondo. Sono un’intima riflessione visiva, lo specchio polisemico di una realtà, uno specchio che, per dirla con Cocteau, non è altro che un passaggio allegorico verso una dimensione altra che si erge a portale, una via alternativa di riflessione e un simbolo di esplorazione non già dell’inconscio ma della più cruda realtà resa come un rituale scultoreo, tra riflesso e distorsione, illusione e artificio. Materie organiche diafane, calco di un’orma, velo adagiato, traccia di qualcosa che ormai si è compiuto. Sono la sensazione di ciò che non potrà mai più tornare, sono luce fioca, il calore di un fuoco estinto.
Sheer pulses è la transizione tra l’essere, l’essere stato e ciò che sarà, un viaggio sensibile rappresentato con un’estetica fortemente simbolica che gli permette di combinare insieme senso di movimento e paralisi con la precarietà e l’intensità delle forme. Qui, la delicata riflessione sul tempo si fa ardua e tangibile, un pendolo di carne, un eterno divenire che lascia fulgide tracce di alterazioni, storie di stati indelebili, sussurri callimachei.
Da Giulia Formentini giuliaformentini@gmail.com |
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