Un importante ritratto eseguito da Bartolomeo Passerotti (Bologna, 1529 – ivi, 1592) nella tarda fase della sua attività giunge presso i Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna dalla collezione di Ruggero Poletti, noto a tutti come Geo (Milano 1926 – Lenno 2012), storico dell’arte, connoisseur, pittore e collezionista che formò la sua raccolta tra Milano, Londra e Lugano a partire dagli anni Cinquanta del Novecento.
L’opera è stata generosamente concessa in comodato d’uso gratuito per cinque anni dagli eredi Poletti allo scopo di consentirne la fruizione pubblica nella sede del Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, e ricordare la passione per l’arte di uno dei più originali collezionisti contemporanei.
Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica Bartolomeo Passerotti Ritratto di vedova Comodato dalla collezione Geo Poletti Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini Strada Maggiore 44, Bologna |
Acquistato sul mercato dell’antiquariato (già Colnaghi; poi, Londra, Sotheby’s 24 marzo 1976), e reso noto per prima da Giovanna Poletti (1985), il dipinto è una significativa testimonianza della produzione di Passerotti; è databile intorno o poco dopo il 1585 e raffigura senza accomodamenti un’anziana dama, che la veste nera e il velo bianco sul capo indicano in stato vedovile.
La posa con l’indice della mano inserito fra le pagine a tenere il segno nel piccolo libro di preghiera, la cui lettura è stata temporaneamente interrotta, rivela le prerogative della ritrattistica passerottiana, volta a cogliere i personaggi “non fermi e insensati”, ma “in azione e in moto”, “a ciascuno” “adattando quell’azione e quel gesto che fu più particolare e frequente alla natura e al genio di quel soggetto” (Carlo Cesare Malvasia, 1678).
Nella scheda critica dell’opera ordinata per il catalogo generale di Bartolomeo Passerotti, Maria Angela Ghirardi argomenta come la tipologia del soggetto rappresentato – quella dell’anziana dama devota – sia propria degli anni inoltrati dell’età tridentina. Nell’immagine si coglie inoltre “un nuovo accostarsi al personaggio e alla sua psicologia più «intimo» e «naturale». Illustrata senza orpelli, la vecchia si distoglie un momento dalla lettura e guarda, calma, verso lo spettatore. È forse la cordialità di una pacata vita familiare, quale trapela dall’immagine, ad aver indotto il sospetto di un’improbabile e non fondata identificazione della dama con Cornelia Ricci, seconda moglie di Passerotti”.
La formula del ‘ritratto istoriato’, ideata da Passerotti, si afferma con grande successo nell’orizzonte culturale della Bologna pontificia dopo la riforma tridentina, dove il vescovo Gabriele Paleotti sta elaborando il suo celebre trattato, edito nel 1582, in cui espliciterà la funzione pedagogica ed edificante delle immagini. L’esemplarità di vita della vedova devota pare quindi ben conformarsi a questi intenti, rivelando la capacità del pittore di interpretare le esigenze dell’epoca. Tutt’altro, dunque, che finalizzato ad uno scopo adulatorio, il ritratto deve rispettare il criterio del ‘decoro’, restituendo la fisionomia del personaggio con estrema onestà, senza alterarla o correggerla.
Apprezzato anche in altri generi artistici – è, fra l’altro, l’iniziatore a Bologna di una nuova pittura “di genere” che, alla maniera fiamminga, torna a guardare la vita con piglio di verità rappresentando le classi più umili nella loro quotidianità – Passerotti incontra grande fortuna soprattutto come ritrattista, realizzando alcuni dei capolavori della ritrattistica cinquecentesca per l’altissima qualità esecutiva.
L’artista sarà attivo per le più alte gerarchie religiose (addirittura per i papi Pio V e Gregorio XIII) e per le famiglie aristocratiche e senatorie, come era uso già nel Quattrocento. Tra queste figurano i Bargellini, per i quali il pittore realizza una serie di ritratti rievocativi dei membri più illustri, un tempo allestiti nelle gallerie del palazzo in Strada Maggiore.
Il ritratto di Filippo Gaspare Bargellini è stato riferito a Bartolomeo Passerotti da Renzo Grandi (1987), insieme a quelli di Ovidio e Lattanzio Bargellini; mentre i più noti ritratti di Gaspare, figlio di Filippo, e di Pietro Annibale Bargellini sono da tempo attribuiti all’artista che, secondo la testimonianza di Marcello Oretti, svolse intensa attività per questa famiglia, assieme al figlio Ventura.
“Vivificati dal gesto delle mani” (Angela Ghirardi, 1990), atteggiate secondo l’eloquenza retorica di Quintiliano, i cinque ritratti sono databili entro la prima metà degli anni settanta del Cinquecento, ed erano probabilmente destinati a comporre una galleria di antenati e illustri esponenti del nobile casato bolognese.
E proprio accanto a queste pregevoli opere di grandi dimensioni, gli eredi Poletti hanno espresso il desiderio che anche il Ritratto di vedova vada esposto, andando così ad arricchire le collezioni del Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini.
La presentazione al pubblico dell’opera di Bartolomeo Passerotti concessa in comodato si svolgerà mercoledì 11 dicembre 2024 alle ore 17.00. L’ingresso è libero, fino a esaurimento posti disponibili.
Interverranno: Eva Degl’Innocenti (direttrice Settore Musei Civici Bologna), Silvia Battistini (direttrice Musei Civici d’Arte Antica | Settore Musei Civici Bologna), Mark Gregory D’Apuzzo (conservatore Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini | Settore Musei Civici Bologna), Giovanna Poletti (erede di Geo Poletti) e Maria Angela Ghirardi (già docente di Storia dell’arte moderna, Università di Bologna).
Bartolomeo Passerotti (Bologna, 1529 – ivi, 1592) si formò tra Bologna e Roma, dapprima al seguito di Iacopo Barozzi detto il Vignola, poi con il coetaneo Taddeo Zuccari.
Nell’Urbe approfondì il disegno dall’antico e si perfezionò nelle incisioni ad acquaforte.
Rientrato stabilmente a Bologna prima del 1560, si dedicò all’esecuzione di grandi pale d’altare in cui elementi della pittura nordica si univano a caratteri di stile tipici del Manierismo romano e soprattutto, delle opere modenesi del Correggio.
Particolarmente celebre fu la sua attività di ritrattista, che gli valse numerose commissioni da parte di personaggi celebri e influenti. Gli interessi naturalistici del Passerotti e lo studio assiduo dal vero, stimolato dall’amicizia col celebre botanico e entomologo Ulisse Aldrovandi, fecero dell’artista una figura fondamentale per la formazione dei Carracci e per la nascita della grande pittura bolognese della fine del Cinquecento e dell’inizio del Seicento.
Chi era Ruggero Poletti (1926-2012)
Ruggero Poletti, per tutti Geo, pittore e collezionista, nasce a Milano il 9 aprile 1926. Nei primi anni Trenta parte con il padre e il fratello minore per San Paolo del Brasile dove rimane per pochi anni. Ben presto torna a Milano dalla madre dove prosegue gli studi privilegiando da subito l’arte. La madre, amica di Arturo Toscanini e di Carlo Maria Giulini, lo introduce alla lirica e alla musica classica, passione che lo accompagnerà per la vita. Durante la guerra si trasferisce con la famiglia nella villa di Bellagio, sul lago di Como, dove incontra Mario Sironi che lo incoraggia a dipingere.
Nel 1950 torna a San Paolo per un anno, dove ritrova il padre e il fratello maggiore che nel frattempo si era trasferito in Brasile con la famiglia. I soggiorni in Brasile incidono molto sulla sua pittura. Molti dei personaggi ritrattati sono infatti ispirati alla popolazione locale. In particolar modo i volti delle figure, e persino un suo autoritratto, riprendono le tipiche fisionomie brasiliane.
Continua a dipingere e inizia a studiare i maestri antichi senza trascurare, seppur con occhio critico, l’arte moderna e contemporanea. Oltre a Sironi, Boccioni, al primo De Chirico e Arturo Martini, apprezza Francis Bacon, artista che influenzerà in modo evidente la sua pittura.
Nel 1962 espone una personale alla Galleria Il Milione, dove incontra Pietro Maria Bardi che acquista due opere e lo invita ad esporre al MASP, Museo d’Arte di San Paolo di cui è direttore. L’invito gli verrà più volte riproposto negli anni successivi ma sarà sempre “rinviato”. La mostra del 1962, che comprende solo opere figurative, è ben accolta dalla critica e dalla stampa. Giovanni Testori ne cura la prefazione del catalogo e scrive un lungo saggio illustrato per la rivista “Paragone”.
Nel 1967, la galleria Il Milione presenta un’altra sua mostra personale, sempre figurativa. La prefazione del catalogo, affidata a Francesco Arcangeli, lo descrive come “…appassionato e conoscitore di molta arte del passato ma uomo moderno”. In quegli anni regalerà un suo dipinto a Roberto Longhi che ancora oggi è esposto nella casa a Firenze e fa parte della quadreria dell’omonima Fondazione.
Altri galleristi d’oltreoceano si propongono per esporre le sue opere ma senza successo. Nel frattempo, si appassiona sempre più allo studio e alla raccolta di pittura antica, dipingendo ormai solo per sé stesso, senza più alcun intento espositivo e tanto meno commerciale. Accetta però di ritrarre due benefattori, su commissione della Cà Granda, realizzando due grandi ritratti a figura intera, che entreranno a far parte della quadreria dell’Ospedale Maggiore.
Parallelamente alla sua attività di pittore, Geo Poletti diventa un appassionato collezionista. Nel 1951, tornato in Italia, incontra Roberto Longhi, con il quale stringe un intenso rapporto di amicizia e con cui condivide il metodo di studio e approfondisce soprattutto l’arte di Caravaggio e dei caravaggeschi e in generale tutta la pittura italiana e spagnola del Seicento. Longhi rimarrà per sempre un punto di riferimento fondamentale.
Nel 1953 sposa Giulia Fiocchi, con cui ha in comune la passione per la pittura antica e dalla quale avrà quattro figli: Huberto, Giovanna, Alessandra e Francesca. In questi anni inizia a collezionare opere, soprattutto lombarde del XVII e XVIII secolo. Da allora la sua casa è frequentata quotidianamente da amici, storici dell’arte, antiquari e studiosi. Fra i più assidui Giovanni Testori, Mina Gregori, Federico Zeri, Alvar González-Palacios e Vittorio Sgarbi, ma tanti altri sono passati e passeranno ancora dalla casa di via Cernaia.
Negli anni Settanta e Ottanta compie diversi viaggi a Londra dove acquista in asta e presso mercanti numerose opere, entrando in contatto con i maggiori esponenti del mercato antiquario internazionale. Negli stessi anni restaura una residenza sul Lago di Lugano dove trascorre parte del suo tempo e raccoglie le opere più importanti della sua collezione. La moglie Giulia gli è sempre accanto, aiutandolo nel compito di ricerca storica dei dipinti che insieme acquistano e studiano.
La sua collezione e i suoi studi si concentrano non solo sui pittori lombardi, come Tanzio da Varallo, Il Cerano, Giacomo Ceruti e Fra’ Galgario, ma anche artisti di come Bartolomeo Passerotti, Pier Francesco Mola e Paolo Pagani. Una singolare passione è pure rivolta agli autori spagnoli, in particolar modo Velázquez e Ribera. Raccoglie, con passione e competenza, nature morte del Sei e Settecento, molte delle quali presentate in questa mostra.
Un’importante opera della sua raccolta, la Carità romana di Bartolomeo Manfredi, entra a far parte della Galleria degli Uffizi dopo l’attentato del 1993 in via dei Georgofili. Dona anche alcuni quadri al museo di Brera (Il Cerano, San Francesco in estasi; Alessandro Magnasco, Ritratto di Bartolomeo Micone; Carlo Innocenzo Carloni, Ritratto di signora), al Castello Sforzesco di Milano (Paolo Pagani, Sacra famiglia con Sant’Antonio da Padova) e presta regolarmente opere della collezione per importanti mostre nazionali e internazionali.
Negli anni Novanta acquista dal FAI una casa a Lenno, di fronte a Bellagio, dove passa le estati e dove muore il 13 settembre 2012. La sua collezione, non solo dipinti, ma anche oggetti e sculture, è stata visitata, studiata e apprezzata dai più importanti critici d’arte e direttori di museo, oltre che da collezionisti e amici che amava intrattenere condividendo e illustrando le sue spesso lungimiranti attribuzioni.
Informazioni Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna Tel. +39 051 236708 museiarteantica@comune.bologna.it www.museibologna.it/daviabargellini Facebook: Musei Civici d’Arte Antica Instagram: @museiarteanticabologna X: @MuseiCiviciBolo Orario di apertura Martedì, mercoledì, giovedì 10.00 – 15.00 Venerdì 14.00 – 18.00 Sabato, domenica, festivi 10.00 – 18.30 Chiuso lunedì non festivi Ingresso Gratuito Settore Musei Civici Bologna www.museibologna.it Facebook: Musei Civici Bologna Instagram: @bolognamusei Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna Tel. +39 051 6496658 / +39 051 2193469 ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it Elisabetta Severino – Silvia Tonelli elisabetta.severino@comune.bologna.it – silvia.tonelli@comune.bologna.it |
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